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La V.I.P. (Very Important… Playlist) di Beatrice Luzzi

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    Musica come sottofondo per stati d’animo differenti, musica per evocare ricordi passati, musica per stemperare malinconie. In questa nuova rubrica intitolata Very Important Playlist, presenteremo periodicamente le scelte musicali di alcuni personaggi del mondo della tv, della musica (in veste non di performer ma di ascoltatori) e, in generale, dello spettacolo.

    Si va ad incominciare

    Per inaugurare questo spazio (a breve presenteremo altri nomi di grande rilevanza…) abbiamo chiesto ad uno dei personaggi televisivi dell’anno di “regalarci” alcuni suoi brani del cuore. Lei è Beatrice Luzzi, attrice ed autrice televisiva, diventata ancora più popolare (di quanto lo fosse già, con la sua partecipazione alla soap Vivere) grazie all’ultima edizione del Grande Fratello.

    Non solo spettacolo

    La sua anima è quella di una donna battagliera e idealista, dal 2007 collabora con l’associazione Libera, lavorando anche su progetti di forte valenza educativa, culturale e sociale. E la sua tempra emerge anche dalle canzoni che ha scelto sotto nostro invito: basterebbe il Fossati con un brano tratto dallo splendido album Lindbergh del 1992: un’esortazione ad esprimere con forza la propria opinione, attivandosi tenendo sempre ben presente il valore della saggezza contenuta nella canzone popolare! E il resto non è certo da meno: che dire dell’icona Bob Marley che invoca pace e libertà, esortando a liberarsi dalle catene mentali auto-imposte? Una libertà che va oltre quella fisica e richiama una condizione dell’intera umanità. Il resto… scopritelo voi!

    Nei panni di… critico musicale

    Di recente, sempre rimanendo in un contesto musicale, durante una sua partecipazione a Pomeriggio Cinque con Myrta Merlino, Beatrice ha criticato Sexy Shop, la canzone di Fedez e Emis Killa, in qualche modo “dedicata” alla ex Chiara Ferragni. Sarà un caso che non l’ha inserita nella sua playlist?!? Queste le sue parole: “Fedez su questo è il numero uno, perché lui riesce a guadagnare su qualunque cosa. Il problema è che ci sono i figli di mezzo, capito? C’è una grande differenza. Io non sono molto d’accordo”. E noi siamo totalmente d’accordo con lei!

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      Una playlist da ascoltare… appesi alla cornetta

      La nostra nuova playlist riguarda canzoni che hanno a che fare col telefono

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        Ti telefono o no, ti telefono o no…
        ho il morale in cantina
        mi telefoni o no, mi telefoni o no…
        chissà chi vincerà…

        Così cantava Gianna Nannini in Fotoromanza nel 1984, una delle tante citazioni dell’invenzione di Antonio Meucci che ci ha cambiato la vita. La nostra nuova playlist comprende, appunto, tutte canzoni che hanno a che fare col telefono. Per esempio… da Se telefonando, testo scritto da Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo e musica del Maestro Ennio Morricone, portata al successo da Mina… a Buonasera Dottore, qui nella versione originale di Claudia Mori ma anche nella rilettura – a ruoli ribaltati – di Claudio Baglioni con Sabina Ciuffini.

        Una telefonata emozionante

        Su un brano in particolare voglio spendere qualche parola in più. Si tratta di Martha di Tom Waits, estratta dall’album d’esordio di questo straordinario artista. Nel testo, Tom telefona a Martha, una donna di cui era innamorato in giovane età. Ma lei non è un semplice amore, è l’amore ancora vivo nonostante sia finito da tanti anni. Quella persona indimenticabile, che non potremmo dimenticare neanche a volerlo. Sono passati decenni (“Cause it’s been forty years or more, now Martha please recall”) e Tom allora si domanda se lei si ricorderà di lui, e se riconoscerà la sua voce.

        Dal punto di vista di un uomo anziano

        É curioso come Tom Waits, ventiquattrenne al momento di Closing Time, uno dei suoi album più intimi, canti questa canzone dal punto di vista di un uomo anziano. Un aspetto che contribuisce a fare di Martha una canzone triste: la consapevolezza dell’età avanzata e la grande distanza tra loro (“And I am calling long distance”) non giocano in favore di Tom. Perché Martha è felice e vive con la sua famiglia. Marito, bambini, forse la vita tranquilla e serena di chi ha tutto quello che serve. Dal tono e dal senso delle parole si intuisce che invece Tom è stato sposato (“You know that I got married too”) ma non lo sia più. É facile immaginarlo da solo, in una stanza di casa sua, con un whisky in mano, affogato nei suoi ricordi.

        Tom chiede come stanno il marito e i figli, anche per cercare conferma che il suo cuore sia sempre di un altro uomo; con le parole “Lucky that you found someone to make you feel secure” insinua che lei non ami veramente suo marito, ma resti con lui solo per la sicurezza che riesce a garantirle. Quella sicurezza che Tom, impulsivo e orgoglioso, non riusciva a darle, visto che amava Martha ma, cosa più importante, amava sentirsi un uomo

        “And I was always so impulsive, I guess that I still am
        And all that really mattered then was that I was a man
        I guess that our being together was never meant to be”

        Martha è una delle più belle dichiarazioni d’amore che un musicista abbia mai scritto. Vuol dire continuare ad avere nel cuore una persona, sempre e comunque. E avere bisogno di parlarne, di farglielo sapere, semplicemente dirglielo. Per questo credo che, scavando bene, ognuno di noi possa trovare una “Martha” dentro di sé.

        Dediche al telefono

        Rimanendo in tema, esiste anche una piattaforma digitale innovativa, Canzoni al telefono, ideata il cantautore e artista torinese Didie Caria, che consente agli utenti di inviare canzoni personalizzate eseguite dal vivo ai propri cari, direttamente al telefono e ovunque nel mondo. Un servizio unico che combina la comodità del digitale con il fascino della musica dal vivo, creando esperienze memorabili e cariche di emozione. Unendo tecnologia e arte, viene offerta una modalità di comunicazione nel modo più personale e toccante: attraverso una performance musicale dal vivo al telefono. Che risulta essere, per gli artisti coinvolti, una nuova opportunità di guadagno, permettendo loro di esibirsi dal vivo utilizzando solo il telefono.

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          Un 2024 all’insegna della grande musica: ascolta le nostre scelte

          Un sintetico riassunto sonoro di quello che ci è piaciuto nel 2024 in materia musicale, con l’augurio che il nuovo anno ci regali indimenticabili emozioni a 7 note. A partire – anche se non sarà facile – dal prossimo Festival di Sanremo…

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            Tempo di bilanci… anche per il mondo delle 7 note. Eccovi tutto il meglio del 2024 appena trascorso, riassunto nella nostra playlist ch etrovate a fine articolo. Un best of che vuole ripercorrere l’anno che ci siamo lasciati alle spalle, celebrano le migliori uscite di album, i concerti più riusciti e impattanti dal punto di vista emozionale e le tendenze più discusse.

            Miglior Album: Lives Outgrown di Beth Gibbons

            Il 2024 verrà ricordato per il ritorno di mostri sacri quali The Cure, Nick Cave and the Bad Seeds e Kim Gordon. Fra i molti, ne spicca uno che, più di tutti, è riuscito a regalarci un vero e proprio gioiello di umanità: Beth Gibbons con il suo ultimo lavoro Lives Outgrown. Un album che dimostra lo stato di grazia dell’ex frontwoman dei Portishead: a quasi 60 anni continua a mettersi in gioco attraverso un’opera sottile e stratificata, registrata nel corso di un decennio. Sono 10 brani dal forte impatto emotivo, che restituiscono un ritratto genuino e commovente di un’artista che (fra sonorità folk, archi, e percussioni) guarda alla propria vita accettandone sia rimpianti e delusioni, sia l’inesorabilità dello scorrere del tempo.

            Miglior evento musicale: il nuovo album dei Cure

            La band inglese guidata dall’iconico Robert Smith esce con un nuovo album dopo sedici anni di silenzio discografico, anche se nel frattempo ha suonato e fatto concerti in tutto il mondo. Si tratta di un evento, considerando i tempi attuali che impongono produzioni usa e getta, pensate per il consumo istantaneo. Un evento doppiamente tale… vista la qualità del lavoro: una piccola meraviglia che rinverdisce le atmosfere dark ad alto potenziale di struggimento dei Cure, in totale coerenza con tutta la loro storia musicale.

            Miglior mostra a tema musicale: Luca Carboni a Bologna

            Non è la solita mostra di un musicista prestato in maniera dilettantistica all’arte… ma la storia di 40 anni di successi di uno dei cantautori bolognesi più amati, a cui la città ha deciso di dedicare un progetto che invita per la primissima volta il pubblico a scoprire il suo secondo lato artistico: la pittura. La mostra si intitola Rio Ari O ed è in cartellone fino al 9 febbraio al Museo Internazionale e Biblioteca Della Musica di Bologna. Riassume quattro decenni di attività di Luca Carboni, celebrandone tanto i successi musicali, quanto l’apprezzata sinergia tra musica e arte visiva.

            Miglior live italiano – I CCCP al Flowers Festival di Collegno (TO)

            Senza nulla togliere ai sette concerti di fila dell’intramontabile Vasco Rossi a San Siro, secondo noi è quello dei CCCP-Fedeli alla linea il ive act più bello del 2024. Uno show che ha visto il tanto atteso, e allo stesso tempo, inaspettato ritorno della band nella formazione originale sui palchi italiani, ad oltre 30 anni dal loro scioglimento. Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur si sono comportati in modo naturale e affiatato sul palco, come se tutto questo tempo non fosse mai trascorso. E visto che invece è successo… possiamo dire che non è trascorso invano!

            Migliore copertina – Alaska Baby di Cesare Cremonini

            La copertina del nuovo album di Cesare Cremonini, Alaska Baby, è da premiare per la chiara ispirazione artistica legata alla storia della sua creazione, intendendo rappresentare la rinascita del cantante raccontata nel disco, attraverso l’intreccio tra viaggio fisico e interiore. Su uno sfondo bianco e minimale come la neve dell’Alaska, due sfere colorate si uniscono a formare un simbolo ispirato alla Tomba Brion dell’architetto e designer Carlo Scarpa: la visualizzazione dell’incontro e dell’unione dei due opposti in un’unica anima. Le sfere si fondono e i loro colori richiamano quelli delle aurore boreali. Tutto estremamente suggestivo e degno di menzione speciale.

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              Natale è qui: fallo suonare in modo diverso!

              Una selezione di brani interpretati da artisti rock e pop, per attribuire un tocco di novità al periodo festoso che stiamo vivendo.

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                “Ascolteremo sempre le stesse canzoni: Jingle Bells, Bianco Natale e Mariah. Oh, se ascolteremo Mariah”. Lo diceva in tono scherzoso (ma fino ad un certo punto) il deejay Albertino in una delle ultime canzoni di Natale targata Radio Deejay. Come dargli torto?!? Effettivamente i brani natalizi che passano in radio e in tv sono sempre gli stessi. Ogni tanto fa capolino qualche canzone nuova… ma il prezioso status di “classici” è riservato ai soliti brani. Bellissimi, per carità… ci mancherebbe altro: voci indimenticabili come quelle di Frank Sinatra, Perry Como, Bing Crosby, Rosemary Clooney (zia dell’attore George…) e compagni. Che però, alle generazioni più recenti appaiono stilisticamente molto distanti…

                Per tutti quelli che erano giovani negli anni ’80

                Ci sono anche una serie di “classici moderni” – chiamiamoli così – che per una generazione cresciuta negli anni Ottanta’80 si sono indelebilmente fissati nell’immaginario collettivo. Canzoni che arrivano dal mondo del rock e del pop, insieme a brani tradizionali cantati però da artisti contemporanei. Alcune di loro, a ben guardare, hanno già dai quaranta ai cinquant’anni, eppure rispetto ai classiconi “vecchia maniera” possiedono qualcosa di diverso e di “pop”.

                Nella nostra nuova playlist ne abbiamo inseriti alcune, per dare un tocco differente alle giornate di chi ci segue. Ora non resta che cliccare il tasto “play”: ancora buone feste!

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