Televisione
Vladimir Luxuria contro Beatrice Luzzi: «Un film con Madonna? Pensavo le avessi fatto le pulizie»
A Pomeriggio 5, Vladimir Luxuria e Beatrice Luzzi tornano a punzecchiarsi. Commentando il ritorno sulle scene di Madonna, Luzzi racconta di aver recitato con lei in un film. La reazione di Luxuria è immediata: «Pensavo le avessi fatto le pulizie a casa». La risposta di Luzzi è altrettanto tagliente: «Mi dispiace, le pulizie non le so fare». Tra ironia e frecciatine, il battibecco infiamma il talk show.

Le scintille tra Vladimir Luxuria e Beatrice Luzzi non si spengono mai. Le due opinioniste, spesso ospiti di Myrta Merlino a Pomeriggio 5, non si incrociano quasi mai, e forse un motivo c’è: quando succede, volano stoccate. L’ultimo round si è consumato nel salotto pomeridiano di Canale 5, durante un dibattito sul ritorno di Madonna sulle scene.
Beatrice Luzzi, nel ricordare la popstar, ha svelato di aver avuto modo di lavorare con lei: «Ho fatto un film con Madonna, sì. L’unico film che ho fatto». Una rivelazione che ha colto di sorpresa Luxuria, che non ha perso occasione per una battuta al vetriolo: «Pensavo le avessi fatto le pulizie a casa, invece ci hai fatto un film. Bello…».
Luzzi, però, non si è lasciata intimidire e ha risposto con altrettanta ironia: «Mi dispiace, le pulizie non le so fare». Poi, archiviata la stoccata, ha raccontato la sua esperienza con la popstar sul set del remake di Travolti dal destino, il film diretto da Lina Wertmüller nel 2001.
«Abbiamo girato in Sardegna. Ero nel pieno della popolarità dovuta a Vivere e la gente mi riconosceva. A un certo punto, Madonna si gira e mi chiede: “Ma tu chi cacchio sei?”». L’attrice ha poi ricordato anche il party di produzione: «Abbiamo ballato insieme in discoteca. Era molto tecnica, ma non tanto sensuale».
Frecciatine archiviate? Forse solo fino al prossimo incontro in tv.
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Televisione
Pasqua sul divano del salotto: ecco cosa offre lo streaming di Netflix, Disney+, Prime e Sky
Dopo i tradizionali pranzi e la scorpacciata di uova di cioccolato, non c’è nulla di meglio che rilassarsi con un bel film. Che siate in cerca di emozioni, spiritualità o avventure per tutta la famiglia, ecco i migliori film da vedere a Pasqua in tv. Che sia con la famiglia o in totale relax, i film di Pasqua in streaming sono il modo perfetto per concludere le festività con il sorriso o una riflessione profonda. Le piattaforme offrono titoli per tutti i gusti: basta scegliere, rilassarsi e godersi lo spettacolo!

Cominciamo l’elenco di proposte con Netflix, che propone una selezione perfetta per entrare nel clima pasquale, tra film per bambini, commedie brillanti e satire irriverenti. Peter Rabbit (2018) è l’icona pasquale per eccellenza: un coniglietto vivace protagonista di una storia animata divertente e adatta a tutta la famiglia. Per chi ama il gusto del cioccolato, La fabbrica di cioccolato (2005) firmata Tim Burton regala un’esperienza visiva unica e surreale.
Brian di Nazareth (1979) dei Monty Python, invece, offre una lettura ironica e pungente del periodo pasquale, perfetta per chi cerca qualcosa di più anticonvenzionale. Infine, Hopper e il tempio perduto (2022) diverte i più piccoli con una miscela esplosiva di azione e simpatia.
Disney+: magia, valori e racconti senza tempo
Pasqua su Disney+ è sinonimo di nostalgia, magia e spiritualità. Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988) unisce live action e animazione in un’avventura dal sapore retrò ma sempre attuale. Per chi desidera rivivere la Bibbia in chiave cinematografica, Noah (2014) con Russell Crowe racconta con epica potenza la storia dell’Arca e del diluvio.
Sky e NOW: tra animazione e spiritualità
Su Sky e NOW, il catalogo pasquale spazia tra grandi classici animati e film religiosi. Il principe d’Egitto (1998) è uno dei film più amati di sempre per il periodo pasquale: animazioni mozzafiato e una colonna sonora vincitrice di un Oscar. Le 5 leggende (2012) propone un team di eroi mitici, tra cui il Coniglio Pasquale, in una storia epica e ricca di valori. Ooops! Ho perso l’Arca… (2015) rielabora con ironia e creatività la storia del diluvio universale. Per chi cerca un film più intenso, La passione di Cristo (2004) di Mel Gibson racconta con realismo struggente le ultime ore della vita di Gesù.
Prime Video: cioccolato, musica e grandi emozioni
Su Prime Video le emozioni pasquali si tingono di musica, dolcezza e classici senza tempo. Easter Parade – Ti amavo senza saperlo (1948) con Judy Garland e Fred Astaire è un musical vintage perfetto per gli amanti del genere. Chocolat (2000) incanta con la sua atmosfera dolce e ribelle, dove il cioccolato diventa simbolo di libertà. I bambini (e non solo) possono riscoprire La gabbianella e il gatto (1998), un classico dell’animazione italiana che celebra la diversità e l’amore. Infine, Jesus Christ Superstar (1973) fonde musical e spiritualità in un’opera rock divenuta cult.
Televisione
Barbara D’Urso verso la Rai? Spunta l’ipotesi clamorosa per il suo ritorno in tv
Domenica pomeriggio libera, trattative in corso e un futuro tutto da scrivere: Barbara D’Urso sembra pronta a tornare sul piccolo schermo, stavolta con un programma Rai. Intanto emergono retroscena sul suo lungo esilio dal video.

Barbara D’Urso si prepara a riprendersi la scena. Dopo un anno lontano dalla televisione, la storica conduttrice partenopea potrebbe presto tornare sul piccolo schermo, e stavolta non a Mediaset, bensì sulla Rai. L’indiscrezione, rilanciata da più fonti, accende i riflettori su un clamoroso rientro che solo fino a qualche mese fa sembrava impensabile.
Dopo l’addio burrascoso a Canale 5 nel 2023, Barbara D’Urso si era ritagliata un anno sabbatico, dedicandosi alla famiglia, agli amici e a qualche evento mondano. Un modo per ricaricare le batterie dopo anni di sovraesposizione televisiva e ritmi serrati. Eppure, chi conosce Barbarella sa che l’amore per il video non si spegne facilmente. Ed ecco che, ora, il suo nome comincia a circolare con sempre maggiore insistenza negli ambienti Rai.
La tv di Stato starebbe valutando di affidarle uno spazio importante nella prossima stagione televisiva, approfittando anche di una domenica pomeriggio che, complice l’addio di alcuni programmi storici, potrebbe offrire nuove opportunità. Nulla è ancora ufficiale, ma i contatti sarebbero avviati e la trattativa in corso. Per la D’Urso si tratterebbe di una vera e propria rinascita mediatica, dopo mesi di porte sbattute in faccia.
Non sono mancati, infatti, retroscena amari sul suo lungo silenzio televisivo. Secondo il portale Dagospia, Barbara si sarebbe trovata, in questi mesi, di fronte a una sorta di ostracismo diffuso: «Pur senza mercato, da Rai a La7 fino a Warner-Discovery, si è trovata, come ai cani, il cartello “vietato l’ingresso”», si legge in un articolo al vetriolo. Colpa, forse, dei postumi della guerra fredda esplosa con Pier Silvio Berlusconi e della difficile transizione dell’era post-Mediaset.
Barbara D’Urso, da parte sua, ha sempre mantenuto un profilo elegante, senza mai scendere apertamente in polemica. Ha continuato a mostrarsi sorridente sui social, a raccontare il suo quotidiano tra teatro, affetti e momenti di leggerezza. Ma dietro il sorriso, chi la conosce bene sa quanto desiderasse tornare a fare quello che ama di più: parlare alla gente, raccontare storie, emozionare il suo pubblico.
Ora, la possibilità concreta di un ritorno su Rai 1 o Rai 2 apre nuovi scenari. La domenica pomeriggio potrebbe essere il terreno ideale per una Barbara D’Urso rinnovata, meno sopra le righe ma ancora capace di catalizzare ascolti e attenzione. Del resto, la forza comunicativa di Barbarella non è mai stata in discussione: è stata una delle poche a reggere per anni su Canale 5 programmi quotidiani e domenicali senza mai perdere il contatto con il suo pubblico.
Se l’operazione dovesse andare in porto, sarebbe una delle sorprese più clamorose della prossima stagione tv. Un segnale che, in un mondo televisivo sempre più liquido, anche chi sembrava “reietto” può trovare una nuova casa. E Barbara, a giudicare dall’entusiasmo che continua a suscitare tra i suoi fan, è pronta a rimettersi in gioco.
In attesa dell’ufficialità, resta il dato di fatto: la voglia di tv di Barbara D’Urso non è mai tramontata. E forse, dopo tanto silenzio, il suo momento è davvero arrivato.
Televisione
Miss Italia e la sua eterna crisi: tra nostalgia, polemiche e attese
Il documentario “Miss Italia non deve morire” riaccende il dibattito sul concorso di bellezza più famoso d’Italia. Un’istituzione in cerca di una nuova identità, tra il glorioso passato in Rai e un presente incerto.

Da anni, Miss Italia oscilla tra la celebrazione nostalgica di un’epoca televisiva ormai lontana e il limbo di un format che fatica a trovare spazio nell’intrattenimento contemporaneo. Un tempo era il trampolino di lancio per aspiranti star, un rito annuale che teneva incollati allo schermo milioni di italiani. Oggi, invece, il concorso è diventato un oggetto fuori fuoco, sospeso tra il tentativo di restare rilevante e la difficoltà di adattarsi ai cambiamenti della società e della televisione.
È proprio su questa crisi che si concentra “Miss Italia non deve morire”, documentario diretto da Piero Daviddi e David Gallerano, prodotto da Fremantle e Ring Film è da poco uscita su Netflix. Un racconto che, tra archivio, testimonianze e personaggi sopra le righe, ripercorre la storia del concorso e la sua controversa relazione con la Rai, un rapporto interrotto ormai da anni ma che continua a pesare come un’assenza ingombrante.
Miss Italia e la Rai: una separazione mai davvero digerita
Per decenni, Miss Italia e la Rai sono stati un binomio inscindibile. Era il servizio pubblico a garantire al concorso quell’aura di evento istituzionale, capace di elevare la competizione sopra le derive più trash della televisione commerciale. Una consacrazione che ha portato alla ribalta nomi come Miriam Leone, Caterina Balivo, Francesca Chillemi e persino Mara Carfagna, donne che hanno trovato nel titolo di Miss Italia un primo passo verso carriere ben più ampie.
Oggi, però, il concorso si è smarrito, relegato a emittenti minori e piattaforme streaming che non riescono a restituirgli la centralità di un tempo. Il documentario non si limita a raccontare questa parabola discendente, ma solleva anche un interrogativo: può la nuova Rai, oggi più vicina a un’idea di spettacolo tradizionale, riportare in auge Miss Italia?












Dopotutto, la televisione pubblica ha già dimostrato di voler recuperare certe narrazioni classiche: il Festival di Sanremo ne è un esempio, con una restaurazione che ha cercato di bilanciare modernità e tradizione. Perché allora non potrebbe farlo anche Miss Italia?
Un concorso in cerca di una nuova identità
Il documentario, pur essendo a tratti affannato e forse compresso nel racconto, riesce a restituire il microcosmo affascinante e strampalato che ancora oggi ruota intorno al concorso. Patrizia Mirigliani, figlia del patron Ezio, è il fulcro della narrazione: una donna determinata, ostinata nel voler riportare Miss Italia al centro del dibattito culturale.
Attorno a lei, si muove una costellazione di personaggi che sembrano usciti da un film grottesco: gli agenti regionali, da Genny Stefanelli in Toscana a Carmen Martorana in Puglia, appaiono come custodi di un mondo che sembra appartenere a un’altra epoca. Eppure, il loro lavoro continua. Le selezioni proseguono, le ragazze partecipano, l’idea di Miss Italia come porta d’ingresso nel mondo dello spettacolo resiste, seppur con meno forza di un tempo.
Il documentario non evita i contrasti: l’immagine di Miss Italia come format anacronistico, legato a una visione della bellezza e dello spettacolo superata, è una questione che resta aperta. Ma, d’altra parte, non è forse vero che anche programmi considerati più moderni flirtano con gli stessi codici del trash e del glamour sfrenato?
La nostalgia può bastare?
Il grande interrogativo che aleggia sul futuro di Miss Italia è se la nostalgia possa bastare a rilanciarlo. Il documentario sembra suggerire che la risposta sia no: la semplice evocazione del passato non è sufficiente, serve un cambio di passo, una rilettura in chiave contemporanea che vada oltre la rievocazione malinconica di ciò che è stato.
Forse, come suggerisce qualcuno nel documentario, la soluzione sarebbe un cambiamento radicale, un’apertura a nuove forme di spettacolo, un ripensamento del format. O forse, più semplicemente, l’unico modo per riportare Miss Italia sotto i riflettori è proprio quello che la Mirigliani continua a chiedere: il ritorno in Rai. Perché, nel bene o nel male, è solo il marchio della televisione pubblica che può davvero restituire al concorso il peso che ha perso.
Nel frattempo, Miss Italia resta lì, in attesa. Né viva né morta. In una limbo mediatico che forse è il vero specchio della sua attuale condizione.
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