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Cronaca

Il grido di pace di Sergio Mattarella e il pensiero per Cecilia Sala: il discorso di fine anno che parla all’Italia

Il discorso di fine anno del presidente ha ricordato le sfide, ma anche le possibilità, invitando a guardare al futuro con responsabilità e impegno. Un messaggio che parla a tutti, dentro e fuori i confini italiani.

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    «Mai come adesso la pace grida la sua urgenza». Con queste parole, Sergio Mattarella ha aperto il suo discorso di fine anno, invitando l’Italia e il mondo intero a riflettere sulla drammaticità dei conflitti e sulla necessità di un cambiamento profondo. Il presidente della Repubblica ha toccato numerosi temi cruciali, spaziando dalla guerra in Ucraina alla crisi della sanità pubblica italiana, passando per la violenza contro le donne e il disagio giovanile.

    L’appello alla pace e le tragedie globali

    Mattarella ha aperto il suo intervento con immagini forti e dolorose: una neonata morta assiderata a Gaza, bombardamenti in Ucraina che lasciano milioni al gelo, e gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. «La pace non significa sottomettersi alla prepotenza, ma al contrario, costruire un mondo basato sul rispetto dei diritti umani, della libertà e della dignità di ogni popolo», ha sottolineato il capo dello Stato.

    Il pensiero per Cecilia Sala

    Tra i momenti più toccanti del discorso, il presidente ha rivolto un pensiero alla giornalista Cecilia Sala, incarcerata in Iran dal 19 dicembre. «Le siamo vicini, in attesa di rivederla al più presto in Italia», ha detto Mattarella, ricordando il valore della libera informazione e il sacrificio di chi rischia la vita per documentare le guerre e le ingiustizie.

    Le sfide italiane: sanità e giovani

    Anche l’Italia è al centro delle riflessioni del presidente, che ha evidenziato luci e ombre. Da un lato, i dati sull’occupazione e l’export crescono, ma persistono sacche di precarietà e salari bassi. Dall’altro, la sanità pubblica vive una crisi profonda, con liste d’attesa insostenibili e sempre più persone costrette a rinunciare alle cure per motivi economici.

    Mattarella ha poi messo in guardia dai modelli di violenza che si diffondono tra i giovani, spesso amplificati dal web. Ha invitato le istituzioni ad ascoltare il loro disagio e a offrire risposte concrete per costruire un futuro migliore.

    La violenza contro le donne

    Non poteva mancare un richiamo alla lotta contro la violenza di genere. Mattarella ha ricordato Giulia Cecchettin e tante altre donne vittime della barbarie, augurandosi che il 2025 sia l’anno in cui si possa parlare delle donne come protagoniste della società, e non come vittime.

    Il patriottismo degli immigrati e l’anniversario della Liberazione

    Mattarella ha offerto una riflessione sul concetto di patriottismo, riconoscendo l’importante contributo di chi, pur non essendo nato in Italia, ne abbraccia i valori e ne arricchisce la comunità. Ha poi concluso con uno sguardo al 2025, che segnerà l’ottantesimo anniversario della Liberazione: «Un richiamo a liberarsi da tutto ciò che ostacola la libertà, la democrazia, la dignità e la giustizia».

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      Mistero

      Maria Maddalena nel Giudizio Universale: la scoperta che riscrive l’arte sacra

      La restauratrice e studiosa Sara Penco identifica Maria Maddalena nell’affresco della Cappella Sistina, una scoperta destinata a riaccendere il dibattito sull’arte, il ruolo delle donne nella Chiesa e la simbologia universale del Giudizio.

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        Una figura nascosta, relegata al margine destro del capolavoro di Michelangelo, si rivela essere un tassello fondamentale per comprendere il messaggio del Giudizio Universale. A identificarla è Sara Penco, restauratrice e appassionata d’arte, che nel suo nuovo libro Maria Maddalena nel Giudizio di Michelangelo (Scripta Maneant) svela l’inedita presenza di Maria Maddalena al fianco del Cristo Redentore.

        Questa scoperta, frutto di un’indagine scientifica rigorosa, arriva come un fulmine a ciel sereno nel mondo dell’arte. «È mai possibile che l’Apostola degli Apostoli, la prima evangelizzatrice, sia stata esclusa da un affresco così importante?», si domanda l’autrice. Attraverso l’analisi delle fonti evangeliche, degli scritti di esperti d’arte e teologi, e perfino le parole di Papa Francesco, Penco ricompone un mosaico che sembrava incompleto.

        Una figura simbolica al margine dell’opera

        La Maddalena identificata da Penco è una donna bionda, vestita di giallo, raffigurata nell’atto di baciare il crocifisso. «Sebbene relegata in un angolo, Maria Maddalena è rappresentata a figura intera accanto al porta croce, che nel mio studio identifico con Cristo Redentore», spiega l’autrice. Questo dettaglio compositivo non è casuale: la croce, simbolo della fede cristiana, è speculare a quella raffigurata nella lunetta a sinistra, un richiamo potente all’idea di redenzione e speranza.

        Il messaggio nascosto del Giudizio Universale

        Secondo Penco, la presenza di Maria Maddalena incarna un duplice significato: la condanna del male e l’esortazione a una riflessione profonda. «Maria Maddalena, rimasta salda nella fede, diventa un esempio di rettitudine perfino per gli Apostoli», spiega. La santa rappresenta la via della salvezza attraverso l’accettazione della croce e delle sofferenze come prove necessarie per raggiungere il Regno dei Cieli.

        Michelangelo: un artista tormentato e ispirato

        La creazione del Giudizio Universale non fu una scelta facile per Michelangelo. «Era anziano, stanco e tormentato dalla ricerca di una spiritualità autentica», racconta Penco. Tuttavia, accettò l’incarico, trasformandolo in una missione personale: denunciare la corruzione e spingere la Chiesa verso un rinnovamento basato su ideali puri.

        Un metodo innovativo per svelare i segreti dell’arte

        A supporto della sua scoperta, Penco ha utilizzato un metodo brevettato, chiamato Smarticon. «È un sistema che permette di analizzare le opere d’arte attraverso il riconoscimento degli attributi iconografici e il recupero di informazioni utili all’identificazione del soggetto raffigurato», spiega. Un approccio che potrebbe rivoluzionare lo studio dell’arte, rendendolo più accessibile e dettagliato.

        Il ruolo delle donne nella Chiesa e nella società

        L’identificazione di Maria Maddalena nel Giudizio Universale solleva interrogativi profondi sul ruolo delle donne nella Chiesa. «Papa Francesco ci esorta a riconoscere le donne come autentiche evangelizzatrici», sottolinea Penco. Ma la sua scoperta va oltre la religione, diventando un invito universale al rispetto e alla valorizzazione dei ruoli complementari tra uomini e donne.

        Con questa rivelazione, il Giudizio Universale non è solo un capolavoro artistico, ma anche un simbolo di inclusività e rinnovamento, un monito che attraversa i secoli per parlare al cuore dell’umanità.

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          Storie vere

          Una lettera d’amore datata 1943 rinvenuta al supermercato: è caccia all’autrice

          Valentina, laureata in Antropologia culturale, ha rinvenuto una missiva d’amore in un carrello, recandosi a fare la spesa. Ha chiesto informazioni sulla lettera ai dipendenti della struttura ma nessuno ne sapeva niente. Ha poi postato un appello anche sui social, ma nessuno finora ha risposto. “Mi piacerebbe ritrovare il proprietario e restituirgli questo bellissimo ricordo. Sicuramente è caduta dalla tasca o dal portafogli di qualcuno che teneva molto a questa lettera, per portarla sempre con sé”.

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            Potrebbe essere l’inizio di un film… ed invece è successo davvero, precisamente all’esterno di un supermercato di Ostia, presso il quale una donna ha ritrovato quel foglietto di carta in un carrello. Inizialmente deve aver pensato ad una lista della spesa… ma dandogli un’occhiata più attenta non ha creduto ai suoi occhi. Si trattava di un’accorata lettera d’amore scritta a mano, datata 20 febbraio 1943. Una lettera scritta a Modena.

            L’ha trovata un’antropologa mentre si recava a fare compere

            La mittente dello scritto è Luciana, il destinatario si chiama Tito. Che fossero semplici amici oppure fidanzati, poco importa. La cosa importante è un’altra: quelle righe sono pregne di desiderio irrefrenabile di libertà, che in quegli anni si respirava in naturale reazione alla guerra. A rinvenire questa lettera, come raccontato dal quotidiano La Repubblica, è stata la 36denne Valentina, un’antropologa appena entrata nel supermercato insieme alla figlia.

            Una relazione a distanza

            “Caro Tito – comincia così la lettera – scusa la carta poco elegante ma in questo momento non ne ho altra sottomano. Avendo tu scritto che verrai a trovarmi fra qualche giorno non pensavo che intendessi poco meno di un mese. Come ti va la vita – scrive ancora Luciana – Che ne dici dell’inverno di Modena e di tutta questa neve? Io sto tutto il giorno in casa vicino alla stufa e a studiare naturalmente”. Poi la scrivente cambia discorso e parla della sua famiglia e della sua voglia di speranza: “Finalmente mio padre da sette giorni è con noi, puoi immaginare la mia gioia e sarà completa quando anche Alberto sarà qui. Ma per ora non viviamo che di speranza”.

            Padre e figlio probabilmente sul fronte russo

            La lettera entra nel vivo, parlando del padre tornato a casa mentre Alberto (probabilmente il fratello) ancora no. È presumibile pensare che entrambi fossero sul fronte russo: a febbraio ‘43 i soldati italiani erano in ritirata, e alcuni avevano già fatto ritorno in Italia.

            L’ha scritta una studentessa da Modena

            Si tratta di una lettera scritta a mano in data 20 febbraio 1943 da Luciana, una studentessa di Modena, il destinatario è Tito, forse il fidanzato o comunque un amico molto stretto. Un foglio unico, scritto sul fronte e sul retro con calligrafia molto curata e fitta. Valentina – che l’ha rinvenuta – e la figlia la leggono tutta d’un fiato fra gli scaffali del supermercato.

            Alla fine del testo Luciana conclude dicendosi d’accordo all’arrivo di Tito da lei a Modena. È l’annuncio di una nuova vita in tempo di piena guerra mondiale. Erano gli ultimi mesi del regime di Mussolini: a luglio sarebbe stato sfiduciato e imprigionato.

            Riprendendo il concetto espresso all’inizio… sarebbe bello che – come in un film – si potesse conoscere il destino che ha successivamente segnato le esistenze di Luciana e Tito. Che vita avranno condotto, quale sarà stato il loro futuro nell’Italia del dopoguerra e della ricostruzione. A noi piace pensarli insieme, con lo sguardo – come cantava Pierangelo Bertoli – “dritto e aperto nel futuro”…

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              Italia

              Milano mia, portami via… ma lasciami qualche spicciolo!

              All’ombra della Madonnina si spende e si spande… anche se – visti i prezzi – uno stile di vita più morigerato sarebbe consigliato.

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                Il Professore e cantautore Roberto Vecchioni, prima di diventare il pigmalione del giovane Alfa (col quale l’anno scorso a Sanremo si è pure esibito), cantava in Luci a San Siro:

                Milano mia, portami via,
                fa tanto freddo, ho schifo e non ne posso più…

                E visto che il cantautore di Luci a San Siro è stato anche uno stimato professore di liceo classico, per quei pochi che non lo sanno cosa sia esattamente la figura del “pigmalione” urge una breve spiegazione. Nell’uso comuno, chi assume il ruolo di maestro nei confronti di persona rozza e incolta – non se ne abbia a male Alfa che, musica a parte, appare un ragazzo carino ed educato – viene definito tale.  Personaggio del mito greco, sovrano di Cipro – secondo Arnobio – o semplice cittadino cipriota stando a Clemente Alessandrino, si sarebbe innamorato di una statua della dea Afrodite conservata dai cretesi da lungo tempo. Il pigmalione è colui che plasma la personalità del suo protégé, sviluppandone le doti naturali ed affinandone i modi.

                L’Istat sentenziò

                Probabilmente il “Proff”, con quella frase, mostrava insofferenza verso una città della quale non riconosceva più i tratti distintivi di un tempo. Eh sì… perchè la metropoli meneghina, secondo i recenti dati Istat legati al tasso d’inflazione, in termini di aumento del costo della vita risulta fra le prime. All’ombra della Madonnina l’inflazione dell’1,4% si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 400 euri (sì, euri… al plurale!) per una famiglia media. Una città, come canta Ivano Fossati, risulta “livida e sprofondata per sua stessa mano“…

                Rimini, simbolo estivo dell’italiano medio

                In testa alla top ten delle città più care d’Italia c’è Rimini (altra località alla quale è stata dedicata una memorabile canzone, quella di Fabrizio De Andrè), dove l’inflazione pari al 2,5%, la seconda più alta d’Italia dopo Brindisi (+2,6%), si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, equivalente a 679 euro per una famiglia media.

                Spesa media da capogiro

                Tornando a Milano – quella che ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano (cit. Lucio Dalla) – lo sapevate che il turismo del lusso ha qui la sua capitale? Anche noi tapini meneghono possiamo fingere di essere ricchi indossando la tuta gold chiusa nell’armadio e passeggiare con spavalda riccanza per via Montenapo. Anche se le vetrine, noi comuni mortali, possiamo solo ammirarle. Visto che – in media – ogni persona che fa shopping in uno dei negozi del Quadrilatero della moda spende circa 2.350 euro. Parola di Guglielmo Miani, presidente di MonteNapolene District. Milano tra l’altro richiama turisti da tutte le parti del mondo: il 2024 è stato un anno record con 9 milioni, Valuta pregiata che viene dall’estero, della quale però la gran parte dei milanesi godrà poco o nulla.

                Ah Lucio, quanto manchi, a milanesi e non…

                Milano perduta dal cielo
                Tra la vita e la morte continua il tuo mistero

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