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Puff Diddy e la lista di partecipanti alle feste, il caso delle mille bottigliette d’olio e il ruolo di J.Lo

L’arresto di Sean Combs, noto anche come Puff Daddy, ha portato alla luce dettagli inquietanti sulle feste faraoniche organizzate dal produttore e sul presunto coinvolgimento di molte star internazionali.

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    Negli Stati Uniti non si parla d’altro: l’arresto di Sean Combs, noto in precedenza come Puff Daddy e ora conosciuto come P. Diddy, ha sollevato un vero e proprio scandalo destinato a scuotere le fondamenta dell’industria dell’intrattenimento. Le accuse contro il noto produttore, che vanno dalla violenza sessuale al traffico di persone, hanno aperto uno spaventoso vaso di Pandora, portando alla luce retroscena oscuri che coinvolgono alcune delle più grandi star internazionali.

    Le indagini stanno rivelando un lato oscuro delle cosiddette “White Party” organizzate da Diddy, eventi esclusivi che si tenevano nelle sue sontuose ville e che, stando alle ricostruzioni dei media americani, sarebbero durati diversi giorni. Le testimonianze raccontano di lavoratrici del sesso costrette a rimanere sveglie grazie a soluzioni fisiologiche somministrate tramite flebo, e ospiti ricattati con abusi fisici e sessuali in cambio di contratti discografici o denaro.

    Le bottigliette d’olio per bambini

    Un altro dettaglio emerso dalle indagini ha ulteriormente alimentato l’orrore: la polizia ha sequestrato circa 1.000 bottigliette di olio per bambini nella residenza di Diddy. Il loro scopo? Secondo l’avvocato del produttore, Marc Agnifilo, queste bottigliette sarebbero state utilizzate durante quelle che ha definito come “Freak off”, una pratica che negli anni ’70 era chiamata sesso a tre. Tuttavia, le spiegazioni fornite non hanno affatto fugato i dubbi sull’uso di quelle bottigliette, rendendo la vicenda ancora più inquietante.

    Il ruolo di Jennifer Lopez

    Tra i tanti nomi emersi in relazione a Diddy, uno ha catturato maggiormente l’attenzione: Jennifer Lopez. La cantante e attrice ha avuto una relazione con Combs dal 1999 al 2001, e i due rimasero coinvolti in una sparatoria avvenuta in un night club di New York. Sebbene al momento non vi siano accuse dirette nei confronti della Lopez, molti sono convinti che potrebbe essere chiamata a testimoniare durante il processo, poiché potrebbe avere informazioni utili.

    Secondo alcune speculazioni, riportate anche dal discografico Suge Knight nel podcast PDB, la vicenda potrebbe addirittura avere un legame con il recente divorzio tra Jennifer Lopez e Ben Affleck, alimentando ulteriori misteri intorno a questa intricata storia.

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      Vaccini, Boris Johnson e l’invasione fantasma: “Volevo attaccare l’Olanda per riprendermi le dosi”

      “Dopo mesi di negoziati inutili, l’Ue ci trattava con dispetto”: così Johnson giustifica l’idea estrema di intervenire militarmente in un paese alleato

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        Londra – Un’operazione militare in Olanda per recuperare le dosi di vaccino anti-Covid “prese in ostaggio” dall’Unione europea con “malizia e dispetto”. Questo è uno dei passaggi più sorprendenti della nuova autobiografia di Boris Johnson, intitolata Unleashed – letteralmente, “sguinzagliato” – in uscita il 10 ottobre nel Regno Unito. L’ex primo ministro britannico ha svelato retroscena mai rivelati prima sui suoi anni al potere, incluso un possibile raid militare durante la pandemia per recuperare vaccini bloccati in territorio olandese.

        Secondo quanto riportato in un’anteprima pubblicata dal Daily Mail, Johnson ha raccontato di una riunione segreta nel marzo 2021 a Downing Street, in cui le forze armate britanniche studiarono la fattibilità di un’operazione in Olanda. L’obiettivo? Recuperare cinque milioni di dosi di AstraZeneca custodite nello stabilimento Halix di Leiden, bloccate dall’Ue e impossibili da esportare in Gran Bretagna.

        Johnson descrive la scena nei minimi dettagli: “Il generale Doug Chalmers, vice capo di stato maggiore della Difesa, spiegò che un intervento era possibile: avremmo potuto inviare una squadra su un aereo civile e un’altra su gommoni militari”. Ma l’ex premier ricorda di essersi trattenuto: “Sapevo che era una pazzia, ma ero disperato. Fintanto che la gente del mio paese continuava a morire di Covid, credevo fosse mio dovere mettere le mani su quelle dosi e usarle per salvare vite nel Regno Unito”.

        L’assalto mai avvenuto

        L’operazione, fortunatamente mai realizzata, avrebbe potuto creare un grave incidente diplomatico, dal momento che l’Olanda è un paese membro della Nato, alleato della Gran Bretagna. Tuttavia, l’insistenza di Johnson sul fatto che l’Ue stesse trattenendo le dosi “con dispetto” per punire il Regno Unito, reo di aver lasciato l’Unione con la Brexit, lo spinse a considerare l’intervento.

        In quel periodo, ricorda Johnson, il Regno Unito stava vaccinando a ritmi record, grazie proprio al vaccino AstraZeneca, sviluppato con fondi governativi britannici. Dopo due mesi di “futili negoziazioni” con Bruxelles, l’ex premier arrivò alla conclusione che l’Ue stava volutamente sabotando il successo del Regno Unito. “Potevo vedere lo stabilimento su Google Earth, sembrava facile da svaligiare”, scherza Johnson nella sua autobiografia.

        Critiche alla retorica bellica

        Le rivelazioni di Johnson hanno subito scatenato critiche, anche da parte di testate tradizionalmente vicine ai conservatori. The Spectator, ad esempio, ha messo in dubbio la lucidità dell’ex premier, sottolineando come già nel marzo 2021 fosse evidente che il vaccino AstraZeneca presentava dei limiti, e che un leader più saggio avrebbe evitato azioni sconsiderate. “Era così inebriato dal successo del vaccino post-Brexit – scrive il giornalista Ross Clarke – che la sua capacità di giudizio ne risultò compromessa”.

        “Grazie alla Brexit abbiamo vinto la corsa al vaccino”

        Nell’autobiografia, Johnson non mostra alcun segno di ripensamento: anzi, rivendica il successo della Gran Bretagna nella corsa al vaccino, che attribuisce interamente alla Brexit. “È grazie alla Brexit e a Kate Bingham, che guidò l’operazione vaccini, se siamo stati i primi a vaccinare la nostra popolazione. Avevo ragione quando, su un muro di Notting Hill, lessi la scritta ‘la Brexit salva vite'”, afferma con orgoglio l’ex primo ministro.

        Lo stile diretto e spesso provocatorio di Johnson emerge in diversi passaggi del libro. Parlando della sua predecessora Theresa May, scrive di aver sempre apprezzato “l’arroganza da maestra” e il modo in cui alzava gli occhi al cielo ogni volta che lui le diceva “qualcosa di scandaloso”. Inoltre, Johnson rivela di essere stato incaricato di parlare con il principe Harry per convincerlo a non trasferirsi in California, un episodio che Buckingham Palace ha prontamente smentito.

        In ogni caso, Unleashed promette di essere una lettura esplosiva che riporterà Johnson al centro del dibattito politico e mediatico britannico, proprio come ai tempi del suo governo.

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          Mondo

          In Giappone assolto dopo 46 anni nel braccio della morte: la lunga battaglia di Iwao Hakamada

          L’ex pugile, condannato per un delitto che non aveva commesso, è stato dichiarato innocente dopo quasi mezzo secolo. La sorella Hideko, instancabile nel sostenere la sua innocenza, è stata decisiva per la revisione del caso.

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            È finito oggi uno degli incubi giudiziari più lunghi e controversi del Giappone. Iwao Hakamada, ex pugile di 88 anni, è stato assolto dopo aver trascorso 46 anni nel braccio della morte per un crimine che non aveva commesso. La sentenza del tribunale distrettuale di Shizuoka ha ribaltato la condanna per l’omicidio di una famiglia avvenuto nel 1966, dichiarando Hakamada non colpevole. Un verdetto che arriva grazie anche all’incessante lotta di sua sorella Hideko, 91 anni, che per decenni ha sostenuto l’innocenza del fratello, sfidando un sistema giudiziario spesso definito come “la giustizia degli ostaggi”.

            Una condanna basata su prove manipolate

            La storia di Hakamada inizia nel 1966, quando viene arrestato con l’accusa di aver ucciso il suo datore di lavoro, la moglie e i loro due figli. I quattro furono trovati morti nella loro casa, con ferite da taglio, prima che l’edificio venisse dato alle fiamme. Durante un brutale interrogatorio, Hakamada fu costretto a confessare, ma in seguito ritrattò, dichiarandosi innocente. La sua condanna a morte fu emessa sulla base di tracce di sangue trovate su cinque capi di abbigliamento rinvenuti 14 mesi dopo l’omicidio in una vasca di miso. Solo oggi, il tribunale ha stabilito che quelle prove erano state manipolate.

            Una battaglia legale durata decenni

            L’assoluzione arriva dopo una lunga e complessa battaglia legale. Il giudice ha riconosciuto che le macchie di sangue sui vestiti non potevano essere rimaste intatte dopo essere state immerse nel miso per oltre un anno, suggerendo che fossero state piazzate lì molto tempo dopo l’omicidio. “Il signor Hakamada non può essere considerato il criminale”, ha affermato il giudice, mettendo fine a una saga legale che ha messo in luce le falle del sistema giudiziario giapponese.

            La sorella Hideko, una vita dedicata alla verità

            Decisivo è stato il ruolo di Hideko, che non ha mai smesso di lottare per dimostrare l’innocenza del fratello. “Per moltissimo tempo abbiamo combattuto una battaglia che sembrava infinita, ma stavolta credo che la porteremo a una conclusione”, aveva dichiarato prima del verdetto. Il suo impegno, insieme a quello di avvocati e attivisti, ha mantenuto viva l’attenzione su un caso che, altrimenti, sarebbe rimasto sepolto nell’oblio.

            Un sistema giudiziario da riformare

            Il caso Hakamada ha attirato l’attenzione internazionale sulle problematiche del sistema giudiziario giapponese, spesso criticato per l’uso della cosiddetta “giustizia degli ostaggi”, in cui i sospetti vengono sottoposti a pressioni e abusi in custodia preventiva. Il Giappone, unica democrazia industrializzata insieme agli Stati Uniti ad applicare la pena di morte, continua a ricevere critiche per la mancanza di riforme in questo ambito.

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              Mondo

              Anche l’Albania avrà il suo Vaticano. Nasce vicino a Tirana un ministato islamico indipendente e autonomo

              Il primo ministro Edi Rama sta creando un microstato dedicato all’Ordine Bektashi, corrente islamica mistica dentro i confini dell’Albania, guidato da una autorità religiosa Sufi.

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                Il primo ministro albanese Edi Rama ha annunciato la creazione di un nuovo microstato all’interno dei confini nazionali, dedicato all’Ordine Bektashi, una corrente mistica dell’Islam. Questo piccolo stato, di circa 10 ettari, sarà autonomo e guidato da una autorità religiosa Sufi. L’Ordine Bektashi, fondato nel XIII secolo, è una delle più grandi comunità religiose dell’Albania e si distingue per la sua tolleranza religiosa e per il suo approccio mistico all’Islam. Il nuovo microstato promuoverà questi valori, garantendo la libertà religiosa e di costume, come la possibilità per le donne di vestirsi come desiderano e il consumo di alcol. Il territorio del microstato, situato nei pressi di Tirana, ospita già una moschea, un museo, un ambulatorio e uffici amministrativi. Il leader spirituale dell’Ordine Bektashi, Sua Santità Baba Mondi, ha assicurato che il nuovo stato sarà governato in modo democratico e tollerante.

                Centro di Pellegrinaggio internazionale

                Il microstato, essendo il cuore pulsante dell’Ordine Bektashi, diventerà inevitabilmente una meta di pellegrinaggio per i suoi seguaci provenienti da tutto il mondo. Potrebbe ospitare santuari, luoghi di culto e ritiri spirituali, attirando fedeli desiderosi di approfondire la loro fede e di connettersi con le radici della loro tradizione.

                Turismo religioso. Il turismo religioso è un settore in crescita a livello globale. Il microstato, con la sua storia e le sue tradizioni uniche, potrebbe attrarre un numero significativo di visitatori interessati alla spiritualità e alla cultura islamica sufi.

                Eventi religiosi. Potrebbero essere organizzati eventi religiosi di rilievo internazionale, come conferenze, seminari e celebrazioni, che rafforzerebbero ulteriormente il ruolo del microstato come centro di pellegrinaggio.

                Modello di convivenza pacifica

                L’Ordine Bektashi è noto per la sua tolleranza religiosa e la sua apertura al dialogo interreligioso. Il microstato potrebbe diventare un esempio concreto di come diverse fedi possano coesistere pacificamente. Il microstato potrebbe ospitare incontri e iniziative volte a promuovere il dialogo tra le diverse religioni, contribuendo a costruire ponti e a superare le divisioni. Potrebbero essere avviate collaborazioni con altre comunità religiose presenti in Albania, per lavorare insieme su progetti sociali e umanitari. Il microstato potrebbe diffondere un messaggio di pace e di tolleranza a livello internazionale, contribuendo a contrastare l’estremismo e il fondamentalismo.

                Sfide e opportunità grazie a migliaia di turisti

                Sarà fondamentale gestire in modo sostenibile i flussi turistici, evitando di sovraccaricare le infrastrutture e di alterare l’equilibrio ambientale. Inoltre sarà importante preservare l’identità e le tradizioni dell’Ordine Bektashi, evitando di commercializzare eccessivamente il turismo religioso. E’ necessaria inoltre una stretta collaborazione con le istituzioni albanesi per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico nel microstato.

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