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Curiosità

Pure Homer & C avevano previsto l’attentato a Trump

Che si tratti di una previsione azzeccata o di pura coincidenza, i Simpson continuano a mantenere il loro status di oracolo moderno. Chissà quale sarà la prossima incredibile previsione che ci riserveranno. Ma intanto, forse è il caso di rivedere qualche vecchio episodio: non si sa mai che possa contenere la chiave per capire i misteri del futuro.

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    I Simpson potrebbero averlo fatto di nuovo. Dopo aver previsto praticamente tutto tranne l’invasione aliena, sono ora al centro dell’attenzione per aver prefigurato una scena molto simile a quella che ha infiammato l’America ieri, 14 luglio: l’attentato a Donald Trump. Quando il tycoon è stato eletto presidente degli Stati Uniti nel 2016, il web si è scatenato ricordando come la celebre serie tv creata da Matt Groening avesse predetto la sua ascesa alla Casa Bianca. E come se non bastasse, nel 2017 ha iniziato a circolare sui social un presunto frame tratto da un episodio della serie che ritraeva l’allora presidente disteso in una bara.

    Lo sapevano pure i Simpson

    Insomma. mentre infuriano le polemiche sulle falle del sistema di sicurezza, sembra che ci anche i Simpson ne sapessero di più degli agenti segreti della scorta presidenziale. Il caso ha voluto che proprio ieri, Channel 4 nel Regno Unito avesse in programma la trasmissione di un episodio dei Simpson, prontamente cancellato all’ultimo minuto. Questo curioso tempismo non è sfuggito a un utente di X (precedentemente noto come Twitter, ma si sa, i social cambiano più nomi che mutande), il quale ha collegato i fatti di ieri in Pennsylvania con il contenuto dell’episodio incriminato.

    Episodio cancellato

    L’episodio in questione è il numero 16 della settima stagione, intitolato “Lisa l’iconoclasta”, trasmesso per la prima volta nel 1996. In un passaggio dell’episodio, viene mostrata una scena inquietantemente simile a quella che ha visto ieri protagonista Trump: un cecchino appostato su un tetto, affiancato dal sindaco della città, pronto a sparare verso un palco dove Lisa Simpson sta tenendo un discorso. Nella puntata, Springfield celebra il bicentenario della sua fondazione e Lisa deve svolgere una ricerca sul veneratissimo Jebediah Springfield, il leggendario fondatore della città. Scopre però che Jebediah era in realtà un impostore che aveva tentato di uccidere George Washington. Lisa, inizialmente decisa a rivelare la verità, alla fine sceglie di non farne parola per non infrangere il mito in cui crede tutta la città.

    Cospirazioni dietro l’angolo

    Ma torniamo al presente. La notizia della cancellazione dell’episodio ha alimentato speculazioni su una possibile connessione con l’attentato a Trump. Il popolo di internet, sempre pronto a scovare cospirazioni dietro ogni angolo, non ha perso tempo a ricollegare i puntini. Dopotutto, stiamo parlando dei Simpson, una serie che ha previsto con una precisione inquietante eventi come la presidenza Trump, il vincitore del Nobel per l’economia, e perfino la performance di Lady Gaga al Super Bowl.

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      Dimmi dove siedi e ti dirò chi sei: la psicologia nascosta dietro la disposizione a tavola

      La scelta del posto a tavola può offrire un’interessante finestra sulla personalità di chi partecipa al pasto. Osservare dove una persona sceglie di sedersi può fornire preziose indicazioni sul suo carattere, sulle sue inclinazioni e sul modo in cui si relaziona agli altri durante un incontro sociale.

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        Attraverso una prospettiva psicologica, possiamo comprendere meglio come la disposizione dei posti a tavola influenzi la dinamica di gruppo e contribuisca alla creazione di esperienze di pasto più significative.

        La disposizione dei posti a tavola può essere considerata come un linguaggio non verbale che comunica una serie di messaggi sottili sulle relazioni interpersonali e la gerarchia sociale all’interno del gruppo.
        Chiunque abbia pianificato una cena o un evento sociale, sa quanto sia importante pensare attentamente alla disposizione dei posti al tavolo. Chi si siede accanto a chi, chi occupa il posto centrale e chi è posizionato ai margini possono influenzare la fluidità della conversazione, il senso di appartenenza e la percezione della leadership all’interno del gruppo.

        Inoltre, la disposizione può riflettere il livello di familiarità e intimità tra i partecipanti. Ad esempio, coppie o amici intimi tendono ad essere posizionati in prossimità l’uno dell’altro, mentre individui meno familiari potrebbero essere separati da una certa distanza. Questo posizionamento può influenzare il grado di conforto e confidenza durante il pasto e contribuire a creare un’atmosfera di calore e accoglienza.

        Analizziamo come la scelta dei posti possa riflettere diverse sfaccettature della personalità di una persona, considerando anche il tipo di tavolo coinvolto.

        Tavolo Rettangolare
        Chi opta per i due posti capotavola manifesta spesso una personalità dominante da leader. Questa persona ama essere al centro dell’attenzione e prendere il controllo della situazione. Durante il pasto, sarà il protagonista delle discussioni e tenderà a dirigere il dibattito a suo piacimento.
        Coloro che invece scelgono di sedersi accanto al leader potrebbero essere più inclini all’incertezza e all’evitamento delle responsabilità. Potrebbero essere persone che preferiscono seguire piuttosto che guidare, lasciando agli altri il compito di prendere decisioni importanti.
        D’altra parte, chi opta per posti più centrali al tavolo mostra una tendenza all’osservazione e alla valutazione ponderata delle situazioni. Queste persone preferiscono mantenere una posizione equidistante, ascoltare le opinioni degli altri e poi intervenire nel momento opportuno con il proprio contributo. Sono spesso considerate persone affidabili e di cui ci si può fidare.

        Tavolo rotondo
        Discorso diverso quando ci si trova davanti un rotondo. In questo caso anche se sposti un posto a tavola le cose non cambieranno. Le posizioni sono tutte uguali, proprio per questo sono le forme preferite in bar o ristoranti. Annullano la competizione, fanno sentire tutti uguali, ma anche qui ci può essere qualche indizio sulla personalità degli astanti. Un esempio? Chi si scosterà per prima dal tavolo con la sedia darà un messaggio inequivocabile. Vuole dominare gli altri presenti, assumere il ruolo di leader. A te decidere se lasciarlo fare o provare a contrastarlo.

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          Notre-Dame e le 24 monete d’oro da collezione: quando storia e arte brillano insieme

          Dopo cinque anni di attesa Notre-Dame tornerà a essere non solo un luogo di culto ma anche un simbolo della resilienza e del patrimonio culturale francese. La Zecca di Parigi fissa questa rinascita nella storia e nel cuore degli appassionati di numismatica con il conio di una serie di monete per collezinisti e appassionati.

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            Per celebrare la tanto attesa riapertura di Notre-Dame, la Zecca di Parigi ha creato una collezione esclusiva di monete commemorative, un tributo alla cattedrale simbolo di Parigi. Tra queste, spiccano le 24 monete d’oro da un chilo, vendute a collezionisti per 155.000 euro ciascuna. Una scelta non solo celebrativa, ma anche artistica. Ogni moneta unisce tradizione e tecnologia moderna, con dettagli realizzati tramite incisione laser. Le monete presentano una forma ispirata all’arco a sesto acuto, elemento distintivo dell’architettura gotica di Notre-Dame.

            Sul fronte, l’iconica facciata occidentale con il maestoso rosone, colorato con una tecnica iridescente che richiama i giochi di luce delle vetrate. Sul retro, l’interno della cattedrale ricostruito, con la navata centrale e l’altare come protagonisti. Oltre ai pezzi da collezione più esclusivi, la Zecca ha reso disponibile una gamma di monete commemorative. Duecento monete d’oro da 31 grammi (del costo di 3.450 euro ciascuna) e 5.000 monete d’argento (105 euro). Ma non basta. Delle monete commemorative sono prevista altre versioni più accessibili da 375 a 875 euro ciascuna.

            Notre-Dame: un ritorno glorioso dopo l’incendio del 2019

            La cattedrale, devastata da un incendio nell’aprile 2019, riaprirà ufficialmente le sue porte il 7 dicembre 2024, seguita dalla prima messa dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre. Sebbene i lavori di restauro non siano del tutto completati, Parigi festeggia con un programma ricco di eventi liturgici e celebrazioni. Il 15 novembre è già ritornata in Cattedrale la statua della Vergine e del Bambino, accompagnata da una grande processione popolare. Per il 7 dicembre è previsto il suono dell’organo e la celebrazione liturgica con benedizione e Vespri. L’8 dicembre si celebrerà l’Immacolata Concezione con la consacrazione dell’altare durante la prima messa aperta al pubblico. Dal 9 al 15 dicembre, si svolgerà un ottavario di messe tematiche che coinvolgeranno fedeli, comunità religiose e tutti coloro che hanno contribuito alla ricostruzione.à ritornata.

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              Il Vaticano dei Sufi: Tirana sfida Roma con un’Islam laico e liberale

              La comunità Bektashi, perseguitata da Ataturk in Turchia e da Hoxha in Albania, ha un rapporto speciale con l’attuale premier albanese Rama che ora vuole dotarla di una Santa Sede.

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                Nel cuore dell’Albania, tra le montagne del Dajti e le vestigia di una Tirana post-comunista, emerge una visione innovativa di fede e politica. Il premier socialista Edi Rama ha proposto di riconoscere ufficialmente una “Santa Sede” per i Bektashi, la comunità sufi che fonde misticismo islamico, modernità e laicità.

                Gli ideali del Bektashismo? Pace, libertà e inclusione

                La comunità Bektashi, guidata dal carismatico Baba Mondi, predica una versione progressista e inclusiva dell’Islam. Libertà personale, uguaglianza di genere, separazione tra politica e religione e un forte focus sull’individualità sono i pilastri di questa tradizione. Non ci sono divieti assoluti: “Bevi e mangia quello che vuoi, ma senza esagerare”, dice Baba Mondi, riassumendo il pragmatismo del loro credo. Al centro c’è l’uomo: “Chi conosce se stesso, conosce Dio”. La comunità, che rappresenta circa il 5-10% della popolazione albanese, promuove un Islam pacifico e aperto al dialogo, rifiutando l’oscurantismo e l’estremismo. I Bektashi sono noti anche per la loro storica apertura verso altre religioni, come dimostra il rifugio offerto agli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.

                Un’alleanza per il futuro: Edi Rama e Baba Mondi

                L’idea di una sede ufficiale per i Bektashi è nata dal rapporto di fiducia tra Edi Rama e Baba Mondi, rafforzatosi dopo la loro partecipazione congiunta ai funerali delle vittime dell’attentato di Charlie Hebdo nel 2015. Rama, da sempre promotore di una Tirana moderna e aperta, vede in questa proposta un simbolo di tolleranza religiosa e un argine contro il crescente estremismo. La “Santa Sede” non sarebbe una copia del Vaticano, ma un riconoscimento giuridico che permetterebbe ai Bektashi di operare come entità autonoma, con passaporti e status diplomatico, pur rimanendo all’interno delle leggi albanesi. “Non vogliamo muri o confini, ma un riconoscimento che garantisca la nostra sopravvivenza e influenza”, spiega Baba Mondi.

                Un Islam sufi tra tradizione e modernità

                I Bektashi, nati nel XIII secolo come élite mistica dell’Impero Ottomano, hanno una storia di resistenza. Sopravvissuti alla repressione di Ataturk e alla dittatura comunista di Enver Hoxha, oggi incarnano una visione progressista dell’Islam che si sposa con i valori europei di libertà e diritti umani. “La religione senza politica è fede, con la politica diventa potere”, afferma Baba Mondi, distanziandosi dall’Islam politico. Ma non tutti vedono di buon occhio questa iniziativa. La comunità sunnita, maggioritaria in Albania e a Tirana, rivendica il suo ruolo come unico rappresentante dell’Islam nel Paese. Anche la Turchia di Erdogan, che mantiene legami con i Bektashi turchi, si oppone, temendo che un riconoscimento possa scatenare rivendicazioni simili altrove.

                I tentativi di Tirana di farsi spazio nel mondo

                La proposta di Rama non è solo simbolica: mira a trasformare Tirana in un crocevia interreligioso e a promuovere un Islam liberale come antidoto all’intolleranza globale. “I Bektashi non hanno alle spalle Stati potenti, ma uno Stato autonomo sarebbe per loro una garanzia di sopravvivenza”, spiega Rama.

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