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Storie vere

Incubo a Genova: si sveglia con uno sconosciuto nudo nel letto che la molesta

L’uomo, un 37enne con precedenti per violenza sessuale, ha usato le chiavi di riserva nascoste dalla vittima per entrare in casa. Arrestato in flagrante dalla polizia.

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    Strano tanto quanto elegante e chic il quartiere di Albaro a Genova ancora una volta sale alla ribalta delle cronache. Questa volta è successo che una 62enne residente nel capoluogo ligure nella notte tra venerdì e sabato scorso si è ritrovata nel proprio letto un uomo nudo intento a molestarla. Ma come è stato possibile? Sembra la trama di un film…Eppure la donna, che vive da sola, aveva trascorso una giornata come tante altre. Era rientrata a casa nel pomeriggio e dopo cena si era coricata senza immaginare ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.

    Scusi ma lei che ci fa nel mio letto?

    A svegliare la 62enne sono stati i movimenti nel letto e le mani dello sconosciuto che cercavano di palpeggiarla. Terrorizzata, è riuscita a divincolarsi e a scappare di corsa verso l’abitazione di una vicina, che ha immediatamente allertato la polizia. Gli agenti, intervenuti tempestivamente, hanno trovato l’uomo ancora nel giardino della vittima, completamente nudo. Eh già perché i suoi vestiti erano rimasti nella camera da letto della donna. Dopo qualche indagine sul posto la Polizia di Genova ha scoperto che l’uomo aveva utilizzato le chiavi di riserva dell’abitazione, che la signora teneva nascoste in un anfratto vicino alla porta d’ingresso. È evidente che l’intruso le abbia trovate e usate per introdursi indisturbato nell’appartamento durante la notte.

    L’uomo ha gà precedenti penali per violenza sessuale

    L’aggressore è stato identificato come un 37enne originario del Bangladesh con precedenti penali per violenza sessuale. Al momento non è chiaro se questo metodo, consistente nell’intrufolarsi nelle case di donne sconosciute utilizzando stratagemmi simili, sia già stato impiegato in passato. L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato con l’accusa di violenza sessuale. L’episodio, oltre a generare sgomento e rabbia, sottolinea l’importanza di una maggiore prudenza e sicurezza domestica, soprattutto in situazioni in cui vengono lasciate chiavi di riserva all’esterno.

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      Muore la suocera, scoppia la rissa da ‘Cavalleria Rusticana’ tra cognati: bastone contro coltello per non pagare le spese del funerale

      Morta la suocera, scoppia la rissa tra cognati per chi deve ccollarsi le spese del funerale.

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        E’ successo tutto a Parabita, piccolo comune del leccese, dove la morte di un’anziana signora ha dato il via a una scena surreale e drammatica, degna di una moderna “Cavalleria Rusticana”. Pochi minuti dopo il decesso della suocera, i due generi, già legati da vecchi rancori familiari, hanno trasformato il dolore in furia, per decidere chi dovesse pagare le spese per il funerale. E per questo si sono sfidati in strada con un bastone e un coltello.

        Questo funerale chi lo paga?

        La lite, iniziata con un semplice scambio di accuse su chi dovesse pagare i funerali della defunta, si è rapidamente trasformata in un duello senza esclusione di colpi. “Paga tu il funerale!” avrebbe gridato uno. La risposta piccata: “No, tocca a te e alla tua famiglia!”. A far traboccare il vaso, forse, anche vecchi dissapori legati all’eredità familiare. Così, le parole sono diventate minacce, le minacce in azioni, finché i due cognati non sono usciti di casa per affrontarsi, uno armato di coltello a serramanico, l’altro con un bastone recuperato all’interno dell’abitazione.

        Un duello in attesa della tumulazione

        La scena ha attirato in strada vicini e familiari, che invano hanno cercato di separare i due contendenti. Le urla e la tensione hanno costretto i carabinieri a intervenire per evitare una tragedia. All’arrivo delle forze dell’ordine, uno dei cognati è stato sorpreso con il coltello nascosto in macchina, giustificandosi con una scusa improbabile: “Lo uso per pescare i molluschi quando vado al mare”. L’altro, invece, con il bastone ancora in mano, ha ammesso di averlo preso dall’abitazione della defunta. Un triste epilogo per una vicenda che, nel giro di pochi minuti, ha visto il lutto trasformarsi in uno scontro da tragedia teatrale, lasciando un’intera comunità senza parole.

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          Non sapevo che mia moglie fosse nata uomo: il Tribunale nega l’annullamento del matrimonio

          Il Tribunale di Livorno ha stabilito che la mancata conoscenza dell’originario sesso del coniuge non rientra tra gli “errori essenziali” per annullare il matrimonio. L’uomo potrà solo divorziare, ma non ottenere l’annullamento.

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            Dopo 18 anni di matrimonio, un uomo scopre che la moglie, anni prima, era nata uomo e chiede al Tribunale di Livorno l’annullamento del loro matrimonio. La risposta? Un deciso “no”. Il caso, che sembra uscito direttamente da un film, è finito sulle scrivanie dei giudici livornesi, che hanno recentemente emesso la sentenza negando la richiesta di annullamento. Per il marito, che ha vissuto tutta la sua vita con quella che credeva fosse la donna della sua vita, la scoperta ha avuto il sapore di un tradimento: “Se lo avessi saputo, non mi sarei mai sposato”, è stata la sua linea di difesa. Ma per i giudici, le cose non sono così semplici.

            L’uomo ha deciso di impugnare il matrimonio basandosi sull’articolo 122 del codice civile, che prevede l’annullamento del matrimonio per errore o violenza. E quale “errore” più grande di scoprire, dopo quasi due decenni di vita coniugale, che il coniuge non è nato del genere che pensavi? Ma per il Tribunale, non è proprio così. I giudici hanno stabilito che la mancata conoscenza del sesso originario della moglie non rientra negli “errori” previsti dalla legge per annullare il vincolo matrimoniale. La sentenza è stata chiara: «L’omissione da parte della donna non può essere considerata un errore sull’identità della persona né un errore essenziale sulle qualità personali dell’altro coniuge».

            La storia tra i due ha inizio nel 2003, quando si sono sposati civilmente. Il loro matrimonio è durato fino al 2021, quando i due hanno deciso di separarsi. Nel frattempo, avevano persino considerato l’adozione di un bambino, un progetto che però non è mai stato portato a termine. La donna, secondo il marito, gli avrebbe raccontato di un problema di salute che le aveva impedito di avere figli, ma non avrebbe mai menzionato il fatto di essere nata uomo. Una versione che la donna ha decisamente respinto, affermando davanti ai giudici che il marito sapeva tutto fin dall’inizio.

            La verità? Come spesso accade, sta nel mezzo. Secondo i giudici, è probabile che la moglie abbia omesso alcuni dettagli sulla sua storia, ma il marito avrebbe comunque avuto modo di scoprire la verità se avesse voluto approfondire le ragioni per cui la moglie non poteva avere figli. Stando al resoconto processuale, l’uomo avrebbe potuto ottenere tutte le informazioni già all’epoca, ma non ha voluto farlo. A un certo punto, la moglie gli aveva anche offerto di spiegare tutto, ma lui ha preferito non indagare ulteriormente.

            La vera svolta è arrivata solo nel 2022, durante un’ispezione ipotecaria e catastale, quando il marito ha scoperto il passato della moglie e ha deciso di rivolgersi a un avvocato per chiedere l’annullamento del matrimonio. Ha sostenuto che, se avesse saputo del cambio di sesso, non avrebbe mai acconsentito a sposarla.

            Nonostante il dramma emotivo, la legge ha fatto il suo corso. I giudici di Livorno hanno deciso che, anche se l’uomo non fosse stato informato del passato della moglie, ciò non costituisce un errore tale da giustificare l’annullamento del matrimonio. Il Tribunale ha quindi respinto la sua richiesta, stabilendo che l’unica via legale per lui ora è il divorzio, come qualsiasi altra coppia. «Anche ove si volesse qualificare tale mancata conoscenza come errore, la domanda deve essere comunque respinta», ha concluso la sentenza.

            Il caso ha sollevato molte domande e dibattiti, soprattutto in un contesto sociale dove le tematiche legate all’identità di genere sono sempre più al centro dell’attenzione. Ma per ora, il verdetto è chiaro: niente annullamento per il marito, che dovrà affrontare il divorzio come tutti gli altri.

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              Pier Silvio Berlusconi e il conto salato del cuoco: 500mila euro di straordinari in sospeso finiscono in Cassazione

              Dopo 11 anni tra yacht e villa di Paraggi, il cuoco viareggino ottiene due sentenze favorevoli: Berlusconi fa ricorso per evitare il maxi pagamento.

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                Potremmo iniziare questo breve racconto con la frase di rito “anche i ricchi piangono”… Questa volta nella parte del ricco c’è Pier Silvio Berlusconi. Nientemeno…?! Eh sì perchè il figlio del Cavaliere è implicato in una questione che ha visto già due volte il Tribunale dargli torto. Ma lui non ci sta proprio e per questo ha fatto ricorso nientedimeno che in Cassazione. Di mezzo ci sono 500 mila euro che anche a Pier Silvio fanno assai comodo.

                Ti ho cucinato colazioni pranzi e cene festivi inclusi, ora pagami

                Pier Silvio è impegnato in una battaglia legale tra lo vede affrontare Giacomo Canale, cuoco e marittimo viareggino. Al centro del contendere c’è il pagamento di straordinari, festivi e notturni non corrisposti per un totale che supera i 500mila euro. Dopo aver servito per 11 anni la famiglia Berlusconi tra lo yacht Suegno e la prestigiosa villa di Paraggi a Portofino, il cuoco ha deciso di chiedere giustizia. La controversia nasce nel 2018, quando il rapporto di lavoro tra Canale e l’amministratore delegato di Mediaset si interrompe. Il cuoco reclama gli straordinari mai pagati, sostenendo di aver lavorato per anni senza la giusta retribuzione. Dopo un primo accordo firmato nel 2019, che l’avvocato del cuoco definisce “non valido” perché privo di un’assistenza sindacale adeguata, la questione finisce in tribunale.

                Le sentenze e il ricorso di Pier Silvio Berlusconi

                La prima sentenza del Tribunale del Lavoro di Genova respinge la richiesta di pagamento, giudicando l’accordo del 2019 legittimo. Ma il cuoco non si arrende. La vicenda approda in Corte d’Appello, che rileva irregolarità formali nell’accordo, ma non ammette testimoni e istruttoria che avrebbero potuto dimostrare le ore lavorative effettive. Per Giacomo Canale, si tratta di un “errore clamoroso”. A suo dire, le dichiarazioni riportate nella sentenza sarebbero imprecise e non corrisponderebbero a quanto da lui affermato in aula. La richiesta di pagamenti arretrati, infatti, rimane il cuore della causa.

                Alla fine il conto rischia di diventare più salato dei piatti servizi dal cuoco

                Ora la partita si sposta su due fronti. Da una parte c’è il ricorso in Cassazione e richiesta di revocazione della sentenza in Appello, con un’udienza già fissata per il 23 gennaio 2025. Toccherà ai giudici decidere se quei 500mila euro di straordinari siano davvero dovuti al cuoco che ha servito con dedizione tra le mura della villa di Paraggi e le onde del mare. Nessun commento, al momento, da parte dei legali di Pier Silvio Berlusconi, che si prepara all’ennesimo round di questa lunga disputa. Una cosa è certa: il conto della vicenda rischia di diventare più salato del menù servito nella cucina del cuoco viareggino.

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