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Musica

De Gregori, il Principe tradito? Quando la musica diventa merce di scambio

I fan del cantautore Francesco De Gregori non ci stanno ad ascoltare brani storici del cantante come colonna sonora di spot pubblicitari e si rivoltano contro l’artista. Che risponde: embè?

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    “Ma non lo vedi come passa il tempo, come ci fa cambiare?”, cantava Francesco De Gregori nel 1996, parole che oggi appaiono tristemente profetiche mentre “Sempre e per sempre” trionfa come colonna sonora di un noto spot pubblicitario, facendo seguito a “La storia” già usata durante l’estate. E qundi?

    Quindi è la fine di un tabù: canzoni d’autore per la pubblicità

    Ma non è una novità assoluta né a livello nazionale né tanto meno a livello internazionale. I cantautori o i gruppi musicali da molti anni prestano, vendono i loro brani alla comunicazione. Per accompagnare gli spot di questo o quel prodotto di largo consumo. Restando a De Gregori dopo aver duettato con Fedez in “Viva l’Italia“, aver partecipato come ospite a X Factor e collaborato con Checco Zalone, ha infranto l’ultimo dei suoi tabù. Le sue canzoni diventano sottofondo per spot pubblicitari. Un cambiamento radicale per l’artista romano, che fino a poco tempo fa veniva percepito come un baluardo contro la commercializzazione della musica d’autore. E quindi?

    I fan delusi: “Non è il De Gregori che conoscevamo”

    E va bene ragazzi ci siete rimasti male che il vostro idolo abbia vaneduto i diritti dei vostri brani del cuore. Ma pensate alla nostra generazione, quella dei vostri padri che detestavano De Gregori perchè a differenza dei suoi colleghi o dei gruppi musicali del momento, negli anni’70 realizzava concerti dal vivo a cost proibiliti. Di allora. Ed era nata la mania di sfiìondare i cancelli per potervi assistere con scontri con la forza dellìOrdine pubblico. A distanza di 50 anni ora ha scelto di guadagnarci su. Che male fa? Che male c’è?

    Sui social, molti fan esprimono sdegno e delusione: “Non mi piace questa mercificazione dei miei sentimenti“, commenta un utente, e un altro aggiunge: “Credevo che De Gregori non avrebbe mai dato il consenso per l’uso delle sue canzoni negli spot: evidentemente qualcosa è cambiato“. Illuso… Sono parole che riflettono una sensazione di tradimento, un distacco tra il cantautore e i suoi seguaci storici.

    Un percorso verso la commercializzazione?

    Nella carriera di De Gregori, fino a oggi, operazioni di questo genere non erano mai state contemplate. Per i fan, questa scelta di “scendere a compromessi” è uno shock, specie considerando che il cantautore rappresenta per molti un patrimonio culturale italiano di immagini e ricordi. C’è chi lo paragona a Bob Dylan, che ha sconvolto il suo pubblico quando ha ceduto i diritti delle sue canzoni a un colosso discografico e le ha messe a disposizione di spot e serie televisive.

    Dylan come De Gregori sono esempi di cantautori che hanno scelto di monetizzare il proprio catalogo, ma non sono gli unici. Bruce Springsteen e i Pink Floyd, ad esempio, hanno ceduto i diritti dei loro brani rispettivamente a Sony per 500 milioni di dollari e 400 milioni di dollari, facendo sì che canzoni iconiche come “Another Brick in the Wall” potessero finire in spot e colonne sonore di film.

    Ma c’è chi dice no

    Non tutti gli artisti, però, hanno fatto questa scelta. Nel 2006, Vasco Rossi, per esempio, dichiarò pubblicamente di aver sbagliato quando concesse “Senza parole” e “Rewind” per uno spot automobilistico, annunciando di voler proteggere le sue canzoni dalla commercializzazione: “Ho sbagliato, non venderò più i miei sogni, che poi sono anche quelli dei miei fan“.

    Tra musica e compromessi: il punto di rottura

    In questo nuovo contesto, De Gregori non si è limitato a collaborare con aziende, ma ha anche affiancato personalità come Checco Zalone in un disco intitolato Pastiche, una raccolta di brani e cover, accompagnato da due concerti alle Terme di Caracalla. Un progetto che appare come un’operazione commerciale, ben lontano dalle opere d’autore che l’artista pubblicava in passato, e che per molti fan rappresenta un ulteriore segnale di una svolta ormai definitiva.

    Il futuro della musica d’autore: è solo una questione di denaro?

    Il cambiamento di De Gregori ha innescato una riflessione tra i fan e gli esperti del settore sulla direzione che sta prendendo la musica d’autore. L’associazione di canzoni così emotive alla pubblicità fa discutere, ma pone anche una domanda più ampia. In un’industria musicale sempre più commerciale, è ancora possibile mantenere l’autenticità senza scendere a compromessi? Meditate gente, meditate…

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      Ma che fine ha fatto Riki?!? Ah, eccolo di nuovo… riemerso dal tritacarne del successo

      L’ex concorrente di Amici, che ha conquistato il pubblico con la sua simpatia, dopo aver tagliato i ponti col suo produttore, sta attualmente cercando di fare i conti con le sfide personali e professionali che lo hanno messo a dura prova.

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        Per un certo periodo Riki (all’anagrafe Riccardo Marcuzzo, nato a Segrate nel 1992), ha rappreentato uno dei volti più amati della musica pop italiana degli ultimi anni. Attualmente sta attraversando un periodo piuttosto complicato, come ha avuto modo di raccontare di recente in un’intervista. Dopo aver vinto nel 2017 il talent Amici nella categoria Canto, ha raccolto un successo dopo l’altro, per circa tre anni. Milioni di dischi venduti, i concerti sold out numerose volte: tutto sembrava essere perfetto. Ma la realtà, a quanto pare, era ben diversa: nonostante il successo, il cantante emotivamente stava sempre peggio. Poi il black out…

        Il futuro che appare sempre più incerto

        Non è sempre oro quello che luccica: Riki lo sa bene e, aprendo il cuore, ha parlato della sua attuale lotta contro la depressione e del momento di difficoltà che sta vivendo. Ammettendo, con estrema sincerità, di vivere attualmente un periodo di incertezze, in cui il futuro appare più nebuloso che mai.

        Quando la pressione della fama ti schiaccia

        “Cosa faccio ora?” ha dichiarato, apparendo piuttosto disorientato. “Mi sento un po’ perso. La depressione è una cosa con cui devo fare i conti ogni giorno, non è facile”. Un’ammissione che mostra quanto, a volte, sia difficile gestire la pressione del successo e delle aspettative che, spesso, possono risultare schiaccianti. Soprattutto quando si è giovani come lui e la fama ti coglie di sorpresa, con tutte le sue seduzioni ammalianti ma anche con responsabilità spesso estremamente difficili da gestire correttamente.

        La rottura con Facchinetti

        Nel corso dell’intervista, Riki ha anche parlato di un altro aspetto personale che lo ha colpito duramente: la separazione professionale con Francesco Facchinetti, un tempo suo agente artistico. Un rapporto che sembrava promettere grandi cose e che, invece, si è interrotto bruscamente, lasciando il cantante con un peso in più da affrontare. “La nostra separazione professionale è stata un duro colpo per me”, ha ammesso l’artista, “non avrei mai immaginato che finisse così”.

        Le spietate logiche del mercato

        Prosegue Riki nella sua coraggiosa “messa a nudo”: “Ho vissuto tre anni molto importanti dove però non ero padrone del mio destino, infatti tante volte sfogavo la mia solitudine e la mia rabbia, la gabbia dorata in cui mi sentivo, nel mio essere impulsivo. Così ho fatto un po’ di cavolate. Dovevo per forza seguire le logiche del mercato e a un certo punto mi sono incagliato”. Non c’è stato un episodio brusco che lo ha messo in crisi; è stata una dinamica che si è sviluppata pian piano ma, al contempo, in maniera inesorabile.

        Quella “brutta bestia” della depressione

        “Succede piano piano, non te ne rendi conto subito perché intanto le cose vanno velocissime e non puoi fare pause. Non voglio neanche imputare la colpa alle persone che avevo intorno perché veniva tutto anche da me: era un sistema drogato e volevamo sempre di più”. L’esperienza con Facchinetti ha avuto un forte impatto sul suo stato emotivo, e il cantautore ha ammesso di essere stato molto deluso dalla fine della loro collaborazione.

        Un percorso di rinascita da affrontare coi piedi per terra

        Nonostante tutto Riki non sembra volersi arrendere, rivelando una grande determinazione nell’affrontare i suoi demoni interiori e il desiderio di ritrovare la strada della musica, che da sempre gli ha dato tanta soddisfazione. Un cammino che appare ancora lungo, anche se lui si dichiara pronto a rimettersi in gioco e a non perdere di vista i suoi sogni, stavolta con i piedi ben piantati a terra. Che sia questo il momento giusto per reinventarsi? Per ora, l’artista resta in silenzio, riflettendo su come ripartire da ciò che lo ha reso speciale.

        Analogie fra colleghi

        La sua storia, per certi versi, ricorda quello del collega Sangiovanni, anche lui conosciuto grazie ad Amici di Maria De Filippi. Il cantante, infatti, via social ha dichiarato che fosse arrivato il momento di prendersi una pausa fino a data da destinarsi. Ricki dice: “Succede a tanti, so come ci si sente e io non l’ho mai voluto dire perché avevo paura. Ero orgoglioso, molto competitivo. Non avevo il coraggio di dire ‘sono in crisi, non sto bene, mi fermo’, ma poi ti rendi conto che non puoi farcela da solo e tante persone al tuo fianco non ti supportano come potrebbero”.

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          Musica

          La scienza rivela la canzone più allegra di sempre: ecco quale brano ha conquistato il primo posto

          Jacob Jolij, dell’Università di Groningen, ha stilato una classifica delle canzoni più gioiose di sempre, analizzandone ritmo, accordi e testi. Il primo posto spetta a un brano che incarna energia e libertà, ma la top ten include anche successi intramontabili come “Dancing Queen” degli ABBA e “Good Vibrations” dei Beach Boys.

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            La canzone più festosa mai creata: grazie a una formula matematica, il ricercatore Jacob Jolij ha classificato i brani più “feel-good” della storia, incoronando il celebre brano dei Queen
            Catenaccio: Jacob Jolij, ricercatore dell’Università di Groningen, ha sviluppato un algoritmo capace di individuare le canzoni più gioiose di sempre. Al primo posto della playlist c’è “Don’t Stop Me Now” dei Queen, il brano del 1978 che trasmette energia e libertà assoluta. Nella top ten dei brani più allegri anche classici di Gloria Gaynor, Billy Joel e gli ABBA.

            Una formula per la felicità musicale: la playlist di Jolij
            Qualche anno fa, il neuroscienziato Jacob Jolij, su commissione del marchio britannico Alba, ha studiato i brani identificati come “felici” da migliaia di ascoltatori, analizzandoli secondo una formula che valuta caratteristiche come velocità, accordi e contenuto del testo. La sua ricerca ha portato a una playlist scientificamente calibrata: 10 canzoni “feel-good” dove gioia, spensieratezza e ritmo creano una formula perfetta di felicità musicale. In cima alla lista si trova “Don’t Stop Me Now” dei Queen, con il suo ritmo energico e un testo che celebra la libertà assoluta. È un brano che, dai film cult agli spot pubblicitari, è entrato nel cuore degli ascoltatori, mantenendo intatta la sua capacità di farci sentire bene.

            La top ten dei brani più allegri
            Oltre ai Queen, Jolij ha selezionato classici come “Dancing Queen” degli ABBA e “Good Vibrations” dei The Beach Boys. Tra gli elementi ricorrenti di queste canzoni, Jolij ha individuato testi che celebrano eventi positivi o sono privi di un significato troppo impegnativo, con sonorità vivaci e ritmi elevati. Ecco la lista completa delle dieci canzoni più allegre di sempre:

            1. Don’t Stop Me Now – Queen
            2. Dancing Queen – ABBA
            3. Uptown Girl – Billy Joel
            4. Eye of the Tiger – Survivor
            5. I’m a Believer – The Monkees
            6. Girls Just Want to Have Fun – Cyndi Lauper
            7. Livin’ On a Prayer – Bon Jovi
            8. Walking On Sunshine – Katrina & The Waves
            9. I Will Survive – Gloria Gaynor
            10. Good Vibrations – The Beach Boys
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              Geolier assume due giovani fidanzati di Napoli suoi fan: «Offro un lavoro a chi non ce l’ha»

              Il rapper di Secondigliano Geolier assume due giovani fidanzati di Napoli suoi fan che lavoreranno come addetti del «Geolier Official Pop-Up Store» di Nola coronando il loro sogno.

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                Vedi a volte che significa essere dei fan sfegatati e follower attivi del tuo cantante preferito! E successo che Nunzia Ferone e Gaetano D’Alterio, due giovani fidanzatini di Marianella (NA) sono stati premiati per la loro fedeltà. Ma non solo. Grandi sostenitori del rapper Geolier negli ultimi anni si sono distinti tra le centinaia di migliaia di follower che seguono il cantante napoletano. Distinti talmente tanto che quando il team del rapper ha deciso di aprire Geolier Official Pop-Up Store di Nola, primo negozio ufficiale dedicato al rapper, si sono rivolti proprio a loro. In questo modo hanno voluto premiare la dedizione e la capacità della coppia di connettersi con i fan del rapper, affidandogli la gestione del pop-up store. Fidati, creativi, attenti conoscitori della vita del cantante, i due ragazzi si sono ritrovati un lavoro tra le mani, loro che erano praticamente disoccupati.

                Alla fine fedeltà e spirito d’impresa pagano

                Geolier è una delle figure più iconiche della scena rap napoletana, un simbolo per tantissimi giovani fan che si riconoscono nei suoi testi e nel suo stile. Nato come Emanuele Palumbo ha conquistato le classifiche italiane, riuscendo a portare l’anima e il dialetto napoletano sotto i riflettori del rap nazionale. Oggi è un brand, un simbolo e anche un datore di lavoro. E proprio questo ultimo aspetto della sua figura si è concretizzato nell’apertura del “Geolier Official Pop-Up Store” nel centro commerciale Vulcano Buono, primo negozio interamente dedicato al rapper. Da quattro anni Nunzia e Gaetano gestiscono la pagina Instagram “geoliervita2”, una fan page con oltre 160 mila follower. Attraverso post, reel e storie i due raccontano ogni aspetto della vita e della carriera di Geolier, mantenendo una community di fan costantemente aggiornata e coinvolta.

                Un piccolo grande impero di Geolier & Co

                Il progetto del pop-up store si inserisce in un piano di investimento più ampio che Geolier ha messo in piedi con il fratello Gaetano. I due sono proprietari al 50% della “Golden Boys srl”, società che produce e commercializza abbigliamento e accessori legati allo stile urban di Geolier. Il rapper ha anche investito nel settore del noleggio con la “G-rent srl”, una società che offre auto, imbarcazioni e aeromobili, gestita in parte dalla “Palumbo Immobiliare”, di cui Geolier è azionista di maggioranza. Questa rete di attività è simile alle strategie adottate da altri rapper di fama internazionale. Jay-Z o Sfera Ebbasta, per esempio hanno trasformato il loro brand musicale in un vero e proprio impero imprenditoriale, che va ben oltre il mondo della musica.

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