Società
123456… le password più utilizzate sono stupide, pericolose e disarmanti. Ecco qualche consiglio per proteggere i nostri dati
Le password sono una delle prime linee di difesa nel mondo digitale, ma troppo spesso vengono trascurate.

La sicurezza informatica passa anche dalle password, ma gli utenti di tutto il mondo continuano a sottovalutare questo aspetto fondamentale. “123456”, “password” e simili dominano da anni la classifica delle chiavi di accesso più comuni, evidenziando una scarsa consapevolezza dei rischi. La ricerca Top 200 Most Common Passwords di NordPass offre uno spaccato globale di cattive abitudini che riguardano sia i singoli cittadini sia le aziende. Ecco cosa emerge e come è possibile migliorare.
Dai su metteteci un po’ di ingegno e fantasia…
Dalla scelta delle password passa buona parte della sicurezza informatica ma gli utenti di tutto il mondo continuano a sottovalutare questo aspetto fondamentale. Le password “123456”, “password” e simili dominano da anni la classifica delle chiavi di accesso più comuni, evidenziando una scarsa consapevolezza dei rischi. La ricerca Top 200 Most Common Passwords di NordPass – che naturalmente offre servizi a pagamento per creare password efficaci – offre uno spaccato globale di cattive abitudini che riguardano sia i singoli cittadini sia aziende e anche istituzioni. Ecco cosa emerge e come è possibile migliorare.
Le password più usate nel mondo… si salvi chi può
Sfogliando i dati che hanno consentito di realizzare la ricerca analizzando oltre 4 terabyte di dati c’è da rimanere esterefatti dalla banalità e prevedibilità di alcune soluzioni adottate. Infatti i dati mostrano che le più diffuse sono deboli, facilmente prevedibili e spesso identiche tra ambito privato e lavorativo. A livello globale le più comuni sono: 123456 – usata da oltre 100 milioni di persone, 123456789 – variante altrettanto debole. Poi c’è la parola Password, la più semplice, ma per nulla sicura, seguita da qwerty. presa direttamente dalla tastiera. La fantasia porta i super furbetti che la sanno lunga anche a scegliere 12345 che rispetto alle prime due ipotesi numeriche è ancora più breve ma assai più insicura. A seguire, compaiono scelte “creative” come iloveyou, dragon e monkey, che offrono poca resistenza agli attacchi informatici.
E in Italia…? Patria e calcio
In Italia, accanto a classici come 123456 e Password, troviamo scelte ardite e più “patriottiche” o personali che inneggiano alla squadra del cuore come juventus e napoli, in omaggio alle squadre di calcio. A seguire i nomi come andrea, martina o francesco, soprattutto tra le donne. Utilizzare parole chiave semplici o riutilizzarle su più account apre la strada agli attacchi informatici e hackeraggi istantanei. L’85% delle password più comuni può essere violato in meno di un secondo. Una sola password compromessa può esporre informazioni sensibili dai dati anagrafici al numero di conto corrente bancario alle credenziali di accesso a documenti fiscali e tributari oltre che lo Spid per accedere ai dati sanitari e quant’altro. Per non parlare delle violazioni aziendali che quando sono deboli permettono agli hacker di accedere a sistemi interni, con danni economici e reputazionali. La cronaca è piena di una casistica mondiale in tal senso. Quindi che fare?
Come migliorare la sicurezza, piccolo vademecum
Per proteggersi è fondamentale adottare pratiche più sicure. Ecco un decalogo essenziale per scegliere password robuste. Evitare password comuni come le sequenze numeriche (es. 123456) o parole ovvie (es. password). Crea password lunghe di almeno 20 caratteri per aumentare la complessità. Usare caratteri misti combinando lettere maiuscole e minuscole, numeri e simboli speciali. Non includere informazioni personali come nomi, date di nascita o parole facilmente riconducibili a voi stessi. Niente nomi di figli quindi e le loro date di nascita e nemmeno accenni ad amanti anche perchè un giorno qualcuno (una moglie, un marito…) potrebbe averne bisogno perchè voi siete inpossibilitati, e allora come vi giustficherete? Essenziale è non riutilizzare password ma utilizzare chiavi diverse per ogni account. E’ utile spesso affidarsi a un password manager ovvero strumenti che generano e archiviano password complesse in modo sicuro.
E’ consigliabile aggiornare regolarmente le password sostituendo quelle vecchie o sospette almeno ogni sei mesi. Evitare di scrivere le parole scelte su quaderni, fogli di carta da tenere nel portafoglio. Non salvarle in luoghi non sicuri, come file non protetti. E’ consigliabile usare l’autenticazione a due fattori (2FA) ovvero aggiungere un livello di sicurezza con un codice inviato al vostro dispositivo.
Ma ideale sarebbe un futuro senza password
Le passkey, una tecnologia basata su autenticazione biometrica e crittografia, rappresentano il futuro della sicurezza digitale. Promosse dalla FIDO Alliance, consentono agli utenti di accedere ai servizi senza bisogno di memorizzare password, riducendo drasticamente il rischio di furto.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
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Al Bano in sedia a rotelle? Sì, ma solo per farci correre dietro alle fake news!
Negli ultimi giorni si è diffusa una voce preoccupante: Al Bano Carrisi costretto su una sedia a rotelle. Ma il cantante di Cellino San Marco ha deciso di rispondere per le rime. Con un video sui social, smentisce con energia e ironia l’ennesima bufala sul suo conto, dimostrando che l’unica corsa in atto… è quella contro le fake news!

È bastato un sussurro per trasformarsi in un’eco virale: “Al Bano in sedia a rotelle!”. Una frase tanto clamorosa quanto infondata, che ha scatenato il panico tra i fan e le solite speculazioni sullo stato di salute del cantante pugliese. Ma stavolta l’Ugola d’Oro non ha lasciato correre.
L’artista risponde su Instagram: “Altro che sedia a rotelle!”
Con la forza che lo contraddistingue, Al Bano ha deciso di intervenire personalmente, scegliendo il canale più diretto: i social. Sul suo profilo Instagram ha pubblicato un video in cui cammina, si muove con energia e soprattutto… ironizza sull’intera vicenda. Nel filmato, l’artista appare in splendida forma e si rivolge ai fan con il suo inconfondibile tono deciso: “Sono vivo, sto bene, cammino con le mie gambe!”.
L’autoironia vince sempre e smonta l’ennesima bufala
Al Bano non è nuovo alle fake news. Negli anni ne ha sentite di tutti i colori: morti annunciate, malattie misteriose, addii alla musica mai confermati. Ma la sua reazione è sempre la stessa: un sorriso, un po’ di ironia e tanta voglia di dire la verità. Nel video non manca infatti una battuta tagliente: “Forse sono in sedia a rotelle, ma solo quando mi stanco di cantare per ore!”. Una frase che ha strappato più di una risata e riportato il sereno tra i suoi sostenitori.
Quando l’informazione va ridimensionata
L’episodio riaccende i riflettori sul problema della disinformazione online. In un’epoca dove ogni voce può diventare notizia, distinguere la realtà dalla fantasia diventa fondamentale. Per fortuna, Al Bano ha saputo mettere fine alle illazioni in modo diretto ed efficace.
I fan rassicurati (e divertiti)
Sotto al video pubblicato da Al Bano, migliaia di commenti di sostegno: “Grande Al Bano!”, “Sempre in forma!”, “Grazie per averci tranquillizzati!”. L’artista, a 80 anni, continua a essere un punto fermo della musica italiana e – come ha appena dimostrato – anche un simbolo di resilienza e autenticità. Se c’è una cosa che Al Bano ha dimostrato ancora una volta è che le gambe reggono benissimo… e pure la testa! Con intelligenza e ironia, ha rimesso a posto le cose e ha ricordato al web che, prima di condividere, bisogna controllare.
Società
Ma voi a Pasqua cosa mangiate? Ecco quanto costa il pranzo pasquale tra rincari e scelte alimentari
Nonostante i rincari, gli italiani non rinunciano alla celebrazione della Pasqua, confermandosi fedeli alle loro tradizioni culinarie. La maggior parte delle famiglie cerca di contenere i costi festeggiando in casa, ma l’aumento dei prezzi rappresenta una sfida per molte famiglie.

Pasqua 2025 arriva con l’ennesima ondata di rincari sui prodotti tipici, rendendo il tradizionale pranzo pasquale più costoso rispetto al passato. Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i prezzi sono aumentati in media del +6,2% rispetto al 2024. Aumenti che hanno colpito tutte le categorie alimentari principali, dai dolci alla carne, fino ai prodotti decorativi per le tavole. Facciamo un poì il punto sui rincari e sulle scelte degli italiani per quest’anno.
Uova, colombe, pizze e casatielli: rincari tra il 7% e il 15%
Con un aumento del +7,4%, le uova di cioccolato registrano il rincaro maggiore, affiancate dagli ovetti tipici che crescono del +10%. I motivi principali sono legati all’aumento del prezzo del cacao, sebbene questo non giustifichi completamente i costi più alti. Il prezzo medio delle uova nel 2025 è di 56,10 euro al kg, con alcune marche che arrivano a superare i 130 euro al kg. Con un rincaro medio annuale del +13,1% rispetto al 2023, alcune cifre appaiono difficilmente giustificabili. Prodotti come le uova Kinder hanno subito un aumento del +8,3%, con il formato da 150 g passato da 11,99 a 12,99 euro.
Vola colomba bianca vola…prezzi alle stelle
I prezzi delle colombe industriali sono aumentati del +6% mentre le versioni artigianali costano il 10% in più, con il prezzo medio al kg di queste ultime attestato a 38,40 euro. Anche casi di “shrinkflation” sono stati segnalati, con confezioni ridotte vendute allo stesso prezzo. Se ci buttiamo sul salato il prezzo al kg delle pizze pasquali è aumentato del +15%, mentre i casatielli hanno subito un rincaro del +7%. La carne registra un aumento medio del +3,8%, con la carne di agnello che sale del +5%. Quest’ultima rimane comunque la protagonista di molti menù pasquali. E per le decorazioni? Anche i prodotti decorativi per tavole e case hanno visto un’impennata dei prezzi, con aumenti che toccano il +12,5%. Evviva!!
Ma mangiamo a casa o andiamo fuori?
Di fronte a questi aumenti, gli italiani continuano a mantenere vive le tradizioni culinarie, pur adottando un approccio più cauto. Infatti l’81% festeggia in casa, – dopo tutto quello che hai speso – limitando costi extra, l’8% opta per il ristorante, una percentuale in calo rispetto agli anni passati. Il 4% celebra con amici e il 3% approfitta per fare un viaggio. Nei piatti principali, si confermano l’agnello o il capretto arrosto che rimangono protagonisti del pranzo pasquale (55%), seguiti da pasta fresca fatta in casa (30%), uova sode decorate (18%) e torta pasqualina (14%). E per i dolci? Per l’Osservatorio di Federconsumatori il 39% degli italiani preferisce la colomba, complice il rincaro delle uova di cioccolato. Il 27% sceglie la pastiera napoletana e il 26% rimane fedele alle tradizionali uova di cioccolato.
Società
I rituali del Giovedì Santo, la notte dei Sepolcri tra fede e silenzio
Nel Giovedì che apre il Triduo Pasquale si mescolano liturgia e riti popolari: la celebrazione dell’Eucaristia, la reposizione del Santissimo e la visita agli altari decorati con fiori e germogli. Un momento di raccoglimento che unisce l’Italia credente, tra misticismo e memoria.

Il Giovedì Santo non è solo il giorno che precede la Passione, ma l’inizio del cuore pulsante della Settimana Santa. È la soglia del Triduo Pasquale, il trittico sacro che conduce i fedeli alla celebrazione della Resurrezione. In questa giornata carica di simboli, la Chiesa cattolica ricorda l’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli, l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio.
La liturgia del Giovedì Santo, la cosiddetta “Messa in Coena Domini”, si celebra nel tardo pomeriggio. Durante la funzione, il rito della lavanda dei piedi rievoca il gesto compiuto da Cristo nel cenacolo: un atto di umiltà, ma anche di rottura rispetto alla logica del potere. Il sacerdote, chinandosi a lavare i piedi a dodici fedeli, ripete un gesto antico, che parla più di mille parole.
Al termine della Messa, il Santissimo Sacramento viene traslato in un luogo separato dall’altare principale: è l’Altare della Reposizione, spesso chiamato anche “Sepolcro”. Qui inizia un tempo sospeso, fatto di silenzio, adorazione e riflessione. La chiesa si spoglia di ogni solennità, l’altare resta nudo, la campane tacciono. È l’inizio della veglia, dell’attesa della croce.
Ma accanto alla liturgia ufficiale, vive e resiste un’antica tradizione popolare: la visita ai Sepolcri. In tutta Italia, ma soprattutto nel Sud, i fedeli si mettono in cammino per visitare più chiese, di solito in numero dispari, sette o nove. È un pellegrinaggio urbano, che unisce spiritualità e senso comunitario. Ogni altare è decorato con cura: fiori bianchi, candele, stoffe damascate e, soprattutto, i germogli di grano coltivati al buio durante la Quaresima, simbolo di morte che si fa promessa di vita.
Nel cuore di Napoli, questo rito prende il nome di “struscio”, per il lento incedere dei fedeli che, tra una chiesa e l’altra, vivono un’esperienza intima ma condivisa. In Sicilia, i germogli diventano “lavureddi”, e accompagnano processioni e riti più scenografici, come le “Vare” di Caltanissetta o le drammatiche rappresentazioni viventi in molti paesi dell’entroterra. Anche al Nord la tradizione è viva, seppur con toni più sobri: la visita silenziosa agli altari addobbati è occasione di meditazione personale, spesso in un clima di penombra e raccoglimento.
Il Giovedì Santo è dunque un giorno di passaggio. Non ha ancora la drammaticità del Venerdì né la gioia esplosiva della Pasqua. È una soglia sottile, dove la fede si fa attesa e il mistero si lascia solo intuire. È il tempo dell’intimità e del servizio, del pane spezzato e del cuore aperto. E forse, proprio per questo, è uno dei momenti più intensi dell’intero calendario liturgico.
Mentre nelle chiese si spengono le luci e i fedeli si ritirano dopo la visita ai Sepolcri, resta nell’aria una sospensione sacra. Come se il mondo, per una notte, trattenesse il fiato. In attesa della croce. E poi, della luce.
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