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Punti di svista

Musk, il visionario dell’ipocrisia

Elon Musk il genio, l’innovatore, il visionario o soltanto Elon Musk l’ipocrita opportunista? Dalle auto elettriche a Marte per arrivare alla politica, sembra infatti aver cambiato idea su un tema che lo riguarda da molto vicino: l’imparzialità dei social media.

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    Solo due anni fa, Musk tuonava contro chi voleva influenzare il dibattito politico, sostenendo che le piattaforme digitali dovessero essere imparziali, libere dalla politica e aperte al dibattito. “I social media devono essere il terreno neutrale della democrazia”, diceva tronfio. Peccato che ora, con un’inversione a U che farebbe vacillare qualsiasi delle sue Tesla, ora che è proprietario di X, il social che tutti rimane Twitter, l’imparzialità non è più un valore.

    A sostegno di Trump

    Anzi, Musk è sceso in campo in prima persona per sostenere il candidato Repubblicano ed ex presidente Donald Trump. Con tanto di pioggia di fake news, alcune della peggior specie, divulgate via Web. E così, il paladino della libertà di espressione, diventa paladino della convenienza. La sua. Già perché libertà, imparzialità e neutralità sono belle parole ma in fondo l’uomo più ricco del mondo è come gli altri.

    Twittando scriteriatamente

    Pensa al suo interesse e al suo portafoglio, sostenendo chi in futuro gli potrà fare più comodo. Nulla di male, in fondo. Purché non inizi a dare lezioni di moralità e democrazia. Perché per percorrere la strada che porta dall’essere ipocrita al diventare patetico non serve una Tesla. Basta un tweet.

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      Siamo un popolo di complottisti

      Quelli che… credono che la terra non sia rotonda. A differenza di noi terrasferici, c’è chi giura che il pianeta nel quale vivamo sia un disco delimitato dai ghiacci antartici sull’esterno…

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        Non è una barzelletta, non è uno scherzo. Il 5,8% dei cittadini italiani è convinto che la Terra sia piatta. Sì, piatta. Su cento persone che vivono nel nostro Paese quasi sei credono che il nostro pianeta sia fatto a immagine e somiglia di una pizza. Senza neppure il bordo, perché, secondo loro, quando si arriva al margine estremo, c’è solo il baratro. Sei su 10.

        Un’assurdità certificata

        Lo certifica il Censis. Tanti, troppi per non porsi il problema. Perché va bene essere anticonformisti, ma qui si esagera. Inutile dare la colpa i social network dove qualsiasi teoria strampalata può essere venduta come verità. Il problema è più radicali. Perché insieme ai terrapiattisti, che possono entrare anche in quota folklore e fare un po’ sorridere, ci sono i No Vax, i negazionisti dei cambiamenti climatici, quelli che credono al deep state, chi pensa che siamo controllati dai microchip sottocutanei, chi rifiuta l’idea che i medici possano curarci e avanti così.

        Piatta come… l’elettroencefalogramma di tanti

        Ribelli contro l’ovvio, sovversivi contro la logica. Quelli che penseranno che anche questa ricerca, ovviamente, altro non è che un complotto. Eddai, restiamo con i piedi per terra. Letteralmente…

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          La differenza fra tifosi e delinquenti

          Una piccola riflessione comparativa, dopo tutto lo sconquasso causato dall’inchiesta milanese su San Siro e le sue logiche mafiose…

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            I tifosi comprano i biglietti. I delinquenti li estorcono.

            I tifosi tifano la squadra. I delinquenti minacciano chi non lo fa.

            I tifosi esultano se la squadra vince. I delinquenti non sono interessati al risultato sportivo.

            I tifosi fischiano se la squadra gioca male. I delinquenti intimidiscono la squadra.

            I tifosi battono le mani. I delinquenti menano le mani.

            I tifosi mangiano il panino fuori dalla stadio. I delinquenti vogliono controllare gli incassi dei chioschi.

            I tifosi hanno passione. I delinquenti la sfruttano.

            I tifosi chiedono l’autografo ai calciatori. I delinquenti li obbligano a regalare le maglie.

            I tifosi bevono una birra allo stadio. I delinquenti controllano lo spaccio di stupefacenti.

            I tifosi fanno bene al calcio. I delinquenti lo infangano.

            Queste e altre ancora, sono solo alcune delle differenze emerse una volta di più dall’inchiesta che ha coinvolto le curve milanesi. Che queste differenze siano chiare, sempre. C’è il tifoso e c’è il delinquente. Ma tifosi e delinquenti sono e restano entità diverse. Con o senza inchieste.

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              Un eroe normale, non degno di un paese (non) civile

              Un eroe involontario, che ha ritenuto solo di fare la cosa giusta in un frangente drammatico. E che lascia tutti attoniti ed amareggiati,

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                La storia di Michele, il ragazzo di Mestre ucciso per aver difeso una ragazza da una rapina, lascia addosso un senso di ingiustizia misto ad ammirazione. Perché Michele ha fatto quello che molti di noi, forse, non avrebbero il coraggio di fare: non si è girato dall’altra parte mentre qualcuno era in pericolo. Ha avuto coraggio. E ha pagato con la vita.

                Il coraggio di preoccuparsi per gli altri

                Sicuramente qualcuno avrà pensato “poteva farsi gli affari suoi”, qualcun altro si sarà chiesto se ne valeva la pena. Domande e riflessioni lecite e normali, in un mondo di indifferenti. La via più semplice è quella di farsi gli affari propri, è vero. Se lo avesse fatto anche lui, nessuno avrebbe potuto giudicare quel ragazzo che passava di lì, che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma Michele non lo ha fatto, non si è voltato dall’altra parte, non si è fatto gli affari propri. Ha scelto di fare la cosa giusta, quella che riteneva giusta. E suo malgrado è diventato un eroe.

                L’amaro in bocca

                Ma la sua storia lascia anche un profondo senso di amarezza. Perché mai in un Paese civile fare la cosa giusta, essere altruista, e non girarsi dall’altra parte di fronte a un’ingiustizia, dovrebbe costare la vita. In un Paese davvero civile, non si diventa eroe in questo modo. Michele lo è diventato un eroe, purtroppo. E questo non può che fare tristezza.

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