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Lifestyle

Tutto il potere al cetriolo. TikTok impazzisce per le ricette di Logan Moffitt

“A volte è necessario mangiare un cetriolo intero”. I tutorial di Logan Moffitt iniziano sempre con questa frase. Poi, in un minuto, spiega passo passo le sue ricette semplici con protagonista l’ortaggio.

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    Siamo proprio alla frutta. Anzi no all’ortaggio. Logan Moffitt, 23enne canadese con una laurea in comunicazione e una passione per la cucina coreana, è diventato una vera star su TikTok con tutorial culinari sul cetriolo. Da luglio, i suoi video hanno accumulato oltre 100 milioni di visualizzazioni, attirando l’attenzione della stampa internazionale. Attualmente ha 5,8 milioni di follower.

    Ha esordito con un video sul kimchi

    Ma cosa rende il “ragazzo cetriolo” così speciale? Moffitt è riuscito a trasformare un ortaggio spesso relegato a semplice contorno in un vero protagonista della cucina. Con le sue ricette semplici ma innovative, Logan dimostra che il cetriolo – lui usa quello asiatico più lungo e con una buccia più sottile rispetto a quelli del Mediterraneo – può diventare la star di piatti sorprendenti. Preparazioni che spaziano dagli snack veloci a contorni gourmet. Lui da bambino lo mangiava come le caramelle. Le sue idee rompono con le tradizioni culinarie limitate legate a questo ortaggio, rivelandone il potenziale nascosto.

    Un cetriolo come tanti

    Il suo successo è uno dei tanti esempi perfetti di come anche gli ingredienti più comuni possano ispirare la creatività in cucina. Lui vince e ha seguito per la semplicità delle sue spiegazioni. La sua capacità di reinterpretare un alimento semplice come il cetriolo dimostra che con un pizzico di fantasia, creatività e tanta voglia di ‘bucare lo schermo‘ qualsiasi ingrediente può diventare straordinario. E creare business.

      Animali

      Perché i gatti graffiano i mobili? Questa volta ve lo spiega la scienza…

      Capire il comportamento dei felini: perché i gatti graffiano i mobili e come gestirlo al meglio. Graffiare è un comportamento normale per i gatti: mantiene sani i loro artigli, li aiuta a marcare il territorio e consente loro di comunicare con altri gatti

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        Graffiare è un comportamento naturale per i gatti, legato a istinti di marcatura territoriale, esercizio e cura degli artigli. Questo comportamento, però, può risultare problematico per i proprietari quando i mobili diventano bersagli. La scienza suggerisce che i gatti graffiano per lasciare segni visibili e olfattivi grazie alle ghiandole presenti nelle zampe. Inoltre, graffiare aiuta a mantenere gli artigli in buone condizioni.

        Per i proprietari di gatti, i fili tirati e i piccoli strappi su cuscini, tappeti e divani sono quasi inevitabili. L’istinto felino di graffiare è innato e su questo c’è poco da fare. Anche i tiragraffi a volte non bastano per deviare questo comportamento naturale. Alcuni gatti continueranno a fare danni su oggetti considerati inappropriati, percependo questa situazione come un problema comportamentale, portando spesso a interventi non adeguati.

        Cosa li fa graffiare di più?

        Per aiutare a comprendere meglio questo comportamento, i ricercatori dell’Università di Ankara, in Turchia, hanno intervistato 1.200 proprietari di gatti in Francia. Hanno scoperto che la presenza di bambini in casa, alti livelli di gioco e attività notturne, così come i tratti di personalità più aggressivi dei gatti, contribuiscono a un graffio eccessivo. “Alcuni fattori come la presenza di bambini in casa, i tratti della personalità dei gatti e i loro livelli di attività hanno un impatto significativo sulla portata del comportamento di graffiare”, spiega la ricercatrice Yasemin Salgirli Demirbas.

        Come intervenire per salvare i mobili?

        I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Frontiers in Veterinary Science e forniscono alcuni suggerimenti per ridurre i graffi indesiderati. La prima cosa da fare è posizionare tiragraffi nelle aree frequentate dai gatti o vicino ai loro punti di riposo preferiti. Inoltre, è importante fornire nascondigli sicuri, posti alti da cui i gatti possano sorvegliare il loro regno e tanto gioco che imiti scenari di caccia, riducendo così il loro livello di stress.

        Casa a misura di gatto

        “Mentre alcuni fattori che favoriscono i graffi, come la personalità del gatto o la presenza di bambini, non possono essere cambiati, altri sì. Ecco perché i nostri risultati possono aiutare i caregiver a gestire e reindirizzare i graffi verso materiali appropriati, il che potrebbe contribuire a promuovere un ambiente di vita più armonioso”, conclude l’esperta. Comprendere le motivazioni emotive sottostanti al comportamento di graffiare, come la frustrazione, che sembrano essere collegate a tratti della personalità e fattori ambientali, consente ai caregiver di affrontare questi problemi direttamente.

        Per gestire il graffiare dei gatti, è consigliabile fornire tiragraffi o superfici alternative attraenti e posizionarli vicino alle zone già prese di mira dal gatto. Utilizzare materiali diversi può aiutare a trovare quello preferito dal proprio felino. È fondamentale premiare il gatto quando usa le superfici appropriate e non punirlo per il comportamento naturale. Coperture temporanee sui mobili e l’uso di deterrenti sicuri possono proteggere l’arredamento. Inoltre, mantenere gli artigli del gatto curati e corti riduce il danno. Infine, l’addestramento positivo è la chiave per una convivenza armoniosa, incoraggiando il gatto a preferire i tiragraffi ai mobili.

        Scoprire come affrontare questo comportamento è essenziale per migliorare la convivenza tra gatti e proprietari, proteggendo al contempo l’arredamento domestico.

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          Viaggi

          Uno splendido soggiorno in economia? Scopri la meta migliore in Europa

          Viaggiare con soddisfazione senza spendere un capitale, in una località dove non venire letteralmente sommersi da orde di turisti è possibile. Segui le proposte del nostro daily magazine: oggi andiamo in Moldavia!

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            E’ vero che le vacanze estive sono finite da pochissimo per la maggioranza degli italiani… ma chissà perchè il pensiero di tutti va sempre verso il relax e lo svago che il turismo è in grado di regalare… Non c’è soddisfazione più grande di andare in vacanza in una nuova località bellissima, affascinante, magari in cui non siamo mai stati e in cui non ci siano troppi turisti. E, cosa più importante… il più possibile economica.

            Cercando sul web, frequentando i forum di viaggi e… leggendo LaCity Mag

            Le mete con queste specifiche caratteristiche non sono poi così comuni. Anzi… le località con pochi turisti spesso si rivelano esclusive e molto costose. In altri la meta economica e rilassante ma, proprio per questo, tende a non offrire nessuna emozione particolare… che noia! Ma con un po’ di buona volontà, di curiosità – e , perchè no, leggendo anche il nostro magazine – trovare un nuovo posto per le vacanze con tutti questi pregi è fattibile. Oggi vi proponiamo una delle città più belle ed economiche di tutta Europa!

            Per risparmiare bisogna guardare verso Est

            Prima di farlo è opportuno sottolineare un presupposto: l’ovest del nostro continente è già molto turistico, difficile trovare mete “inesplorate” in Italia, Spagna, Francia o Portogallo. Per evitare la calca dei turisti – sia estivi che nel periodo natalizio che si avvicina – il consiglio è di volgere lo sguardo a est. Alcuni paesi dell’est Europa e dell’Asia (anche per vicende storiche e politiche molto note) non vantavano nessun flusso turistico fino a pochi decenni fa. E per questo alcune città rappresentano un territorio “vergine”, inesplorato ed economicamente appetibile.

            La nostra proposta si chiama… Chisinau

            La capitale della Moldavia Chisinau è una città piena di storia, di bellezze architettoniche e culturali e con un fermento di eventi, non solo estivi, davvero ragguardevole. Visitarla d’estate è ideale: le temperature sono in genere più temperate di quelle italiane, i turisti scarseggiano e non si trova neanche troppo distante dall’Italia. In qualche ora di volo la si raggiunge (i collegamenti stanno progressivamente aumentando).

            Impatto turistico bassissimo

            La Moldavia è il Paese europeo con il minor impatto turistico. Forse anche per questo motivo si viene accolti con curiosità e autentica ospitalità. I locali si mostrano sempre ben felici di aiutare i forestieri, finendo così spesso per trascorrere del tempo con loro e permettendo un coinvolgente interscambio di culture.

            L’etimologia del nome

            L’origine del nome Chisinau viene attribuita alla coesione di due parole dell’antico moldavo: chișla nouă ossia “sorgente nuova”. Secondo una delle varie leggende locali, la sorgente d’acqua fu trovata da alcuni monaci ortodossi che nei suoi pressi costruirono una chiesa. La presenza della sorgente sarebbe stata poi l’incentivo alla fondazione del centro abitato.

            Cosa mangiare

            La cucina moldava è davvero squisita – aspetto che noi italiani in viaggio amiamo molto – e risente molto di influenze diverse: turche, russe, ucraine, greche, ebraiche e tedesche. E ai palati curiosi si rivela sorprendente per varietà degli alimenti, senza dimenticare l’ottimo vino locale. Anche perchè – lo sanno in pochi – la Moldavia è uno dei più grandi produttori ed esportatori di vino. I piatti da assaggiare almeno una volta sono:

            Sarmale: foglie di cavolo ripiene di carne macinata
            Placinta: si tratta di un piccolo fagottino di sfoglia riempito con formaggio fresco, patate e cavolo
            Mamaliga: è la loro polenta tradizionale di granoturco, spesso servita con spezzatino di carne o brasati
            Branza: un formaggio che assomiglia alla nostra ricotta
            Cappuccio di Guguza: il miglior dessert locale, una torta a base di panna, ciliegie e scaglie di cioccolato

            Alcune cose da vedere (e fotografare)

            Arco di Trionfo – Eretto nel 1840 per volontà di Pavel Fiodorov per celebrare la vittoria dell’Impero Zarista sugli Ottomani nella guerra russo-turca. E’ uno dei simboli della città.

            Piazza delle parate

            Parcul Catedralei – Si tratta del parco cittadino più amato dagli abitanti di Chisinau, che vengono qui per riposare sulle panchine, fare jogging, far giocare i bambini o comprare fiori nelle bancarelle. Al suo centro sorge la Cattedrale della Natività del Signore, una piccola cattedrale ortodossa dagli interni riccamente rifiniti con legno intarsiato e affreschi.

            Museo Nazionale storico ed archeologico – Piccolo ma molto interessante, soprattutto la sezione dedicata al dominio stalinista. Prezzo d’ingresso… 3 euro!

            La statua di Stefan cel Mare – Realizzata fondendo 6 grandi cannoni ottomani e progettato dal Bernardazzi (l’onnipresente architetto della città).

            Parco Stefan cel Mare – I giardini adiacenti alla statua di Stefan cel Mare sono simmetrici e in perfetto stile sovietico, vi si possono ammirare i busti delle principali figure della letteratura romena e moldava e dei leader politici.

            Teatro dell’opera e del balletto


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              In primo piano

              Barbascura X: da topo da laboratorio a pirata dei social con un milione di followers

              Barbascura X, nato a Taranto 37 anni fa, è diventato un fenomeno del web con oltre un milione di follower. Da chimico a divulgatore scientifico, conduttore televisivo, scrittore e performer teatrale, il suo stile ironico e grottesco ha rivoluzionato il modo di spiegare la scienza

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                Prima di diventare un fenomeno dei social, Barbascura X era praticamente un topo da laboratorio. Nato a Taranto 37 anni fa, ha un curriculum impressionante: laurea in chimica organica, specialistica in sintesi organica, dottorato in green chemistry e una serie di lavori di ricerca e laboratorio in tutta Europa. Ma la sua carriera ha preso una svolta inaspettata, facendolo diventare uno dei primi divulgatori scientifici del web, oltre che conduttore televisivo, scrittore e performer teatrale. La sua scienza “spiegata male”, raccontata in modo ironico e grottesco, ha conquistato oltre un milione di follower, grazie a uno stile che ha superato “l’autoreferenzialità e la sacralità tradizionalmente associate al mondo scientifico”.

                Le origini del fenomeno Barbascura X

                Iniziamo con le presentazioni, anche se non ha mai svelato il suo vero nome.

                “Penso di aver tolto davvero la maschera facendomi chiamare Barbascura. Ho l’impressione di poter fare e dire qualsiasi cosa senza dover rendere conto a nessuno.”

                Del tipo?

                “Quando ho iniziato a fare video lavoravo come chimico in un laboratorio ad Amsterdam e mi faceva comodo che i colleghi e le persone che leggevano i miei articoli non sapessero che nel frattempo facevo lo scemo sui social.”

                Cosa temeva?

                “Il mio capo non avrebbe sicuramente apprezzato, mi avrebbe messo davanti a una scelta. Per qualcuno il divertimento è inaccettabile.”

                E nella quotidianità l’anonimato non le crea alcun problema?

                “No anzi, la cosa più bella è che non ricevo chiamate dai call center, non riescono a rintracciarmi. E non ci è riuscito nemmeno un gruppetto di persone con idee molto bizzarre sul Covid che per mesi ha tentato invano di trovare il mio indirizzo di casa. Volevano venire a ‘redarguirmi’ perché non apprezzavano quello che dicevo sulla pandemia. Per un po’ mi sono anche infiltrato tra loro su Twitter, è stato divertente assistere agli sforzi con cui cercavano di scoprire il mio vero nome.”

                L’evoluzione del personaggio

                Il nome d’arte, invece, lo aveva scelto ai suoi esordi su YouTube nel 2014. “Poi con calma lo cambio”, aveva detto. Invece, ha compiuto dieci anni.

                “È come quando a 14 anni crei un indirizzo mail imbarazzante e poi rimane quello per tutta la vita. Barbascura nasce in un periodo in cui i miei coinquilini di Bologna mi davano del pirata per via del mio look e perché mi ero appassionato di storia della pirateria. E ‘Barbanera’ era già stato preso.”

                La vita da pirata dei social

                Com’è la vita di un pirata?

                “Sono un festaiolo, ho trasformato la mia casa in un parco giochi. La mia serata ideale è con una chitarra, un po’ di amici, una pizza e giochi da tavolo. E poi viaggio un sacco.”

                In quale altra definizione si rivede? Online viene descritto come youtuber, scrittore, stand-up comedian, persino divulgatore punk.

                “Il problema delle definizioni è che cercano di incasellarti, a me invece piace fare tante cose e in modo molto caotico. Però direi satiratore scientifico.”

                Niente a che vedere con lo stile sobrio alla Piero Angela.

                “No e forse ha funzionato proprio per questo. Quando ho iniziato a fare video, i divulgatori si rivolgevano solo ai propri colleghi, c’era questa necessità di darsi un tono. Non esisteva qualcuno che parlasse di scienza come se si stesse rivolgendo a un amico al pub e le persone non immaginavano di potersi divertire imparando cose nuove.”

                Critiche e consensi

                Alcuni nel settore non la apprezzarono. Ricordo che in uno scambio su Twitter Roberto Burioni le disse: “Non discuto con chi ha la cattedra su Youtube”. Lei in risposta lo definì un classista.

                “È stato un battibecco divertente. Mi ricordo che quando uscirono i miei primi video si scatenò un dibattito all’interno della comunità dei divulgatori scientifici italiani, perché non era pensabile scherzare su determinati argomenti. Uno di loro mi disse che non avevo capito come funzionava l’evoluzione perché l’avevo rappresentata attraverso un pupazzetto verde. Ma oggi sono ben voluto nel mondo accademico.”

                La transizione dalla chimica alla comunicazione

                Il lavoro da chimico, però, nel frattempo l’ha lasciato.

                “In parte perché nel 2019 ero tornato in Italia con la prospettiva di rimanere a Roma qualche mese, invece rimasi bloccato per la pandemia e mi innamorai della città. E poi il lavoro in laboratorio era diventato molto stressante. Erano luoghi poco umani ed ero arrivato al punto in cui entravo nel panico all’idea di tornarci. Adesso continuo a fare ricerca e scrivere articoli per l’università.”

                Il successo sui social

                A darle la fama sui social in ogni caso non fu la chimica, ma gli animali. Nel primo video del suo format più noto, “Scienza Brutta”, sosteneva la tesi che i panda dovrebbero estinguersi.

                “È nato per caso, per dare fastidio a una mia collega di dottorato a cui i panda piacevano un sacco. Mi ero messo a studiare tutto di questi animali, cercando dei ganci per demolirli, e involontariamente era nato questo monologo che ripetevo spessissimo agli amici per farli ridere.”

                Quando ha capito che l’idea funzionava?

                “Quando ho pubblicato un video sui cetrioli di mare. Io stesso pensavo ‘ma a chi interessano?’ e invece è andato primo in tendenza su YouTube.”

                Dalla scienza ai teatri

                Poi è passato ai riti di accoppiamento e di recente li ha anche portati a teatro.

                “Sono affascinanti. Soprattutto quelli dei ragni, animali che in genere sono molto sottovalutati e che invece fanno delle cose assurde. I maschi hanno un sacco di strategie di corteggiamento, dalla danza al bondage. Conquistano le femmine anche con i regali, come bozzoli pieni di prede.”

                Quindi uno spettacolo in cui si parla di sesso, persino di escrementi. Il politicamente corretto allora non esiste?

                “In passato ho assistito a esternazioni di cattivo gusto, fatte da comici che si sono poi lamentati della censura del politicamente corretto. In realtà si può parlare veramente di ogni cosa, dipende da come lo fai. La gente deve sapere che stai scherzando.”

                La sfida dei social moderni

                Ma se aprisse il suo canale oggi, avrebbe lo stesso successo?

                “Oggi bisogna un po’ appiattirsi, perché i reel e l’algoritmo privilegiano contenuti brevi e sempre più semplici. La soglia dell’attenzione si è abbassata molto ed è facile diventare una ‘scrollata sul cesso’ fra mille altre.”

                Lei ha paura di diventarlo?

                “Io parto da una posizione avvantaggiata, perché le persone mi conoscono già e posso permettermi di non esplodere con ogni contenuto. Il terrore più grande è piuttosto di deludere chi mi segue, di tradire la loro fiducia. Questa cosa mi crea un po’ di problemi.”

                In che modo?

                “Sto così attento a non dire e fare cazzate che alla fine lavoro e studio anche più del dovuto. Rivedo i miei contenuti mille volte e ormai non parlo quasi più nemmeno delle cose di cui sono sicuro al cento per cento.”

                La crisi climatica

                La crisi climatica le fa paura invece? Nel suo “Saggio erotico sulla fine del mondo” il disastro ambientale si trasforma nel set di una commedia tragicomica.

                “Nel tempo ho sviluppato un certo cinismo. Ogni volta che a livello politico si è sul punto di prendere delle decisioni che aiuterebbero a salvare il pianeta ci sono delle categorie che si oppongono perché viene toccato il loro orticello. Adesso ci troviamo tutti a bordo di un aereo che sta precipitando, circondati da persone che sorseggiano serenamente il loro cocktail mentre altre, i più giovani soprattutto, sono in piedi e urlano, com’è naturale che sia.”

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