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Cronaca

Concordato preventivo: i dubbi del Presidente del Sindacato Commercialisti

Il Presidente del Sindacato Italiano Commercialisti Marcello Guadalupi entra nel merito del Concordato preventivo biennale e dell’invio delle lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate. La sua domanda: era davvero necessario?

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    Sono giunte un serie di segnalazioni relative all’invio, da parte dell’Agenzia delle Entrate, di comunicazioni via PEC ai contribuenti nelle quali si fa riferimento ad alcune anomalie relative alla loro posizione fiscale. In particolare, a dire dell’Agenzia, relativamente alla dichiarazione dei redditi 2023, i contribuenti destinatari hanno dichiarato redditi inferiori “a quelli dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico”.

    Il reale scopo delle missive

    Sin qui nulla di strano, può sembrare una normale attività di controllo dell’Agenzia con finalità di compliance. Ma nel leggere il proseguo della missiva balza all’occhio il vero intento che si cela sotto tale tempestività (ricordiamo che stiamo parlando della dichiarazione dei redditi i cui termini di presentazione sono scaduti il 31 ottobre 2024, solo poche settimane fa!). Infatti, la lettera si conclude con l’invito al contribuente di aderire al concordato preventivo biennale “per rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore”.

    Principi che devono essere vecessariamente bilaterali

    Ora, a prescindere dagli aspetti prettamente tecnici sulla c.d. “anomalia” riscontrata, la cui analisi è di competenza dei diretti interessati e dei loro consulenti, quello che preme sottolineare in questa sede è il modus operandi dell’Amministrazione finanziaria. Uno dei “nobili” intenti della Riforma fiscale, di cui, non dimentichiamolo, il concordato preventivo biennale è figlio, era quello di instaurare un nuovo rapporto di fiducia tra Fisco e contribuenti, basato sulla massima trasparenza e, soprattutto, sul reciproco rispetto tra le due parti. E’ evidente che se i suddetti principi devono valere, devono esserlo per entrambe le parti. Ma leggendo lettere di questo tipo sorge un fondato dubbio sull’effettivo raggiungimento di tale obiettivo.

    Fisco e contribuente: un rapporto che deve godere di trasparenza e rispetto

    Anzi, l’impressione è quella di una ennesima “caccia alle streghe” degna della migliore tradizione inquisitoria. Solo superando questo clima di diffidenza, si può davvero sperare in un nuovo rapporto fiduciario tra Fisco e contribuente. E’ quello che il SIC si auspica che avvenga, nell’interesse non solo dei propri associati, ma di tutti i commercialisti che, quotidianamente, assistono i loro clienti nel rispetto non solo delle leggi ma anche di chi queste le deve far applicare … sempre che il “gioco” sia chiaro e trasparente ma, soprattutto, rispettoso di tutti i “giocatori” che si siedono allo stesso tavolo!

    Il Presidente del SIC
    Marcello Guadalupi

      Storie vere

      Nato in Congo e cresciuto in orfanotrofio dopo anni di sacrifici Crispin Maccatrozzo danza su RaiUno e conquista la scena

      Un talento nato tra le strade di un orfanotrofio congolese, sbocciato sotto i riflettori di “Ballando on The Road”. La storia di Crispin Maccatrozzo.

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        Dalla polvere delle strade di Kinshasa ai lustri del palcoscenico di RaiUno, la storia di Crispin Maccatrozzo è un viaggio straordinario, un inno alla forza della volontà e al potere trasformativo della danza. Nato in Congo e cresciuto in un orfanotrofio, Crispin ha trovato nella danza non solo un modo per esprimere se stesso, ma anche una via di fuga dalla povertà e un ponte verso un futuro migliore. Vediamo come.

        Dalla strada al palcoscenico

        I primi passi di Crispin Maccatrozzo sulla scena mondiale sono stati mossi nelle strade di Kinshasa, dove danzava per raccogliere fondi per l’orfanotrofio che lo ospitava. Un’infanzia segnata dalla precarietà, ma anche dalla gioia e dalla speranza che la danza gli regalava. Arrivato in Italia all’età di sette anni, Crispin ha continuato a coltivare la sua passione, affrontando sacrifici e superando numerosi ostacoli.

        Crispin Maccatrozzo: un talento riconosciuto

        Il suo talento è stato subito evidente a tutti coloro che lo hanno incontrato, dai suoi insegnanti ai giudici di “Ballando on The Road“. La sua esibizione nel talent show di Milly Carlucci ha lasciato il pubblico a bocca aperta, dimostrando che la danza è un linguaggio universale capace di superare ogni barriera. Del resto il ragazzo sul suo futuro ha le idee molto chiare. Crispin è destinato a lasciare un segno nel mondo della danza. Punta a tornare nel suo paese d’origine per fondare una scuola di danza e offrire ai giovani congolesi le stesse opportunità che lui ha avuto. Un esempio come altri…

        La storia di Crispin non è un caso isolato

        Sono molti i ballerini che, provenienti da contesti difficili, sono riusciti a trasformare la loro passione in una professione e a raggiungere traguardi importanti. Basti pensare a Misty Copeland. Nata in una famiglia povera, Misty ha dovuto lottare contro i pregiudizi razziali e sociali per diventare la prima ballerina afroamericana del American Ballet Theatre.
        Un altro ballerino che si è fatto da sé è Sergei Polunin. Considerato uno dei più grandi ballerini della sua generazione, Sergei Polunin ha abbandonato la Royal Ballet a soli 20 anni per inseguire una carriera più libera e indipendente. In Italia abbiamo avuto lesemio di Eleonora Abbagnato. Nata a Catania, Eleonora è diventata étoile dell’Opéra di Parigi, portando alto il nome dell’Italia nel mondo della danza classica.

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          Storie vere

          Lando, dai surgelati a suole e tomaie: a 52 anni rinasce come calzolaio

          Un cambio di vita radicale, una nuova passione. La storia di un uomo che dopo i 50 anni ha deciso di seguire il suo cuore e diventare calzolaio.

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            A 52 anni il signor Lando Lunardi ci ha pensato un po’ su prima di decidersi. Con un passato da rappresentante di surgelati alle spalle, Lando ha deciso di ascoltare il suo cuore e seguire una passione che lo accompagnava da sempre. E così ha fatto il salto. Ha cambiato il suo paradigma di vita riscrivendola completamente partendo da zero. Ma proprio da zero. O quasi. Stanco di un lavoro che non lo soddisfaceva più si è tuffato in una nuova avventura: diventare calzolaio. Un’ attività che gli è sempre piacita. Fin da quando da piccolo il nonno lo portava ‘a giro’ come si dice a Firenze. E ogni volta che insieme passavano davanti alle botteghe dei calzolai lui esigeva che il nonno lo lasciase entrare e si esaltava per davvero a guardare quelle abili mani alle prese con suole e tomaie. E in più si inebriava di quell’odore intenso di colle e vernici misti a cuio che venivano usate per creare e riparare.

            Un inizio in punta di piede

            Senza alcuna esperienza pregressa nel settore, un giorno ha deciso di presentarsi in prova da un vecchio calzolaio, pronto a imparare tutto. E proprio da quella bottega, in una piccola via di Firenze, è rifiorita una sua antica passione. “Mi presentai, venni a parlarci il venerdì e il lunedì ero già a fare pratica. L’unica cosa che gli ho detto è di essere chiaro: ‘Dimmi se sono bravo e posso fare questo lavoro o no’. Lui dopo un po’ ha risposto: ‘Penso diventerai più bravo di me‘”, racconta il signor Lando. E così è stato. Con dedizione e passione, Lando ha imparato tutti i trucchi del mestiere, dalla riparazione delle suole alla sostituzione delle cerniere. E oggi, dopo tre anni, la sua bottega è un punto di riferimento per chi cerca un calzolaio esperto e affidabile.

            La scelta di cambiare vita a 52 anni

            La decisione di Lando di cambiare radicalmente vita a 52 anni è stata molto coraggiosa. Ma si sa certe volte l’incoscienza va aiutata quando il cuore ti trascina. Molti, di fronte a una simile scelta, avrebbero optato per la strada più sicura, quella del posto fisso e della routine. Ma Lando ha preferito seguire il suo istinto e inseguire un sogno. Del resto non è mai troppo tardi per cambiare strada e reinventarsi. L’importante è avere passione, determinazione e voglia di mettersi in gioco. Del resto Lando vive e lavora in una città che nei secoli è sempre stata vocata alla lavorazione delle pelli.

            Firenze è culla degli artigiani del cuoio tra calzolai e conciatori

            La città del Rinascimento, da sempre oltre a essere sinonimo di arte, cultura è un simbolo di un artigianato di alta qualità. Tra le tante eccellenze che hanno reso famosa la città nel mondo, un posto di rilievo spetta all’arte della lavorazione della pelle e, in particolare, alla figura del calzolaio con radici che risalgono nel Medioevo, quando a Firenze si costituì l’Arte dei Calzolai, una delle corporazioni di mestiere più importanti della città. I calzolai fiorentini erano apprezzati per la loro maestria e la qualità delle loro creazioni, che venivano esportate in tutta Europa. Una tradizione che si è tramandata di generazione in generazione, adattandosi ai cambiamenti dei tempi ma mantenendo inalterata la sua qualità. Oggi a Firenze, sono presenti numerose botteghe artigiane dove i calzolai realizzano – a prezzi discretamente alti – calzature su misura e riparano scarpe con la stessa passione e maestria dei loro antenati. Ed è in questo clima sociale e culturale che Lando ha deciso di cambiare e di seguire la sua passione. Ma non è il solo che di punto in bianco decide di cambiare vita…

            La scelta di Lando non è un caso isolato

            Sono sempre numerose le persone che, a qualsiasi età, decidono di cambiare lavoro e di seguire una nuova passione. Dall’agricoltore che diventa chef e decide di trasformare i prodotti della sua terra in piatti gourmet, come Beppe Zullo lo chef contadino di Orsara di Puglia, all’avvocato Morgan Payrot che diventa artigiano del legno e si mette a creare mobili e oggetti unici fino a creare una propria azienda e gestire corsi per falegnami in erba.

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              Storie vere

              Scuola in rivolta: prete svela ai bambini che Babbo Natale non esiste e scatena il caos natalizio

              Invitato per una lezione sulla Natività, il reverendo Paul Chamberlain ha dichiarato che Babbo Natale non esiste e che i regali sotto l’albero sono opera dei genitori. Genitori furiosi, bambini sconvolti e un Natale compromesso.

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                La magia del Natale si è trasformata in un incubo per i bambini della Lee-on-the-Solent Junior School, una scuola elementare nell’Hampshire, in Inghilterra. Il responsabile? Il reverendo Paul Chamberlain, un prete anglicano invitato dalla scuola per una lezione sulla Natività, che ha finito per svelare ai piccoli alunni che Babbo Natale non esiste.

                La rivelazione che ha sconvolto i bambini
                L’episodio, raccontato dal Times, ha avuto luogo durante un progetto natalizio in classe. Il prete, parlando a un gruppo di bambini di circa 10 anni, ha spiegato la storia della nascita di Gesù, come richiesto dalla scuola. Ma il discorso ha preso una piega inaspettata quando il religioso ha deciso di commentare l’esistenza di Babbo Natale, dichiarando che l’uomo con la barba bianca e vestito di rosso non esiste.

                Come se non bastasse, alle domande dei bambini sui regali sotto l’albero, Chamberlain ha insistito spiegando che sono i genitori a comprarli, aggiungendo che anche i biscotti lasciati per Babbo Natale vengono mangiati da mamma e papà.

                Lacrime e proteste
                Molti bambini sono scoppiati in lacrime, sconvolti dalla rivelazione. “La mia bambina era sconvolta ma, per fortuna, ancora ci crede e pensa che il prete abbia perso la testa”, ha raccontato una madre. Un’altra genitrice, meno fortunata, ha spiegato: “Molti di noi sono stati costretti a confessare tutto ai nostri figli. Ha rovinato la magia del Natale”.

                Le proteste non si sono fatte attendere. Insegnanti e genitori hanno denunciato pubblicamente il comportamento del prete, definendolo “un gesto assolutamente disgustoso”.

                Scuse tardive e critiche dalla diocesi
                Dopo il caos, la scuola si è scusata ufficialmente con i genitori, assicurando che episodi simili non si ripeteranno. Anche la diocesi di Portsmouth, da cui dipende il reverendo, ha condannato il gesto. Un portavoce ha dichiarato: “Paul ha ammesso che si è trattato di un errore di giudizio. Siamo dispiaciuti per le conseguenze delle sue parole”.

                Un Natale difficile da rimediare
                Mentre la scuola cerca di riportare la serenità, i genitori si interrogano su come rimediare ai danni fatti. “Non so come si possa recuperare la magia del Natale per i nostri figli”, ha commentato una madre amareggiata.

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