Mondo
Musk e l’Ozempic: il controverso antidiabetico delle star conquista il re di X e scatena polemiche
Con una foto davanti all’albero di Natale, Musk rivela di usare un farmaco simile all’Ozempic per dimagrire, provocando reazioni contrastanti. Da Hollywood alle critiche della sanità pubblica, il dibattito sui rischi e i costi di questi medicinali infiamma i social.
Elon Musk non smette di stupire. Stavolta non si tratta di razzi spaziali o intelligenza artificiale, ma di un farmaco che ha conquistato le star di Hollywood e ora anche lui: l’Ozempic. Il magnate ha postato su X, la piattaforma social di cui è proprietario, una foto che lo ritrae nei panni di Babbo Natale davanti a un albero addobbato, con un titolo che non lascia spazio a dubbi: “Ozempic Santa”.
Ma Musk, 53 anni, ha fatto un ulteriore passo, dichiarando di non utilizzare propriamente l’Ozempic, bensì un farmaco simile chiamato Mounjaro, che secondo lui avrebbe “meno effetti collaterali ed è più efficace”. L’immagine, con oltre 30 milioni di visualizzazioni, ha scatenato un acceso dibattito sui social, tra chi elogia il miliardario per la sua forma fisica e chi denuncia i rischi di promuovere antidiabetici come strumenti di dimagrimento rapido.
L’ascesa dell’Ozempic tra le star
L’Ozempic è stato originariamente sviluppato per il controllo del diabete di tipo 2, ma i suoi effetti collaterali sul peso hanno attirato l’attenzione di Hollywood. Molti lo usano come scorciatoia per dimagrire, un fenomeno che ha alimentato la domanda globale e spinto alcuni a ricorrere a versioni illegali del farmaco vendute online senza prescrizione.
Tuttavia, l’Ozempic non è privo di rischi: effetti collaterali come nausea, vomito, paralisi dello stomaco e problemi intestinali sono stati segnalati sia per l’Ozempic che per il Mounjaro. Nonostante ciò, l’uso di questi farmaci è diventato una tendenza sempre più diffusa, al punto che persino celebrità come Whoopi Goldberg hanno apertamente ammesso di farne uso. “Elon su questo ha ragione,” ha dichiarato l’attrice, lodando la posizione del miliardario.
Polemiche sui social e nella sanità
Se Hollywood sembra favorevole, la comunità medica e molti utenti dei social non sono altrettanto entusiasti. “Promuovere questi farmaci come rimedi per dimagrire è pericoloso,” commentano gli esperti, sottolineando che l’Ozempic è approvato solo per il trattamento del diabete. La questione si intreccia con il costo elevato: una confezione per un mese costa circa 1.000 dollari, rendendolo inaccessibile per molte persone.
Le dichiarazioni di Musk si scontrano con le posizioni più tradizionali, come quella di Robert Kennedy Jr., che ha sempre sostenuto l’importanza di una dieta equilibrata e moderazione alimentare. Musk, al contrario, promuove da tempo l’uso di inibitori Glp-1 come una soluzione contro l’obesità, trovando consensi in ambienti più inclini alle scorciatoie farmacologiche.
Una tendenza globale
L’interesse per farmaci come l’Ozempic riflette una crescente ossessione per soluzioni rapide e miracolose nella lotta contro l’obesità. Tuttavia, l’enfasi sui risultati immediati rischia di oscurare i pericoli associati. Musk, con il suo seguito di oltre 200 milioni di follower, potrebbe influenzare ulteriormente la percezione pubblica, spingendo molte persone a ignorare i rischi e concentrarsi solo sui benefici estetici.
Mentre le visualizzazioni continuano a salire, la discussione non accenna a placarsi. Musk, ancora una volta, ha trovato un modo per trasformare un argomento di nicchia in una questione di interesse globale. E chissà che anche questa volta, dietro le quinte, non ci sia un business plan pronto a decollare.
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Mondo
Cecilia Sala arrestata in Iran: la giornalista italiana in isolamento nel carcere di Evin. La Farnesina e il governo al lavoro per la sua liberazione
Dalla Farnesina a Palazzo Chigi, tutti i livelli istituzionali italiani sono in azione per ottenere il rilascio della giornalista. Il ministro Tajani assicura “massima attenzione”, mentre Crosetto avverte: “In Iran servono diplomazia e discrezione, non sdegno pubblico”
La notizia ha scosso il mondo del giornalismo e non solo: Cecilia Sala, una delle firme più apprezzate del panorama italiano, è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre e si trova ora nel carcere di Evin, tristemente noto per le condizioni dure e le violazioni dei diritti umani. Il ministero degli Affari Esteri ha confermato il fermo e assicurato che il caso viene seguito con “massima attenzione”.
Cecilia Sala in isolamento a Evin
La giornalista era in Iran per motivi di lavoro quando è stata fermata dalle autorità iraniane. Secondo quanto comunicato, Sala si trova in isolamento in una sezione speciale del carcere di Evin, nel nord della capitale, un luogo che in passato ha ospitato dissidenti, attivisti e giornalisti internazionali. Le circostanze precise del suo arresto non sono ancora chiare, ma si teme che possa essere accusata di “spionaggio” o “propaganda contro lo Stato”, accuse spesso rivolte ai reporter stranieri in Iran.
Il governo italiano in prima linea
Il caso di Cecilia Sala è stato immediatamente preso in carico dalla Farnesina. Il ministro Antonio Tajani, in coordinamento con Palazzo Chigi, ha attivato l’Ambasciata e il Consolato italiani a Teheran per monitorare le condizioni della giornalista e lavorare al suo rilascio.
«Seguiamo il caso con la massima attenzione e siamo in costante contatto con le autorità iraniane», ha dichiarato Tajani. Anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottolineato l’importanza di un approccio discreto e diplomatico: «Le trattative con l’Iran non si risolvono con lo sdegno popolare, ma con un’azione politica e diplomatica di alto livello. Tutto il governo è impegnato in questo sforzo».
Evin: il simbolo della repressione iraniana
Il carcere di Evin è tristemente famoso per le dure condizioni di detenzione e per essere una delle principali strutture di repressione del regime iraniano. Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno più volte denunciato casi di torture fisiche e psicologiche, detenzioni arbitrarie e trattamenti inumani all’interno del carcere.
Essere trattenuti in isolamento in questo contesto aggiunge un livello ulteriore di preoccupazione per le condizioni di Cecilia Sala.
Un appello alla comunità internazionale
Anche se il governo italiano ha scelto la via della discrezione, il caso sta sollevando attenzione internazionale. L’arresto di Sala segue un pattern preoccupante: in passato, altri giornalisti stranieri sono stati detenuti in Iran e liberati solo dopo lunghe trattative diplomatiche.
Il mondo del giornalismo italiano, intanto, si mobilita per tenere alta l’attenzione sul caso. Colleghi, associazioni e testate stanno condividendo messaggi di solidarietà per Sala, chiedendo che il suo arresto non venga ignorato.
Prossimi passi
Le autorità italiane stanno lavorando su più fronti per garantire il rilascio della giornalista. Tajani e Crosetto hanno entrambi sottolineato che l’Italia utilizzerà ogni canale diplomatico disponibile, ma che il processo potrebbe richiedere tempo.
Nel frattempo, la famiglia e i colleghi di Cecilia Sala aspettano notizie con apprensione, sperando che la pressione internazionale possa fare la differenza in una vicenda che tocca corde profonde di libertà e diritti umani.
Cronaca
Troppi ordini sbagliati, McDonald’s non si fida più dell’Intelligenza Artificiale!
La sperimentazione di McDonald’s con l’intelligenza artificiale ha mostrato i limiti attuali della tecnologia nel settore della ristorazione rapida. Sebbene l’azienda abbia deciso di sospendere l’uso dell’Automated Order Taker, il futuro dell’automazione nei fast food continua a evolversi, con altri competitor che dimostrano il potenziale di queste soluzioni quando implementate correttamente.
McDonald’s ha abdicato e ha detto addio all‘Automated Order Taker. Il colosso americano ha sospeso l’utilizzo del suo sistema di intelligenza artificiale per gli ordini drive-through, Automated Order Taker (AOT). La tecnologia, sviluppata in collaborazione con IBM ha generato troppi errori negli ordini, causando frustrazione tra i clienti e il personale.
Scarsa precisione e ordini bizzarri
L’AOT ha mostrato una precisione appena superiore all’80%, con un ordine su cinque sbagliato. Gli errori includevano combinazioni insolite come il bacon sul gelato e centinaia di nuggets non richiesti. La tecnologia inoltre ha faticato a capire dialetti e accenti diversi vista anche la multietnicità dei dipendenti del colosso del fast food, portando a ulteriori fraintendimenti.
E così McDonald’s ritorna la passato
Mason Smoot, che è Chief Restaurant Officer di McDonald’s in tutti gli Stati Uniti, ha deciso di porre fine alla partnership con IBM per l’AOT. La tecnologia è stata disattivata in tutti i ristoranti. Ma altri competitor di McDonald’s hanno ottenuto risultati migliori con soluzioni analoghe. Per esempio Wendy’s utilizza Google Cloud per gli ordini drive-through, con una precisione dell’86%. Carl’s Jr. e Taco John’s si affidano a Presto, con una percentuale di ordini corretti fino al 90%.
Cronaca
Siete dei latitanti? Scappate qui…non vi prenderanno mai
Ecco i Paesi nel mondo in cui non valgono gli accordi per l’estradizione nei quali è possibile rifugiarsi per sfuggire al carcere italiano.
Quali sono i Paesi che non hanno accordi di estradizione con l’Italia o che non estradano cittadini italiani latitanti verso il nostro Paese? Il loro elenco può variare e dipendere da diversi fattori. Dalla mancanza di trattati bilaterali alle leggi nazionali che proteggono i delinquenti dalla estradizione, o per considerazioni politiche e diplomatiche.
I Paesi dove si rischia meno
Nella lista dei Paesi che spesso non hanno accordi di estradizione con l’Italia o che pongono restrizioni all’estradizione troviamo la Cina che per impostazioni politiche spesso non estrada i propri cittadini. Segue la Russia che ha una politica restrittiva riguardo l’estradizione dei propri cittadini ma non nei confronti di cittadini italiani che hanno commesso crimini. Il Vietnam come la Cina, il raramente estrada i propri cittadini così come l’Arabia Saudita che non concede l’estradizione per vari motivi, inclusi quelli religiosi e politici. L’Iran non ha accordi di estradizione con molti paesi occidentali, compresa l’Italia. La Corea del Nord è estremamente improbabile che accetti qualsiasi richiesta di estradizione.
La mancanza di cooperazione aiuta la malavita
Cuba storicamente rifiutata molte richieste di estradizione da paesi occidentali. In Somalia la mancanza di un governo centrale stabile rende difficile qualsiasi cooperazione internazionale sull’estradizione. Così pure in Siria Paese nel quale le attuali condizioni politiche e di sicurezza impediscono accordi di estradizione efficaci. Tutti i Paesi senza relazioni diplomatiche con l’Italia come Bhutan o Tuvalu, Stato insulare polinesiano, potrebbero non avere accordi di estradizione semplicemente perché non hanno relazioni diplomatiche stabilite con l’Italia.
I magnifici nove
I Paesi nel mondo in cui con certezza non valgono gli accordi per l’estradizione – e quindi quelli in cui è possibile rifugiarsi per sfuggire al carcere in Italia – sono nove in tutto: dal Nepal alla Cambogia, dalle Seychelles alla Malesia, da Capo Verde al Belize. E inoltre Giamaica, Madagascar e Namibia. In Italia l’estradizione è regolata dall’articolo 13 del codice penale italiano che stabilisce come sia regolata dalla legge penale italiana, dalle convenzioni e dagli usi internazionali. Il nostro Paese, dal 1873, ha stipulato diversi accordi di estradizione bilatere con la maggior parte dei Paesi nel mondo.
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