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Storie vere

Dentista rovinato dalla segretaria: sottratti 400mila euro per il casinò e le bollette

Uno studio a Milano chiuso dopo il tradimento di una collaboratrice storica. Appropriazione indebita e autoriciclaggio al centro di una vicenda che ha distrutto la carriera del professionista

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    La storia di un dentista milanese, che aveva costruito con anni di lavoro un’attività ben avviata a pochi passi dal Duomo, si è trasformata in un incubo a causa del tradimento della sua collaboratrice più fidata. La segretaria, che lavorava nello studio da molti anni, era diventata per il professionista un punto di riferimento. Aveva accesso all’intera contabilità, gestiva i rapporti con il commercialista e, cosa ancora più delicata, disponeva delle credenziali per l’home banking dello studio.

    Questa fiducia, apparentemente ben riposta, si è rivelata fatale. La donna, approfittando del suo ruolo di responsabilità, ha sottratto una cifra impressionante di circa 400mila euro, utilizzandola per coprire spese personali. Tra i movimenti bancari più rilevanti emersi dall’indagine ci sono bonifici destinati alla polisportiva del fratello per il pagamento delle bollette e somme ingenti spese al Casinò di Mendrisio per il cambio di assegni.

    Il dentista, ignaro di quanto stesse accadendo, ha continuato a fidarsi della collaboratrice fino a quando non si è trovato sommerso dai debiti. Affitti non pagati e spese non giustificate hanno portato alla chiusura definitiva dello studio, lasciandolo senza più un’attività. La vicenda non si è fermata lì: la segretaria è ora accusata di appropriazione indebita e autoriciclaggio, reati per cui rischia pene molto severe.

    Per il professionista, però, resta il dramma personale di aver perso tutto non a causa di errori suoi, ma per il tradimento di chi avrebbe dovuto tutelare la sua attività. Una storia che mette in guardia chiunque lavori in contesti dove la fiducia è il perno di rapporti professionali.

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      Storie vere

      Luigi Masetti: l’eroe dei due mondi su due ruote che sfidò il tempo e la geografia

      La storia dimenticata del pioniere del cicloturismo, che pedalò da Milano a Chicago con il sostegno del “Corriere della Sera”, rivoluzionando l’idea stessa di viaggio.

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        Luigi Masetti, il padre del cicloturismo, oggi compirebbe 160 anni. Eppure, la sua figura rimane avvolta in un velo di oblio. Nessuna strada, giardino o ciclabile milanese ricorda il suo nome. Eppure, quest’uomo straordinario, nato il 18 dicembre 1863, è stato uno degli avventurieri più innovativi della sua epoca, capace di anticipare mode e movimenti di oltre un secolo. Nel 1893, Masetti scrisse una lettera audace a Eugenio Torelli Viollier, il primo direttore del “Corriere della Sera“, con una proposta tanto folle quanto geniale. “Voglio andare in bicicletta da Milano a Chicago: datemi 500 lire o asciugatemi il mare”. La risposta fu altrettanto sorprendente. “Ci piacciono le imprese condite d’audacia e di bizzarria. Accettiamo”, a patto che raccontasse l’America vista dalla sella della sua bici.

        Un viaggio epico su due ruote

        Il 15 luglio dello stesso anno, Masetti partì dall’Arco della Pace di Milano per un’avventura di 7000 chilometri. In sella a “Eolo“, la sua bicicletta bianca con il manubrio all’ingiù, attraversò mari e monti, portando con sé solo una cartina geografica strappata da un atlante scolastico. Il viaggio lo portò attraverso città e paesi, da Filadelfia a New York, da Cleveland a Washington, fino a Chicago, dove giunse come un eroe moderno. La sua esperienza fu raccontata ogni lunedì sulle pagine del “Corriere della Sera”, in un diario di viaggio che catturava l’immaginazione dei lettori. In una delle sue corrispondenze, descrisse il presidente americano Grover Cleveland, che lo accolse alla Casa Bianca, come “un uomo sulla sessantina, piuttosto panciuto, di statura alta, dal viso aperto e molto affabile”. All’Esposizione Universale di Chicago, Masetti fu celebrato come un visionario arrivato dal futuro.

        Il ritorno a Milano e il trionfo popolare

        Quando Luigi Masetti tornò a Milano il 19 novembre 1893, fu accolto da una folla festante che si riversò lungo le strade, applaudendolo fino al Duomo. Il “Corriere della Sera” lo ribattezzò “il Napoleone delle due ruote”. Masetti, invece, rimase modesto, concludendo: “Ho solo seguito la mia passione per la scoperta e per il mondo”. Masetti abitava in un appartamento al terzo piano di via Cesare da Sesto 11, a Porta Genova, che era un piccolo museo di ricordi dai suoi viaggi. Proprio da quella casa, profetizzò l’ascesa delle automobili: “Divoreranno gli spazi che io mi precorro pedalando senza fine e senza sosta”.

        Luigi Masetti: un visionario senza tempo

        Il suo spirito innovatore è oggi riflesso nei numeri del cicloturismo italiano. Nel 2023, questo settore ha generato un impatto economico diretto di oltre 5,5 miliardi di euro, con 56,8 milioni di presenze. Ma la Milano delle 330.000 biciclette e dei 312 chilometri di corsie ciclabili non ha ancora reso omaggio al suo primo pioniere. Concludendo in un certo senso il sognatore Luigi Masetti, anticipò i Fridays for Future e la mobilità sostenibile, merita finalmente di essere ricordato. La sua eredità vive nelle strade che amava percorrere, nella passione per il viaggio e nell’idea che il mondo, su due ruote, non ha confini.

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          Storie vere

          “Un uomo davanti casa mia ogni giorno”: la denuncia di Giulia Hamiti contro lo stalking digitale

          “Voglio giustizia, non posso più lavorare o dormire serenamente”. Le indagini non portano a risposte, ma Giulia non si arrende.

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            Era il 2017 quando Giulia Hamiti, allora poco più che ventenne, scoprì per la prima volta che le sue foto erano state rubate e utilizzate per creare profili fake su Instagram e piattaforme di dating come Tinder e Badoo. I nomi utilizzati – Elisa, Elise, Eli – erano parte di un personaggio fittizio, descritto come una ragazza slovena in cerca di relazioni con altre donne.

            “All’inizio pensavo fosse opera di un pazzo, mi sono fatta persino una risata”, racconta Giulia. Ma il suo sorriso si è spento presto. Quello che sembrava uno scherzo di cattivo gusto si è trasformato in un incubo senza fine, con un escalation culminata pochi mesi fa, quando centinaia di immagini pornografiche con il suo volto, montate sul corpo di altre donne, sono state pubblicate su un sito.

            Un persecutore invisibile
            Per anni Giulia ha cercato di scoprire chi si nascondesse dietro questi profili. “Ho trovato un profilo Facebook che sembrava appartenere a un ragazzo – spiega – e alcune foto di paesaggi lì caricate erano identiche a quelle usate sui profili fake. Gli ho scritto per dirgli di smetterla. La sua risposta? Bloccarmi. Due settimane dopo sono comparse le immagini pornografiche”.

            Il persecutore, che sembra seguire non solo Giulia ma anche le sue amiche e parenti, continua a distruggere la sua vita senza sosta.

            Le denunce senza risposta
            Con l’aiuto dell’avvocato Alfredo Maccarone, Giulia ha presentato quattro denunce alla Polizia Postale per furto d’identità. Tuttavia, non ha ricevuto aggiornamenti sull’andamento delle indagini. Nel frattempo, la sua situazione psicologica si è aggravata. “Non riesco più a dormire senza farmaci, soffro di attacchi d’ansia e panico, e non posso più lavorare. È come avere uno stalker davanti casa ogni giorno”.

            Un appello per la giustizia
            Giulia continua a combattere per essere ascoltata e per far sì che le autorità intervengano in modo efficace contro lo stalking digitale. “Se una persona perseguita un’altra tramite i social, è lo stesso che farlo di persona”, sottolinea.

            Il suo caso è un drammatico esempio delle lacune nel contrasto al cyberstalking, un fenomeno che continua a mietere vittime nell’era digitale. Giulia non vuole arrendersi, ma il tempo stringe: ogni giorno che passa, il suo persecutore rimane impunito, alimentando un incubo che sembra non avere fine.

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              Storie vere

              Un gesto d’amore senza volto: l’eroe della donazione samaritana di un rene che ha salvato tre vite

              In un’Italia sempre più generosa, un uomo ha donato un rene a uno sconosciuto innescando una catena di solidarietà che ha salvato altre due vite.

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                In un’epoca dominata dall’individualismo, la storia di un uomo che ha deciso di donare un rene a uno sconosciuto risuona come una nota di speranza. Un gesto d’amore puro e disinteressato che ha dato il via a una catena di solidarietà, salvando non solo una, ma ben tre vite. L’uomo, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha spiegato la sua decisione con una semplicità disarmante: “L’ho fatto per gratitudine verso la vita“. Un sentimento profondo che lo ha spinto a condividere il dono più prezioso: un pezzo di sé. La sua scelta, coraggiosa e altruista, ha innescato una reazione a catena, dando vita a una serie di trapianti che hanno restituito la speranza a tre persone gravemente malate.

                Una catena di solidarietà con 110 sanitari coinvolti

                Il rene donato è stato trapiantato a un paziente dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. A sua volta, un familiare del paziente aquilano, incompatibile con quest’ultimo, ha donato un rene a un’altra persona ricoverata a Bologna, dando il via a una sorta di “effetto domino” che ha portato alla realizzazione di tre trapianti, tutti perfettamente riusciti. Dietro a questo successo c’è un’organizzazione impeccabile. Grazie alla collaborazione tra il Centro nazionale trapianti le regioni coinvolte e le forze dell’ordine, i tre reni sono stati trasportati in tempi record e trapiantati con successo. Un’operazione complessa che ha coinvolto oltre 110 operatori sanitari.

                Rene, dono della vita

                La donazione di organi è un gesto di grande generosità che permette a molte persone di ritrovare una nuova vita. Negli ultimi anni, l’Italia ha fatto passi da gigante in questo campo, diventando uno dei Paesi leader in Europa. Tuttavia, c’è ancora molto da fare. I dati sono incoraggianti. Il numero di donatori e di trapianti è in costante aumento. Nel 2023, l’Italia ha raggiunto un nuovo record, superando le 4.000 donazioni da cadavere. Un risultato straordinario, frutto dell’impegno di tutti gli attori coinvolti: dai medici agli infermieri, dai volontari ai cittadini. Nonostante questi progressi, ci sono ancora molte sfide da affrontare. In primo luogo, è necessario continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della donazione di organi. Inoltre, è fondamentale semplificare le procedure burocratiche e ridurre i tempi di attesa per i trapianti.

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