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Punti di svista

Show must go on… oppure no?

Noi, quando vogliamo, sappiamo essere diversi. Perché lo spettacolo non deve per forza andare avanti. Non sempre. A volte è giusto fermarsi, sacrosanto. Così si fa, se si vuole. E al diavolo il business.

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basile ndicka

    Il calcio di oggi è diventato un business. Lo sport e la passione restano ma a comandare sono gli interessi economici. Eppure a volte succede che il business finisca in un angolo, almeno per una volta, soltanto per un po’. Succede a Udine, domenica. Il calciatore franco-ivoriano della Roma Evan N’Dicka crolla a terra tenendosi il petto. Cala il gelo.

    Uno dei medici intervenuti a soccorrere il calciatore, intima agli spettatori (migliaia, non quattro gatti) di fare silenzio per sentire meglio i battiti del cuore del ragazzo e capire come intervenire. E lo stadio si ammutolisce. Primo fatto che deve far riflettere. N’Dicka viene portato negli spogliatoi e successivamente ricoverato d’urgenza in ospedale. Le notizie sono piuttosto confortanti, è cosciente e non sembra in pericolo di vita. Ma chi lo sa, in questi casi, cosa può succedere.

    L’allenatore della Roma Daniele De Rossi e i calciatori sono in ansia. Un loro compagno, un loro amico è stato male e non si tratta di un semplice problema muscolare o articolare. Non se la sentono di giocare ancora, vorrebbero fermarsi. I giocatori dell’Udinese, il suo allenatore Cioffi e l’arbitro convengono che sì, forse è meglio così. La partita finisce, il pubblico applaude. Tutti d’accordo. Tutti a casa.

    Una vita a rischio non ha valore rispetto a un pallone che rotola, anche se insieme a lui viaggiano milioni di euro.  Una dimostrazione di umanità anche in un mondo troppo spesso poco umano. E uno schiaffo alla Uefa, che nel giugno del 2021 fece riprendere come nulla fosse la partita degli Europei tra Danimarca e Finlandia, dopo che il danese Christian Eriksen era stato rianimato in campo a seguito di un malore.

    Noi, quando vogliamo, sappiamo essere diversi. Perché lo spettacolo non deve per forza andare avanti. Non sempre. A volte è giusto fermarsi, sacrosanto. Così si fa, se si vuole. E al diavolo il business.

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      Il triste spettacolo della politica made in USA: così fan tutti…

      Tutto il mondo è paese: Joe Biden lascia la Casa Bianca con un ultimo atto che genera polemiche anche fra i suoi sostenitori.

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        Così fan tutti. Eppure criticano, come se nulla fosse, gli altri. Succede negli Stati Uniti dove il presidente Joe Biden ha concesso la grazia al figlio Hunter, travolto da scandali e accuse perché evitasse i processi a suo carico. «Era una persecuzione per colpire me», si è giustificato il vecchio Joe che per anni aveva giurato che mai avrebbe adottato tale misura per il rampollo di casa.

        Criticato fino all’ultimo

        E così si è beccato anche le critiche dei democratici, che lo accusano di essersi giocato la reputazione all’ultimo miglio del mandato, oltre a quelle (scontate) dei repubblicani che gridano allo scandalo. Ma pure loro fingono di dimenticare come le ultime settimane del passato mandato di Donald Trump servirono per distribuire favori in quella che di fatto si può intendere come una giustizia personale, graziando amici, ex collaboratori e simpatizzanti di passaggio.

        Se lei è la democrazia più grande al mondo, chissà le altre…

        C’è poco da fare la morale, da una parte e dell’altra. Il potente di turno che usa il suo potere per sistemare le questioni di famiglia (allargata o meno) è un copione trito e ritrito e nessuno può stracciarsi le vesti e parlare di scandalo accusando il rivale di turno. Così fan tutti, coerenza (e rettitudine) sono solo un optional. Ma che questo spettacolo arrivi da quella che, a torto o a ragione, è considerata la più grande democrazia del mondo, fa ancora più tristezza.

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          L’esercito dei selfie si è fermato a Camogli

          Disposti a tutto, pur di poter annoverare nella propria galleria di immagini sul telefonino uno scatto in più. Di recente una donna ha rischiato la vita: ne valeva la pena?!?

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            A Camogli, una delle perle della Riviera ligure, è scattata l’operazione “No Selfie”. Cartelli nuovi di zecca si apprestano a ricordare a tutti, imbecilli in primis, che mettersi in posa davanti alle onde quando il mare sbuffa non è esattamente un’idea geniale. Ce n’era bisogno? Evidentemente sì, dato che solo pochi giorni una donna intenta a farsi una foto con la mareggiata alle spalle è stata trascinata in acqua da un’onda, mettendo a rischio se stessa e i soccorritori intervenuti.

            Il rischio per un selfie un po’ ardito

            Un provvedimento che sembra surreale, ma che è invece terribilmente chiarificatore del nostro tempo in cui il selfie non è solo un ricordo ma una sfida giocata a colpi di like da sfoggiare sui social. Anche e soprattutto se in gioco c’è un po’ di rischio, qualcosa di alternativo, magari di unico. E chi se ne importa se sia terribilmente stupido o pericoloso oppure solo, si fa per dire, di cattivo gusto.

            L’illusione di fermare il tempo e di poter dire “io c’ero”

            D’altra parte, tutti abbiamo un cellulare con fotocamera e negli ultimi anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Selfie ovunque, senza freni. Davanti a tragedie, durante funerali, in occasione di catastrofi: posa plastica e via. Poco importa che sia avanti a un palazzo in fiamme, sul ciglio di un precipizio o, appunto, a pochi metri da una mareggiata. Un click e via. La tempesta perfetta del cattivo gusto però si è fermata a Camogli, almeno per ora. La caccia all’ultimo selfie, invece, è ancora aperta.

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              Totti e Ilary: un reality trash di cui non si sentiva il bisogno

              Un circo mediatico architettato ad arte dai due diretti interessati, del quale si poteva fare onestamente a meno. Che comunque impartisce una lezione sulla cosiddetta “coppia modello”.

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                C’era una volta la coppia da sogno: Francesco Totti e Ilary Blasi. Belli, famosi e all’apparenza inseparabili. Adesso quello che rimane è un reality show ad altissimo contenuto di trash. Va bene che dal “volemose bene” al “ti porto in tribunale” c’è meno strada che da Roma Nord a Roma Sud ma a tutto c’è un limite.

                Nell’ordine naturale delle cose

                Può succedere. Ci si ama, ci si lascia e si soffre. Vale per tutte le coppie. Il problema è che ogni fase della loro vita coniugale prima e della loro separazione poi è stata vissuta con la stessa discrezione di una festa in piazza a Ferragosto.

                Tutto in pasto ai social

                Messaggi sui social, interviste, serie tv che hanno portato alla ribalta vicende rasoterra come il furto dei Rolex o il rapimento delle borse griffate. Roba da soap opera sudamericana di terza fascia i cui dettagli sono stati spiattellati in pubblico senza pietà.

                Uno spettacolo davvero poco elegante

                Lavare i panni sporchi in pubblico è la nuova moda del jet set: Totti e Ilary ne sono i testimonial perfetti. Che tristezza però. Non c’è bisogno di fare i bacchettoni per vedere quanto brutto sia questo spettacolo. Due icone che si trasformano in protagonisti di un auto-creato circo mediatico. Che, però, può lasciare un insegnamento per tutti: la perfezione è solo una copertina patinata. La realtà che c’è dietro è e rimane un’altra e per mascherarla non c’è filtro che tenga.

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