Politica
Maria Rosaria Boccia, spuntano documenti choc: quella prima laurea in Economia Aziendale non esisterebbe!
In atti del 2011 e 2012, la stessa Boccia si dichiara “diplomata”, mentre nel profilo LinkedIn, poi rimosso, millantava una laurea in Economia Aziendale del 2005 e una recente. Con la prima laurea ormai smentita, il caso si fa sempre più controverso e il curriculum dell’imprenditrice rischia di sgretolarsi.
Nuove ombre sul curriculum di Maria Rosaria Boccia: il settimanale “Oggi” pubblica documenti che metterebbero in discussione la legittimità della prima delle sue due lauree in Economia Aziendale. Un colpo di scena che porta a chiedersi quanto di vero ci sia nella narrazione accademica dell’imprenditrice di Pompei, già al centro di polemiche per le sue frequenti revisioni del passato.
Quello che lascia a bocca aperta è che la fonte di questi documenti è proprio Maria Rosaria Boccia stessa. Lo scorso 30 ottobre, forse nel tentativo di sviare l’attenzione, ha condiviso sui social una copia della sentenza di divorzio. Eppure, in quegli atti ufficiali del 2011 e 2012, risulta chiaramente “diplomata”. Nella prima pagina del ricorso, in bella vista, compare la dicitura “di professione commerciante e titolo di studio diploma”. Insomma, nessuna traccia di lauree!
Ma l’imprenditrice, fino a poco tempo fa, era stata molto chiara nella sua bio su LinkedIn, dove vantava due titoli accademici: uno in Economia Aziendale, conseguito nel 2005 presso l’Università degli Studi Parthenope di Napoli, e una seconda laurea, completata nel 2023 in modalità telematica. Non solo la Boccia sfoggiava un titolo “tardivo” di dubbia utilità, ma anche una laurea in economia che oggi sembra frutto della sua fantasia.
Se le rivelazioni di “Oggi” sono veritiere, la prima laurea della Boccia si dissolverebbe come una bolla di sapone. E viene da chiedersi: qual è il motivo di questo gioco di prestigio accademico? Perché costruire un curriculum su un falso titolo? I documenti sono chiari, e l’immagine dell’imprenditrice rischia ora di essere travolta da questo crollo di credibilità.
Intanto, gli osservatori più attenti si interrogano su cosa possa ancora emergere dalle ricerche che continuano a scavare nel passato della Boccia.
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Politica
Pier Silvio Berlusconi scende in politica ad aprile! Tra rumors e strategie, il futuro del figlio del Cavaliere
L’ad di Mediaset potrebbe aver fissato una data per una svolta decisiva nella sua vita professionale. Ecco cosa potrebbe succedere e quali sono le posizioni della famiglia Berlusconi.
Da mesi si rincorrono voci sempre più insistenti su una possibile discesa in politica di Pier Silvio Berlusconi. Lui smentisce a più non posso, ma niente, dopo ogni dichiarazione tornano le vovi più forti di prima. I rumor sembrano confermare che l’ad di Mediaset stia riflettendo su un passo che potrebbe cambiare lo scenario politico italiano. In particolare, si ipotizza che Pier Silvio possa attendere il prossimo aprile 2025, data indicata come possibile per il referendum sull’autonomia differenziata. Perché proprio quel momento? Per molti, la tornata referendaria rappresenta un possibile punto di svolta: una sconfitta del centrodestra potrebbe scatenare una crisi di governo e offrire a Pier Silvio un trampolino per il grande salto.
Ma perché l’idea di un ingresso in politica da parte del figlio del Cavaliere continua a far discutere? Da una parte c’è la fascinazione per un’eredità politica e mediatica che sembra inevitabile. Silvio Berlusconi è stato, e rimane, una figura imprescindibile della storia recente italiana. Il pensiero di una continuità, con Pier Silvio pronto a guidare Forza Italia o a creare un movimento tutto suo, sembra affascinare molti.
Dall’altra, però, c’è chi sottolinea le difficoltà e le insidie di un simile percorso. Anche in famiglia le opinioni sono divergenti. Se da una parte ci sono sostenitori, come la compagna Silvia Toffanin e Niccolò Querci, dall’altra troviamo la ferma opposizione di Marina Berlusconi. La primogenita, infatti, sembra poco convinta che la politica possa giovare alle aziende di famiglia, oggi più solide che mai e lontane dai tempi in cui le battaglie del padre le rendevano vulnerabili.
Marina e Pier Silvio: due visioni, un’unica famiglia
Il contrasto tra fratelli è una delle chiavi di lettura più interessanti di questa possibile evoluzione. Marina è stata sempre in prima linea per difendere l’onore e il patrimonio di famiglia, ma preferisce una gestione più defilata, lontana dalle luci della ribalta. Per lei, dopo anni di battaglie legali e mediatiche che hanno segnato profondamente la storia dei Berlusconi, entrare nel “tourbillon” politico significherebbe esporsi a rischi inutili. Dall’altro lato, Pier Silvio sembra più aperto all’idea di un impegno diretto, forse perché ha già vissuto in prima persona l’ambiente complesso e articolato di un colosso mediatico come Mediaset, dove le dinamiche del potere non sono poi così diverse da quelle della politica.
Cosa succederà nei prossimi mesi?
Se il progetto politico di Pier Silvio prenderà forma, lo scopriremo presto. Intanto, il 2025 si avvicina e con esso nuove sfide per il nostro Paese. La politica, così come le dinamiche familiari, resta imprevedibile. Resta da capire se Pier Silvio riuscirà a trovare un equilibrio tra la sua carriera imprenditoriale e la tentazione di un ruolo più attivo nello scenario politico nazionale.
Non ci resta che attendere e vedere se davvero l’eredità politica del Cavaliere troverà nuova vita, oppure se il nome Berlusconi resterà legato solo alla storia di chi ha già scritto pagine memorabili, ma non ne scriverà di nuove.
Politica
Regione Lombardia approva il bilancio 2025-27: sanità, infrastrutture e diritti degli animali al centro
Un bilancio da 34 miliardi con investimenti su sanità, trasporti e inclusione sociale. Marrelli: “Un passo di civiltà per i diritti degli animali”.
Dopo una maratona di 38 ore e oltre 4.200 emendamenti discussi, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato il bilancio di previsione 2025-27 e la legge di Stabilità, con un valore complessivo di 34 miliardi di euro. Al centro della manovra, la sanità, con uno stanziamento record di 23 miliardi, insieme a investimenti per infrastrutture, politiche sociali e sostegno alle imprese e alle famiglie.
L’intervento di Luca Marrelli
Soddisfatto il consigliere regionale Luca Marrelli, che ha definito il bilancio “una manovra senza aumenti di pressione fiscale, ma ricca di investimenti mirati per i territori”. Tra le priorità citate, la sanità e il trasporto pubblico, con il prolungamento della linea metropolitana M5 fino a Monza finanziato con 37,2 milioni di euro l’anno dal 2027 al 2032. Marrelli ha inoltre evidenziato il valore del suo ordine del giorno approvato dall’aula per l’istituzione del garante dei diritti degli animali: “Un passo di civiltà che riconosce l’importanza dei nostri amici a quattro zampe, ormai parte integrante delle famiglie lombarde”.
Sanità e trasporti in primo piano
Tra gli interventi più significativi figurano 300 milioni per l’edilizia sanitaria, un incremento di 480 milioni sul Fondo Sanitario Regionale e 500 mila euro per potenziare i reparti di neuropsichiatria infantile. Nel settore trasporti, oltre al prolungamento della linea lilla, sono previsti investimenti per la sicurezza nelle stazioni, grazie alle richieste della Lega, e per nuovi spazi camperistici, proposti da Fratelli d’Italia.
Inclusione e lotta alla mafia
Grazie agli emendamenti delle opposizioni, sono stati stanziati 5 milioni per la rimozione delle barriere architettoniche nelle case popolari Aler, 500 mila euro per il recupero dei beni confiscati alla mafia e 500 mila euro per il servizio di ostetricia a domicilio. Inoltre, 2 milioni di euro saranno destinati alla sicurezza sul lavoro.
Critiche dalle opposizioni
Non sono mancate le polemiche. Secondo Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, “il bilancio è palesemente inadeguato e non risponde alle reali necessità dei cittadini”. Anche Nicola Di Marco, leader dei Cinque Stelle, ha criticato la manovra definendola passiva rispetto ai tagli del governo, mentre Onorio Rosati di Avs ha lamentato risposte parziali o negative alle proposte delle opposizioni.
Fontana e Alparone difendono la manovra
Il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha sottolineato come il bilancio sia incentrato sul miglioramento dei servizi senza aumentare tasse o imposte, continuando a investire in infrastrutture e progetti strategici senza ricorrere a nuovo debito. L’assessore al Bilancio Marco Alparone ha ribadito la volontà di mantenere saldo il principio di sostenibilità economica, puntando su trasparenza e responsabilità.
Un bilancio, dunque, che punta a sostenere i lombardi in un contesto economico complesso, pur tra le critiche e le richieste di maggiore incisività da parte dell’opposizione.
Politica
Daniela Santanchè, nuove accuse: indagata per bancarotta fraudolenta nella vicenda Ki Group
Oltre 8,6 milioni di euro di passivo e un patrimonio netto negativo di 9,6 milioni. Santanchè si dichiara estranea alla gestione, ma i giudici parlano di insolvenza conclamata. L’inchiesta si aggiunge al caso Visibilia, dove la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio e truffa aggravata.
Daniela Santanchè, ministra del turismo e figura di spicco di Fratelli d’Italia, è al centro di una nuova bufera giudiziaria. La Stampa ha rivelato che è indagata con l’accusa di bancarotta fraudolenta nella vicenda della Ki Group srl, società dichiarata in liquidazione giudiziale a gennaio 2023. Santanchè avrebbe appreso della sua iscrizione nel registro degli indagati dalla notifica di una richiesta di proroga delle indagini da parte della procura.
Oltre alla ministra, fra gli indagati figurano il suo ex compagno Giovanni Canio Mazzaro, il fratello Michele Mazzaro, Antonino Schemoz e altre due persone. Questa nuova accusa si somma al procedimento già in corso su Visibilia, per cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio con le accuse di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Il fallimento di Ki Group
La vicenda della Ki Group srl si è conclusa a gennaio con la liquidazione giudiziale, equivalente al fallimento secondo le nuove procedure del diritto civile. Il tribunale fallimentare di Milano ha riscontrato un passivo di oltre 8,6 milioni di euro e una perdita d’esercizio di 11,8 milioni, con un patrimonio netto negativo di 9,6 milioni già nel bilancio precedente.
I giudici hanno definito “manifestamente implausibile” il piano di concordato semplificato presentato dalla società nel tentativo di evitare il fallimento. Le motivazioni parlano di uno “stato di definitiva incapacità dell’impresa di fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni”, aggravato dal mancato deposito del bilancio a dicembre 2022 e dalla mancata soluzione della crisi finanziaria.
Ki Group è solo una delle società della galassia Santanchè a essere finita in liquidazione. Sono state dichiarate fallite anche Biofood, Verdebio e Bioera, quest’ultima coinvolta in un tentativo di salvataggio disperato per finanziare proprio Ki Group. Resta ancora incerto il destino di Ki Group Holding, su cui pende un’altra istanza di liquidazione.
La posizione di Santanchè
La ministra ha sempre sostenuto di essere estranea alla gestione della Ki Group, nonostante abbia ricoperto il ruolo di presidente e legale rappresentante dal 2019 al 2021. Le accuse, tuttavia, continuano ad accumularsi, mettendo ulteriormente in difficoltà la figura politica di Santanchè e sollevando interrogativi sulla trasparenza e sulle responsabilità nei suoi incarichi societari.
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