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Calcio

Totti smentisce le voci su dissidi con De Rossi: “Chiacchiere da bar, siamo sempre amici”

Intervistato da Sky Sport, Francesco Totti ha analizzato il difficile momento dell’ambiente giallorosso, spegnendo, inoltre, qualsiasi voce su presunti screzi con Daniele De Rossi.

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    Francesco Totti ha voluto mettere a tacere le voci su una presunta rottura con il suo ex compagno di squadra Daniele De Rossi. Ha deciso di puntualizzare i rumors su possibili contrasti tra i due nati dopo l’esonero di De Rossi da allenatore della squadra. Lo ha fatto nel corso di un’intervista rilasciata a Sky Sport in occasione una manifestazione dedicata al Padel che si è svolto al Conti Sport Center di Nettuno. Er Pupone ha voluto puntualizzare che il loro rapporto è sempre solidissimo, che si sentono spesso e non solo per parlare di calcio ma anche della loro vita privata.

    De Rossi e Totti mai nemici

    Io e Daniele siamo sempre amici, per me è normalità sentirlo“, ha dichiarato l’ex capitano dei giallorossi, stroncando sul nascere le voci di dissidi. “Il resto sono tutte chiacchiere” ha voluto precisare Totti. L’ex capitano della Roma ha poi commentato i fischi dei tifosi verso alcuni giocatori, come Lorenzo Pellegrini e Bryan Cristante. “Roma è una piazza esigente e quando le cose non vanno bene arrivano i fischi. Ma sono due grandi giocatori che faranno bene. Riconquistare la fiducia dei tifosi spetterà solo a loro“. Inoltre Totti ha sottolineato l’importanza di avere carattere e motivazioni per affrontare la pressione di una piazza come quella romanista sempre molto esigente e attenta a non perdonare mai lo scarso impegno da parte dei giocatori.

      Calcio

      Totti, la portinaia e Isabel: la procura non molla sull’inchiesta

      Le verifiche dei pm ruotano attorno alla figura della portinaia e alla tempistica dell’intervento della polizia, cruciale per stabilire eventuali responsabilità.

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        Le indagini sulla vicenda che coinvolge Francesco Totti e la figlia Isabel, di otto anni, proseguono con nuove verifiche da parte della procura. Al centro dell’inchiesta, aperta ormai da un anno e mezzo, c’è un quesito chiave: la piccola è rimasta sola in casa anche solo per pochi minuti la sera in cui la polizia è intervenuta su segnalazione di Ilary Blasi?

        Gli agenti, giunti all’abitazione di Totti a Vigna Clara, avrebbero atteso alcuni minuti prima di entrare, in attesa di una collega donna. Durante questo tempo, secondo quanto ipotizzano i pm, l’ex capitano della Roma potrebbe aver contattato la portinaia del palazzo, che è stata poi trovata in casa con Isabel.

        Gli inquirenti vogliono ricostruire esattamente la sequenza degli eventi per chiarire se la portinaia fosse già presente nell’appartamento o se sia stata coinvolta successivamente, quando le volanti erano già davanti al palazzo.

        Un dettaglio cruciale riguarda il tempo che la bambina potrebbe aver trascorso da sola prima dell’arrivo della portinaia, un elemento che potrebbe definire l’esito dell’inchiesta per abbandono di minore.

        Parallelamente, Totti è coinvolto in un’altra indagine per il mancato pagamento dell’Iva, che sembra però avviarsi verso una rapida archiviazione dopo il saldo del debito. La questione legata alla figlia Isabel, invece, resta aperta e complessa.

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          Calcio

          Edoardo Bove si risveglia: «Grazie a tutti». Il cardiologo spiega i possibili scenari

          Il giovane calciatore, ricoverato a Careggi, è cosciente e non più intubato. Gli esperti analizzano l’episodio: il ritorno in campo dipenderà dai risultati degli accertamenti diagnostici.

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            Finalmente un sospiro di sollievo per Edoardo Bove, il centrocampista della Fiorentina che questa mattina ha pronunciato le sue prime parole dopo il grave malore accusato in campo durante la partita contro l’Inter. Ricoverato presso l’ospedale di Careggi, a Firenze, il giovane calciatore non è più intubato e ha parlato con i familiari, tra cui i genitori Giovanni e Tanya e la fidanzata Martina.

            Bove è ancora sottoposto a una lunga serie di accertamenti

            Nonostante il miglioramento, Bove è ancora sottoposto a una lunga serie di accertamenti diagnostici per chiarire cosa abbia causato l’aritmia che lo ha portato all’arresto cardiaco, costringendo i soccorritori a intervenire con il defibrillatore.

            Secondo il cardiologo Massimo Grimaldi, presidente designato dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), l’episodio potrebbe essere stato scatenato da una torsione di punta o da una contusione toracica.

            Torsione della punta

            «La torsione di punta è un’aritmia fugace, talmente veloce che può portare a un arresto cardiaco oppure risolversi spontaneamente. Può essere causata da bassi livelli di elettroliti come potassio o magnesio, oppure da una predisposizione genetica come il QT lungo. Tuttavia, quest’ultima ipotesi è poco probabile, dato che sarebbe stata rilevata durante i controlli di idoneità sportiva», ha spiegato Grimaldi.

            Se le indagini confermassero una causa rimovibile, come un grave squilibrio elettrolitico, Bove potrebbe tornare a giocare. Tuttavia, se venissero individuate alterazioni strutturali del miocardio o cause genetiche, il calciatore potrebbe dover rinunciare alla carriera agonistica.

            Grimaldi ha anche sottolineato il rigore delle normative italiane nel rilascio dell’idoneità sportiva: «L’Italia è tra le nazioni più protettive al mondo. Sebbene un defibrillatore possa eliminare il rischio di morte improvvisa, alcune cardiopatie peggiorano rapidamente con lo stress fisico. È per questo che in Italia si tutela anche il rischio di peggioramento delle condizioni sottostanti».

            Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha fatto visita al calciatore e ha dichiarato: «L’ho trovato vigile e sereno. È davvero un ragazzo d’oro, con una grande capacità di reazione». La strada per la ripresa è ancora lunga, ma le prime parole di Bove e la sua forza d’animo sono segnali incoraggianti per il futuro.

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              Calcio

              Gigi Buffon: che voglia di fare due paroline con lo scorrettissimo Rodrigo

              L’ex portierone azzurro e bandiera della Juventus ricorda l’avversario più scorretto che abbia mai incontrato.

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                Quella di Buffon è stata una carriera sfavillante, nella quale ha mancato solo la Champions League, vincendo tutto il resto. Affrontando in carriera migliaia di avversari sui campi di tutto il mondo – tra Parma, Juve, PSG e nazionale azzurra – l’attuale 46enne sportivo toscano è sempre stato corretto e cordiale con tutti con tutti, sia compagni che avversari. Con tutti tranne uno, un calciatore che non riesce proprio a togliersi dalla mente per come si comportò con lui in campo, anche se non ne ricorda il nome: “Giuro: l’ho rimosso. Se lo rivedessi ci farei due parole“.

                Rimozione psicologica

                Ve lo diciamo noi di chi si tratta: Rodrigo Moreno Machado, attaccante brasiliano naturalizzato spagnolo, tuttora in attività a 33 anni. Di lui Buffon dice: “Ricordo un attaccante del Benfica che mi diede un calcio terribile alla mano, palesemente apposta, mi fece un male tremendo, e mi guardò senza nessuna intenzione di chiedere scusa. Chi era? Giuro: l’ho rimosso. Se lo rivedessi ci farei due parole, è per me un punto d’onore essere educato con tutti. Ma le persone negative le dimentico“.

                Un match indimenticabile

                Torniamo con la moviola all’1 maggio 2014: Juventus-Benfica: l’occasione persa dallo squadrone di Conte. La squadra torinese gioca in casa la semifinale di ritorno di Europa League contro il Benfica, dovendo rimontare la sconfitta per 2-1 dell’andata a Lisbona. Finisce 0-0 con conseguente eliminazione, una grande occasione persa per quello che all’epoca era lo squadrone bianconero allenato da Antonio Conte – che avrebbe stravinto il campionato col record dei 102 punti – visto che la finale della competizione si sarebbe giocata proprio a Torino (all’Allianz Stadium avrebbe poi trionfato il Siviglia, battendo il Benfica ai calci di rigore dopo lo 0-0 al termine dei tempi supplementari).

                Furono i portoghesi a qualificarsi per la finale

                Una partita di ritono pregna di tensione, con la Juventus costantemente all’attacco a testa bassa nel tentativo vano di far saltare il fortino della squadra portoghese, che aveva titolare a centrocampo quel Ruben Amorim, diventato da poco allenatore del Manchester United. Il secondo tempo si giocò sotto iuna pioggia torrenziale, Conte provò il tutto per tutto inserendo Giovinco e Osvaldo, il Benfica rimase anche in 10 per l’espulsione di Perez al 67′ ed alzò le barricate davanti alla porta di Oblak. Lo 0-0 si confermò fino al fischio finale, con la qualificazione del club portoghese per la finale di Europa League, con tanto di scaramucce a fine gara tra le panchine, con Vucinic e Markovic espulsi.

                Meritava il rosso

                A Buffon è rimasto in testa quello che accadde all’inizio del secondo tempo, quando un fallaccio di Rodrigo su di lui fu sanzionato dall’arbitro Clattenburg solamente con il cartellino giallo, quando avrebbe meritato l’espulsione. Gigi uscì per anticipare l’attaccante spagnolo, il quale gli tirò un calcio sulla mano, come ricorda perfettamente l’attuale capo delegazione dell’Italia.

                Dove gioca oggi

                Nella finalissima col Siviglia Rodrigo – per la legge non scritta della compensazione divina – avrebbe poi sbagliato uno dei due rigori decisivi falliti dal Benfica (l’altro fu di Cardozo). Quell’estate l’attaccante si trasferì poi al Valencia, giocandovi fino al 2020. Poi Leeds, Al-Rayyan e oggi Al-Gharafa, sempre in Qatar.

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