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Punti di svista

Tifo dilagante: dal calcio alla politica

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Tifo dilagante: dal calcio alla politica

    C’è un malcostume tutto italiano che parte dal calcio e arriva dritto sino alla politica: il tifo acritico. Niente obiettività, nessuna razionalità. È sempre colpa di qualcun altro, sia il giudice, l’arbitro o l’avversario di turno.


    Un parallelismo quantomeno bizzarro

    Se a fare questo ragionamento è l’allenatore della squadra che ne ha beccati tre, o il segretario di partito che ha preso una batosta elettorale, ci sta, fa parte del gioco e della dialettica. Ma quando lo spettatore o l’elettore non parte in causa, assumono lo stesso atteggiamento, abbiamo un problema.

    Quando “vale tutto”… sono guai

    Perché se nel calcio il tifoso male che vada assiste alla sconfitta della propria squadra, in politica l’affare si complica. Complice l’appiattimento causato dai social, cresce clamorosamente la schiera di quelli che «l’ha detto lui, quindi è vero», dove lui è il leader del proprio partito. Non conta quali nefandezze sostenga, non importa che dica fesserie, chi se ne frega se calpesta ogni logica o buonsenso. E allora via, vale tutto. Eh no, guai a perdere il senso critico. Guai. Ne va della propria dignità ma anche della stessa democrazia. Due più due non fa 5, a prescindere da chi lo dica.

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      Totti e Ilary: un reality trash di cui non si sentiva il bisogno

      Un circo mediatico architettato ad arte dai due diretti interessati, del quale si poteva fare onestamente a meno. Che comunque impartisce una lezione sulla cosiddetta “coppia modello”.

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        C’era una volta la coppia da sogno: Francesco Totti e Ilary Blasi. Belli, famosi e all’apparenza inseparabili. Adesso quello che rimane è un reality show ad altissimo contenuto di trash. Va bene che dal “volemose bene” al “ti porto in tribunale” c’è meno strada che da Roma Nord a Roma Sud ma a tutto c’è un limite.

        Nell’ordine naturale delle cose

        Può succedere. Ci si ama, ci si lascia e si soffre. Vale per tutte le coppie. Il problema è che ogni fase della loro vita coniugale prima e della loro separazione poi è stata vissuta con la stessa discrezione di una festa in piazza a Ferragosto.

        Tutto in pasto ai social

        Messaggi sui social, interviste, serie tv che hanno portato alla ribalta vicende rasoterra come il furto dei Rolex o il rapimento delle borse griffate. Roba da soap opera sudamericana di terza fascia i cui dettagli sono stati spiattellati in pubblico senza pietà.

        Uno spettacolo davvero poco elegante

        Lavare i panni sporchi in pubblico è la nuova moda del jet set: Totti e Ilary ne sono i testimonial perfetti. Che tristezza però. Non c’è bisogno di fare i bacchettoni per vedere quanto brutto sia questo spettacolo. Due icone che si trasformano in protagonisti di un auto-creato circo mediatico. Che, però, può lasciare un insegnamento per tutti: la perfezione è solo una copertina patinata. La realtà che c’è dietro è e rimane un’altra e per mascherarla non c’è filtro che tenga.

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          The Donald: un clamoroso autogol prima ancora di scendere in campo

          Fresco di nomina alla sanità nel nuovo governo Trump, l’anti-vax Robert F. Kennedy Jr scatena violente critiche da parte degli esperti.

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            È evidente che in un modo o nell’altro siamo tutti appesi al ciuffo più famoso del mondo. Ma quello che realmente farà Donald Trump una volta insediatosi come presidente degli Stati Uniti è ancora tutto da vedere. Tra annunci, promesse, slogan e gaffe assortite, quello che si può già giudicare è come sta componendo la sua squadra. Nomi bizzarri, fedelissimi, tanti punti interrogativi ma di certo un clamoroso autogol prima ancora di scendere in campo: Robert Kennedy Junior. Un negazionista dei principi base della salute e dichiarato No-vax non può assumere il ruolo di segretario alla Sanità del più importante Paese al mondo.

            Fanalino di coda della stirpe Kennedy

            Tra le altre cose, il più bistrattato della famiglia Kennedy, (non a caso rinnegato e disconosciuto dal clan) ha sostenuto che l’autismo è causate da fattori ambientali, tra cui gli agenti nocivi contenuti nei vaccini. In pieno Covid, è stato ufficialmente bollato come “disinformatore” per aver promosso sui social network notizie false sulla pandemia Covid-19. Peraltro, ha detto che il Covid-19 potrebbe essere una malattia “etnicamente mirata”, ingegnerizzata in modo da risparmiare gli ebrei ashkenaziti e i cinesi.

            Si preannunciano tempi cupi

            Non basta? È riuscito a sostenete che l’Hiv non causi l’Aids e ha insinuato che i vaccini obbligatori siano peggio dell’Olocausto. E in una deposizione ufficiale del 2012, mica al bar dopo il decimo bicchiere, ha detto che un verme gli ha mangiato parte del cervello. Dopo le elezioni e l’incarico ha promesso che licenzierà tutti i responsabili della Sanità negli Stati Uniti e, quel che è peggio, che ha detto che bloccherà la spesa destinata alla ricerca di nuovi farmaci per vaccini (ovviamente) Alzheimer e malattie rare, con il probabile risultato di far regredire il mondo della sanità di qualche decennio.

            Scherzare col fuoco

            In politica va bene tutto, siamo abituati. Promesse assurde, personaggi impresentabili, balle colossali. Passi tutto. Ma sulla salute no, non si può scherzare. Chi come Robert Kennedy Jr non è adeguato a un ruolo del genere non deve avere nessun potere. Tantomeno negli Stati Uniti.

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              La lezione di Valencia: chi nega il cambiamento climatico è complice del disastro

              Altro che «anomalie stagionali» o «cicli naturali» o fesserie del tipo «è sempre successo». No, non è sempre successo: il clima è fuori controllo e molto (troppi) stanno a guardare senza fare nulla.

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                In un giorno è caduto il quantitativo di pioggia che solitamente si registra in un anno, forse un anno e mezzo. Così Valencia è sprofondata in un’ondata d’acqua e fanga che ha seminato morte e terrore in città dimostrando una volta di più quanto il cambiamento climatico sia un problema per tutti. E come sia pronto a diventare un disastro per tutti, anche per quelli che fingono che non esista. Ma c’è il rischio, che è quasi certezza, che possa succedere ancora.

                Negare equivale a suicidarsi

                Politici, opinionisti o irriducibili negazionisti del cambiamento climatico sparsi qua e là dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza. O almeno un bagno di realtà. Negli ultimi anni i fenomeni meteorologici violenti, con precipitazioni estreme alternate a periodi di siccità, stanno diventando quasi la norma in tutta Europa. E la causa è chiara: un clima che si riscalda e si destabilizza a velocità crescente. Negarlo, significa ignorare dati palesi e auto condannarsi a una crisi che invece richiederebbe misure urgenti.

                Il piano o, meglio… il pianeta B non esiste: bisogna agire subito

                Il tempo delle misure è scaduto. Bisogna agire e bisogna farlo subito. Anzi, potrebbe essere troppo tardi e non c’è più spazio per inutili Cassandre. Perché ormai è evidente: chi nega oggi è complice diretto del domani che rischiamo di non avere.

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