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Politica

Pier Silvio Berlusconi furioso per il caso delle foto: tensione alle stelle con Signorini, tra smentite e pressioni politiche

Mentre Berlusconi nega categoricamente di aver saputo delle foto di Sangiuliano e Boccia, e respinge ogni accusa di volerle usare a fini politici, il rapporto con Alfonso Signorini si incrina. Le voci su un complotto contro Giorgia Meloni scuotono il mondo politico e mediatico, alimentando il sospetto di giochi di potere dietro le quinte.

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    Pier Silvio Berlusconi è inviperito. Le voci che circolano da giorni insinuano che lui fosse a conoscenza delle famose foto compromettenti di Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia, immagini che sarebbero state bloccate dall’intervento di Alfonso Signorini, il direttore di Chi. Questi rumors, che hanno agitato il panorama mediatico e politico, avanzano persino l’ipotesi che Pier Silvio avrebbe potuto utilizzare le foto per far pressione politica su Giorgia Meloni, una teoria che ha fatto montare un’ondata di indignazione. Ma Berlusconi non ci sta e, attraverso Fininvest, ha subito smentito categoricamente ogni coinvolgimento.

    “Non è nostra prassi intervenire sulle scelte editoriali delle redazioni del Gruppo,” ha dichiarato un portavoce di Fininvest. Ma la reazione rabbiosa di Pier Silvio non si ferma alle smentite ufficiali. Secondo fonti interne a Mediaset, il figlio del Cavaliere sarebbe furioso con Signorini, il quale è considerato troppo coinvolto in uno scandalo che rischia di danneggiare non solo la sua immagine, ma anche i delicati equilibri tra il gruppo Mediaset e il mondo politico. La tensione tra i due è palpabile, con alcuni che ipotizzano addirittura che questo potrebbe segnare la fine della collaborazione tra Berlusconi e il direttore di Chi.

    La trama dietro le foto sparite

    Il cuore del problema è legato a un servizio fotografico che ritraeva l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia in atteggiamenti privati. Le immagini avrebbero confermato una relazione tra i due, alimentando le voci di una separazione tra Sangiuliano e la moglie Federica Corsini. Quelle foto, mai pubblicate, sono state bloccate dall’intervento di Signorini, che le avrebbe acquistate per evitare che finissero su altre testate. Un’operazione che ha suscitato domande e che ha spinto alcuni a credere che dietro ci fosse Pier Silvio, con l’intento di utilizzare quelle immagini per fini politici.

    L’accusa, nonostante le smentite, ha sollevato un polverone. Si vocifera che Berlusconi, preoccupato per l’ascesa di Giorgia Meloni e il crescente peso politico di Fratelli d’Italia, potesse aver pensato di utilizzare le foto per indebolire la leader di governo. “Niente di più lontano dalla verità,” ribadiscono fonti vicine a Berlusconi, sottolineando che “l’idea che Pier Silvio volesse intraprendere un’azione del genere è pura fantasia”.

    Un favore che costa caro

    Nell’intervista a Il Centro, Maria Rosaria Boccia ha affermato che la famiglia Berlusconi fosse a conoscenza delle foto, aggiungendo che un consigliere di Sangiuliano l’aveva informata di tutto. Dichiarazioni che hanno ulteriormente alimentato la tensione, gettando ombre su possibili contatti tra il clan Berlusconi e l’entourage di Sangiuliano.

    Il ruolo di Alfonso Signorini, in tutto questo, è diventato cruciale. Il direttore di Chi non ha solo agito da mediatore, bloccando la pubblicazione delle foto, ma avrebbe anche cercato di proteggere la reputazione del ministro e di Boccia. Signorini ha parlato apertamente di un “favore” fatto a Sangiuliano, aggiungendo che in cambio avrebbe ricevuto in passato il supporto del politico per una recensione sul suo libro. Questo intreccio di favori reciproci ha sollevato sospetti su possibili conflitti d’interesse e accordi sottobanco.

    Tensione tra Berlusconi e Signorini

    La collaborazione tra Berlusconi e Signorini, fino ad ora basata su stima reciproca e fiducia, è stata messa a dura prova da questa vicenda. Pier Silvio, già impegnato nel delicato processo di consolidamento del gruppo Mediaset, non avrebbe mai voluto trovarsi al centro di uno scandalo di questo tipo. La sua posizione è chiara: nessun coinvolgimento diretto o indiretto nella vicenda delle foto, nessuna pressione politica. Tuttavia, il danno di immagine rischia di essere significativo, e la gestione della crisi non ha aiutato a placare le tensioni interne.

    Le voci che girano nei corridoi di Cologno Monzese parlano di un clima sempre più teso. Signorini, da parte sua, ha cercato di mantenere un profilo basso, minacciando azioni legali contro chi ha diffuso indiscrezioni sui suoi interventi legati alle foto. Ma il rapporto con Berlusconi sembra irrimediabilmente compromesso. “Non si può più tornare indietro,” avrebbe confidato una fonte vicina alla famiglia.

    Il ruolo di Meloni e il possibile impatto politico

    Seppur lontana dalle polemiche dirette, anche Giorgia Meloni non può ignorare gli effetti che questo scandalo potrebbe avere. Le accuse su un possibile tentativo di pressione politica attraverso le foto di Sangiuliano e Boccia potrebbero alimentare speculazioni sul suo rapporto con il gruppo Mediaset e su quanto Berlusconi sia disposto a difendere i propri interessi politici.

    Il caso non si risolverà presto e le ombre sui legami tra potere mediatico e potere politico restano fitte. Resta da vedere quali saranno le prossime mosse di Pier Silvio Berlusconi e se Signorini riuscirà a rimanere saldo alla guida di Chi, nonostante le crescenti pressioni.

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      Politica

      Roberto Vannacci, il tuffo eroico e l’elogio delle regole: “Anche Alemanno deve rispettarle”

      Con la cuffia blu XX25 – “fatta apposta per me” – e un costume che urla “maschio alfa”, Vannacci inaugura l’anno con il tradizionale bagno di Viareggio. Tra freddure gelide come l’acqua e la giusta dose di moralismo, non manca un commento sull’arresto di Alemanno. Perché si sa, le regole valgono per tutti… specialmente a Capodanno

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        Roberto Vannacci, europarlamentare della Lega e instancabile dispensatore di opinioni non richieste, ha deciso di iniziare il 2025 in grande stile. O meglio, in costume. Con il coraggio di un gladiatore – o forse solo di chi ama un po’ troppo la ribalta – il generale si è tuffato nelle gelide acque di Viareggio, confermandosi star indiscussa dell’annuale bagno di Capodanno.

        “Lo faccio dal 2012”, ha dichiarato, con quell’aria da veterano che sembra dire: “E voi cosa avete fatto per il Paese mentre io sfidavo l’ipotermia?” E come non notare la cuffia d’ordinanza con la scritta XX25, che Vannacci ha subito etichettato come un omaggio personalizzato: “Con quella doppia X sembra fatta apposta per me”. Se non altro, l’autoironia non gli manca.

        Ma un tuffo non basta per il generale: ci vogliono anche i grandi proclami. Inizia con un’ode al nuovo codice della strada, elogiando il presunto calo del 25% delle vittime. “È un dato parziale, ma fa ben sperare”, ha detto, regalandoci l’immagine del traffico ordinato grazie alla sua inossidabile Lega. E no, non è mancato un monito contro la decrescita felice, che per Vannacci è roba da “qualcun altro”. Forse una frecciatina, forse solo il solito sermone.

        Poi arriva il momento clou: il commento sull’arresto di Gianni Alemanno. Il tono? Giusto un filo drammatico: “Le regole valgono per tutti, ma un’operazione del genere, proprio la notte di Capodanno, lascia l’amaro in bocca.” Una frase che sembra quasi suggerire che ci fosse un momento migliore per pizzicare Alemanno. Magari dopo l’Epifania?

        E così, tra battute da spiaggia e stoccate da salotto politico, il nostro generale si prepara a un 2025 che promette di essere altrettanto “gelido e rigenerante”. Il messaggio è chiaro: lo tsunami delle sue idee è solo all’inizio, e no, non c’è costume che lo trattenga. Anche se, forse, avremmo preferito che qualcuno ci risparmiasse lo spettacolo.

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          Politica

          Santanchè e Visibilia: rate, rimborsi e accuse. Il nodo delle casse Covid e la bancarotta da milioni di euro

          Cassa integrazione Covid usata impropriamente, bancarotta fraudolenta e bonus ai dipendenti per lo smart working irregolare: tutte le accuse che pendono su Daniela Santanchè e le sue società.

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            Daniela Santanchè, ministra del Turismo, torna al centro dell’attenzione mediatica e giudiziaria. La sua società, Visibilia Editore (oggi Athena Pubblicità), ha deciso di restituire i fondi ricevuti indebitamente dalla cassa integrazione Covid a zero ore, rateizzando il pagamento. Questa decisione potrebbe alleggerire il rischio di una condanna per danno erariale, ma le accuse di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato continuano a incombere, aggiungendosi alla richiesta di proroga delle indagini sulla bancarotta fraudolenta del gruppo Ki Group.

            Cassa integrazione e bonus ai dipendenti

            Visibilia Editore avrebbe percepito oltre 126 mila euro dall’Inps durante la pandemia, destinati a coprire la cassa integrazione di sette dipendenti. Tuttavia, le indagini condotte dalla Procura di Milano e supportate dalla documentazione degli ispettori Inps hanno rivelato che i dipendenti avrebbero continuato a lavorare regolarmente, seppur in modalità smart working.

            Un’email del 19 aprile 2022, inviata dal dirigente aziendale Paolo Concordia e indirizzata anche a Santanchè e al suo compagno Dimitri Kunz, conferma che l’azienda era consapevole di questa violazione. Anzi, i dipendenti avrebbero addirittura ricevuto un bonus per il loro impegno lavorativo.

            La ministra aveva inizialmente negato ogni addebito, definendo le accuse infondate, ma la recente decisione di Visibilia di risarcire a rate i fondi percepiti illegalmente sembra smentire questa posizione.

            Le indagini sulla bancarotta fraudolenta

            Non si ferma qui il quadro giudiziario che coinvolge Santanchè. Nei giorni scorsi, la Procura ha richiesto una proroga delle indagini sulla bancarotta di Ki Group Srl, società del settore bio food, di cui la ministra è stata presidente fino al 2021.

            Secondo le ricostruzioni, la società avrebbe accumulato un passivo superiore a 8,6 milioni di euro, dichiarandosi insolvente. Gli inquirenti sospettano che la bancarotta sia il risultato di una cattiva gestione durante il mandato di Santanchè e del suo collaboratore Giovanni Canio Mazzaro.

            Il futuro della ministra

            Nonostante l’accumularsi delle accuse, Daniela Santanchè ha dichiarato in passato di non avere intenzione di dimettersi, nemmeno in caso di rinvio a giudizio.

            Il 17 gennaio sarà una data decisiva: l’ultima udienza preliminare sul caso di falso in bilancio stabilirà se la ministra dovrà affrontare un processo o se le accuse verranno archiviate.

            Intanto, le irregolarità emerse nella gestione della cassa integrazione e le nuove indagini sul fallimento di Ki Group rischiano di aggiungere ulteriori capitoli a una vicenda legale che potrebbe avere importanti conseguenze politiche.

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              Politica

              Il 2025 nelle previsioni degli analisti… e pure da parte dell’AI

              La storia non si ferma mai, lo sappiamo. E l’anno appena incominciato potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo, assolutamente inedito. Nel quale gli equilibri globali in costante evoluzione, dipendono in gran parte dalle scelte dei leader che guideranno le nazioni chiave. La vera sfida? Cercare di trasformare le criticità in opportunità.

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                E’ ancora presto per dirlo perchè l’anno è appena iniziato e siamo ancota tutti sotto l’effetto dei brindisi di ieri sera… Però c’è chi sta già lavorando per interpretare tendenze e segnali, considerando quello appena iniziato come un anno decisivo per gli scenari globali. Il 2025 si candida sottosvariati punti di vista come fondamentale, una curva della storia destinata a risolvere o – speriamo vivamente di no – rendere maggiormente intricati i nodi geopolitici che tengono il mondo col fiato sospeso. Su una cosa gli analisti internazionali sono concordi: ci troviamo di fronte ad un’annata decisiva. Cambieranno gli equilibri derivanti dalla guerra in Ucraina? Si risolveranno i vari conflitti in atto nel pianeta? Oppure bisogna attrezzarsi in vista di un ulteriore deterioramento della situazione?

                Il nuovo scenario globale: l’ipotesi Trump

                Per fare un’analisi che abbia un senso non si può che partire dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il tycoon annuncia l’intenzione di riscrivere le regole del gioco internazionale con una visione più assertiva e meno paziente rispetto a quella di Biden. Promettendo una quantomeno imporbabile pace lampo in Ucraina entro 24 ore dal suo insediamento, che avverrà il prossimo 20 gennaio 2025. Ma come sarebbe possibile? Alcune indiscrezioni descrivono una sorta di “congelamento” del conflitto, con il riconoscimento de facto dei territori occupati dai russi e un ingresso dell’Ucraina nella NATO non prima di 20 anni.

                La politica commerciale del rieletto Trump

                Con le recenti ammissioni del presidente Zelensky sulla inferiorità militare del suo esercito, è probabile che lo “zar” Putin si appresti ad una negoziazione da una netta posizione di vantaggio. In questo ambito che futuro si può pensare per l’’Europa e per la tenuta dell’alleanza transatlantica, già messa a rischio dalla politica commerciale aggressiva di Trump? Nuovi dazi che il presidente rieletto potrebbe attivare verso i paesi UE, sono potenzialmente in grado di creare conseguenze economiche e politiche davvero imprevedibili.

                Medio Oriente: campo minato ad altissimo rischio

                La caduta del regime siriano di Assad ha inaugurato, sul finire dell’anno appena trascorso, una stagione di rinnovata incertezza. Il nuovo governo, composto in parte da ex jihadisti, parla di stabilità e diritti per tutti, anche se sono in molti a temere che si verifichi quello che è accaduto in Afghanistan. La tregua in Libano si basa su presupposti fragilissimi e potrebbe cedere da un momento all’altro. A Gaza qualche barlume di possibilità per un accordo, anche se fino ad oggi non è stato concretizzato niente. Le tensioni tra Israele e Iran, messe in secondo piano dagli eventi in Siria, potrebbero riesplodere in qualsiasi momento.

                La sfida Usa VS Cina

                La competizione, attualmente giocata sul piano economico, potrebbe rapidamente degenerare. Il mix fra il protezionismo convinto di Trump, insieme alla questione mai risolta di Taiwan che rappresenta una vera e propria miccia a rischio d’innesco, rischia di trasformare la mera rivalità commerciale in qualcosa di più grande.

                E la nostra Europa che fine farà?

                Già provata dalla crisi energetica e dall’inflazione dilagante, l’UE è chiamata ad affrontare un 2025 ricco di sfide. Il rapporto con Washington potrebbe incrinarsi ulteriormente, mentre la guerra in Ucraina rappresenterà ancora un peso sull’economia europea. Anche se appare un impegno enorme, Bruxelles deve necessariamente cercare di ritagliarsi maggiore autonomia.

                L’AI dice la sua sul futuro dell’Italia

                Nessuna buona notizia per noi da parte di un’analisi condotta dall’intelligenza artificiale generativa: il peggio deve ancora venire. Così alemno sostiene l’AI riguardo al futuro economico, politico, sociale, demografico, culturale, ambientale e geopolitico dell’Italia. “Il protrarsi della guerra in Ucraina e l’intensificarsi di conflitti in altre regioni alimentano rischi geopolitici che potrebbero influenzare la sicurezza energetica e la stabilità economica dell’Italia”. Sempre secondo l’Ai, da tenere sotto controllo saranno le alleanze: “L’Italia dovrà gestire con attenzione le sue relazioni con partner strategici, come la Cina, soprattutto in settori chiave come le telecomunicazioni e l’energia. Recenti indagini su investimenti cinesi in aziende italiane evidenziano la necessità di proteggere gli asset nazionali strategici”.

                Reggerà il governo Meloni?

                Su questo specifico apsetto l’IA appare chiara: “Le forze di opposizione cercheranno di sfruttare eventuali segnali di insoddisfazione popolare per rafforzare il proprio consenso e influire sul dibattito pubblico. Questo potrebbe includere un’accentuazione delle critiche sulle politiche economiche, sociali e ambientali, nonché un’azione mirata a mobilitare settori della popolazione maggiormente colpiti da problemi come l’aumento del costo della vita, la disoccupazione giovanile o le disparità territoriali”.

                Quante di queste previsioni diventeranno reali? C’è solo un modo per scoprirlo; vivere – possibilmente al meglio – questo 2025.

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