Connect with us

Punti di svista

La libertà secondo Musk: dire ciò che si vuole. Basta non criticare lui

Chissà dove è finito quell’uccellino libero di svolazzare dove gli pareva. Ora X è un social dove è altamente sconsigliato parlar male del suo proprietario Musk…

Avatar photo

Pubblicato

il

    L’uomo che ci ha promesso auto elettriche per salvare il pianeta, razzi per colonizzare Marte e, soprattutto, un social network dove la libertà di parola sarebbe stata sacra, una volta di più si conferma un campione. Di ipocrisia. Quando ha comprato Twitter, ribattezzandolo X aveva promesso che il suo social network sarebbe stato una bandiera di libertà, in cui tutti avrebbero potuto dire quel che volevano e come volevano.

    Padre padrone autoritario

    Ma nell’ultimo periodo il buon Elon si è andato a schiantare come un’auto senza pilota (delle sue) contro una realtà che pure cerca di negare. Prima ha sdoganato qualsiasi tipo di commento, compresa la diffusione metodica di notizie false e balle spaziali. Dopodiché, di fronte alle critiche della comunità, si è imposto come un padre padrone autoritario invece che autorevole. «Diamo voce a tutti», dice, ma il sottotitolo è «Purché nessuno si azzardi a criticare me».

    Severamente vietato il dissenso su di lui

    Già perché il visionario imprenditore, ora braccio destro del nuovo-vecchio presidente americano Donald Trump, ha iniziato a bloccare e limitare gli account di giornalisti, commentatori e utenti comuni che osano mettere in dubbio il suo operato.
    Del resto Musk, nel suo nuovo ruolo, sta parlando (e straparlando) di qualsiasi cosa, nel tentativo di accreditarsi come nuovo leader globale di chissà che cosa e ogni commento negativo è per lui come fumo negli occhi.

    Il pericolo di un ego fuori controllo

    Ma la sua non è censura, sia chiaro. Perché mentre silenzia chi lo critica, continua a invocare la libertà di parola per chiunque. Ma su X (anzi, Twitter!) la libertà di parola finisce dove inizia la suscettibilità del padrone di casa. E l’unico libero rimane lui. Libero di dire ciò che vuole e di coccolare il suo ego, l’unica cosa anche più grande del suo conto in banca. E della sua ipocrisia.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Punti di svista

      Tutti appesi al ciuffo di Donald, piaccia o no

      Un uomo solo al comando dell’Occidente, col quale sarà bene cercare di andare d’accordo, che la cosa sia gradita o meno. Lo impongono i precari equilibri attuali.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Che piaccia o no, siamo tutti appesi al ciuffo di Donald Trump. Dall’Ucraina al Medio Oriente, dalle tensioni commerciali con la Cina fino agli equilibri interni di alleati e avversari, il suo ritorno sulla scena internazionale, in un modo o nell’altro, segnerà una linea profonda.

        Un posto anche per noi

        Imprevedibile, devastante per alcuni, rigenerante per altri. Quel che farà «the Donald» è ancora tutto da vedere ma di certo gli equilibri faticosamente costruiti dall’amministrazione Biden potrebbero saltare di botto con un solo tweet o con un proclama dei suoi. E così, Trump costringe tutti a ripensare strategie e alleanze. E qui entra in gioco anche l’Italia.

        Giorgia nostra ambisce ad unruolo di interlocutrice privilegiata

        Si può discutere all’infinito delle scelte e delle decisioni di Giorgia Meloni ma una cosa è certa: avere un rapporto diretto con Trump è fondamentale perché l’Italia non può permettersi di essere spettatrice in un mondo dove le decisioni si prendono spesso su basi personali ancor più che istituzionali. Trump apprezza chi si pone in maniera determinata, anche aggressiva e Meloni ha dimostrato di saper giocare in questo campo costruendo un dialogo diretto con il tycoon, come dimostra la visita privata a casa Trump di qualche giorno fa.

        Per dire la nostra

        E questa è una mossa che potrebbe avere un peso non indifferente. Non si tratta di tifare per Trump o contro di lui e nemmeno per Meloni o contro di lei. Il punto è che con l’uomo col ciuffo al timone dell’Occidente, sarà meglio avere un posto sulla nave e avere voce in capitolo su dove condurla. Altrimenti si rischia il naufragio. E l’Italia non può permetterselo, a prescindere da ogni schieramento.

          Continua a leggere

          Punti di svista

          Dalla Milano da bere a quella del… non fumare

          Secondo l’OMS un fumatore è in grado di produrre 5 tonnellate di anidride carbonica nell’arco della vita.
          Dal 1° gennaio 2025 il divieto di fumo nella metropoli sarà esteso a tutte le aree pubbliche all’aperto, incluse vie e strade, a eccezione delle apposite aree isolate in cui è possibile rispettare la distanza di 10 metri dalle persone.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            E dal primo gennaio, a Milano, accendersi una sigaretta all’aperto sarà come cercare parcheggio in centro: vietato, o comunque quasi impossibile. Colpa, o merito, della decisione del sindaco Beppe Sala di vietare il fumo in parchi, fermate dei mezzi pubblici e anche allo stadio. Se vuoi fumare, o trovi un angolino isolato o te la accendi a casa tua. E stop.

            Dibattito aperto all’ombra della Madonnina

            La Milano da bere si trasforma così nella Milano da non fumare. Un cambio d’immagine epocale per una città che ha fatto del glamour e della libertà chic il suo cavallo di battaglia e che or si scopre improvvisamente proibizionista. Un bene, perché non si impone ai non fumatori di respirare il fumo altrui o un male perché si limita la libertà individuale? Il dibattito in città è aperto.

            Chi esulta e chi si lagna

            Da una parte, si potrà finalmente respirare aria fresca, o meglio, appena meno tossica e inquinata di quella figlia di traffico e cantieri perenni. Dall’altra, gli irriducibili delle bionde sono sulle barricate. Dopo i divieti, sacrosanti, all’interno dei locali, ora anche lo stop all’aperto, che per molti è un’esagerazione del tutto inutile. E poi: chi controllerà se mancano uomini e mezzi?
            Basterebbe un po’ buonsenso, perché finché c’è chi fuma accanto a un bambino o una donna incinta fregandosene bellamente, il problema esiste, al di là delle norme. In ogni caso, Milano si conferma una città laboratorio. Una ventata di aria nuova. Magari non pura e inquinata lo stesso. Ma comunque, nuova.

              Continua a leggere

              Punti di svista

              La lezione social a margine della strage di Magdeburgo

              Anche nelle tragedie e nel dolore emerge una piccola ma non banale lezione per tutti, specie per i frequentatori dei social: mai commentare senza conoscere precisamente i fatti.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                Morti, feriti e un clima di paura nel cuore dell’Europa che non si respirava da tempo. La strage di Magdeburgo ha colpito e scosso tutti anche perché un attentato del genere, in un luogo di pace e festa come un mercatino di Natale non può non generare terrore. Ma mentre le autorità chiariranno con certezza i perché e i come di una strage così assurda, c’è un fatto che è balzato subito agli occhi.

                La necessità di trovare per forza un “nemico” da odiare

                Nei momenti immediatamente successivi alla strage, sui social sono spuntati migliaia di commenti che accusavano a caso immigrati, frontiere aperte, musulmani, islamici e chiunque nel giro di un secondo è stato individuato come «nemico». Senza cognizione di causa. Senza sapere nulla. Migliaia di persone con la bava alla bocca pronte a mettere al rogo chiunque, basta trovare un colpevole che sia affine ai propri gusti.

                Una lezione per tutti

                Nel giro di breve emerge che l’attentatore non è un estremista islamico, un jihadista o un miliziano ma un medico, arabo, estremista sì, ma anti-islam. Ecco che nella tragedia e nel dolore, emerge una piccola ma non certo banale lezione per tutti, soprattutto per i frequentatori del mondo social: mai, mai commentare senza conoscere i fatti precisi!

                Prima di parlare… informati

                Cosa costa informarsi, per bene, prima di vomitare il proprio odio in Rete? Non vale la pena attendere qualche minuto, qualche ora, invece di fare pessime figure? Tra chi lo fa per pura malafede e per fomentare gli animi e chi lo fa per mera ignoranza, in questo caso, poco cambia. Dice il proverbio: «Che silenzio ci sarebbe se si parlasse solo di quel che si conosce». Ecco, vale anche per i social. E vale anche per fatti drammatici come l’attentato di Magdeburgo.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù