Sport
Federica Pellegrini su Filippo Magnini: “Non faremo mai pace, ci siamo massacrati troppo”
Federica Pellegrini e Filippo Magnini non saranno mai amici. Dopo una relazione importante e dolorosa, entrambi hanno voltato pagina con nuove famiglie e nuove felicità, ma il rancore resta.
La storia tra Federica Pellegrini e Filippo Magnini è stata una delle più seguite e chiacchierate nel mondo dello sport e del gossip italiano. Tra il 2011 e il 2017, i due campioni del nuoto hanno fatto sognare i fan con una relazione tanto intensa quanto turbolenta. Ma quando la loro storia è finita, è scoppiato un vero e proprio caso mediatico, fatto di indiscrezioni e tensioni che, ancora oggi, continuano a dividere l’ex coppia.
Federica, nel corso di un’intervista, ha parlato apertamente della distanza incolmabile che la separa da Magnini: “Io e lui ci siamo massacrati. È evidente che non eravamo destinati a essere importanti l’uno per l’altra”, ha dichiarato con tono fermo. Oggi la “Divina” vive una vita serena accanto al marito Matteo Giunta, sposato nell’agosto 2022 con una romantica cerimonia a Venezia, e alla loro figlia Matilde, nata il 3 gennaio 2024. Dall’altra parte, Filippo Magnini è felicemente sposato con Giorgia Palmas, con cui condivide una famiglia allargata e affiatata, composta dalle figlie Mia e Sofia.
Pellegrini e il gossip: un rapporto complicato
Federica Pellegrini non ha mai avuto vita facile con il gossip, che l’ha spesso messa al centro di attenzioni non richieste. Durante l’intervista, la campionessa ha riflettuto con una punta di ironia sulle etichette che le sono state appiccicate nel corso degli anni, come quella di “mangiauomini”. “Non mi ha mai fatto piacere, ma ora ci scherzo su. Mi sono incasinata la vita, sono diventata una macchina da gossip. Ho imparato a usarlo, ma mi ha travolto. Ora sto alla larga: se c’è traccia di gossip, taccio”.
Parlando delle sue relazioni passate, Federica ha ammesso che non sono mai mancate le difficoltà: “Tira e molla, tradimenti… Non violente, ma con qualche parola di troppo. È stata una lezione, ma ora sono felice”. Anche Filippo Magnini, in passato, aveva confessato di aver sofferto molto per la fine della loro storia: “Mi ha lasciato lei. Ho sperato per un anno, ma adesso è tutto archiviato. È stata una bellissima storia, durata tanto, ma non c’era più amore”.
Due vite nuove e felici
Nonostante il passato turbolento, oggi entrambi hanno trovato la serenità. Federica Pellegrini vive un amore maturo e stabile con Matteo Giunta, che è, ironia della sorte, cugino dello stesso Magnini. Dopo anni di discrezione, i due sono usciti allo scoperto solo dopo il ritiro di Federica dalle gare, scegliendo di proteggere il loro amore dai riflettori. La nascita di Matilde ha poi coronato il loro sogno familiare.
Filippo Magnini, invece, ha costruito una vita serena con Giorgia Palmas, ex velina e volto noto della televisione italiana. Nonostante il covid abbia messo i bastoni tra le ruote ai loro piani di nozze, la coppia è riuscita a sposarsi e oggi vive una quotidianità fatta di amore e complicità. La figlia Mia e Sofia, avuta da Giorgia in una precedente relazione, completano il quadro di una famiglia affiatata.
Una distanza incolmabile
Le vite di Federica e Filippo, seppur parallele e felici, non si incroceranno mai più. La freddezza tra i due è palpabile e nessuno dei due sembra intenzionato a ricucire un rapporto. La Pellegrini è categorica: “Non eravamo destinati a essere importanti l’uno per l’altra”. E forse è proprio questa la chiave della loro distanza: accettare il passato per vivere il presente senza rimpianti.
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Sport
Como: allo stadio Sinigaglia salgono in tribuna i divi di Hollywood
Il fascino del Lago di Como, unito a una sapiente strategia di marketing, sta trasformando il Como Calcio nella squadra del cuore delle star di Hollywood.
C’è qualcosa di magico che sta accadendo sulle sponde del Lago di Como. Il Como Calcio, una volta piccola realtà provinciale, sta attirando l’attenzione del mondo intero, grazie a un mix vincente di calcio, glamour e strategia di marketing. Negli ultimi mesi, le tribune dello stadio Sinigaglia sono diventate un vero e proprio red carpet, con un parterre di stelle hollywoodiane che farebbe invidia a qualsiasi premiazione cinematografica.
Da Clooney alle star del momento: perché tutti amano il Como?
Tutto ha avuto inizio qualche anno fa con l’arrivo di George Clooney, che ha scelto il lago come sua residenza, contribuendo ad accrescere il fascino internazionale di questa zona. Ma è grazie all’acquisizione della squadra da parte dei fratelli Hartono, due imprenditori indonesiani, che il Como Calcio ha iniziato a vivere una nuova era. I nuovi proprietari hanno puntato su un progetto ambizioso, che va ben oltre i risultati sportivi. L’idea è quella di creare un brand forte e attrattivo, capace di richiamare l’attenzione di un pubblico internazionale. E quale modo migliore per farlo se non invitando le più grandi star di Hollywood a vivere l’emozione di una partita di calcio allo stadio Sinigaglia?
Uno a zero palla al centro
La presenza di attori del calibro di Keira Knightley, Michael Fassbender, Adrien Brody, Hugh Grant e Andrew Garfield sugli spalti del Sinigaglia non è un caso. Dietro questa scelta c’è una strategia ben precisa. Il Como Calcio offre ai suoi ospiti un’esperienza esclusiva, che va ben oltre la semplice partita di calcio. Weekend all inclusive in hotel di lusso, cene gourmet e incontri con i giocatori sono solo alcune delle attenzioni riservate alle celebrità. Inoltre il club vuole far conoscere al mondo intero le bellezze del Lago di Como, promuovendolo come una destinazione turistica di alto livello. L’obiettivo è quello di trasformare il Como Calcio in un marchio riconosciuto a livello internazionale, capace di attrarre sponsor e investitori.
Il futuro del Como Calcio
Il successo di questa strategia è sotto gli occhi di tutti. Il Como Calcio è diventato un caso mediatico, attirando l’attenzione dei media di tutto il mondo. E i risultati sportivi non sono un granché, con la squadra che sta disputando un campionato di Serie A per ora con una posizione di bassa classifica. Ma comunque il futuro del Como Calcio non sembra proprio così nero. Con un progetto così ambizioso e una proprietà così determinata, il club lombardo ha tutte le carte in regola per diventare uno dei protagonisti del calcio italiano e internazionale. E chi lo sa, magari in futuro vedremo il Sinigaglia ospitare anche le più grandi star dello sport mondiale.
Sport
Salvatore Bagni: dal trionfo con il Napoli alla tragedia del figlio, dalla bara rubata al legame indissolubile con Maradona…
Bagni è un uomo che ha vissuto la gloria calcistica, ma ha anche affrontato il dolore più profondo.
Salvatore Bagni, 68 anni, oggi gira il mondo alla ricerca di nuovi talenti del calcio, ma la sua vita è stata segnata non solo dai successi sportivi, ma anche da vicende personali strazianti e incredibili. Ex centrocampista di Napoli, Inter e della Nazionale italiana, Bagni ha conquistato uno scudetto storico con il Napoli e stretto un’amicizia indimenticabile con Diego Armando Maradona. Tuttavia, dietro i riflettori del calcio, si nasconde una storia fatta di lutti, drammi e atti di straordinario coraggio.
La tragedia del figlio Raffaele: una ferita mai guarita
Nel 1992, la vita di Bagni fu sconvolta dalla perdita del figlio Raffaele, morto a soli 3 anni in un incidente d’auto. «Eravamo tutti in macchina, guidava mia moglie. Stavamo andando pianissimo, a 38 km/h, quando un’auto non rispettò lo stop. L’airbag si aprì e fu fatale. In quel momento avevo mio figlio in braccio, non era seduto dietro perché era stato appena allattato e temevamo che potesse vomitare», racconta con dolore. Ma il dramma non finì lì.
La bara del piccolo fu trafugata da alcuni criminali che chiesero un riscatto di 300 milioni di lire. Bagni affrontò in prima persona i sequestratori, rispondendo alle loro telefonate nel tentativo di aiutare i ROS a intercettarli. «Mi accordai con loro per un incontro a Predappio, portai con me una valigetta di soldi falsi e indossai un giubbotto antiproiettile. Ma nessuno si presentò. Quel giorno c’era una nebbia fittissima, forse avevano capito che non ero solo o non mi videro». Nonostante gli sforzi, la bara del figlio non fu mai ritrovata. Dopo quella tragedia, Bagni decise di non avere più figli: «Non esiste la copia di un figlio. Ne avevo già avuti tre, avevo la mia famiglia. Decisi di farmi sterilizzare».
La madre, lo tsunami e un destino beffardo
Anche la morte della madre, avvenuta il 16 dicembre 2004, segnò profondamente Bagni. «Io e mia moglie avevamo prenotato un viaggio in Sri Lanka, ma decidemmo di ritardare e optammo per le Maldive. Dieci giorni dopo, uno dei più devastanti tsunami della storia colpì il Paese, uccidendo oltre 200mila persone». Alle Maldive, lo tsunami colpì con meno violenza, ma Bagni ricorda quei momenti drammatici: «Eravamo in spiaggia, non nei bungalow. Ricordo l’enorme massa d’acqua e un rumore che non si può dimenticare. Mia figlia era paralizzata dalla paura, la presi in braccio e la legai a un albero per salvarla».
Il legame unico con Diego Armando Maradona
Fra i ricordi più luminosi della vita di Salvatore Bagni c’è l’amicizia profonda con Diego Armando Maradona, nata a Napoli nel 1984. «Arrivammo insieme, alloggiavamo nello stesso hotel. Io ero con mia moglie, lui con 10 o 15 persone. Eravamo agli opposti: a me non piaceva uscire la sera, ma tra noi la stima fu immediata. Lo trattavo da Diego, non da Maradona, e questo lo apprezzava. Se avevo qualcosa da dirgli, glielo dicevo». La loro amicizia non si limitava al campo di gioco: «Abbiamo passato nottate intere a discutere di cose che gli stavano a cuore. Era un uomo pieno di problemi, ma anche di un’umanità straordinaria».
Sport
Mauro Icardi: nonostante tutto sono un interista, un interista vero
Finalmente svelato il reale motivo per cui l’allora dirigente Beppe Marotta fu costretto a cedere Mauro Icardi.
La separazione del calciatore argentino coi milanesi nerazzurri all’epoca fu oggetto di grandi discussioni e velenose polemiche. Soprattutto perchè allora non venne spiegato la reale motivazione della sua rottura col club interista. E’ risaputo che in ambito professionistico, ogni scelta da parte di un calciatore può segnarne in modo indelebile la carriera. Le decisioni prese fuori dal campo di gioco, spesso influiscono direttamente sulle prestazioni atletiche, sulla percezione da parte dei tifosi e, soprattutto, sul rapporto con la società di appartenenza.
Anche quello che succede fuori dal terreno di gioco ha un peso
Da questo punto di vista, uìn esempio che calza a pennello è rappresentato dalla carriera di Mauro Icardi: l’attaccante di origini argentine la cui traiettoria professionale con l’Inter ha subìto una svolta decisiva a causa delle sue azioni fuori dal terreno di gioco non sempre limpidissime. Le recenti dichiarazioni di Fabrizio Biasin offrono l’opportunità di una riflessione profonda su quello che sarebbe potuto essere ed invece non è stato, offrendo un quadro di opportunità perse.
Il giornalista Biasin ne parla in un podcast
Secondo quanto detto durante un’intervista rilasciata al podcast Centrocampo dal giornalista e commentatore sportivo Fabrizio Biasin, Mauro Icardi avrebbe potuto, con le sue prestazioni, scrivere pagine indelebili nella storia della squadra interista. Potendo vantare una media di 30 reti a stagione, le sue capacità realizzative erano fuori discussione, potendoli garantire un posto di rilievo tra i simboli del team.
L’amore per i colori
Il senso di appartenenza alla squadra è stato un elemento che Icardi non ha mai nascosto di nutrire, anzi. Dichiararsi apertamente interista in numerose occasioni, rifiutando persino avances di club illistri come la Juventus, ha rappresentanto un preciso segnale del suo attaccamento ai colori nerazzurri. Che Biasin ritieni caratterizzino il giocatore anche oggi.
Una cattiva gestione della comunicazione
Ma come spesso accade nel mondo del pallone, le questioni fuori dal campo possono avere un peso decisivo. Nel caso di Icardi, le problematiche relative alla sua gestione della comunicazione durante l’ultima fase della sua permanenza all’Inter hanno portato alla rottura definitiva. Compromettendo un rapporto che sembrava solido, portando l’allora dirigente Beppe Marotta ad optare per la cessione del giocatore nell’interesse della squadra.
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