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Speciale Festival di Sanremo 2025

Torta mimosa, il dolce di Sanremo: storia, significato e ricetta per prepararla a casa

Soffice, profumata e delicata: la torta mimosa è uno dei dolci simbolo della pasticceria italiana. Il suo nome richiama il fiore giallo tipico della Riviera Ligure, lo stesso che ogni anno viene celebrato a Sanremo, città dei fiori e del Festival della canzone italiana. Un dessert elegante, nato per celebrare le donne, ma che nel tempo è diventato un grande classico per ogni occasione speciale.

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    Non tutti sanno che la torta mimosa è un’invenzione relativamente recente. Risale agli anni ’50 e la sua creazione è attribuita a Adelmo Renzi, un pasticcere di Rieti che la presentò a un concorso di pasticceria a Sanremo nel 1962, vincendo il primo premio. Il nome, ovviamente, non è casuale: il dolce, con la sua copertura di pan di Spagna sbriciolato, ricorda i piccoli fiori gialli della mimosa, simbolo della Festa della Donna e della città ligure.

    Da allora, la torta mimosa è diventata un classico della pasticceria italiana, perfetta per l’8 marzo ma anche per chi vuole portare in tavola un po’ di primavera e leggerezza.

    Il significato del nome

    Il nome “mimosa” deriva proprio dall’aspetto del dolce: la superficie del pan di Spagna sbriciolato ricorda la texture vaporosa dei fiori della mimosa, pianta simbolo della Giornata Internazionale della Donna. In realtà, la mimosa è stata scelta come simbolo di questa ricorrenza nel 1946, quando le partigiane italiane decisero di adottarla perché era un fiore economico, facile da reperire e capace di sbocciare proprio all’inizio di marzo.

    In questo senso, la torta mimosa è più di un semplice dessert: è un tributo alla femminilità, alla resilienza e alla bellezza.

    La ricetta originale della torta mimosa

    Ingredienti:

    Per il pan di Spagna:

    • 6 uova
    • 180 g di zucchero
    • 150 g di farina 00
    • 50 g di fecola di patate
    • 1 bustina di vanillina
    • 1 pizzico di sale

    Per la crema diplomatica:

    • 500 ml di latte
    • 4 tuorli d’uovo
    • 120 g di zucchero
    • 50 g di farina 00
    • Scorza di limone (o una bustina di vanillina)
    • 250 ml di panna fresca da montare

    Per la bagna:

    • 100 ml di acqua
    • 50 g di zucchero
    • 50 ml di liquore (Grand Marnier, Limoncello o succo d’arancia per la versione analcolica)

    Preparazione:

    1. Preparare il pan di Spagna
      • Montare le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso.
      • Aggiungere la farina e la fecola setacciate, mescolando delicatamente dal basso verso l’alto.
      • Versare il composto in una tortiera imburrata e infarinata e cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 35 minuti.
      • Lasciare raffreddare completamente prima di tagliarlo.
    2. Preparare la crema diplomatica
      • In un pentolino, scaldare il latte con la scorza di limone.
      • In una ciotola, sbattere i tuorli con lo zucchero e aggiungere la farina.
      • Versare il latte caldo a filo nel composto di uova, mescolando continuamente.
      • Rimettere tutto sul fuoco e cuocere fino a ottenere una crema densa.
      • Lasciare raffreddare, poi incorporare la panna montata per ottenere una crema soffice e delicata.
    3. Assemblare la torta
      • Tagliare il pan di Spagna in tre dischi orizzontali.
      • Bagnare il primo disco con la bagna al liquore e spalmarci sopra uno strato di crema.
      • Aggiungere il secondo disco e ripetere l’operazione.
      • Coprire l’intera torta con la crema avanzata.
    4. Decorare con effetto mimosa
      • Prendere un pezzo di pan di Spagna, sbriciolarlo e distribuirlo sulla torta per creare l’effetto “mimosa”.
      • Lasciare riposare in frigo per almeno 2 ore prima di servire.

    Torta mimosa: una dolce celebrazione

    Perfetta per festeggiare l’8 marzo, il Festival di Sanremo o qualsiasi occasione speciale, la torta mimosa è un dolce elegante e dal gusto delicato, che unisce la leggerezza del pan di Spagna alla cremosità della crema diplomatica. Un omaggio alla primavera, alla femminilità e a una delle città più celebri d’Italia.

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      Speciale Festival di Sanremo 2025

      Sanremo 2025, i cachet di Carlo Conti, co-conduttori e cantanti: chi è il più pagato?

      Carlo Conti, direttore artistico e conduttore, è il più pagato con un cachet da 500.000 euro. I co-conduttori riceveranno circa 25.000 euro a testa, mentre ai cantanti spetta un rimborso spese di 53.000 euro per l’intero progetto artistico.

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        Curiosità e cifre da capogiro si intrecciano dietro le quinte del Festival di Sanremo 2025. Con il cast ormai definito, l’attenzione si sposta sui compensi dei protagonisti della kermesse musicale più seguita d’Italia. Il più pagato, ovviamente, sarà Carlo Conti, che torna sul palco dell’Ariston non solo come conduttore, ma anche come direttore artistico. Il suo cachet si aggira intorno ai 500.000 euro, una cifra che comprende il lavoro svolto nei mesi precedenti al Festival. Un compenso in linea con quelli percepiti nelle edizioni da lui condotte tra il 2015 e il 2017, quando i suoi guadagni variarono dai 500.000 ai 650.000 euro, con una parte donata in beneficenza.

        Più contenuti i compensi dei co-conduttori, scelti per affiancarlo nelle cinque serate. Secondo indiscrezioni, ognuno riceverà circa 25.000 euro, anche se alcuni nomi potrebbero incassare cifre più alte. Tra loro spiccano Gerry Scotti e Antonella Clerici, scelti per la serata inaugurale, seguiti da volti noti dello spettacolo come Bianca Balti, Nino Frassica, Cristiano Malgioglio, Miriam Leone, Elettra Lamborghini, Katia Follesa, Mahmood e Geppi Cucciari. L’ultima serata vedrà invece protagonisti Alessandro Cattelan e Alessia Marcuzzi.

        Per i cantanti in gara, il Festival prevede il solito indennizzo, fissato a 53.000 euro, una cifra che copre l’intero progetto artistico e non il singolo artista. Il cantante riceve infatti un compenso fisso di 3.000 euro, mentre una parte dei fondi è destinata alla serata dei duetti. Non è previsto un premio in denaro per il vincitore, ma la visibilità offerta dalla competizione si traduce spesso in un successo immediato, con un incremento nelle vendite, negli streaming e nei concerti.

        Sanremo, oltre a essere il più importante evento musicale italiano, resta anche un incredibile motore economico. L’indotto pubblicitario di questa edizione potrebbe superare i 50 milioni di euro, con spot da 30 secondi venduti a cifre che toccano i 300.000 euro. Un giro d’affari che, anno dopo anno, conferma il Festival come una macchina perfetta, capace di generare numeri impressionanti tanto nel mondo della musica quanto in quello della pubblicità.

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          In primo piano

          Sanremo 2025, serata duetti: Giorgia e Annalisa favorite, ma occhio alle sorprese

          Venerdì 14 febbraio il Festival di Sanremo celebra le cover con la serata dei duetti. Giorgia e Annalisa dominano le quote, ma nella lunga lista di esibizioni ci sono outsider da non sottovalutare. E qualcuno sembra già fuori dai giochi.

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            Manca sempre meno alla serata delle cover, appuntamento fisso del venerdì al Festival di Sanremo, e i bookmaker hanno già stilato la classifica dei favoriti. Giorgia e Annalisa, con la loro interpretazione di Skyfall di Adele, partono da una quota schiacciante: 2,25, la più bassa della lista, segno che il duo tutto al femminile potrebbe portarsi a casa il titolo.

            Quest’anno, con Carlo Conti alla direzione artistica, la serata cover non inciderà sulla classifica generale della gara, ma avrà un premio a sé. E proprio per questo il duello sarà ancora più acceso.

            Le esibizioni da tenere d’occhio

            Se la vetta sembra già occupata, subito dietro troviamo un quintetto di duetti quotati 7,50, tutti con un grande potenziale:

            • Massimo Ranieri e i Neri per Caso con Quando di Pino Daniele
            • Rocco Hunt e Clementino con Yes, I Know My Way di Pino Daniele
            • Irama e Arisa con Say Something di A Great Big World & Christina Aguilera
            • Elodie e Achille Lauro con un medley tra A mano a mano di Rino Gaetano e Folle città di Loredana Bertè
            • Emis Killa, Lazza e Laura Marzadori con 100 Messaggi di Lazza (prima del ritiro di quest’ultimo a causa delle vicende giudiziarie)

            Un mix di nostalgia e sperimentazione, tra evergreen della musica italiana e successi internazionali, che potrebbero mettere in difficoltà la coppia di Giorgia e Annalisa.

            Le scommesse azzardate: chi può stupire e chi no

            Più si scende nella lista, più le quote si alzano, segnale che i bookmaker danno meno fiducia a certe esibizioni. Tra i duetti considerati meno probabili per la vittoria ci sono:

            • Fedez e Marco Masini con Bella stronza (16,00)
            • Olly con Goran Bregovic e la Wedding and Funeral Band (Il pescatore di Fabrizio De André, 16,00)
            • Brunori SaS con Riccardo Senigallia e Dimartino (L’anno che verrà di Lucio Dalla, 20,00)
            • The Kolors e Sal Da Vinci con Rossetto e caffè (25,00)
            • Bresh e Cristiano De André con Crêuza de mä (25,00)

            Una sorpresa potrebbe arrivare da Fedez e Masini, la cui esibizione su Bella stronza promette di essere esplosiva, sia per il pezzo iconico sia per la curiosità intorno alla partecipazione del rapper.

            I “non pervenuti”: le esibizioni con meno chance di vittoria

            Per alcuni duetti, invece, la situazione è tutt’altro che promettente. Tra gli artisti dati quasi per spacciati troviamo:

            • Clara e Il Volo (The Sound of Silence, 50,00)
            • Willie Peyote, Federico Zampaglione e Ditonellapiaga (Un tempo piccolo, 50,00)
            • Modà con Francesco Renga (Angelo, 66,00)
            • Gaia e Toquinho (La voglia, la pazzia, 66,00)
            • Francesco Gabbani e Tricarico (Io sono Francesco, 66,00)
            • Marcella Bella con i Twin Violins, ultima in classifica con una quota 100,00, per la sua versione de L’emozione non ha voce di Adriano Celentano

            Se il mondo delle scommesse raramente sbaglia, Sanremo ci ha abituati ai colpi di scena, e potrebbe esserci una sorpresa anche nella serata delle cover. Giorgia e Annalisa restano le favorite, ma la gara è aperta: basterà una performance straordinaria per ribaltare i pronostici?

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              Speciale Festival di Sanremo 2025

              Fedez tra rime e citazioni discutibili, Brunori SAS poeta: l’Accademia della Crusca analizza i testi di Sanremo e boccia la banalità del Festival

              Mentre la maggior parte dei testi di Sanremo 2024 si perde in strutture ripetitive che mancano di originalità, solo pochi artisti emergono con un linguaggio ricercato e autentico. Il cantautore calabrese domina con un testo raffinato e poetico, tra figure retoriche eleganti e immagini evocative, mentre l’Accademia della Crusca boccia senza appello le liriche più piatte e prevedibili del Festival.

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                C’è un testo che si distingue su tutti, è quello di Brunori SAS. Senza discussioni. Parola di Accademia della Crusca, la maggiore autorità nazionale nel campo della lingua italiana. Il professor Lorenzo Coveri, ex docente di linguistica italiana all’Università di Genova, negli anni si è specializzato proprio nel festival e nell’esame dei testi e delle parole della canzoni in gara. E non ha dubbi: il cantautore calabrese – a pari merito con Lucio Corsi – almeno per quest’anno è il top di gamma. Il livello della scrittura, l’intensità delle immagini, la profondità del messaggio: siamo davanti a un vero capolavoro d’autore. Poi, ovviamente, ci sono tutti gli altri.

                “Non mi piace distribuire numeri. Intendo voti, non cifre a caso.” Il professore conferma il trend degli ultimi anni. Il Festival non lo ascolta: lo legge. “Valutiamo solo i testi, senza musica” spiega. “Una volta cantati, certe parole assumono un altro significato, a volte migliorano, altre peggiorano. Ma noi li prendiamo nudi e crudi.”

                A che punto siamo con questa edizione? “Brani piatti, giudizi piatti. Mi adeguo. Probabilmente il problema è la solita stretta cerchia di autori: una manciata di nomi firma due terzi delle canzoni. Questo porta inevitabilmente a un’omogeneità che rende il tutto monocorde.”

                Un’impressione generale? “Un Festival a bassissima gradazione rock. E con pochissimi cantautori: Brunori e Lucio Corsi si salvano. I rapper? Si adattano al mainstream, senza provocazioni. Persino Tony Effe si cimenta in uno stornello innocuo. E il resto – l’80% delle canzoni – è intriso di un linguaggio popolare, colloquiale, senza guizzi particolari. Qualche rara eccezione si distingue.”

                Che voto diamo a Conti per le canzoni scelte? “Si colloca nel solco dei cinque anni di Amadeus, cercando di dare spazio a tutti i generi: a ben guardare, però, la quota cantautori è ristretta… Insomma siamo nel pieno del pop: di tutto un pop, potremmo dire. E c’è ben poco da scandalizzarsi. Voto? Dal punto di vista dei testi arriviamo a 6. Ma stiracchiato…”.

                Chi emerge? “Brunori SAS, senza dubbi. Gli ho dato 9. Il suo è un testo letterario, ricco di immagini evocative, pieno di figure retoriche raffinate. Nel suo L’Albero delle Noci Brunori, da cantautore classico, celebra, con un testo nettamente autobiografico, l’arrivo della figlia Fiammetta, con invenzioni e immagini molto belle, a parte qualche tratto del passato come rime baciate. Racconta la paternità con sensibilità e profondità.”

                Otto anni fa cantava: “In fondo va tutto bene mi basta solo non fare figli”. Contraddizione? “Forse. Ma lo fa con immagini potenti, mai banali: ‘io come sempre canguro tra passato e futuro’, ‘la neve mescolata al miele’. Ha una lingua sontuosa, anche se a tratti scivola nel sentimentalismo.”

                E Lucio Corsi? “Una ventata d’aria fresca. Anche lui 9. Ha una scrittura brillante, un uso intelligente del linguaggio giovanile, giochi di parole riusciti. Spiazza e diverte.” Un rapper che ha sorpreso? “Shablo. Gli ho dato un voto alto, tra il 7 e l’8. Originale, fuori dagli schemi, “è interessante soprattutto per i linguisti perché pesca a piene mani nel gergo dell’hip hop: è una street song, tu fai chatty chatty io faccio parlare il mio flow, è rap e blues e gin e juice, si gioca anche con le rime in funzione ironica.”

                Simone Cristicchi? “Il tema del figlio che si prende cura dei genitori anziani non è particolarmente nuovo. Funzionerà in gara, come lo scorso anno Mr Rain. Commovente, ma non eccezionale. Quasi un 7.”

                E Gabbani? “Due volte vincitore, sa stupire. O meglio, sapeva. Stavolta si è rifugiato nell’ottimismo alla Jovanotti, con un testo piatto: la vita, il battito, la routine. Peccato.” Chi invece affonda? “I Modà. Testo pesante, ridondante, più simile a una predica che a una canzone. Versi interminabili e complicati: ‘convivere con il senso di che sarebbe stato’. Risultato? Si fa fatica ad ascoltare. E Marcella Bella non migliora la situazione.”

                Marcella Bella? Ma è un’istituzione! “Sì, però quando scrivi: ‘Dici che come me non ne trovi nessuna, sì vabbè poi però lo ripeti ad ognuna’… ecco, se questo è un testo di valore. Voto? 4.” Però la sua è una canzone politica, femminista. “Sì, ma di quel femminismo di facciata, costruito a tavolino.” Elodie? “Voto 5. Testo poverissimo, sembra la trascrizione di una telefonata. Non c’è ritmo, non c’è melodia nelle parole. Speriamo nella musica.”

                I favoriti secondo i bookmakers? “Giorgia ha la voce più bella, ma il testo è scolastico. Metafore trite e ritrite, immagini prevedibili. Sufficiente solo per rispetto alla sua carriera. Massimo Ranieri, invece, ha autori illustri, Tiziano Ferro e Nek, eppure il risultato è fiacco. Metafore da dimenticare. 5 politico.” E Olly? “Un 6 stiracchiato. Linguaggio troppo comune, nessun colpo di scena.”

                Fedez? “Sei anche a lui, ma per demerito generale. Testo cupo, sulla depressione, con qualche gioco di parole riuscito, ma rime discutibili: ‘carne viva – mente schiva’. Cita Mary Poppins con il cianuro al posto dello zucchero. Boh.” Il duetto con Masini su “Bella stronza” sarà tra i momenti più attesi. “Vedremo se riuscirà a schivare le polemiche. Intanto nella copertina di Tv Sorrisi e Canzoni l’hanno piazzato tra Tony Effe e Achille Lauro. Una coincidenza?”

                Una citazione merita Willie Peyote, che in Grazie Ma No Grazie “affronta tempi più impegnati, a sfondo sociale. In genere le canzoni di Sanremo, come i critici hanno notato, quest’anno parlano soprattutto di amore, preferibilmente sfortunato, e di disagio, a anche di depressione, come nel testo di Battito di Fedez. Evidentemente la misura del nostro tempo è proprio questa”. 

                E Tony Effe? “Serve una nota sul dialetto: sarebbe vietato al Festival, eppure lui col romano, Rocco Hunt col napoletano e Serena Brancale ne fanno ampio uso. Lei dice di omaggiare Pino Daniele, ma dell’omaggio non c’è traccia. Quanto a Tony Effe, niente volgarità, niente provocazioni. Solo una cartolina di Roma per turisti. Voto? 5.”

                E Bresh, con La Tana del Granchio: “Con l’aiuto della banca dati Le parole di Sanremo (a cura di Massimo Arcangeli e Luca Pirodda, ndr) possiamo rilevare che tana è apparso una sola volta al festival, in un testo del 1996, e granchio è un hapax, ossia una novità assoluta”. Inedito è anche il titolo Cuoricini dei Coma_cose, “mai usato prima a Sanremo, che sembra anche alludere a un certo understatement rispetto all’inflazionatissimo cuore”.

                Una chiusa obbligata: a Sanremo le parolacce sono off-limits. “Eppure ‘fottere’ l’ho trovata in quattro testi. Alla faccia della censura.”

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