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Storie vere

Chiede la metà dei soldi spesi per il caffè consumato al primo appuntamento! Che tristezza…

Dopo il primo appuntamento capiscono che la relazione non può funzionare. Lei ringrazia con comprensione. Lui le chiede la restituzione dei soldi che ha speso per la consumazione.

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    Cara Emily, dolcissima 29enne di Sydney, se tu sapessi quanti soldi noi maschietti abbiamo ‘investito’ per fare la corte alle nostre ragazze non ti scandalizzeresti così tanto…In fondo, pur essendo un gesto da biasimare, più per educazione e ‘cavalleria’ che per tirchieria – almeno vogliamo sperare – il ragazzo che hai incontrato è stato pragmatico. Magari sono mesi o anni che esce con ragazze come te e ogni volta gli tocca pagare di tasca propria. E un caffè oggi e un hot dog domani i soldi se ne vanno. Certo non è stato un gesto cortese da parte sua. E d’altra parte anche per te è stato utile per capire con chi avresti avuto a che fare se dopo il primo appuntamento si fosse accesa la scintilla dell’amore. Che amore vuoi vivere con un uomo che ogni volta che ti invita fuori a cena si porta il pallottoliere…?

    Il primo appuntamento? Non si scorda mai…

    Di sicuro Emily ha vissuto un dopo primo appuntamento in modo sgradevole. Anche perché lei era stata molto corretta. Ha comunicato in maniere gentile all’uomo di non essere interessata a proseguire la conoscenza. Ma si è trovata di fronte a una richiesta inaspettata e decisamente inusuale: la restituzione dei soldi che l’uomo aveva speso per il caffè.

    … nel breve attimo di una transazione commerciale

    La vicenda, condivisa su TikTok, ha attirato l’attenzione degli utenti, indignati per il comportamento dell’uomo. Dopo aver passato del tempo insieme e aver constatato l’assenza di una connessione, Emily ha ritenuto corretto informare l’uomo della sua decisione, preferendo una comunicazione diretta al posto del ghosting. Educata e cortese. Ma l’uomo, invece di accettare la situazione in silenzio l’ha messa sul pratico. Ha risposto con la richiesta della restituzione dei soldi, giustificandosi con l’esiguo importo speso per il caffè. Sei dollari in totale, tre dollari a testa! Eh andiamo…

    No non ti pago! Il rischio dei corteggiatori è sempre molto alto…

    La reazione di Emily è stata ferma e decisa. Ha rifiutato categoricamente di pagare, sottolineando come sia inaudito chiedere i soldi a qualcuno dopo un primo appuntamento. L’uomo, a sua volta, ha cercato di giustificare il suo comportamento, ma la sua insistenza ha solo peggiorato la situazione.

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      Storie vere

      Quell’affare che affare non è anche se sembra vero, parola di Facebook

      Facebook e Facebook Marketplace sono utili per trovare occasioni, ma purtroppo sono anche terreno fertile per i truffatori. Ecco come riconoscere le truffe più comuni e proteggersi.

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        Se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente lo è. E’ questa la sintesi di quanto ultimamente sta accadendo a molti utenti di Facebook. Il social media, posseduto e gestito dalla società Meta, può essere un ottimo strumento per scovare occasioni e fare acquisti. Ma è anche terreno fertile per truffe sempre più sofisticate. Immagina di trovare finalmente quell’oggetto che desideravi da tempo: una bici elettrica, un iPhone usato o magari un divano che sembra nuovo di zecca. Il prezzo è allettante, il venditore sembra affidabile e tutto sembra andare per il verso giusto. Eppure… Eppure è proprio lì che spesso inizia la fregatura.

        Il venditore fantasma

        Le truffe su Facebook si evolvono costantemente e, ogni giorno, ingannano centinaia di persone. Il modus operandi dei truffatori segue due strategie principali. Da un lato ci sono i “venditori fantasma”, che pubblicano annunci per articoli molto richiesti a prezzi eccezionali. Il loro obiettivo è convincerti a pagare una caparra tramite bonifico o ricarica, sparendo subito dopo aver ricevuto il denaro. Dall’altro ci sono gli “acquirenti-truffatori”, che ti contattano fingendo interesse immediato per il tuo oggetto in vendita. Questi propongono sistemi di pagamento fraudolenti, come link fasulli che imitano PayPal o Poste, per ottenere i tuoi dati e rubarti soldi.

        Riconoscere i segnali di allarme

        Un prezzo troppo basso rispetto al valore reale del prodotto, un profilo Facebook con pochissimi amici o creato di recente, richieste di pagamenti fuori dalla piattaforma ufficiale e l’insistenza nel chiudere rapidamente l’affare, sono tutti campanelli d’allarme che non dovrebbero essere ignorati. Ma come possiamo proteggerci da queste insidie? Prima cosa evitare di inviare soldi prima di vedere il prodotto di persona, poi scegliere sempre metodi di pagamento tracciabili e sicuri. Quindi assicurati di incontrare il venditore o acquirente in un luogo pubblico. Inoltre, diffidate dei link esterni per ricevere o inviare denaro: spesso sono il mezzo principale con cui i truffatori riescono a ingannare gli utenti.

        Pronto qui è il servizio clienti di Facebook che parla

        Una delle trovate più recenti riguarda i falsi “servizi clienti” di Facebook. Dopo essere stati truffati, alcuni utenti ricevono messaggi che sembrano provenire dal supporto ufficiale della piattaforma, promettendo assistenza in cambio di informazioni personali. È un’altra trappola! Meta non ti contatterà mai tramite chat per chiederti password o dati sensibili. Lo scrivino e riscrivono in tutte le lingue possibili, ma niente c’è chi spavado non legge le indicazioni e agisce di testa propria perdendoci.

        E se dovessi cadere vittima di una truffa?

        Per prima cosa è importante agire tempestivamente. Conservare tutte le prove, come screenshot e dettagli dei pagamenti, e segnalare l’accaduto a Facebook. Si può denunciare il fatto alle autorità competenti, come la Polizia Postale, e contattare la propria banca per bloccare eventuali operazioni sospette. Meta, da parte sua, consiglia agli utenti di prestare attenzione alle e-mail sospette che fingono di provenire da Facebook, spesso con notifiche fasulle o promesse troppo belle per essere vere. In caso di dubbi, è sempre possibile segnalare direttamente il problema tramite l’indirizzo phish@fb.com o gli strumenti ufficiali di Facebook.

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          Storie vere

          Estorce denaro al padre con la minaccia di accusarlo di stupro. Lui, disperato, si uccide

          “Mi invento che mi hai violentata”, così la 15enne estorceva denaro al padre prima del suicidio dell’uomo.

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            Questa incredibile storia si svolge a Palermo dove una quindicenne e il suo fidanzato sono sotto indagine per aver estorto denaro al padre della giovane, portandolo al suicidio. La ragazza minacciava il padre vedovo con false accuse di violenza sessuale e minacce fisiche. La frase più utilizzata dalla figlia negli scambi con il padre su whatsapp era: “Se non mi dai i soldi mi invento che mi hai violentata“. Le continue richieste di denaro, a volte anche di migliaia di euro, avevano ridotto l’uomo in povertà togliendogli la forza di ribattere.

            Un ricatto inammissibile

            I messaggi whatsapp tra padre e figlia, contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip del Tribunale minorile di Palermo, rivelano una situazione di forte conflitto e prevaricazione. La quindicenne, insieme al fidanzato, pretendeva denaro per spese futili come videogiochi e cosmetici, ma anche per sostenere il gioco d’azzardo del ragazzo e le spese carcerarie del padre di lui.

            Un giorno prima del suicidio del padre la quindicenne perpetuava la sua squallida minaccia

            Nonostante le difficoltà economiche dell’uomo, che non aveva più soldi nemmeno per il cibo e le medicine, la figlia continuava a minacciarlo e a insultarlo. La situazione si era aggravata dopo la morte della madre della ragazza e l’arrivo di una nuova compagna del padre. Il giorno prima del suicidio, la ragazza aveva inviato un ultimo messaggio minaccioso al padre. L’uomo è stato trovato impiccato dal figlio, lasciando due lettere in cui esprimeva il suo dolore e il suo disprezzo per le azioni della figlia e del fidanzato.

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              Storie vere

              Dalla diagnosi di autismo quando aveva 3 anni all’autonomia conquistata. Il caso di Andrea Antonello

              Il padre ha permesso al figlio di intraprendere un percorso che lo ha reso sempre più autonomo nella vita quotidiana.

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                Il trentaduenne Andrea Antonello di Castelfranco Veneto è una figura ispiratrice per chi ogni giorno è alle prese con l’autismo. La sua vita ha preso una piega particolare quando, all’età di 3 anni, gli è stata diagnosticata la sindrome dello spettro autistico. Suo padre Franco Antonello, un imprenditore, ha scelto di dedicarsi completamente al figlio, accompagnandolo in un percorso di crescita che ha portato Andrea verso una sorprendente autonomia.

                Un percorso di autonomia e crescita per chi è alle prese con l’autismo

                Nonostante le iniziali difficoltà, Andrea ha raggiunto importanti traguardi. Grazie al sostegno della famiglia, è riuscito a diventare sempre più indipendente. Un esempio significativo è il fatto che vive da solo da alcuni anni, un traguardo straordinario per una persona con disabilità intellettiva. Andrea gestisce la sua casa, cucina, tiene tutto in ordine e lavora nell’Impresa sociale I Bambini delle Fate”, fondata dal padre per sostenere progetti di integrazione per ragazzi autistici.

                Esperienze straordinarie

                Andrea e suo padre hanno vissuto esperienze incredibili insieme, come un viaggio in moto di tre mesi attraverso le Americhe. Questa avventura ha ispirato il film Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores. La storia del loro viaggio e il racconto della loro vita sono diventati fonte di ispirazione per molte famiglie.

                I contributi alla comunità e la scrittura

                Andrea è anche autore di diversi libri scritti con il supporto della scrittura facilitata. Nei suoi testi, descrive in prima persona la sua esperienza con l’autismo, contribuendo a sensibilizzare il pubblico e rompere gli stereotipi. La sua narrazione offre un punto di vista unico, aiutando a comprendere meglio il mondo delle persone autistiche.

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