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“Il rito del jazz”: l’Hologram Trio alla Cascina Cuccagna di Milano 

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    Il Cuccagna Jazz Club ospita il concerto della formazione composta dal sassofonista
    Giacomo Cazzaro, dal pianista Simone Locarni e dal contrabbassista Enrico Palmieri.
    Doppio set alle ore 19.30 e 21.30, ingresso libero. 

    Eventi di qualità a ingresso libero

    Anno nuovo, abitudini vecchie: tornano, dopo la festività natalizie, gli appuntamenti con la
    musica dal vivo de “Il rito del jazz”, la rassegna organizzata dall’associazione culturale
    Musicamorfosi alla Cascina Cuccagna di Milano in collaborazione con I-Jazz e con il
    patrocinio del Municipio 4 del Comune di Milano. Come sempre, gli eventi ospitati
    dal Cuccagna Jazz Club, presso il ristorante Un posto a Milano, sono a ingresso libero e
    la formula è quella del doppio set (ore 19.30 e 21.30).

    14 gennaio

    Martedì 14 gennaio sarà di scena l’Hologram Trio, formazione composta dal
    sassofonista Giacomo Cazzaro, dal pianista Simone Locarni e dal contrabbassista Enrico
    Palmieri. I tre giovani musicisti presenteranno per lo più brani originali, caratterizzati da
    uno stile contemporaneo in cui le sonorità della tradizione jazzistica americana si fondono
    con quelle delle correnti nordeuropee e mediterranee, ma non mancheranno neppure
    momenti di improvvisazione radicale. In questo trio è da segnalare la presenza del pianista
    Simone Locarni, che nel 2022 si è aggiudicato lo Spoleto Europe Jazz Award come
    migliore talento europeo e, nel 2024, l’European Young Artists Jazz Award a Burghausen
    (in Germania) e il riconoscimento della critica italiana in occasione del Premio
    Internazionale Massimo Urbani.

    21 gennaio

    Martedì 21 gennaio, invece, sarà la volta del Macade Trio, formazione che unisce tre
    giovani musicisti dal retaggio classico che successivamente si sono dedicati allo studio del
    jazz per esternare al meglio la propria espressività: Matteo Maranzana (pianoforte),
    Margherita Carbonell (contrabbasso) e Daniele Delfino (batteria), che si sono conosciuti
    tra le aule della Scuola Civica di Jazz di Milano, propongono composizioni originali che
    rispecchiano l’estetica del jazz moderno, ponendo uno sguardo anche verso sonorità più
    classicheggianti. Il gruppo ha creato uno spettro di timbri che spazia da delicati sussurri a
    fragorosi crescendo, tessendo così un arazzo sonoro intricato e coinvolgente allo stesso
    tempo.

    28 gennaio

    Infine, per l’ultimo concerto del mese, martedì 28 gennaio spazio al trio guidato dalla
    vocalist Elena Tavernini e completato dal chitarrista Francesco Baiguera e dal
    sassofonista Massimiliano Milesi. Con il progetto “Ritratto” i tre musicisti presenteranno un
    viaggio nella musica italiana degli anni Sessanta, rendendo omaggio a grandi autori come
    Umberto Bini e Bruno Lauzi e facendosi ispirare da tre interpreti meravigliose: Mina, Milva
    e Ornella Vanoni. Le atmosfere sognanti e le trame ritmiche degli arrangiamenti donano
    nuova vita a un repertorio intramontabile, proposto con uno stile elegante e coinvolgente.
     

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      La Triennale di Milano ricorda Elio Fiorucci

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        La Triennale è la cornice di una retrospettiva atta a restituire le differenti dimensioni creative ed imprenditoriali di Elio Fiorucci. Una mostra curata da Judith Clark su allestimento e scenografie di Fabio Cherstich che collegherà moda e architettura, design e musica, arte e intrattenimento, svelando e collocando all’interno di un più ampio contesto socio-culturale le
        molte anime di Elio Fiorucci, sognatore rivoluzionario che accompagnò l’Italia dal provincialismo dei Sessanta al cosmopolitismo irriverente degli Ottanta, introducendo quei cambiamenti di stile che hanno definito una nuova geografia del costume.

        Un uomo dotato di grande intuito per il bello

        Sempre energico ed entusiasta, di grande personalità completa e poliedrica: non solo stilista ma talent scout, imprenditore e comunicatore. Elio fu un artista, un filantropo alla continua ricerca del nuovo e del bello. Ogni volta un successo tale da indurre i musei di arte contemporanea a collezionare pezzi firmati da lui, come il prototipo della shopping bag esposta al Victoria & Albert Museum di Londra.

        Legato indissolubilmente a Milano

        La narrazione della figura di Elio Fiorucci, parte dalle origini della sua avventura nel mondo della moda, con la prima boutique aperta in Galleria Passarella a due passi da Piazza San Babila, nel 1967, ricordando tutte le connessioni che la sua empatia è riuscita a creare (da Andy Warhol, Keith Haring, a Oliviero Toscani) e di conseguenza le tappe iconiche della sua arte!

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          Atelier Musicale: il grande jazz alla Camera del Lavoro di Milano

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            Sabato 23 novembre, alla Camera del Lavoro di Milano il pubblico potrà ascoltare brani
            originali, ma soprattutto momenti di libera improvvisazione. Sarà un concerto d’eccezione, un vero e proprio evento della stagione autunnale della musica a Milano, in bilico tra jazz e classica contemporanea: nell’Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro si incontreranno due protagonisti della storia e dell’attualità del jazz italiano ed europeo, Tullio De Piscopo ed Enrico Intra, insieme a uno dei contrabbassisti più colti ed espressivi del panorama attuale quale Marco Vaggi.

            Brani originali e libera improvvisazione

            Il titolo del concerto – 1.2.3: Solo, Duo, Trio – evidenzia l’utilizzo del trio come un piccolo
            ensemble, che si scompone in duetti e momenti in solo creando un caleidoscopio sonoro che va ben lontano dalla logica del classico piano trio jazz. Brani originali, ma soprattutto momenti di libera improvvisazione caratterizzano la proposta del gruppo, nel quale Intra e De Piscopo riprendono, per così dire, un discorso cominciato sin dagli anni Settanta, quando Intra volle nel suo gruppo un giovane e talentuoso batterista proveniente da Napoli e con lui incise uno degli album più significativi del periodo (Intra Meets Mulligan – Nuova Civiltà). Da allora le strade di questi due grandi del jazz si sono più volte incontrate in vari contesti, sempre all’insegna di una musica aperta, creativa e ricca di interplay.

            Una serata imprevedibile… come il jazz

            Con Marco Vaggi il pianista e compositore milanese vanta invece un lunghissimo sodalizio,
            cominciato negli anni Ottanta, che li ha visti collaborare in duo, in trio, nel gruppo di Cerri e Intra, nella Civica Jazz Band, in contesti tradizionali o in progetti di improvvisazione radicale.
            L’incontro dell’Atelier riannoda i fili di questa storia in un percorso che sarà libero e imprevedibile, aprendo la strada a molti aspetti del “possibile musicale” consentito dal jazz.

            Tre artisti di punta del panorama europeo

            Se Enrico Intra, alle soglie dei novant’anni (che compirà nel 2025), continua ad essere artista dinamico e progettuale come lo è stato per tutto l’arco della sua lunghissima carriera, cominciata da enfant prodige negli anni Cinquanta, De Piscopo è ancora uno dei batteristi di punta del jazz europeo, modernissimo quanto radicato nella grande tradizione che parte da Max Roach, oltre a rimanere un uomo di spettacolo di assoluta comunicativa. Vaggi, infine, porta in questo contesto la sapienza e l’esperienza di chi ha potuto suonare in molteplici contesti al fianco di prestigiosi artisti italiani e stranieri, rivelandosi sempre musicista dal fortissimo senso dell’interplay. Introduce Maurizio Franco.

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              Alla riscoperta di Rosa Genoni, intellettuale signora della moda italiana

              Venerdì 8 novembre alle ore 16 verrà organizzata una sfilata virtuale nell’atelier Curiel – Milano di via Montenapoleone 13, dove tra documenti preziosi, abiti e tessuti verranno ripercorse pagine importanti della moda italiana.

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                Venerdì 8 novembre Elisabetta Invernici racconta la figura di Rosa Genoni, per vent’anni première di Casa Haardt, attraverso immagini e documenti inediti, compresi alcuni inviti ai défilé davvero originali. Alessia Bollani, responsabile archivio Curiel – Milano, ci guiderà alla scoperta delle collezioni moda Curiel che hanno primeggiato nei luoghi più eleganti del mondo facendo brillare il made in Italy. Una squadra di lavoro tutta al femminile in omaggio all’indimenticabile Raffaella Curiel.


                Siamo nel 1888. Rosa Genoni torna a Milano dopo un tour formativo in Europa, ma è la
                lunga tappa parigina ad aver fortemente segnato la sua formazione stilistica. Nella capitale
                francese ha avuto la possibilità di conoscere i più grandi sarti e vedere i più importanti atelier
                dove si servono le più belle e famose donne dell’epoca: Worth, il sarto delle Regine e delle
                Imperatrici (Vittoria, Margherita, Sissi), Poiret, le sorelle Caillot, Paquin, e Pasquì in Rue
                de Paradis 6 dove lavorò con profitto.

                La sua passione per la moda, l’attivismo politico e il femminismo si alimentano
                reciprocamente e diventano motore per la creazione di una moda italiana, diversa e
                indipendente dalla moda parigina. Nello stesso anno, la sartoria Bellotti le offre un lavoro fisso come specialista nella creazione di sontuosi costumi per i balli al Teatro alla Scala durante la celebrazione del carnevale, un periodo in cui le case di moda e le sartorie della città lavorano freneticamente.

                Ma la sontuosità dei costumi che crea per l’alta società milanese non le nascondono le condizioni difficili in cui vertono i bambini e le donne coinvolti nel tessile. Infatti, dal 1893 partecipa alle molte battaglie e rivendicazioni che coinvolgono la nascente Lega femminile o Lega promotrice degli interessi femminili fondata a Milano nel 1881 da Anna Maria Mozzoni, con la quale Genoni partecipa al Congresso socialista di Zurigo nel 1893. La Lega raggruppa sarte
                e modiste e occupa un ruolo chiave nel collegare le lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento e tessile con il movimento per l’emancipazione delle donne e la lotta per l’uguaglianza e il diritto all’istruzione.

                Al riguardo Anna Kulishoff scrive un importante documento intitolato Alle sarte di Corso Magenta (1898). L’appello fatto dalla Lega femminile evidenzia la consapevolezza delle condizioni del loro lavoro e quella dell’orgoglio della loro produzione artigianale: «Facciamo vedere che anche noi siamo vive, che abbiamo una coscienza, che la nostra dignità si ribella alla oppressione e alla noncuranza con cui siamo trattate. Da questa lotta trarremo energia e coraggio per assurgere a maggiori aspirazioni, le quali ci spingeranno alla ultima conquista: alla parità di diritto con l’altro sesso». Nonostante le buone intenzioni, risulta molto difficile organizzare le numerose sarte che allora lavoravano nei laboratori delle città, a causa dei profondi pregiudizi sociali nei loro confronti come donne operaie nel campo della moda. C’è infatti una discriminazione di genere verso il mestiere del sarto e della sarta.

                Benché entrambi siano organizzati in una lega e i loro diritti vengano rivendicati in una pubblicazione chiamata Il Sarto, permangono ambiguità di giudizio sulla professione se eseguita da un uomo o da una donna per lo più chiamata sartina e spesso accusata di non essere abbastanza impegnata politicamente e di essere priva di moralità. Nel frattempo apre a Milano la prestigiosa Casa di moda napoletana H. Haardt et Fils, ubicata in corso Vittorio Emanuele 28, con filiali a Sanremo, St. Moritz e Lucerna. È la sorella Ginetta a presentare Rosa ai titolari per una collaborazione legata alla camiceria. Inizia così una lunga esperienza che la vede presto première per la sartoria di Milano, che contava 200 dipendenti, in un palazzo di 5 piani, alla cui logistica partecipò la stessa Genoni.

                La sarta si reca una volta l’anno a Parigi per tenersi aggiornata sulle tendenze della moda e per l’acquisizione dei figurini. In questo periodo riviste come Margherita, La donna e altre presentavano un nuovo stile per le donne, anticipando quello che sarebbe diventato un classico per eccellenza, il tailleur: gonna, camicetta e giacca.

                Gradualmente gli abiti si stavano semplificando, eliminando tutti i vari strati di sottovesti e
                busti rigidi. Del resto queste tendenze erano presenti anche in altri Paesi e la moda rifletteva
                il nuovo ruolo delle donne in una società che andava trasformandosi e modernizzandosi. In
                tale contesto Genoni promuove attraverso sfilate, di cui si conservano gli inviti non solo i
                modelli di Casa Haardt, che riproducono su richiesta il gusto francese, ma anche una serie di
                modelli originali da lei creati per convincere le donne a seguire una nuova moda, quella che
                tra breve avrebbe proposto come moda italiana e bandiera del made in Italy.

                Rosa Genoni MilanoLab è un public program che si propone di accompagnare
                gratuitamente il pubblico nei luoghi identitari di Rosa Genoni che lei ha amato e frequentato,
                perché a Milano lei ha vissuto, lavorato, insegnato e partecipato ai circoli intellettuali.
                Mappando questi indirizzi, anagraficamente documentati, scopriremo che questa storia
                meravigliosa si svolge in luoghi tuttora vivi. Verranno organizzati incontri col pubblico, concerti,
                momenti teatralizzati. Un calendario di talk, eventi e tour guidati lungo tutto il 2024, a
                settant’anni dalla sua scomparsa. Parteciperanno tutti i protagonisti, giornalisti, comunicatori e il pubblico che vorrà seguirci in questa mostra diffusa contemporanea. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti previa prenotazione su evicom@tiscali.it. Palinsesto online in costante aggiornamento sul sito www.profumodimilano.it

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