Speciale Festival di Sanremo 2025
Gli “antiSanremo” alla riscossa, capeggiati dal barricadero Vittorio Feltri
Ad un giorno esatto dalla puntata inaugurale del Festival, Vittorio Feltri non smentisce la sua caustica vena polemica e dichiara: “Viene voglia di sparare al televisore”. E non risparmia neanche il presentatore, da lui considerato perfetto per questa collettiva stupidata…
Il fondatore del quotidiano Libero sceglie Radio Libertà per la sua invettiva contro la kermesse della canzone italiana: “E’ così invasivo che è impossibile non vederlo, anche se cambi canale prima o poi te lo becchi”. Il giornalista 81enne incarna perfettamente quel tipico atteggiamento snobistico che archivia la manifestazione con atteggiamento di superiorità ironica, nel suo specifico caso virato spesso con connotazioni gratuitamente offensive e volgari.
Non cantanti ma… parlanti!
Trasformandosi anche in improbabile critico musicale, Feltri dichiara: “Il festival di Sanremo è una gran caciara, lo fanno dal 1951 e ha anche prodotto qualche buon cantante e qualche buona canzone, ma da anni non succede più. Anche per colpa dei cantanti, che non cantano ma parlano, guardate i rapper… E poi è così invasivo che è impossibile non vederlo, anche se cambi canale prima o poi te lo becchi. È così irritante che viene voglia di sparare al televisore…”.
Di gran lunga meglio una partita di serie C
“Ovviamente -assicura- non lo guarderò, dà più soddisfazione vedere una partita di serie C. Oggi è una sagra dell’analfabetismo, anche musicale. In gioventù ho suonato il pianoforte nei night club e qualcosa ancora ci capisco: gli autori si danno un sacco di arie, ma le canzoni sembrano scritte con la tecnica compositiva di ragazzini che fischiettano per strada…”.
Il suo punto di vista sull’attuale direttore artistico
“Di Carlo Conti ho scritto anni fa un ritratto: è una persona perbene, tutta correttina, un impiegato della Cariplo, che cambia raramente espressione. Riuscirà alla perfezione a interpretare la stupidità collettiva”, conclude il giornalista.
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Speciale Festival di Sanremo 2025
Lucio Corsi: il suo festival comincia davvero bene, col premio “miglior artista indipendente” (intervista)
Tra le proposte più interessanti di questa edizione, una scelta di Carlo Conti che la critica in modo unanime appoggia. Corsi è un artista di culto, sarà interessante vedere come reagirà il grande pubblico televisivo al suo cantautorato poetico e per certi versi controcorrente.
Un artista davvero fuori dagli schemi, molto diverso da quelli a cui siamo abituati a vedere all’Ariston. Uno stile, il suo, che si ispira a mondi sognanti, con brani che spesso sembrano arrivare da un altro pianeta, lui stesso ama presentarsi al pubblico quasi come una creatura aliena. Con un approccio alla vita e alla musica molto coerente, che l’ha subito reso un personaggio di culto fra chi, nella musica, cerca qualcosa in più della rima baciata o del banale andamento canzonettistico. Se non temessimo di apparire “blasfemi”… si potrebbe pure scomodare come riferimento opportuno lo Ziggy Stardust di bowiana memoria.
Una presenza sanremese da tenere assolutamente d’occhio
I suoi album, ad oggi tre (con un quarto in arrivo), rappresentano un eccellente compendio tra vecchio e nuovo, che miscelano in perfetto equilibrio musica popolare ed atmosfere oniriche, caratterizzati da un’estrema cura negli arrangiamenti. Controcorrente e solo apparentemente fuori dal tempo… all’ascolto risulta coinvolgente e spontaneo: una presenza, la sua, che impreziosisce questa edizione del festival, che tutti aspettano con grande curiosità.
Qualcosa sulla sua carriera fino ad oggi
Il cantautore di origine maremmana (nato a Grosseto nel 1993 e cresciuto a Vetulonia), nel 2015 pubblica i suoi primi due EP. Nel 2017 arriva il suo primo album Bestiario Musicale, venendo premiato dal MEI come artista emergente dell’anno. Nel 2020 pubblica per Sugar Music il suo secondo album in studio Cosa faremo da grandi?, e nel 2023 pubblica il suo terzo album La Gente Che Sogna, venendo nuovamente insignito dal Meeting delle Etichette Indipendenti come artista indipendente dell’anno! Torna a novembre 2024 con il nuovo singolo Tu sei il mattino (sempre per Sugar Music) il cui videoclip vede la partecipazione straordinaria dell’attore e regista Carlo Verdone.
Non a caso Corsi è fra i protagonisti della sua serie televisiva Vita da Carlo – Terza Stagione su Paramount+. Corsi da domani parteciperà alla 75esima edizione del Festival di Sanremo in gara – è la sua prima volta – e in tale occasione sarà premiato dal MEI come Miglior Artista Indipendente presente al Festival di Sanremo 2025. Ad aprile inizia il suo tour di concerti, precisamente il 13 da Bologna. Poi le grandi città.
Un premio che celebra la sua originalità, “merce” sempre più rara nella musica attuale
“Il percorso musicale di Lucio Corsi è tra i più originali, autonomi e indipendenti del panorama nazionale degli ultimi anni. Altissima qualità, innovazione e ricerca sonora in totale contrasto con la banalizzazione imperante del mainstream commerciale oggi in un’Italia musicale sempre più omologata”, queste le parole Giordano Sangiorgi, patron del MEI. “ Un premio quindi al coraggio della proposta musicale che conferma la sua personale individualità anche in occasione di questo Sanremo 2025 e che offre una speranza a tutta quella scena musicale che lavora alla ricerca musicale con passionee autonomia uscendo dall’omologazione degli algoritimi delle piattaforme musicali digitali che ci orientano tutti verso un unico modello di consumo, cancellando tutte le diversità e pluralità musicali”.
L’intervista
Come descriveresti la canzone che porti in questa edizione del festival?
Le canzoni non vanno pensate né forzate. Oltretutto Volevo essere un duro l’ho scritta un anno e mezzo fa, non pensando minimamente a Sanremo. Si tratta comunque di una ballata, che è il formato che preferisco quando scrive, permettendomi di utulizzare le parole in assoluta comondità, considerrando anche la bellezza e varietà della nostra lingua.
Ma qualcosa di più specifico sul testo?
Diciamo che il senso si cela dietro a questo concetto, dietro a questo mondo che ci impone di essere inscalfibili, indistruttibili, perfetti e solidi come dei macigni… ma noi siamo molto più in bilico. L’equilibrio è precario, bisogna solo accettarlo.
In che stato d’animo ti senti a pochi giorni dall’inizio della gara?
E’ un contesto che mi emoziona moltissimo ma, se devo essere sincero, non mi fa paura. Soprattutto il teatro Ariston, se penso a chi ci è salito… un posto magico. E poi suonare con l’orchestra: un vero onore… e non si tratta di una frase di circostanza.
Se dico Sanremo, dimmi per favore la prima immagine che ti viene in mente…
Rino Gaetano con cilindro, frack e ukulele!
C’è qualcosa che non conosci assolutamente e che ti incuriosisce particolarmente di questa manifestazione? Che so… il rapporto con alcuni big celebrati, i tempi serrati del festival o, appunto, l’orchestra?
Mah, direi più che altro l’aspetto televisivo, che sicuramente conosco meno. Dagli anni ’70 i televisori sono diventati sempre più sottili e per entrarci devi metterti col profilo giusto. E magari io li ho entrambi sbagliati! Scherzi a parte, mi incuriosisce tutta questa “botta” mediatica condensata in una settimana.
Da musicista, quali consideri le tue influenze?
Mi sono avvicinato ed appassionato alla musica attraverso il film The Blues Brothers, iniziando a scrivere fin da giovanissimo. Quel film fu una folgorazione: c’era dentro tutta la musica più bella della storia e loro erano due supereroi che riuscivano a vincere in qualsiasi situazione. In termini di riferimenti artistici direi il mondo del progressive rock con band come i Genesis, scoprendo poi il grande cantautorato italiano e in particolare Flavio Giurato, Paolo Conte, Vasco, Franco Battiato e Ivan Graziani.
Battiato Conte a Sanremo però non ci sono mai andati, come la mettiamo?
Infatti, ho trascorso anni con la lotta interiore del “ci provo o no, vado o non vado?”. Con la mia etichetta attuale (Sugar Music, ndr) stiamo facebdo un grande lavoro, sono molto grato di lavorare con loro. Ho anche un disco in preparazione che uscirà dopo Sanremo e ci tengo anche io a farmi conoscere. E poi, in un certo senso, Sanremo – anche se immaginario – l’ho già frequentato: nella serie Vita da Carlo con Carlo Verdone su Prime Video, una cosa molto divertente. Una storia vera sotto forma di bugia, come la chiamo io. Filava tutto troppo perfettamente per non provarci davvero…
Nella fiction vieni scelto dal direttore artistico Verdone per partecipare a Sanremo, poi è arrivato quello vero, Carlo Conti…
Beh, se ci pensi è stata una sorta di profezia visto che, nemmeno un mese dopo, Conti mi ha annunciato fra i big del Festival. Per me e per gli sceneggiatori di Carlo è come se avessimo avuto una sorta di sesto senso…
Per la serata delle cover la tua proposta riguarda una canzone-simbolo del festival e della musica italiana nel mondo, che eseguirai però in una modalità particolarmente anomale: in duetto con Topo Gigio. Perchè questa scelta?
Topo Gigio, hai detto bene, è un simbolo, che insegna come non diventare una marionetta, tagliando i fili di chi ti vorrebbe far muovere a suo piacimento. E poi Topo Gigio esordì in televisione nel 1959 con la voce di Modugno. Il cerchio si chiude: è come se, in qualche modo, incontrasse nuovamente la sua canzone.
Speciale Festival di Sanremo 2025
Prova prova, one two, one two…
Le prove sono sempre un banco importante. Ma in questo caso è possibile capire il podio finale già dalle sessions tecniche, o almeno andarci molto vicino. Il feedback del pubblico presente alle prove prima dell’inizio del festival (tecnici di settore e non), positivo o tipiedo che sia, è già un segnale di cosa potrebbe accadere alla fine, visto che quest’anno, il potere del televoto sarà maggiore rispetto a quello di sala stampa e giuria delle radio nelle edizioni precedenti. “Potere al popolo” potrebbe essere il mantra di Sanremo 2025, ma non tutti i giornalisti si sono accorti di questo scippo di potere di voto.
Cristicchi parla al cuore del pubblico: sincerità o strategia?
Simone Cristicchi è il pezzo da novanta di questa edizione. La critica lo osanna, il pubblico delle prove è entusiasta, lui si emoziona, i giornalisti che lo intervistano in tv si commuovono. E il suo brano Quando diventerai piccola è il favorito. Racconta un’emozione che tutti noi a un certo punto della nostra vita ci ritroviamo a vivere, ossia la sensazione di dover diventare genitori dei nostri genitori. Una canzone dolce, interpretata magistralmente e con la sensibilità di un artista a 360 gradi. Ma anche un po’ furbetta, perché fa leva su sentimenti universali che ci piegano in due e arrivano dritti al cuore, nessuno escluso. Quindi è sensibilità o strategia?
Tutti gli altri: impressioni sparse ad un giorno dall’esordio
Tra i più acclamati anche Noemi con la sua Se t’innamori muori, che canta con una potenza vocale tale da farci capire che troppo spesso le è stata scippata la vittoria in contesti sanremesi (e non solo). Giorgia invece, data per vincitrice da fan e bookmaker, si fa forza sulla propria tecnica per un brano che di forte, va detto, ha solo l’inciso. Achille Lauro, elegante per modi e maniera, riesce invece a essere raffinato anche con la voce da sfaticato che si ritrova.
“Sono passati veloci questi anni feroci” è invece una strofa di Brunori Sas. Ma è la più bella del Festival e quando sarà ora di decretare anche il vincitore del Premio della Critica dovremmo ricordarlo. Poi abbiamo una Elodie sotto tono sia per la scelta del pezzo che dell’interpretazione. Sarebbe arrivata a Sanremo solo nella giornata di oggi, attesa da fan e addetti ai lavori e alle prove è apparsa stanca. Olly potentissimo, è la giovane rivelazione di questo Sanremo. Testo disperato che ricorda il matto che ti viene sotto casa per riconquistarti e fa di tutto per convincerti. Però pezzo davvero forte e sarà votato dai giovanissimi. Molto votato, perché i ragazzini votano, i fan di Cristicchi meno.
Colpisce anche la semplicità di Gaia e dei suoi ritmi brasiliani, che dopo Sesso e Samba sono diventati la sua cifra, quella su cui spinge per farsi notare di più nel panorama musicale di oggi. E fa bene, perché una volta trovata la propria connotazione è intelligente riuscire a mantenerla. Tony Effe merita un ragionamento a sé. Ha un testo dalle intenzioni molto forti, l’unico neo è che deve cantare dal vivo e questo pezzo lo canta come un cane. Però almeno si mette in gioco… e la canzone è buona. Poi ha dichiarato tranquillamente che in questo periodo sta prendendo lezioni di italiano. Ecco, almeno, lui ha l’umiltà di farlo.
Speciale Festival di Sanremo 2025
Sanremo 2025, i cachet di Carlo Conti, co-conduttori e cantanti: chi è il più pagato?
Carlo Conti, direttore artistico e conduttore, è il più pagato con un cachet da 500.000 euro. I co-conduttori riceveranno circa 25.000 euro a testa, mentre ai cantanti spetta un rimborso spese di 53.000 euro per l’intero progetto artistico.
Curiosità e cifre da capogiro si intrecciano dietro le quinte del Festival di Sanremo 2025. Con il cast ormai definito, l’attenzione si sposta sui compensi dei protagonisti della kermesse musicale più seguita d’Italia. Il più pagato, ovviamente, sarà Carlo Conti, che torna sul palco dell’Ariston non solo come conduttore, ma anche come direttore artistico. Il suo cachet si aggira intorno ai 500.000 euro, una cifra che comprende il lavoro svolto nei mesi precedenti al Festival. Un compenso in linea con quelli percepiti nelle edizioni da lui condotte tra il 2015 e il 2017, quando i suoi guadagni variarono dai 500.000 ai 650.000 euro, con una parte donata in beneficenza.
Più contenuti i compensi dei co-conduttori, scelti per affiancarlo nelle cinque serate. Secondo indiscrezioni, ognuno riceverà circa 25.000 euro, anche se alcuni nomi potrebbero incassare cifre più alte. Tra loro spiccano Gerry Scotti e Antonella Clerici, scelti per la serata inaugurale, seguiti da volti noti dello spettacolo come Bianca Balti, Nino Frassica, Cristiano Malgioglio, Miriam Leone, Elettra Lamborghini, Katia Follesa, Mahmood e Geppi Cucciari. L’ultima serata vedrà invece protagonisti Alessandro Cattelan e Alessia Marcuzzi.
Per i cantanti in gara, il Festival prevede il solito indennizzo, fissato a 53.000 euro, una cifra che copre l’intero progetto artistico e non il singolo artista. Il cantante riceve infatti un compenso fisso di 3.000 euro, mentre una parte dei fondi è destinata alla serata dei duetti. Non è previsto un premio in denaro per il vincitore, ma la visibilità offerta dalla competizione si traduce spesso in un successo immediato, con un incremento nelle vendite, negli streaming e nei concerti.
Sanremo, oltre a essere il più importante evento musicale italiano, resta anche un incredibile motore economico. L’indotto pubblicitario di questa edizione potrebbe superare i 50 milioni di euro, con spot da 30 secondi venduti a cifre che toccano i 300.000 euro. Un giro d’affari che, anno dopo anno, conferma il Festival come una macchina perfetta, capace di generare numeri impressionanti tanto nel mondo della musica quanto in quello della pubblicità.
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