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Storie vere

Maestra precaria accetta l’incarico alle Isole Tremiti. A 64 anni non sarà facile, ma ce la farà

Michelina Liuzzi, maestra precaria di 64 anni, accetta l’incarico alle Isole Tremiti facendo riaprire la scuola dopo 20 anni di chiusura. Una bella notizia per genitori, bambini (sette) e sindaco.

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    La bella notizia è che alle Isole Tremiti dopo 20 anni di chiusura, la scuola dell’infanzia ha finalmente riaperto i suoi battenti. Evviva!! E come è stato possibile? Per prima cosa perché c’è un numero sufficiente di bambini (sette) che avevano bisogno urgentemente di una maestra. Secondo perché hanno trovato quello che cercavano. Una maestra coraggiosa e determinata. Si chiama Michelina Liuzzi, ha 64 anni ed è ancora un insegnante precaria. Uno stato che probabilmente la porterà fino alla pensione. E così con due settimane di ritardo rispetto all’inizio dell’anno scolastico, la campanella ha suonato per i sette piccoli alunni di tre anni che rischiavano di restare a casa, perché nessuna insegnante aveva accettato l’incarico.

    Penne, quaderni, armi e bagagli

    Originaria di Apricena, Michelina, ha preso una decisione difficile: accettare l’incarico alle Tremiti o perdere la supplenza? Non ci ha pensato molto. E soprattutto ha fatto di necessità virtù. “Amo insegnare e stare con i bambini“, ha dichiarato. Nonostante l’età e la prospettiva della pensione vicina, non poteva rifiutare il lavoro senza essere penalizzata dalle graduatorie.

    Cena di benvenuto per la nuova maestra

    Quando hanno saputo che l’insegnante aveva accettato l’incarico l’entusiasmo di genitori e alunni era alle stelle. Tanto che per il suo arrivo le hanno organizzato una cena di benvenuto. Michelina sa bene che la sfida non sarà semplice. Il tragitto che la separa dalla costa all’isola non le permetterà di tornare a casa tutti i giorni, ma solo nei weekend – tempo permettendo. E per questo ha dovuto affittare un piccolo appartamento. Affitto e spese di trasporto rischiano di assorbire gran parte del suo stipendio, ma lei non si lamenta. “Spero di non dover spendere tutto per vivere qui“, ha confessato, augurandosi un aiuto da parte del Comune perché lo Stato in questi casi non prevede alcun tipo di sussidio.

    L’apertura di una scuola è sempre un evento importante

    La riapertura della scuola, chiusa dal 2003 per mancanza di alunni, rappresenta un evento importante per l’intera comunità. “Accogliamo con grande entusiasmo la nuova maestra“, ha dichiarato la sindaca delle Tremiti, Annalisa Lisci, sperando che la presenza della maestra Michelina sia di buon auspicio e segni l’inizio di un nuovo capitolo per l’isola.

      Storie vere

      Una bambina di Auschwitz, creduta morta nel lager, ricompare negli USA

      Le peripezie della piccola Gertrude, deportata nell’inferno di Auschwitz. Creduta morta da tutti, ora ha 86 anni e vive negli Stati Uniti. La scoperta grazie alla preside di un liceo romano.

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        Si chiama Gertrude ed è la protagonista di una storia tragica, con un finale però di speranza. Per anni lei è stata una dei troppi bambini la cui esistenza si era spezzata nel tristemente famoso campo di concentramento di Auschwitz. Una rapida apparizione nella storia la sua, scoperta per altro casualmente, al fianco del padre Isidor Stricks, cittadino polacco ebreo catturato vicino a Roma e deportato dai nazisti.

        Sorriso e forza senza pari

        Visto che non sempre i bambini venivano registrati sui treni della morte, si era creata l’idea che anche lei avesse finito i suoi giorni in un lager. «Ma Trudy lì non è mai arrivata, si è salvata ed è ancora viva: oggi ha 86 anni, si trova in America, è sposata e ha tre figli. Ha un sorriso bellissimo e una forza senza pari». Questa la descrizione dolcissima che ne fa di lei Maria Grazia Lancellotti, attuale preside del liceo classico e linguistico romani Orazio. Nell’ambito del progetto «Il civico giusto», che si pone l’obiettivo di scoprire storie di solidarietà e di coraggio nell’Italia fascista al tempo delle ldiscriminazioni raziziali, si è imbattuta in un dettaglio che ha catturato la sua attenzione. Tanto da spingerla alla ricerca della verità.

        L’intuito della preside Lancellotti

        «Mi stavo documentando sulla fuga di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere romano di Regina Coeli. Quando nei racconti Marcella Ficca, la moglie di Alfredo Monaco, il medico che quella fuga ideò, comparvero Trudy e suo padre – racconta con trasporto la Lancellotti -. Mi disse che quest’uomo che teneva stretta a sé una bambina di 5-6 anni, prima di essere caricato sul camion diretto a Fossoli, le rivolse uno sguardo terrorizzato. Come di chi non sapeva cosa lo aspettasse, trovò gli occhi di una donna, le fece un cenno, si fidò e le affidò quello che aveva di più caro pur di salvarlo». Così Marcella ospita la piccola in casa sua per qualche mese, fino a quando la mamma, Fanny, non la rintraccia e la riprende con sé.

        Da Napoli verso la salvezza ad Oswego

        Da questo momento ha inizio una storia fatta di fughe, svariate peripezie e lunghe settimane nascoste in due distinti conventi di Roma, fino alla fine della guerra. Poi la salvezza arriva quando nel luglio del ’44 salgono a bordo della Herry Gibbons, una nave che salpa da Napoli con mille profughi verso raggiunge Oswego, negli Stati Uniti.

        Il figlio Brian è venuto in Italia per abbracciare i figli di chi salvò sua madre

        «Da qui si perdono le tracce della piccola Trudy, la mamma si sposa e cambia cognome. La stessa cosa fa lei anni dopo – riprende a raccontatre la Lancellotti -. Ma a questo punto volevo arrivare alla verità su di lei per cui ho scritto a un museo della città: Trudy in America doveva essere arrivata viva e qualcuno doveva sapere qualcosa di lei. Poco dopo mi ha risposto direttamente suo figlio Brian e mi ha raccontato la vita di sua mamma Gertrude».

        I gesti che cambiano il destino delle persone

        Brian – assoluta casualità – aveva già organizzato un viaggio in Italia per la scorsa estate. Con l’occasione si è recato pure a Roma, dove ha potuto conoscere e abbracciare i figli di Alfredo e Marcella Monaco. «Purtroppo loro sono morti senza sapere se quella bambina ebrea che avevano salvato alla fine ce l’avesse fatta. Ma l’aver scoperto il loro grande gesto d’amore ha fatto in modo che venissero avviate le pratiche allo Yad Vashem per far insignirli del titolo di “Giusti fra le Nazioni”». Ora la preside Lancellotti, di questa bella storia, ne vorrebbe fare un libro.

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          Cronaca

          Padova, la casa occupata diventa un incubo: dalla prenotazione alla rissa legale

          Un B&B trasformato in campo profughi abusivo, la denuncia del proprietario travolto dalla legge degli occupanti. La vicenda ha del surreale: serrature scassinate, furto di energia e violenza in un condominio tranquillo.

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            Un sogno di affitto trasformato in un incubo. L.S. racconta la disavventura che ha visto la sua casa invasa da una famiglia che si è rifiutata di andarsene, minacciando il proprietario e facendo esplodere le tensioni con i vicini.

            Un semplice appartamento alla periferia di Padova, trasformato in un B&B intimo e ben arredato, dove ogni dettaglio era stato pensato per accogliere i turisti. Un sogno di investimento che per L.S., il proprietario, si è presto trasformato in un incubo senza fine. La sua casa, situata in via Pontevigodarzere, avrebbe dovuto offrire a turisti di passaggio qualche giorno di relax a Padova. Ma non appena la casa è stata messa in affitto su piattaforme online, i problemi sono iniziati.

            A settembre, dopo aver recentemente ristrutturato l’appartamento di settanta metri quadrati, L.S. ha aperto le porte del suo B&B, chiamato “La Mansarda”, a turisti in cerca di un posto dove pernottare. Inizialmente tutto sembrava procedere per il meglio: prenotazioni regolari, ospiti cordiali, tutto sotto controllo. Fino a metà ottobre, quando una coppia di turisti provenienti da Trento ha prenotato il suo appartamento per quattro giorni.

            Un comportamento sospetto e l’inizio dell’incubo
            «Quando sono arrivati sembravano una famiglia normale, racconta L.S., ci hanno detto che erano in città per una breve visita». Ma dopo i quattro giorni previsti, invece di lasciare la casa, i due hanno cominciato a fare resistenza. «Hanno pagato la quota stabilita, ma non mostravano segni di volersene andare», continua il proprietario. «Quando abbiamo chiesto loro di lasciare l’appartamento, sono iniziati i problemi. Ci hanno minacciato, dicendo che avevano deciso di “occupare” la casa. E uno di loro ha anche detto di essere “zingaro” e che la legge sarebbe stata dalla loro parte». Una frase che ha spinto L.S. a denunciare l’accaduto ai carabinieri.

            L’occupazione che diventa una minaccia
            Le forze dell’ordine si sono presentate prontamente, cercando di convincere la coppia a lasciare l’appartamento. Ma la situazione si è rapidamente complicata. I vicini hanno notato una strana affluenza di persone, anche bambini, e dopo qualche giorno la casa si è trasformata in una sorta di rifugio per numerosi parenti. Un tentativo di sgombero, durato ore, ha avuto successo solo temporaneamente. Infatti, pochi giorni dopo, i due sono tornati, scassinando la serratura della porta e riprendendo il controllo della casa. Non solo: la coppia si è anche allacciata abusivamente alle utenze di luce, acqua e gas del condominio, aggravando ulteriormente la situazione.

            Le forze dell’ordine bloccate dalla burocrazia
            La situazione nel palazzo è peggiorata drasticamente. I vicini raccontano di continui rumori notturni, feste improvvisate, e un via vai incessante di persone. «La notte non si riesce più a dormire, è diventato insopportabile», affermano alcuni residenti. «Ci sono anche bambini, e la casa è ormai un campo di battaglia». L.S. ha dovuto cambiare la serratura per proteggere la sua proprietà, ma il danno era ormai fatto. «Abbiamo capito che non era una situazione facile», ammette, con un evidente senso di frustrazione.

            Nonostante le continue denunce, il proprietario si è scontrato con la dura realtà della burocrazia. Le forze dell’ordine hanno spiegato che, senza un ordine di sgombero emesso dalla Procura, non potevano intervenire direttamente. E mentre la situazione si trascinava, i vicini continuavano a vivere nel timore di nuove tensioni e pericoli. Il loro senso di impotenza è palpabile, poiché i loro consumi di energia sono aumentati a causa degli abusi e la convivenza è diventata intollerabile.

            Ora, la comunità di Padova è preoccupata. I residenti chiedono l’intervento dei servizi sociali per cercare di risolvere la situazione, augurandosi che le persone coinvolte possano trovare una soluzione migliore. Tuttavia, la speranza sembra appesa a un filo sottile, mentre il legame tra legge, giustizia e burocrazia appare sempre più fragile. L’incubo di L.S. e dei vicini continua, mentre l’appartamento di via Pontevigodarzere è diventato un simbolo di una situazione che potrebbe accadere a chiunque.

            Foto cover – Repertorio dal websequestro immobile

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              Storie vere

              Da turisti a occupanti: la drammatica vicenda di una casa affittata a Padova come B&B che non si svuota più.

              Coppia affitta il B&B ma alla fine del soggiorno programmato non se ne vuole andare più occupando l’appartamento.

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                Quella coppia è arrivata per visitare la città di Padova come comuni turisti fanno ogni anno nel periodo estivo. L.S. proprietario di un appartamento alla periferia del capolouogo veneto adibito a B&B non avrebbe mai potuto prevedere che quella che doveva essere un’esperienza positiva si è trasformata in un incubo. Il B&B si compone di un’abitazione di 70 metri quadri, ristrutturata di recente e accogliente, messa a disposizione su una piattaforme online. Una volta entrata nella struttura la coppia di, apparentemente turisti, ha visto bene di non lasciare più l’immobile. Non se ne sono più andati, anzi, hanno trasformato la casa in un luogo di ritrovo per una decina di persone, creando tensioni e disagi enormi per il proprietario e i vicini.

                Un episodio che potrebbe creare uno scomodo “precedente”

                A metà ottobre, la coppia ha prenotato l’appartamento per quattro giorni. L.S. ricorda i primi momenti molto bene. “Sembravano normali turisti, non c’era alcun segnale di problemi. Ma, alla scadenza del soggiorno, non hanno lasciato la casa. Hanno pagato i giorni concordati, ma hanno chiarito che non avevano intenzione di andarsene“. Di fronte alle richieste di liberare l’appartamento, la coppia ha reagito con minacce e insulti, dichiarando che la legge sarebbe stata dalla loro parte.

                La legge e i limiti di intervento

                Dopo una denuncia alle forze dell’ordine, i carabinieri sono intervenuti cercando di convincere gli occupanti a lasciare il B&B. Per un breve momento, la situazione sembrava risolta, ma poche ore dopo la coppia è rientrata forzando la serratura. Da quel momento, la casa è stata “rioccupata”, con un allaccio abusivo alle forniture di luce, acqua e gas del condominio. L.S. ha subito sporto un’ulteriore denuncia, ma le autorità hanno spiegato che, secondo la legge italiana, per sgomberare un’abitazione è necessario un ordine del giudice, che richiede tempo. In Italia, i proprietari di immobili non possono effettuare uno sgombero autonomo, anche in caso di occupazione illegale. Questo compito spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria, che deve emettere un provvedimento esecutivo. Una semplice denuncia non è sufficiente: il caso viene segnalato alla Procura, e il processo burocratico può richiedere settimane o mesi.

                Una semplice denuncia non è sufficiente, cosa possono fare i proprietari del B&B?

                Di fronte a una situazione come questa, il proprietario può procedere in diversi modi come per esempio denunciare. L.S. ha già proceduto in tal senso. Infatti ogni violazione (come il rientro forzato o l’allaccio abusivo) deve essere segnalata alle autorità. Inoltre il proprietario può richiedere un intervento legale attraverso un avvocato. Può sollecitare un procedimento giudiziario per ottenere un ordine di sgombero. Potrebbe anche coinvolgere i servizi sociali. In alcuni casi, il coinvolgimento del Comune può aiutare a trovare una soluzione abitativa per gli occupanti, riducendo la tensione. Anche i residenti del palazzo stanno vivendo un incubo. “Paghiamo le loro utenze, e il rumore è insopportabile, soprattutto nei weekend“, raccontano esasperati. La situazione ha peggiorato significativamente la vivibilità del condominio, con feste notturne, rifiuti abbandonati e danni alle strutture.

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