Cronaca
Affondamento del Bayesian: nuove ipotesi emergono con una foto. I portelloni erano chiusi?
Le indagini della guardia costiera e della procura di Termini Imerese si concentrano ora sul chiarire ogni dettaglio dell’accaduto, in un naufragio che ha lasciato dietro di sé molte domande ancora senza risposta
A 45 giorni dall’affondamento del veliero Bayesian, che ha causato la morte di sette persone nelle acque di Porticello, Palermo, nuovi dettagli emergono dall’inchiesta. La principale ipotesi investigativa parla di una catena di errori umani e di una tempesta che ha colpito la nave in modo drammatico, con raffiche di vento che hanno superato i 100 km/h, inclinando pericolosamente il veliero fino a farlo inabissare.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la nave di 56 metri e 750 tonnellate sarebbe stata esposta al vento perpendicolarmente, rendendola estremamente vulnerabile all’effetto “vela” provocato dagli alberi alti. “Aveva l’intero lato sinistro esposto alle raffiche e alle onde,” ha dichiarato un investigatore coinvolto nell’inchiesta. Il punto critico sembra essere stata la mancata accensione tempestiva dei motori per contrastare la tempesta e portare la prua della nave contro il vento, una manovra fondamentale in queste circostanze.
Durante quei fatidici minuti, l’acqua ha cominciato a riversarsi all’interno del Bayesian attraverso la zona living, travolgendo gli occupanti della nave. Le sette vittime, tra cui membri dell’equipaggio e ospiti, sono state travolte dall’acqua che ha invaso il ponte inferiore attraverso le scale. Solo alcuni membri dell’equipaggio e ospiti, allertati dal peggioramento repentino delle condizioni meteo, erano riusciti a rendersi conto del pericolo incombente.
La foto che cambia le carte in tavola
Finora, una delle ipotesi più accreditate era che il veliero fosse affondato perché i portelloni di poppa o quelli del vano tender fossero stati lasciati aperti, permettendo all’acqua di entrare. Tuttavia, una foto scattata dagli ospiti di un altro veliero, il Sir Robert BP, potrebbe ribaltare questa teoria. La foto, pubblicata dal quotidiano tedesco Der Spiegel, mostra il Bayesian da poppa circa un quarto d’ora prima dell’affondamento. L’immagine, sebbene sgranata e scattata nell’oscurità, sembra suggerire che i portelli di poppa fossero effettivamente chiusi, smentendo così la ricostruzione che circolava nei primi giorni.
La foto non è comunque decisiva: l’oscurità e la qualità non permettono di escludere del tutto che i portelloni fossero chiusi correttamente o meno. Questo nuovo elemento, però, potrebbe spostare l’attenzione degli inquirenti su altre possibili cause dell’affondamento, come errori nelle manovre o nel coordinamento dell’equipaggio.
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Cronaca Nera
Processo Turetta, la difesa in Corte d’Assise: «Giudicate secondo diritto, non con una mano guidata dalla vendetta»
Accusato di omicidio aggravato e altri reati, Turetta attende il verdetto il 3 dicembre. La difesa rinuncia alla perizia psichiatrica e agli ascolti dei testimoni.
Nella sede della Corte d’Assise di Venezia, si è consumata oggi l’arringa dell’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio aggravato di Giulia Cecchettin. Caruso si è rivolto alla Corte con un appello forte e diretto: «Voi non dovrete emettere una sentenza giusta, dovrete pronunciare una sentenza secondo legalità. E la legalità vi impone di giudicare con una mano legata dietro la schiena, che non risponde alla legge del taglione».
Le accuse contro Turetta sono gravissime: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’efferatezza, stalking, sequestro di persona, detenzione d’armi e occultamento di cadavere. Una serie di reati che hanno portato il pubblico ministero Andrea Petroni, nella sua requisitoria, a chiedere la pena dell’ergastolo.
Caruso, però, ha impostato la difesa su un approccio che definisce “celerità e rispetto del diritto”. L’avvocato ha rinunciato all’udienza preliminare, alla perizia psichiatrica e all’ascolto dei testimoni, accettando integralmente il fascicolo delle indagini. «Non è un processo per stabilire cosa è successo, ma per decidere una pena. E l’ergastolo, da tempo, è ritenuto una pena inumana e degradante. È il tributo che lo Stato di diritto paga a chi vorrebbe buttare via la chiave».
Turetta, immobile accanto al suo avvocato, ha mantenuto la stessa posa assunta durante la requisitoria del pm: la testa china, lo sguardo perso nel vuoto. Nessun familiare dell’imputato era presente in aula oggi, né lo erano durante l’interrogatorio dello scorso ottobre. La loro assenza si è fatta notare e sarà probabilmente colmata il 3 dicembre, quando la Corte d’Assise emetterà il verdetto.
La difesa ha voluto sottolineare che l’unico obiettivo è evitare che il processo si trasformi in una vendetta pubblica. «L’esposizione alla gogna dell’imputato è inciviltà giuridica», ha concluso Caruso.
Con il verdetto ormai alle porte, il dibattito tra accusa e difesa segna un momento cruciale. Da un lato, il pm chiede l’ergastolo per uno dei casi più gravi e mediaticamente rilevanti degli ultimi anni; dall’altro, la difesa insiste sulla necessità di rispettare il diritto e non cedere alla pressione sociale. Il destino di Filippo Turetta sarà deciso tra pochi giorni, mentre l’intero Paese osserva con attenzione.
Cronaca
Il linguaggio del corpo di Trump: un leader in soggezione di fronte a Musk e Putin
Secondo l’ex agente di polizia ed esperto di linguaggio del corpo Darren Stanton, Trump vicino a Musk e Putin rivela disagio e imbarazzo.
Il corpo ha un suo linguaggio che spesso dice più delle parole. Per questo ogni nostro movimento con le mani, con le spalle, con il tronco o la testa raccontano cosa stiamo provando in quel determinato momento, le nostre ansie, gioie, paure ed emozioni. E questo succede a tutti. Soprattutto ai potenti del mondo che sono spesso radiografati nei loro gesti e movimenti per carpire informazioni sul loro umore ma anche sull’uso del loro potere personale. Uno dei personaggi più analizzati è Donald Trump noto per i suoi gesti dominanti che riflettono la sua immagine di potere e autorità. Tra i suoi movimenti tipici tutti possiamo ricordare le sue mani “a fisarmonica”, un gesto che simboleggia il controllo. Oppure le mani “a campanile” con le punte delle dita unite, che comunicano superiorità e sicurezza. Con i suoi interlocutori Trump usa strette di mano energiche celebri per essere così forti da mettere a disagio chi gli sta di fronte. Questi segnali sono una parte essenziale della sua presenza pubblica, utile a consolidare la sua figura di leader autoritario.
Nell’incontro con Elon Musk un presidente insicuro e impacciato
Durante l’osservazione del razzo Starship in Texas, infatti, Trump è apparso visibilmente insicuro e in soggezione rispetto a Elon Musk. Secondo l’esperto Darren Stanton in quell’occasione il presidente degli Stati Uniti non sapeva dove mettere le mani. Giocava con le tasche, le abbottonava e controllava senza inserirle, segnali di auto-rassicurazione tipici di chi è nervoso. In più è rimasto arretrato e rigido, lasciando Musk al centro della scena.
Il suo annuire era meccanico, senza l’entusiasmo o l’energia che di solito lo caratterizzano.
Secondo Stanton, ex agente di polizia ed esperto della materia, questa incertezza indica che Trump si sentiva intimidito da Musk, una sensazione rara per lui. Musk, forte del supporto finanziario dato alla campagna di Trump e della sua fama visionaria, sembra avere assunto un ruolo dominante nella dinamica.
Il linguaggio di Trumo paragonato con quello di Putin
L’unico altro leader con cui Trump ha mostrato un simile atteggiamento di sottomissione è stato Vladimir Putin. Con il presidente russo, Trump ha spesso evitato i suoi gesti di forza abituali, lasciando trasparire un rispetto quasi reverenziale. Questa postura indica una sorta di soggezione verso figure che Trump percepisce come pari o superiori nel loro campo.
Chi è il vero “alfa”?
La definizione di “maschio alfa” cambia in base al contesto. Trump rappresenta un’alfa tradizionale, basato su gesti di potere e forza. Musk, invece, incarna l’alfa moderno. Ovvero la sua autorità deriva dal genio imprenditoriale e dalla capacità di innovare. Putin si affida alla sua immagine di leader freddo e strategico. E Giorgia Meloni?
Giorgia Meloni unisce fermezza e umanità
Il presidente del Consiglio italiano, utilizza un linguaggio del corpo che miscela autorità e connessione emotiva. Usa le mani per enfatizzare le sue parole, spesso in modo ampio e ritmico, mostrando passione e controllo. Alterna sguardi fermi e sorrisi strategici per trasmettere forza o empatia a seconda del contesto in cui si trova. Ha una postura eretta che comunica sicurezza e determinazione, soprattutto durante discorsi pubblici.
Sa bilanciare bene la fermezza con l’autenticità. Non esibisce gesti dominanti “tradizionali” come quelli di Trump. Ma piuttosto punta su un linguaggio diretto e coinvolgente che la rende accessibile al suo pubblico. La sua comunicazione è strategica: mentre Trump impone, Meloni cerca di coinvolgere e motivare.
Storie vere
Genitori di un’alunna condannati a pagare 85 mila euro di risarcimento per una spinta a scuola. Una sentenza che fa discutere
Pistoia, i genitori condannati a pagare un risarcimento elevato per la figlia che ha spintonato una compagna a scuola.
Un caso di bullismo a scuola si è concluso con una sentenza che sta scuotendo l’opinione pubblica. A Pistoia, una coppia di genitori è stata condannata dal Tribunale a pagare un risarcimento di 85.000 euro per le conseguenze di una spinta della figlia, avvenuta nell’aprile del 2019. La vittima, una compagna di classe, dopo la spinta sule scale, riportò un trauma cranico e un profondo taglio al volto. Le due ragazze, entrambe quattordicenni, ottennero il permesso di uscire dalla classe per raggiungere gli armadietti e recuperare materiale didattico. Raggiunte le scale, una delle due spinse violentemente l’altra, provocandone la caduta e l’impatto con uno spigolo. La vittima fu soccorsa e trasportata in ospedale, dove le vennero diagnosticate lesioni importanti.
Di chi sono le responsabilità
Il Tribunale ha ritenuto i genitori della ragazza responsabile della spinta colpevoli di non aver educato adeguatamente la figlia. La sentenza sottolinea come i genitori abbiano l’obbligo di istruire e educare i figli al rispetto delle regole. Ma la sentenza non si limita a condannare i genitori. Anche la scuola è stata ritenuta corresponsabile dell’accaduto. Nonostante la presenza di una collaboratrice scolastica, al momento dell’incidente non era presente alcun docente a sorvegliare le ragazze. Il tribunale ha sottolineato l’importanza della supervisione degli studenti, soprattutto quando si allontanano dalla classe.
Un risarcimento record
L’importo del risarcimento, pari a 85.000 euro, è stato stabilito considerando la gravità delle lesioni riportate dalla vittima, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Il Tribunale ha inoltre riconosciuto i danni estetici permanenti causati dal profondo taglio al volto.
Questo caso non è isolato. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli episodi di bullismo a scuola, con conseguenze a volte drammatiche. In molti casi, i genitori dei bulli sono stati chiamati a rispondere civilmente dei danni causati dai loro figli. Altre sentenze hanno coinvolto anche le scuole, condannate per non aver adottato misure adeguate per prevenire e contrastare il fenomeno. La responsabilità della scuola e degli insegnanti in caso di danni causati da studenti (a se stessi o a terzi) si divide in contrattuale ed extracontrattuale, regolata dagli articoli del Codice Civile
Quali sono le responsabilità contrattuale (artt. 1175, 1218, 1375 c.c.)
Obbligo di vigilare sull’incolumità degli alunni.
Applicabile per danni che lo studente causa a sé stesso.
La scuola/insegnante è responsabile solo se il danno è imputabile a una mancanza di vigilanza, escluse situazioni imprevedibili o dovute a disattenzione dell’alunno.
Quali sono le responsabilità extracontrattuale (artt. 2047, 2048 c.c.)
Gli insegnanti sono responsabili per i danni che l’alunno procura a terzi durante il periodo di sorveglianza. L’insegnante può esimersi dimostrando di aver adottato tutte le misure preventive possibili e che il danno è stato imprevedibile. Ma per i danni verso se stesso la responsabilità è contrattuale, perchè fondata sull’iscrizione scolastica e il conseguente obbligo di vigilanza. Invece per i danni versoterzi la responsabilità è extracontrattuale con la presunzione di colpa a carico del docente, salvo prova contraria. La legge dice che chi richiede il risarcimento (genitori o tutore) deve dimostrare che il danno è avvenuto sotto sorveglianza scolastica.La scuola/insegnante, a sua volta, deve provare di non aver potuto evitare l’evento nonostante la diligenza.
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