Connect with us

Cronaca

Troppi ordini sbagliati, McDonald’s non si fida più dell’Intelligenza Artificiale!

La sperimentazione di McDonald’s con l’intelligenza artificiale ha mostrato i limiti attuali della tecnologia nel settore della ristorazione rapida. Sebbene l’azienda abbia deciso di sospendere l’uso dell’Automated Order Taker, il futuro dell’automazione nei fast food continua a evolversi, con altri competitor che dimostrano il potenziale di queste soluzioni quando implementate correttamente.

Avatar photo

Pubblicato

il

    McDonald’s ha abdicato e ha detto addio allAutomated Order Taker. Il colosso americano ha sospeso l’utilizzo del suo sistema di intelligenza artificiale per gli ordini drive-through, Automated Order Taker (AOT). La tecnologia, sviluppata in collaborazione con IBM ha generato troppi errori negli ordini, causando frustrazione tra i clienti e il personale.

    Scarsa precisione e ordini bizzarri

    L’AOT ha mostrato una precisione appena superiore all’80%, con un ordine su cinque sbagliato. Gli errori includevano combinazioni insolite come il bacon sul gelato e centinaia di nuggets non richiesti. La tecnologia inoltre ha faticato a capire dialetti e accenti diversi vista anche la multietnicità dei dipendenti del colosso del fast food, portando a ulteriori fraintendimenti.

    E così McDonald’s ritorna la passato

    Mason Smoot, che è Chief Restaurant Officer di McDonald’s in tutti gli Stati Uniti, ha deciso di porre fine alla partnership con IBM per l’AOT. La tecnologia è stata disattivata in tutti i ristoranti. Ma altri competitor di McDonald’s hanno ottenuto risultati migliori con soluzioni analoghe. Per esempio Wendy’s utilizza Google Cloud per gli ordini drive-through, con una precisione dell’86%. Carl’s Jr. e Taco John’s si affidano a Presto, con una percentuale di ordini corretti fino al 90%.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Politica

      Ministri, nomine e una storia d’amore finita male: il caso Sangiuliano-Boccia diventa un thriller giudiziario

      Sfregi, litigi, minacce e una presunta gravidanza: la Procura cerca di capire chi ricattava chi nella soap politica della scorsa estate

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Altro che commedia romantica, questa è una soap opera di potere, intrighi e colpi di scena. Una relazione lampo, poi la rottura, poi il dramma, poi il tribunale. Sul banco degli interrogati oggi c’è Maria Rosaria Boccia, imprenditrice dal curriculum brillante e, soprattutto, ex compagna di Gennaro Sangiuliano, costretto alle dimissioni dopo lo scandalo scoppiato la scorsa estate. Gli inquirenti della Procura di Roma stanno cercando di capire chi ha ricattato chi in questa vicenda che sembra uscita direttamente da un manuale su come bruciare una carriera in pochi mesi.

        Dall’amore alla guerra: una consulenza saltata e la vendetta

        Tutto sarebbe iniziato con una relazione segreta, nata tra maggio e agosto 2024. Tre mesi di idillio, se così vogliamo chiamarlo, tra il ministro e l’imprenditrice. Poi qualcosa si rompe. Forse l’assegnazione di un incarico di consulenza – non retribuito, si badi bene – a Boccia, prima concesso e poi revocato. Insomma, il classico “non è come sembra” che si trasforma in un inferno. Da quel momento la donna avrebbe cominciato a fare pressione sull’ex compagno, con messaggi, chiamate e richieste sempre più insistenti.

        La ciliegina sulla torta? Una presunta gravidanza, usata – secondo la versione di Sangiuliano – come leva per ottenere qualcosa in cambio. Un’arma di ricatto perfetta. O almeno, così sospetta la Procura.

        Minacce, botte e una fede sparita nel nulla

        Se fosse un film, saremmo alla scena del litigio furioso. Solo che qui non siamo in un film, e il protagonista è un ex ministro della Repubblica. Tra le prove presentate da Sangiuliano c’è un selfie che lo ritrae con una ferita alla testa. Il motivo? Un’aggressione avvenuta durante una lite con la Boccia. E non è finita qui. Pare che nel mezzo della tempesta sentimentale sia sparita anche la fede matrimoniale dell’ex ministro, a cui ora – oltre alla reputazione politica – mancherebbe pure un simbolo di unione.

        Per non parlare delle accuse di hackeraggio del telefono, perché la storia non sarebbe completa senza un bel sospetto di spionaggio tecnologico. Insomma, tutto il repertorio di una battaglia che di romantico ormai ha ben poco.

        Sanremo, lo sfregio e la lite che ha fatto crollare tutto

        Se questa storia fosse un romanzo, la notte tra il 16 e il 17 luglio sarebbe il capitolo che prelude al gran finale. Siamo a Sanremo, un’ambientazione perfetta per drammi sentimentali. I messaggi tra i due raccontano una tensione alle stelle. “Sfregiato (…) Se non fossi stata tu, avrei picchiato durissimo”, scrive Sangiuliano. Dall’altra parte, Boccia non fa nulla per placare gli animi: “Mi hai portato a un punto imbarazzante (…) Mi hai fatto diventare una iena”.

        Insomma, l’idillio è definitivamente svanito e ora siamo alla parte in cui volano insulti, accuse e, a quanto pare, anche schiaffi.

        La gravidanza: bluff o verità?

        Ma ecco la questione più spinosa: Maria Rosaria Boccia era davvero incinta? O si trattava di un tentativo disperato di tenere in pugno il ministro?

        La Procura ha acquisito un altro scambio di messaggi piuttosto ambiguo. “Sei incinta?”, chiede Sangiuliano. Lei risponde con un enigmatico: “Sono disposta ad andare anche all’estero”. Come dire: se servisse, potrei anche farmi da parte. Ma lui, a quanto pare, cerca di giocare d’anticipo e prova a chiudere la questione nel modo più diplomatico possibile: “Da me non devi temere nulla”.

        Poi, il colpo di scena. Il 2 agosto, l’ex ministro si lascia sfuggire una frase che suona quasi come una resa: “Se tu fossi incinta di me, sarei stato felicissimo”. Qualche giorno dopo, la Boccia risponde con una frase altrettanto ambigua: “Sarai libero di viverti questa esperienza come vorrai nel rispetto di tuo figlio”. Un modo elegante per dire che il bambino c’è davvero? Oppure solo un ultimo colpo di scena in un copione già fin troppo intricato?

        Ora decide la Procura: stalking, lesioni e un finale ancora aperto

        Adesso Boccia è sotto interrogatorio. Davanti a lei ci sono il pm Giulia Guccione e l’aggiunto Giuseppe Cascini, che stanno esaminando ogni dettaglio del suo racconto. Se le accuse venissero confermate, il finale sarebbe tutt’altro che romantico. La Procura potrebbe chiudere l’indagine con accuse pesantissime: lesioni personali, minacce e stalking ai danni di un ex ministro.

        Sangiuliano, dal canto suo, ha fornito un dossier dettagliato: messaggi, audio, foto. La difesa dell’imprenditrice, invece, punta a smontare tutto, parlando di un attacco mediatico e di una storia trasformata in farsa.

        Chi ha ragione? Per ora, la sceneggiatura è aperta. Quello che è certo è che questa storia non è più un affaire privato, ma una bomba politica e giudiziaria.

        Se ne parlerà ancora a lungo. E chissà, magari un giorno diventerà anche un film.

          Continua a leggere

          Cronaca Nera

          Caso Garlasco, prelievo coatto del DNA per Andrea Sempio: “Indagine frutto di una macchinazione”

          L’amico di Marco Poggi convocato dai carabinieri per un confronto genetico. È indagato per omicidio in concorso con “altri soggetti o con Alberto Stasi”

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            Puntuale alle 10 del mattino, Andrea Sempio è arrivato in via Vincenzo Monti a Milano. Un piumino grigio, il volto teso, scortato dai suoi avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, è entrato nella caserma “Montebello” dei carabinieri per sottoporsi al prelievo coatto del DNA. Il campione verrà analizzato e confrontato con le tracce genetiche rilevate sulle unghie di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Un passo che segna una svolta nelle nuove indagini, dopo anni di battaglie giudiziarie e un colpevole già condannato in via definitiva: Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima, che sta scontando 16 anni di carcere.

            Sempio, 37enne di Garlasco, è stato iscritto nel registro degli indagati lo scorso 21 febbraio, accusato di omicidio in concorso con altri soggetti o con Stasi stesso. Dopo un primo invito a sottoporsi spontaneamente al test del DNA, aveva accettato solo il prelievo delle impronte digitali. Il suo rifiuto ha spinto la Procura di Pavia a richiedere un prelievo forzato, eseguito questa mattina dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano.

            Una battaglia genetica lunga otto anni

            Il DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi è “leggibilissimo”, secondo la nuova perizia presentata dai legali di Stasi, i quali da anni sostengono l’ipotesi di un errore giudiziario. Non è la prima volta che l’ipotesi di una pista alternativa viene presa in considerazione. Già nel 2016, gli avvocati di Stasi avevano proposto una rilettura del profilo genetico, ma all’epoca il procuratore Mario Venditti e il pm Giulia Pezzino avevano archiviato la richiesta, sostenendo che il DNA fosse inutilizzabile.

            Ora, però, la nuova gestione della Procura di Pavia ha deciso di riaprire il caso e approfondire elementi che, in passato, erano stati messi da parte. Oltre all’analisi genetica, gli inquirenti stanno riesaminando l’alibi fornito da Sempio, basato su uno scontrino di parcheggio a Vigevano in un orario compatibile con quello del delitto. Anche tre telefonate sospette effettuate da Sempio a casa Poggi tra il 7 e l’8 agosto 2007, quando Marco Poggi era già in vacanza e Chiara era sola in casa, sono finite sotto la lente degli investigatori.

            L’accusa di “macchinazione” e le nuove indagini

            All’uscita dalla caserma, l’avvocato Massimo Lovati ha lanciato pesanti accuse: “L’indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione. Non vorrei che lo sia ancora oggi. Gli investigatori privati dello studio legale di Stasi hanno prelevato clandestinamente il DNA di Sempio, creando una narrazione artificiale per scagionare il loro assistito”.

            Un’accusa che riaccende il dibattito tra colpevolisti e innocentisti, due fazioni contrapposte che per anni si sono divise sulle sorti di Stasi. Ora, con l’apertura di un nuovo filone investigativo, il rischio è quello di un processo mediatico parallelo, mentre il sistema giudiziario cerca di fare chiarezza.

            Gli investigatori della Procura di Pavia, guidati dal pm Valentina De Stefano e dal procuratore aggiunto Stefano Civardi, stanno conducendo le indagini con estrema riservatezza, cercando riscontri concreti prima di trarre conclusioni. Dalle poche informazioni trapelate, sembrerebbe che alcuni nuovi elementi raccolti rafforzino i sospetti su Sempio, anche se la prudenza resta d’obbligo.

            Un caso infinito: l’ombra della Cassazione

            Il delitto di Garlasco è uno dei casi più controversi della cronaca italiana. Dopo un lungo iter processuale, il 12 dicembre 2015 la Cassazione ha ribaltato le precedenti sentenze assolutorie, condannando in via definitiva Alberto Stasi. Un verdetto maturato al termine di una battaglia legale durata otto anni, tra perizie, contraddizioni e colpi di scena.

            Dalla prima archiviazione del caso Sempio nel 2017, fino alla recente riapertura nel 2024, il processo per la morte di Chiara Poggi continua a scrivere nuovi capitoli. Ora, con il DNA prelevato e nuove indagini in corso, il domani appare più incerto che mai.

            Il dilemma resta lo stesso: siamo di fronte a un clamoroso errore giudiziario o a un accanimento investigativo? La risposta, forse, potrebbe arrivare proprio da quel tampone salivare prelevato oggi nella caserma Montebello.

              Continua a leggere

              Storie vere

              Insulti e sessismo sul campo di basket: un’ingiuria che merita il daspo

              L’insulto proferito all’arbitra Alice Fornasier merita il Daspo per la responsabile, come auspicato dal presidente Zaia.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

                Eh pensare che questo episodio è successo proprio l’8 marzo giornata dedicata alla donna. Quasi uno smacco al genere femminile. Durante un match di basket di Divisione Regionale 1 tra Pallacanestro Motta e Joint & Welding Feltre, si è verificato un episodio di sessismo che ha scosso il mondo dello sport. L’arbitra padovana Alice Fornasier è stata vittima di un insulto sessista proferito da una tifosa della Pallacanestro Motta, madre di uno dei giocatori. L’insulto, “Vai a fare la prostituta“, ha portato Fornasier a sospendere la partita per venti minuti, visibilmente scossa e in lacrime.

                La partita sospesa

                L’episodio è avvenuto proprio nella Giornata internazionale della donna, rendendo l’accaduto ancora più grave e simbolico. Fornasier, che già il 10 dicembre scorso era stata vittima di un episodio analogo a Cittadella, ha deciso di sospendere la partita al terzo minuto dell’ultimo periodo, con i Wildcats di casa in vantaggio di quattro punti. Dopo venti minuti, la giovane arbitra è stata convinta a tornare in campo, ma in uno stato d’animo poco sereno, tanto che ha fischiato sette falli consecutivi al Feltre, permettendo al Motta di vincere di cinque lunghezze.

                La reazione di Zaia e della federazione basket

                L’episodio ha suscitato immediato sdegno nella politica e nel mondo dello sport. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha condannato fermamente l’atto, auspicando il Daspo per la responsabile degli insulti. “Se un giovane arbitro donna viene fatta segno di insulti sessisti da parte di un’altra donna, significa che è tutto da rivedere. Dobbiamo prendere atto con sconcerto che ci sono situazioni nelle quali non esiste più nemmeno la vergogna“, ha dichiarato Zaia. Anche la Federazione italiana pallacanestro regionale e il Cia, l’organizzazione degli arbitri, hanno espresso la loro indignazione. Fabio Crivellaro, presidente regionale, ha sottolineato l’importanza di mantenere il rispetto e l’educazione nei palasport, invitando i genitori a tifare e non a insultare. Antonio Florian, presidente del Cia Veneto, ha condannato la mancanza di cultura sportiva e rispetto che ha portato a questo episodio.

                Cosa si può fare contro gli insulti?

                Ironia della sorte, il 10 febbraio scorso, proprio la Pallacanestro Motta aveva lanciato un’iniziativa contro gli insulti, con la frase “Se fossi tuo figlio mi urleresti contro?” stampata sulle magliette degli atleti e delle atlete. Il presidente del Basket Motta, Gianni Granzotto, ha ribadito la netta condanna verso qualsiasi comportamento scorretto e ha promesso di approfondire quanto accaduto, valutando eventuali provvedimenti da adottare.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù