Televisione
Mara Venier: tra sfide personali e professionali, il 2025 della “Signora della domenica”
Dopo 50 anni trascorsi a Roma, Mara Venier annuncia il trasferimento a Milano per stare accanto al marito Nicola Carraro, che non è in forma. Nonostante sei interventi all’occhio destro, affronta nuove sfide personali e professionali, grazie anche al successo del film “Diamanti” di Ferzan Ozpetek. Domenica In? La decisione di lasciare, forse, arriverà solo a fine maggio.
Il 2025 di Mara Venier si apre all’insegna del cambiamento, ma con il solito sorriso che l’ha resa una delle personalità più amate della televisione italiana. Tra impegni lavorativi e nuove priorità personali, la conduttrice racconta un anno che sarà all’insegna delle sfide.
A cominciare dalla salute: dopo sei interventi per una maculopatia essudativa all’occhio destro, Mara non nasconde che la vista è ormai compromessa. «Non vedo quasi più dall’occhio destro», ha confessato in una recente intervista, aggiungendo che i medici le hanno prospettato altri interventi futuri per mantenere la situazione sotto controllo.
Nonostante tutto, la conduttrice di Domenica In non si ferma: «Dovrei stare calma e tranquilla, ma mi sbatto come una pazza», ha detto con la sua consueta autoironia.
Una scelta d’amore: il trasferimento a Milano
Il cambiamento più grande del 2025 riguarda però la sua vita privata. Dopo decenni trascorsi a Roma, Mara ha deciso di trasferirsi a Milano per stare accanto al marito Nicola Carraro, che sta affrontando alcuni problemi di salute. «In questo momento Nicola non è in grande forma e si sta curando. La sua serenità è anche la mia», ha spiegato.
La coppia ha trascorso le festività natalizie nel capoluogo lombardo, dove Carraro vive vicino ai suoi figli. La scelta, spiega Mara, è stata dettata dall’amore e dal desiderio di essere vicini in un momento delicato: «Io mi sposterò, facendo la spola tra Roma e Milano. Cambierò la mia vita, ma è giusto così».
Un successo inaspettato sul grande schermo
Tra le novità di questo inizio anno c’è anche il successo di Diamanti, l’ultimo film di Ferzan Ozpetek in cui Mara interpreta un personaggio che sente particolarmente vicino. «È quasi il mio alter ego», ha raccontato, aggiungendo che il ruolo le ha regalato una nuova popolarità.
«Mi fermano per strada per farmi i complimenti, e mi stanno arrivando proposte di tutti i tipi, anche cinematografiche», ha confessato. Un riscatto personale che arriva in un momento in cui la sua carriera televisiva non conosce flessioni, ma che le fa guardare con entusiasmo a nuove avventure.
Il futuro di Domenica In
Nonostante i tanti cambiamenti, una costante rimane: Domenica In. Con sedici edizioni alle spalle, il programma è ancora un pilastro della televisione italiana, e Mara non sembra pronta a lasciare del tutto.
«A volte penso sia realmente il momento di dire basta, ma il richiamo e la passione sono forti», ha ammesso. Per ora, la decisione è rimandata a maggio: «Fine maggio è ancora lontana, c’è tempo per decidere».
Tra la possibilità di nuove sfide cinematografiche e la dedizione alla famiglia, Mara Venier si conferma una donna che, anche davanti alle difficoltà, non smette mai di reinventarsi. Il 2025 potrebbe essere un anno di svolta, ma una cosa è certa: la “Signora della domenica” rimarrà, in un modo o nell’altro, protagonista.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Televisione
Squid Game 2: l’algoritmo colpisce ancora e il pubblico risponde
Netflix ha trasformato Squid Game nel suo cavallo di battaglia, seguendo un modello di successo che gioca su meccaniche collaudate e un restyling superficiale. È la formula dell’algoritmo applicata al massimo: innovazione apparente e familiari confort narrativi che seducono il pubblico senza mai metterlo davvero alla prova. Funziona, ma per quanto?
Ormai è chiaro: Squid Game è molto più di una serie, è il manifesto di come funziona la creatività nell’epoca delle piattaforme. La seconda stagione, con i suoi numeri da record – 68 milioni di spettatori al 3 dicembre – non lascia dubbi sul fatto che Netflix abbia ancora una volta centrato il bersaglio. Ma il come solleva domande.
In un contesto dove ogni produzione è strettamente legata alle logiche dell’algoritmo, la creatività sembra piegarsi alla volontà di massimizzare l’engagement. Netflix, maestra nell’arte del mix tra innovazione apparente e ripetitività rassicurante, ha fatto di Squid Game 2 il figlio perfetto di questa filosofia. L’idea di partenza è brillante: un’immersione nella violenza sociale resa metafora attraverso giochi letali. Tuttavia, la seconda stagione mostra chiaramente come il successo abbia spinto lo streamer a confezionare una narrazione che non si distacca mai troppo dalla formula vincente.
E non è un caso. Gli abbonati non devono mai sentirsi troppo destabilizzati: l’algoritmo richiede attenzione continua, ma senza sorprese che possano alienare il pubblico. Lo spettatore deve essere accompagnato, quasi cullato, con espedienti narrativi che rendano impossibile perdere il filo: personaggi che dichiarano le proprie azioni, easter egg disseminati per creare interazioni sui social, e un’estetica familiare che rassicura anziché sfidare.
Questo approccio funziona, almeno per ora. Le critiche secondo cui Squid Game 2 sarebbe solo un more of the same vengono superate dai numeri, ma mostrano anche i limiti di una produzione che punta tutto su ciò che è già noto. Si tratta di un equilibrio delicato: abbastanza novità per giustificare una nuova stagione, ma non abbastanza per stravolgere il formato.
Guardiamo i fatti: Netflix ha impiegato tre anni per lanciare la seconda stagione e ha già pianificato la terza, forse girandola in back-to-back. Ma nel frattempo, la piattaforma ha visto calare il numero di abbonati in alcuni mercati e ha dovuto rivedere i suoi piani tariffari. È evidente che lo streamer punta su prodotti come Squid Game per consolidare la propria posizione, ma la pressione per replicare il successo si traduce in un processo creativo sempre più rigido.
La seconda stagione rappresenta questo processo nella sua massima espressione: una presentazione curata, un restyling superficiale e una struttura narrativa che non si discosta mai troppo dalla prima. Nuovi personaggi, certo, e qualche colpo di scena, ma il tutto al servizio di una trama che è essenzialmente la stessa. Il risultato? Un prodotto che non osa troppo, ma che mantiene saldo il legame con il pubblico.
Il problema, però, è che questa formula non è infallibile. Altri show hanno provato a seguire lo stesso percorso, con esiti decisamente meno fortunati. La vera domanda è se Squid Game riuscirà a mantenere la sua attrattiva nella terza stagione, o se anche il suo pubblico finirà per stancarsi di una narrazione che rischia di diventare prevedibile.
Eppure, nonostante le critiche, Netflix sembra aver trovato la chiave per il suo pubblico: un mix di familiarità e novità che tiene incollati gli spettatori, anche a costo di sacrificare parte della creatività. È il prezzo da pagare nell’era dell’algoritmo, dove ogni scelta è calibrata per massimizzare il successo e ogni serie è un tassello di un puzzle più grande.
Per ora, Squid Game sembra resistere a questa dinamica, ma il vero test sarà la capacità di reinventarsi senza perdere la sua identità. Fino ad allora, possiamo solo osservare e chiederci quanto a lungo il pubblico continuerà a premiare una formula che, per quanto raffinata, non può evitare di mostrare i suoi limiti.
Televisione
Squid Game 2 frantuma record di visualizzazioni: Netflix annuncia la stagione 3 con un nuovo poster
Dopo il successo dei nuovi episodi, la piattaforma streaming rilascia il poster del terzo capitolo, che promette di concludere la saga. I fan hanno già iniziato a speculare sul futuro di Gi-hun e sugli indizi lasciati nel cliffhanger finale e nei titoli di coda.
La seconda stagione di Squid Game non delude le aspettative e si conferma un fenomeno globale. Dopo il debutto degli episodi il 26 dicembre, la serie ha raggiunto un nuovo record, totalizzando 68 milioni di visualizzazioni in soli quattro giorni. Netflix ha subito cavalcato l’onda dell’entusiasmo annunciando l’arrivo di Squid Game 3 nel 2025 e rilasciando un poster ufficiale che ha già fatto impazzire i fan.
Un record impressionante per Squid Game 2
I dati di visualizzazione della seconda stagione, riportati da The Hollywood Reporter, sono stati calcolati dividendo le 487,6 milioni di ore totali di streaming per la durata complessiva degli episodi, pari a 7 ore e 10 minuti.
Con queste cifre, Squid Game 2 si avvia a replicare il successo della prima stagione, che aveva raggiunto 256,2 milioni di visualizzazioni nei primi 91 giorni. Un risultato straordinario per una serie che, già al suo debutto, aveva rivoluzionato il modo di raccontare storie di sopravvivenza.
La trama di Squid Game 2: il ritorno del Giocatore 456
La seconda stagione riprende tre anni dopo il torneo mortale che ha trasformato il Giocatore 456, Seong Gi-hun, in un uomo ricco ma tormentato. Rinunciando a trasferirsi negli Stati Uniti, Gi-hun decide di tornare con un obiettivo ben preciso: scoprire la verità dietro il gioco e vendicare le vite spezzate.
Questa volta, nuovi partecipanti vengono attirati nel macabro torneo con la promessa di vincere 45,6 miliardi di won. Tuttavia, le regole del gioco si fanno più spietate, e i legami tra i concorrenti vengono messi a dura prova.
Il cliffhanger e il futuro della saga
Il finale della stagione 2 lascia i fan con il fiato sospeso, grazie a un cliffhanger che promette di alzare la posta in gioco nel prossimo capitolo. Nei titoli di coda, un misterioso indizio sembra anticipare una nuova fase del gioco, collegandosi direttamente al poster della terza stagione appena rilasciato.
Il poster mostra un’enigmatica figura incappucciata con il simbolo del cerchio, circondata da numeri e sagome che potrebbero rappresentare i prossimi partecipanti. L’atmosfera oscura e inquietante suggerisce che il terzo capitolo concluderà la saga in grande stile, rivelando finalmente i segreti più nascosti del gioco.
Squid Game 3: cosa aspettarsi
Le riprese della terza stagione sono già state completate, e Netflix promette di alzare ulteriormente l’asticella con una conclusione che sarà al tempo stesso scioccante e catartica. Gli spettatori si chiedono quale sarà il destino di Gi-hun e se il protagonista riuscirà a distruggere il sistema che governa il gioco o se, al contrario, verrà risucchiato ancora più in profondità.
Nel frattempo, il successo della serie conferma che Squid Game è molto più di una semplice narrazione: è un fenomeno culturale che continua a catturare l’immaginazione di milioni di spettatori in tutto il mondo.
Con il 2025 all’orizzonte, l’attesa per Squid Game 3 è già alle stelle. Riuscirà la serie a superare i record già stabiliti o ci attende un finale che metterà a rischio la sua fama leggendaria? Per ora, ai fan non resta che speculare, sognare e prepararsi al gran finale.
Televisione
Ilary Blasi sbarca su Netflix: “Hanno lasciato pure la scena in cui faccio la pipì nel bosco”
Dal “mi fa male la patata” in bicicletta con Nicola Savino alla pipì nel bosco: la serie-documentario promette di svelare tutto di Ilary Blasi, tra confessioni sul gossip, retroscena sul rapporto con Silvia Toffanin e la voglia di cimentarsi nel cinema.
Ilary Blasi sarà la regina di Netflix per gennaio 2025. La sua nuova serie-documentario Ilary segue le orme del filone di successo di Unica, e l’ex moglie di Francesco Totti si prepara a conquistare gli spettatori con una formula che la consacra come una sorta di Kim Kardashian all’italiana. Il lancio stampa ha già scatenato la curiosità, grazie a una serie di dichiarazioni irriverenti e momenti di quotidianità che promettono di intrattenere e far discutere.
La Blasi, famosa per la sua spontaneità disarmante, ha accettato di mostrarsi senza filtri, e a quanto pare Netflix non ha risparmiato nulla. Come racconta in un’intervista con Silvia Fumarola per Repubblica, la serie conserva ogni dettaglio, compresi i momenti più “crudi”:
“Hanno lasciato tutto, pure la scena in cui faccio la pipì nel bosco”, rivela Ilary con la schiettezza che la contraddistingue.
Ilary in bicicletta e quella battuta già virale
Nel trailer, un momento iconico la vede pedalare accanto a Nicola Savino, mentre esclama senza freni: “In bicicletta mi fa male la patata”. Un’uscita che, come spesso accade con Ilary, è destinata a diventare virale. Alla domanda della giornalista se trovasse “normale” quella battuta, la conduttrice risponde con ironia, lasciando intendere che il docu-racconto sarà una cavalcata di momenti altrettanto genuini.
Ilary e il gossip: nessuna rivalità con Silvia Toffanin
Non mancano poi i riferimenti ai gossip che l’hanno vista al centro dell’attenzione negli ultimi mesi, compreso il presunto gelo con Silvia Toffanin. “Questa cosa mi fa così ridere”, chiarisce Ilary. “Silvia scherza: ‘Quindi ci siamo separate?’. Ci sentiamo sempre e non parliamo mai di lavoro”.
La Blasi affronta anche il tema del suo distacco dalla televisione con un inaspettato candore:
“Non sono bulimica di televisione. Spesso dico no, non so se sia un bene o un male. Mi devo appassionare al progetto. Preferisco stare a casa a guardare la tv, più che farla. Ho iniziato piccolissima, con gli spot, ho girato due o tre film. Mi ero messa in testa che volevo presentare. Il cinema mi incuriosisce, ma se sei troppo televisiva non va bene. Vediamo, mi divertirebbe provare”.
Un ritratto senza filtri
La serie, che sarà disponibile dal 9 gennaio 2025, promette di regalare uno sguardo intimo e divertente sulla vita della Blasi. Ilary sembra destinata a conquistare gli abbonati Netflix, grazie a una formula che bilancia leggerezza e autoironia, e che lascia emergere tutta la personalità della conduttrice.
Dalla “pipì nel bosco” alle battute iconiche, passando per riflessioni sulla carriera e retroscena personali, questa produzione ha tutte le carte in regola per diventare un piccolo fenomeno pop. A giudicare dal trailer, il pubblico può aspettarsi una Ilary Blasi più sincera che mai, pronta a raccontare la sua vita con lo stile unico che l’ha resa un’icona.
-
Gossip10 mesi fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera6 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Olimpiadi 20245 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello4 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Moda e modi5 mesi fa
L’estate senza trucco di Belén Rodriguez
-
Gossip7 mesi fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Sport6 mesi fa
Tra le medaglie di Tokyo e quelle che verranno
-
Cronaca7 mesi fa
Big Mac non è più solo McDonald’s: persa l’esclusiva sul marchio!