Gossip
Lady Gaga si sposa senza invitati e con takeaway cinese? L’artista scherza sul suo matrimonio anticonvenzionale
Dopo mesi di speculazioni, Lady Gaga conferma le sue nozze imminenti. La coppia potrebbe celebrare il grande giorno con una semplice cerimonia in comune e cibo d’asporto. Tra ironia e realtà, la pop star svela dettagli inediti, lasciando i fan in bilico tra unicorni e takeaway cinese.

La regina della provocazione, Lady Gaga, sta per compiere il passo più importante della sua vita sentimentale: convolare a nozze con l’imprenditore Michael Polansky, noto per la sua carriera in Silicon Valley e per la gestione degli enti benefici di Sean Parker, co-fondatore di Facebook. La notizia del matrimonio non è più un segreto, dopo che la coppia è apparsa per la prima volta insieme sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, con un anello scintillante in bella vista sul dito della pop star. Ma se qualcuno si aspettava una cerimonia sontuosa e glamour in stile Hollywood, Gaga ha fatto di nuovo colpo, rivelando piani tutt’altro che convenzionali.
Un matrimonio intimo… con takeaway?
Ospite al Jimmy Kimmel Live lo scorso 1 ottobre, Lady Gaga ha dato alcuni dettagli sui suoi progetti di nozze. Con la sua solita ironia, ha scherzato: “In realtà pensiamo di andare in comune, solo noi due, e poi ordinare del cibo d’asporto”. L’idea di un matrimonio lontano dai riflettori, senza inviti e con takeaway cinese potrebbe sembrare un pesce d’aprile fuori stagione, ma conoscendo Gaga, la possibilità che decida di spiazzare tutti con scelte fuori dall’ordinario è reale.
Tuttavia, in perfetto stile Gaga, l’artista ha anche lasciato intendere che non tutto è scolpito nella pietra. Con un sorriso enigmatico, ha ammesso: “Conoscendomi, potrebbe trasformarsi in un circo con unicorni”, sfoderando la sua famosa Poker Face e lasciando i fan sospesi tra il dubbio e la sorpresa. Quale sarà davvero il tono della cerimonia? Forse non lo sapremo fino all’ultimo momento.
La storia d’amore tra Gaga e Polansky
Il legame tra Lady Gaga e Michael Polansky ha iniziato a fare capolino sulla scena pubblica nel 2019, quando i due hanno cominciato a frequentarsi. La scintilla, però, si accese grazie a un incontro organizzato nientemeno che dalla madre di Gaga, Cynthia Germanotta. Come ha raccontato la cantante su Vogue, fu proprio la madre a predire il destino della coppia: “Credo di aver appena conosciuto tuo marito”, le disse dopo una festa organizzata per il compleanno di Sean Parker.
Durante la pandemia, i due si sono rifugiati nella casa di Gaga a Malibù, dove hanno avuto l’opportunità di approfondire il loro legame lontano dai riflettori e dal trambusto della vita da star. “È stato davvero speciale”, ha raccontato la cantante. “Per la prima volta nella mia vita ho potuto concentrarmi su una relazione, senza essere sopraffatta dal lavoro”. Polansky, a detta di Gaga, è stato l’uomo che l’ha amata per ciò che è, oltre il suo alter ego Lady Gaga.
La proposta: romanticismo con un tocco moderno
Il romanticismo ha preso il sopravvento durante una semplice escursione in montagna. La proposta di matrimonio è arrivata il 1° aprile, pochi giorni dopo il compleanno di Gaga. Michael Polansky ha organizzato una giornata perfetta, culminata con la fatidica domanda al ritorno da una passeggiata in montagna. Come ha raccontato Gaga, non è stata una proposta tradizionale: “Mi ha chiesto se poteva farmi la proposta, prima ancora di farla. È stato bellissimo e moderno”.
L’anello che Polansky ha scelto per Gaga è un diamante ovale da otto carati incastonato su una fascia di platino, dal valore stimato di oltre 500.000 dollari. La cantante, pur entusiasta, ha apprezzato particolarmente il gesto di non seguire le convenzioni classiche, come inginocchiarsi, sottolineando che “sono una donna moderna”.
Unicorni o takeaway? Il mistero del matrimonio perfetto
Che si tratti di una cerimonia discreta con solo due testimoni e una cena d’asporto, o di un evento spettacolare con cavalli alati e costumi sfavillanti, una cosa è certa: il matrimonio di Lady Gaga sarà unico nel suo genere. I fan restano in trepidante attesa per scoprire se Gaga sceglierà il minimalismo o l’eccentricità per il suo giorno più importante.
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Gossip
Katia Pedrotti: «Blocco Ascanio su WhatsApp e Instagram quando litighiamo. Poi facciamo la pace!»
«Sono molto ‘colorata’ nei litigi, mi blocco per giorni. Ascanio? Lo blocco sui social o gli dico che non tornerò mai più». Tra disordine in casa e figli da disciplinare, ecco le dinamiche di una famiglia affiatata ma vivace.

Katia Pedrotti e Ascanio Pacelli formano una delle coppie più longeve nate dal Grande Fratello, ma questo non significa che la loro vita di coppia sia priva di scintille. Intervistata da Oggi, Katia ha raccontato con ironia e sincerità i retroscena delle liti con il marito e dei momenti più vivaci in famiglia.
Litigi coloriti e gesti teatrali
«Sono molto ‘colorata’ nei miei litigi», ha confessato Katia, ammettendo di avere un carattere forte e deciso. Quando la discussione si fa seria, non è raro che prenda misure drastiche: «Lo blocco su WhatsApp e Instagram o gli dico: ‘Esco e non tornerò mai più’».
Nonostante i gesti teatrali, il rapporto con Ascanio resta solido: «A volte passano giorni prima di riconciliarci, ma abbiamo trovato il nostro equilibrio».
Disordine in casa e pazienza messa alla prova
Uno dei motivi principali di discussione? Il disordine. «Sono molto precisa, odio quando la casa è in disordine. Ad esempio, se ho appena pulito la cucina e Ascanio arriva con un cracker e lascia briciole ovunque, vado fuori di testa», ha spiegato Katia.
Figli e disciplina creativa
Anche con i figli, Matilda (17 anni) e Tancredi (11 anni), Katia non risparmia toni decisi: «Dico cose tipo: ‘Non uscirete per 32 mesi’ o ‘Ti ritiro la Playstation fino a quando avrai 24 anni’». Un modo colorito ma affettuoso per mantenere la disciplina in casa.
Nonostante le liti e le piccole incomprensioni, Katia e Ascanio si mostrano ancora molto affiatati e innamorati, dimostrando che, a volte, anche i litigi più teatrali possono essere il segreto di una coppia duratura.
Gossip
Matteo Viviani e Ludmilla Radchenko si separano: «Meglio dividersi che distruggere ciò che resta»
Matteo Viviani e Ludmilla Radchenko si separano dopo 12 anni di matrimonio. L’annuncio sui social parla di una scelta condivisa e matura, per evitare che la convivenza svuoti il bene rimasto. I figli, Eva e Nikita, resteranno al centro della loro nuova armonia familiare.

Un amore lungo 17 anni, due figli e una vita costruita insieme. Ora, però, Matteo Viviani e Ludmilla Radchenko hanno scelto di separarsi. La notizia, arrivata come un fulmine a ciel sereno, ha colpito i tanti fan della coppia, che per anni hanno seguito con affetto il loro percorso. L’inviato storico de Le Iene e la pittrice di origine russa hanno deciso di chiudere il capitolo del loro matrimonio con la stessa discrezione con cui lo hanno vissuto.
A dare l’annuncio è stato Viviani, attraverso un reel pubblicato sul suo profilo Instagram. Niente recriminazioni, nessun veleno: solo parole misurate e dense di rispetto. «Stare insieme avrebbe demolito i nostri sentimenti», dice con lucidità. «Non c’erano liti né rancori, ma una consapevolezza comune: proseguire così avrebbe intaccato quel bene che ancora ci lega».
Una separazione, insomma, non figlia di un evento drammatico, ma di una presa d’atto matura. I due avevano iniziato a ragionare su questa possibilità già a inizio 2025. Hanno scelto di farlo ora, prima che la convivenza si trasformasse in ostilità. «Vediamo troppe coppie, anche famose, farsi la guerra quando ormai l’amore si è trasformato in rancore», sottolinea Viviani. «Noi abbiamo deciso di fermarci prima, per salvare quello che di bello c’è stato e che ancora esiste, in altra forma».
Un pensiero condiviso anche da Ludmilla Radchenko, che sui social ha raccontato il suo punto di vista. Senza drammi, senza retorica. Solo la necessità di proteggere la serenità di Eva e Nikita, i due figli nati dal loro amore, rispettivamente nel 2012 e nel 2017. «I bambini hanno capito. Non è stato facile, ma abbiamo parlato molto con loro. Hanno accolto questa decisione con maturità», ha scritto l’ex letterina di Passaparola, oggi artista affermata con mostre in gallerie internazionali e uno studio a Milano.
Il loro legame resta forte, trasformato. Dall’amore di coppia a un rispetto profondo, fatto di ricordi condivisi, obiettivi comuni e due figli da crescere con armonia. Nessuna guerra in vista, solo un equilibrio nuovo da costruire. E se separarsi può essere, in certi casi, il gesto più doloroso ma anche più saggio, Viviani e Radchenko sembrano averlo capito prima di molti altri.
Reali
Harry e Meghan, la beneficenza scoppia tra le mani: accuse di bullismo e figuracce reali
Il principe si dimette da Sentebale, la charity fondata in nome di Diana. Ma dietro le quinte c’è il caos: la presidente Sophie Chandauka lo accusa di “molestie sistemiche”. E Meghan? Pare abbia fatto inginocchiare la manager. Letteralmente.

Dove passano i Sussex, non cresce più l’erba. E anche quando dovrebbero semplicemente sostenere una causa nobile, riescono a trasformarla in una guerra intestina a base di accuse, dimissioni e gesti al limite del surreale. L’ultima scena si è consumata dentro Sentebale, l’organizzazione fondata da Harry nel 2006 per aiutare bambini sieropositivi in Africa. Un nome nobile, una causa indiscutibile. Ma dietro la facciata benefica, è andato in scena l’ennesimo capitolo della saga “Harry e Meghan contro il resto del mondo”.
Il principe si è dimesso dal consiglio direttivo insieme al co-fondatore Seeiso, principe del Lesotho. Ma la mossa è tutto fuorché diplomatica: arriva a seguito delle accuse pesantissime della presidente della charity, Sophie Chandauka, manager di lungo corso con trascorsi in Morgan Stanley e Meta, che parla apertamente di “bullismo sistemico” da parte di Harry e del consiglio di amministrazione.
La denuncia è arrivata dritta alla Charity Commission, l’ente che vigila sulle organizzazioni no-profit. Secondo Chandauka, all’interno della charity regnerebbero misoginia, abuso di potere e discriminazione verso le donne nere. Le sue riunioni sarebbero state interrotte, le sue decisioni boicottate, il suo ruolo costantemente ridimensionato. “Non sono stata trattata come i miei predecessori — ha detto a Sky — Alcuni membri del board pensavano di poterla fare franca maltrattando una donna”.
Dal canto loro, i fiduciari dell’ente e i due principi replicano con accuse opposte: la Chandauka avrebbe gestito i conti in modo opaco e cambiato rotta senza consultare il consiglio. Insomma, ognuno accusa l’altro di aver portato la nave sugli scogli. E se non fosse una charity, sembrerebbe la trama di una soap.
Ma la parte più grottesca arriva da un evento dello scorso aprile a Miami, durante una partita di polo benefico. Harry, capitano della squadra vincitrice, era sul podio per la premiazione. Accanto a lui, alla sua destra, c’era Sophie Chandauka. E qui entra in scena Meghan Markle.
Secondo quanto ricostruito da fonti interne (e riportato dal Telegraph), l’ex attrice avrebbe ordinato alla manager di spostarsi dalla parte “sbagliata” del principe. Non con un cenno, ma con un comando esplicito. E così Chandauka sarebbe stata costretta ad abbassarsi sotto il trofeo per cambiare lato, in pieno stile “inchinati e ubbidisci”.
Una scena che ha fatto storcere il naso anche a molti presenti e che avrebbe innescato il disastro. A quanto pare, Harry avrebbe poi pressato Chandauka affinché rilasciasse una dichiarazione pubblica “a sostegno” della moglie, per riparare all’immagine poco regale della duchessa. Lei ha detto no. E, secondo chi conosce i retroscena, da lì è cominciata la sua lenta e inesorabile defenestrazione.
C’è chi dice che la manager abbia usato il caso Harry per far esplodere una situazione già al limite. Altri sostengono che sia stata vittima dell’ennesimo cortocircuito tra potere reale e insicurezze hollywoodiane. Di certo, ancora una volta, il buon nome della beneficenza è finito sotto i tacchi di una coppia sempre più allergica alla sobrietà.
Intanto, Harry e Meghan restano in silenzio. Ufficialmente impegnati in nuovi progetti di comunicazione e “impact storytelling” (qualunque cosa significhi). Ma dietro le quinte, la beneficenza piange. E anche un po’ ride. Di nervi.
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