Tendenze
Una zucchina in tangenziale? No grazie
Coltivare un orto urbano per autoconsumo? Romantico, risparmioso ma coltivare zucchine e patate ai confini della tangenziale può essere anche molto inquinante.
Coltivare un orto urbano per autoconsumo? Un idea romantica, risparmiosa ma la zucchina sulla tangenziale può essere anche molto inquinante.
Coltivare un orto sul terrazzo o in un piccolo appezzamento di terra a ridosso della città da sempre è stato considerato un passatempo ecologico. Un’importante risorsa per l’autoconsumo a chilometro zero. Inoltre l’auto produzione potrebbe essere una scelta che privilegia la sostenibilità ambientale. Tuttavia, presenta sia vantaggi che svantaggi.
Pregi e difetti della coltivazione cittadina
Tra i pregi, va sottolineato il suo ruolo nel favorire l’autoapprovvigionamento alimentare, riducendo la dipendenza da filiere lunghe. E in più contribuisce all’adozione di uno stile di vita più sano e sostenibile. Inoltre, l’orto urbano può fungere da spazio di socializzazione e aggregazione, promuovendo il senso di comunità e il coinvolgimento dei cittadini nella cura dell’ambiente.
Non tutti sono d’accordo
Come evidenziato da uno studio americano, l’orto urbano può comportare un’impronta ecologica più elevata rispetto all’agricoltura tradizionale. Uno dei pochi ortaggi e frutti a salvarsi è il pomodoro. Se cresce in città produce meno anidride carbonica rispetto a quello di campagna. Ma la frutta e la verdura coltivata all’interno delle tangenziali può rilasciare una quantità di emissioni fino a sei volte superiore a quella dell’agricoltura convenzionale.
Ma chi lo dice?
Un recente studio della Michigan University ha calcolato che una porzione di prodotti della terra coltivati in città ha un’impronta ecologica di 0,42 chilogrammi di anidride carbonica contro gli 0,07 di quelli di quelli che arrivano dai campi tradizionali. Un divario ecologico calcolato sulla base dei diari di ortolani urbani reclutati nel 2019 come citizen scientist in 73 tra aziende agricole. Orti privati e collettivi di Francia, Germania, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti.
I principali motivi dei possibili inquinamenti sono determinati soprattutto dalle infrastrutture necessarie per la produzione di materiali, che possono generare un rilascio maggiore di emissioni di anidride carbonica. E’ importante considerare inoltre che tale impatto può essere mitigato attraverso l’adozione di pratiche agricole sostenibili e l’ottimizzazione delle infrastrutture.
Tra una zucchina e un peperone la crescita è del 18%
Sebbene manchino dati specifici sull’impatto ambientale degli orti urbani, nel nostro Paese si sta assistendo a un crescente interesse e diffusione di pratiche agricole sostenibili. Come confermato dall’aumento del 18% degli orti urbani negli ultimi anni. Le regole e le tecniche agronomiche che promuovono la sostenibilità ambientale, come il ricorso al metodo biologico, l’utilizzo di materiali riciclati. E inoltre la limitazione di fertilizzanti e pesticidi, contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale di queste coltivazioni fai da te.
Inoltre, in Italia, l’orto urbano è spesso gestito dalle autorità locali o da associazioni di cittadini, il che favorisce la promozione di pratiche sostenibili e il rispetto delle normative ambientali. Le limitazioni rigide sull’uso di prodotti chimici e l’adozione di tecniche come il controllo biologico dei parassiti contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale degli orti urbani.
Compost e paciamatura per rispettare l’ambiente
In tutte le città italiane ci sono limiti molto rigidi sui prodotti che si possono utilizzare negli orti urbani. Si coltiva solo con metodo biologico e sarebbero banditi fertilizzanti, pesticidi e diserbanti consentiti per legge nell’agricoltura tradizionale. Per l’autoconsumo come fertilizzante si dovrebbero utilizzare il compost (scarti organici) e pacciamature (un misto di foglie e stecchetti di albero). Un sistema che rispetta l’ambiente e la biodiversità vegetale molto più di una monocoltura intensiva.
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Lifestyle
Niksen, l’arte di non fare nulla senza farsi perseguitare dai sensi di colpa
Sembra una parola di origine nipponica e invece Niksen identifica un arte che alcuni attribuiscono all’Olanda l’arte di non fare nulla.
Sembra una parola di origine nipponica e invece Niksen identifica un arte che alcuni attribuiscono all’Olanda l’arte di non fare nulla. Ma proprio nulla nulla senza avere sensi di colpa. Eh già perché se non siamo indaffarati a fare o pensare qualche cosa spesso ci sentiamo in colpa. In realtà scopriamo che non si tratta di “non fare nulla”, ma, meglio, di “non porsi obiettivi per ogni azione che compiamo”. Alla faccia del burnout – caricarsi di troppo lavora – il Niksen si sta diffondendo a macchia d’olio. E’ vero comunque che il termine Niksen è diventato di tendenza a colpi di successi editoriali.
L’errore è porsi sempre degli obiettivi
Olga Mecking è l’autrice di “Niksen: Embracing the Dutch Art of Doing Nothing “(Harvest editore) uscito proprio mentre i Paesi Bassi entravano nel primo lokdown alla fine del 2020. Un successo tradotto in 13 lingue (non ancora l’italiano), che ha conquistato soprattutto i francesi. E ha dato il “la” a una nuova tendenza mondiale “L’arte di non fare assolutamente nulla, o meglio, di non porsi alcuno scopo”. Un anno dopo in Italia Giunti editore ha pubblicato il testo di Annette Lavrijsen “L’arte di non fare niente per vivere slow“.
In effetti è come scrive Olga Mecking, ci risulta difficile non guardare un film, non scorrere i social media, non leggere le email… “Il fatto è che abbiamo sempre in mente qualche tipo di risultato“, dice Olga. “In ogni nostra azione pensiamo a cosa serve, se è fatta bene o male, qual è l’obiettivo. Quando prepariamo i pasti, per esempio, spesso ci chiediamo ‘Questo piatto mi aiuterà a dimagrire o ‘mi renderà più sano. Se ci concediamo una passeggiata, miriamo all’obiettivo dei 10.000 passi quotidiani consigliati per la salute. Ma in questo modo, perdiamo il semplice piacere di mangiare o di camminare”. E’ questo quindi il vero significato di Niksen, non fissarsi su alcun obiettivo?
Ma perché “a non far nulla” ci si sente in colpa?
Molte persone al solo pensiero di non essere indaffarate a compiere qualche azione perderebbero la testa, andrebbero in tilt. Perché la nostra mente fa il suo mestiere: ovvero c propone ogni secondo idee. A “non far nulla” ci si sente in colpa. Carolien Hamming, fondatrice e ceo di CSR Centrum, un centro di ricerca sullo stress e sulla resilienza appena a sud di Utrecht, ha qualche dubbio sul successo che questa ‘filosofia’ nei Paesi Bassi. Gli olandesi con il Niksen non hanno nulla a che fare, dice. “Non ha niente a che vedere con la nostra cultura. Al contrario, noi siamo calvinisti e abbiamo la cultura del lavoro nel sangue. Siamo cresciuti nella convinzione che dobbiamo sempre essere utili e disponibili. Il Niksen è il diavolo da cui non viene nulla di buono”.
Eppure l’idea di non fare nulla piace
Eppure pur avendo un livello di benessere ai vertici europei questo modo di prendere la vita si è diffusa rapidamente. Il 64% degli olandesi ha sperimentato lo stress derivato dal troppo lavoro. “Il burnout non è un fenomeno unicamente olandese, ma è un problema crescente anche da noi”, ha spiegato Roel Fransen, responsabile delle risorse umane presso Oval, un’azienda che promuove l’impegno sul posto di lavoro. Secondo Fransen il fenomeno non è “uno stile di vita ‘propria’ olandese, ma piuttosto una reazione alla vita moderna”. Olga Mecking nel suo libro invita i suoi lettori a “non porsi obiettivi per ogni azione che si compie”. E suggerisce di dedicarsi consapevolmente a non fare nulla di produttivo, lasciando che la mente vaghi libera e allontanando il disagio che ne può derivare. In sintesi Niksen significa fermarsi e apprezzare il momento presente e abbandonare la fretta. provare a non pensare all’utilità delle nostre azioni, fare qualcosa (o non fare nulla) per godersi il momento. Stop.
Tendenze
Ma a chi piace la ‘bistecca’ senza carne? Il futuro si fa green e anche la costata diventerà vegetariana!
Il risparmio a tavola può avvenire in tanti modi. Contenendo i consumi di acqua, di gas, scegliendo materie prime a km 0 ovvero che vengono coltivati o allevati in luoghi non lontani da casa. Ora la Impact Corp, una startup di under 30, porta in Italia il business della bistecca senza cellule animali con il motto “Sostenibilità senza rinunce”.
Il risparmio a tavola può avvenire in tanti modi. Contenendo i consumi di acqua, di gas, scegliendo materie prime a km 0 ovvero che vengono coltivati o allevati in luoghi non lontani da casa. Ora la Impact Corp, una startup di under 30, porta in Italia il business della bistecca senza cellule animali con il motto “Sostenibilità senza rinunce”.
Ma un ragù è sempre un ragù
I menù della catena Impact food, indicano il risparmio idrico e di CO2. Si scopre così che per un ragù a base vegetale, al posto di quello con la carne, il risparmio idrico è del 99%. E quello di CO2 del 94%. Per produrre un hamburger di 100 grammi di carne si usano 1500 litri d’acqua, con un prodotto vegetale il vantaggio idrico varia tra il 97 e il 99%
Sostenibilità senza rinunce
Impact Corp vuole espandere all’Italia l’uso della ‘bistecca’ senza uso di cellule animali. Puntano a “Invertire la tendenza globale che ci sta portando verso il punto di non ritorno per la nostra stessa sopravvivenza su questo pianeta”. Impact Corp è una startup nata nel 2020 dall’idea di undici ragazzi under 30. L’obiettivo è quello di creare un progetto food, e non solo, in cui poter produrre in modo sostenibile senza dover rinunciare al gusto e alle qualità organolettiche e proteiche del cibo. Come? Servendosi delle risorse naturali in modo consapevole e rispettando il progresso.
L’impatto sull’agroalimentare
Il team di Impact Corp, composto da undici giovani laureati con esperienze diverse, ha focalizzato il loro impegno nel settore agroalimentare, aprendo un locale sostenibile a Roma chiamato Impact Food. Una vera e propria Stekhouse sostenibile. L’obiettivo è sensibilizzare il pubblico sull’importanza di un’ alimentazione sostenibile senza dover rinunciare al gusto della carne, formaggi e pesce, offrendo alternative vegetali che rispettano l’ambiente.
Ma di cosa sa quella bistecca?
Grazie a una gestione attenta dei costi, Impact ha raggiunto il punto di pareggio economico in meno di un anno dall’apertura. Questo grazie anche all’aumento costante del numero di clienti. Ciò ha permesso loro di offrire prodotti a prezzi competitivi, con un food cost globale inferiore al 20%,. Ma non solo. Ha aperto prospettive per ulteriori sviluppi nel settore della grande distribuzione organizzata (GDO).
Fare profitto senza compromettere l’ambiente
Con il loro approccio innovativo e sostenibile, Impact Corp punta a cambiare il panorama dell’agroalimentare italiano, dimostrando che è possibile fare profitto senza compromettere l’ambiente. “Con il nostro locale cerchiamo di avvicinare il pubblico a una alimentazione sostenibile ma senza rinunciare al piacere di mangiare una bistecca e derivati, formaggi o pesce. Facciamo scoprire prodotti plant based che non impattano sull’ambiente”, dice Alessandro Thellung, imprenditore co fondatore di Impact Corp:.
Nuovi locali tra Roma e Milano
“Ridurre i consumi di carne aiuta a contribuire al contenimento dei gas serra”, spiega Thellung. “Il nostro è un progetto che sta avvicinando altri imprenditori con cui pensiamo di aprire quattro nuovi locali due a Roma e due a Milano. Sul nostro menu per ogni piatto indichiamo il risparmio idrico e il risparmio di CO2. Ad esempio per un piatto di pasta con un ragù a base vegetale il risparmio idrico è pari al 99% e quello di CO2 del 94% rispetto a un piatto tradizionale”.
I clienti aumentano e i prezzi calano
Grazie ad un’affluenza di pubblico in costante crescita (30mila coperti nell’arco di un anno) l’azienda può lavorare su un tale volume di merci più elevato. Questo consente di vendere i prodotti finali a prezzi concorrenziali con altri ristoratori che utilizzano materie prime di origine animale. Questo ha fatto si che il food cost globale, sul singolo punto vendita, si avvicini al 20%, con molti prodotti che scendono ben al di sotto. “I prodotti in origine non animale hanno costi inferiori rispetto ai loro corrispettivi. Inoltre con l’apertura dei nuovi locali, in futuro i costi di approvvigionamento sono destinati a diminuire ancora. Ora puntiamo alla grande distribuzione”.
Benessere
Le migliori tecniche di rilassamento per affrontare appuntamenti importanti
Adottare alcune tecniche di rilassamento può fare una grande differenza nel modo in cui affrontiamo alcuni appuntamenti importanti della nostra giornata.
Creare un rituale di rilassamento prima di un appuntamento importante come un esame universitario, un colloquio di lavoro o un incontro ‘galante’ può aiutare a entrare in uno stato di calma e concentrazione. Ognuno di noi ha dei rituali che spaziano dallo scaramantico alla concentrazione (come nel caso di molti atleti). Esistono diverse tecniche di rilassamento alla portata di tutti che possono aiutarci a gestire l’ansia e soprattutto a migliorare la nostra performance sia fisica che mentale.
Respirazione profonda
La respirazione profonda è una tecnica semplice ma efficace per ridurre lo stress. Concentrarsi sul respiro può aiutarti a calmare la mente e il corpo. Pr questa tecnica bisogna trovare un posto tranquillo e sedersi comodamente. Chiudere gli occhi e fare un respiro profondo attraverso il naso, contando fino a quattro. Quindi trattenere il respiro per quattro secondi. Espirare lentamente attraverso la bocca, contando fino a sei. Poi ripetere per cinque-dieci minuti.
Meditazione
La meditazione è un ottimo modo per ridurre l’ansia e migliorare la concentrazione. Praticare la meditazione regolarmente può portare a una mente più calma e focalizzata. Bisogna trovare un posto tranquillo e sedersi comodamente. Chiude gli occhi e concentrare l’attenzione sul tuo respiro. Lasciare andare i pensieri che emergono, riportando gentilmente l’attenzione al respiro.
E consigliabile iniziare con sessioni di cinque-dieci minuti e aumentare gradualmente la durata.
Fare un esercizio fisico
L’attività fisica è un eccellente antistress naturale. Fare esercizio regolarmente può migliorare l’umore, ridurre l’ansia e aumentare i livelli di energia. E’ consigliabile per esempio passeggiate, camminare all’aria aperta oppure praticare qualche esercizio o corso di Yoga. E’ consigliabile, inoltre, combinare esercizi di respirazione con stretching e posizioni che rilassano i muscoli.
Naturalmente qualsiasi attività fisica che ci piace, come nuoto, corsa o ciclismo, può essere benefica.
Tecniche di visualizzazione
La visualizzazione implica immaginare scenari positivi per ridurre l’ansia e migliorare la fiducia in se stessi. Anche se non si è guidati da qualcuno che conosce bene questa tecnica si può provare a praticarla come sempre sedendosi in un posto tranquillo e e chiudendo gli occhi.
Immaginate voi stessi mentre affrontate l’esame con calma e sicurezza. Visualizzate ogni passo, dalla lettura delle domande alla scrittura delle risposte, con successo e serenità. E’ consigliabile pratica questa tecnica ogni giorno per pochi minuti.
Progressive Muscle Relaxation (PMR)
La PMR è una tecnica che prevede il rilassamento graduale dei vari gruppi muscolari del corpo per ridurre la tensione fisica e mentale. Ideale per l’esame di maturità. Sedersi o sdraiarsi comodamente. Iniziare dai piedi, contraendo i muscoli per cinque secondi, poi rilassandoli per dieci secondi. Procedere lentamente verso l’alto, passando ai polpacci, cosce, addome, braccia, spalle, e infine al viso. Ripetere se necessario, focalizzandoti sulla sensazione di rilassamento.
Mindfulness
La mindfulness è la pratica di essere presenti nel momento, accettando i propri pensieri e sensazioni senza giudizio. Per spiegare bene questa pratica ideata da Jon Kabat-Zinn ci vorrebbero pagine e pagine. Qui indichiamo alcuni esercizi base. Per pima cosa bisogna sedersi comodamente e chiudi gli occhi. Portare l’attenzione al respiro, alle sensazioni fisiche o ai suoni intorno a noi. Se la mente vaga, riportala gentilmente al momento presente. Praticare per cinque-dieci minuti al giorno. Prima iniziate meglio è.
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