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Cronaca

Poggio Mirteto, bruciato un fantoccio di Giorgia Meloni: scoppia la polemica

La tradizionale festa anticlericale si chiude con la combustione di un fantoccio della presidente del Consiglio. Il governo insorge: “Atto vergognoso e inaccettabile”. Tajani: “La politica è confronto, non odio”.

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    Una scatola rosa con la scritta Barbie fascio di luce e, all’interno, una raffigurazione della premier Giorgia Meloni che esegue il saluto romano. È così che ieri sera, a Poggio Mirteto, in provincia di Rieti, si è chiuso il tradizionale ‘Carnevalone Liberato’, con il rogo simbolico di un fantoccio della presidente del Consiglio.

    Nel video dell’evento, diffuso sui social, si vede la sagoma di cartone avvolta dalle fiamme tra applausi e cori antifascisti, con i presenti che intonano “siamo tutti antifascisti”. Un gesto che ha scatenato reazioni durissime da parte della politica, con il centrodestra compatto nel denunciare un clima d’odio.

    Una tradizione anticlericale e satirica

    Il ‘Carnevalone Liberato’ di Poggio Mirteto affonda le sue radici nel XIX secolo, nato come festa di liberazione dallo Stato Pontificio nel 1861 e ripreso dopo la fine del fascismo, che ne aveva vietato lo svolgimento. Da allora si celebra ogni anno in Quaresima, con il consueto rogo di un ‘feticcio’, spesso raffigurante personaggi politici o religiosi.

    A chiarire la posizione dell’amministrazione comunale è stato il sindaco di Poggio Mirteto, Andrea Arcieri, che ha preso le distanze dall’iniziativa:
    “Questa manifestazione non è organizzata dal Comune, esiste da oltre un secolo ed è volutamente dissacrante e satirica”, ha spiegato all’ANSA.
    “Il Comune si occupa esclusivamente della sicurezza e della gestione del suolo pubblico, ma non entra nei contenuti dell’evento, che sono esclusiva responsabilità dell’ARCI”, l’associazione che cura l’organizzazione.

    Bufera politica: il centrodestra attacca

    L’episodio ha scatenato un’ondata di indignazione tra i rappresentanti della maggioranza, che denunciano un atto di incitamento alla violenza.

    Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha parlato di “gesto vergognoso”, mentre il vicepremier Antonio Tajani ha espresso solidarietà a Meloni, ribadendo che “la politica è confronto, non odio”.

    Duro anche il commento del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro delle Vedove (FdI), che ha chiamato in causa il centrosinistra:
    “Ancora una volta la galassia dell’estrema sinistra dimostra il suo volto violento. È ora che il PD prenda le distanze in modo netto e senza ambiguità”.

    Dal Partito Democratico, la condanna è arrivata attraverso le parole di Stefano Bonaccini, che ha criticato duramente l’accaduto:
    “Gli avversari si battono nelle urne, se si è capaci. Bruciare in piazza pupazzi o bandiere non è mai accettabile, chiunque lo faccia”.

    Una polemica destinata a far discutere, mentre il ‘Carnevalone Liberato’ torna al centro dell’attenzione nazionale, tra rivendicazioni satiriche e accuse di incitamento all’odio.

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      Storie vere

      Salvare quel castello!! E’ la missione di Isabella Collalto de Croÿ, la principessa del prosecco

      La storia di Isabella dimostra che, a volte, le vere principesse non hanno bisogno di carrozze dorate: basta un bicchiere di Prosecco. Prosit!

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        Un tempo le principesse aspettavano il principe azzurro e vivevano destini incantati. Oggi, molte di loro hanno scelto di rimboccarsi le maniche e di costruire il proprio futuro con determinazione. E con la cazzuola. È questo il caso di Isabella Collalto de Croÿ, che ha trasformato la sua eredità familiare in una missione. Salvare il Castello di San Salvatore a Susegana, un gioiello delle colline trevigiane, uno dei complessi fortificati più grandi d’Europa, grazie alla viticoltura e al Prosecco. Come ha fatto? E soprattutto perché l’ha fatto?

        Isabella ha lasciato la noia di Bruxelles per ritornare alle sue radici

        Nata in una famiglia di origine longobarda, Isabella ha vissuto per anni a Bruxelles, lontana dalle colline trevigiane che avevano visto crescere la sua famiglia per generazioni. Tuttavia, quando il padre, il Principe Manfredo, le chiese aiuto per preservare l’eredità storica del Castello di San Salvatore, decise di tornare. “Avevo qualche timore nell’abbandonare la vita che conducevo,” racconta, “ma il legame con questo luogo era troppo forte”. Questo legame affonda le radici nel Mille, inteso come periodo storico, quando la famiglia Collalto governava Treviso con il titolo di Conti. Nei secoli successivi il Castello si trasformò in un centro culturale, ospitando musicisti, letterati e artisti come Cima da Conegliano, che ne immortalarono la bellezza nei loro dipinti.

        Dalla Prima Guerra Mondiale alla rinascita moderna

        La storia del castello subì una drammatica svolta con la Prima Guerra Mondiale. Quando il fronte si spostò dal fiume Isonzo al Piave, il maniero diventò bersaglio dell’artiglieria italiana, riportando gravi danni. Nonostante la devastazione, la famiglia Collalto non si arrese e avviò un lungo processo di restauro, volto a recuperare lo straordinario patrimonio storico-artistico. Isabella ricorda bene le condizioni in cui ha trovato il castello. “Fino all’inizio del nuovo millennio era ancora un cantiere”, spiega, “le finestre erano chiuse con assi di legno”. Ma a ridare tono e vita al Castello di San Salvatore è stato il vino. In particolare il Prosecco, che ha finanziato i lavori di recupero. “La viticoltura ci ha permesso di ricostruire questo maniero”, dice Isabella.

        I Collalto: viticoltori per tradizione

        Dal Medioevo fino ai giorni nostri, la famiglia Collalto ha coltivato e protetto il territorio, diventando un nome di riferimento nella produzione vitivinicola. Qui si trova la più vasta superficie vitata della zona e la coltivazione di varietà autoctone ovvero il Verdiso e la Bianchetta, due uve tipiche del Trevigiano. Nel 2007, Isabella ha assunto la guida dell’azienda agricola, portando avanti una tradizione secolare con uno spirito innovativo. Il suo impegno ha permesso non solo di salvaguardare il Castello di San Salvatore, ma anche di rafforzare il ruolo del Prosecco nel panorama vitivinicolo internazionale.

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          Cronaca

          Il viaggio impossibile diventato realtà: partecipare ai funerali dello zio, Papa Francesco

          Mauro Bergoglio, nipote di Papa Francesco, ha potuto partecipare ai funerali dello zio a Roma grazie alla donazione di una benefattrice. La sua storia di difficoltà economica e solidarietà ha toccato il cuore di molti ed è diventata virale in Argentina.

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            Mauro Bergoglio, nipote del defunto Papa Francesco, ha potuto presenziare alle esequie dello zio grazie a un gesto di solidarietà che ha commosso l’Argentina. In un’intervista all’emittente A24, Mauro aveva dichiarato di non poter affrontare le spese per il volo verso Roma. “Ci sto provando, sto cercando di organizzare il viaggio. Ma non possiamo permettercelo”, aveva detto con voce rotta dall’emozione.

            Queste parole hanno toccato Rita Mattiello, titolare dell’agenzia Corima Tours, che non ha esitato a offrire i biglietti per Mauro e sua moglie. Un atto spontaneo, nato da un senso di umanità e rispetto verso un dolore familiare profondo. “È stato un piacere poter aiutare”, ha scritto la donna sui social, senza cercare pubblicità.

            Chi è Mauro Bergoglio

            Mauro è figlio di Oscar, uno dei cinque fratelli di Jorge Mario Bergoglio, morto prematuramente nel 1997. Diplomato in infermeria e fisioterapia, Mauro conduce una vita semplice, lontano dai riflettori. La sua impossibilità a partecipare ai funerali ha sollevato interrogativi sulla mancanza di sostegno da parte delle istituzioni.

            La risposta delle autorità argentine

            A intervenire è stato Nahuel Sotelo, sottosegretario al Culto e alla civilizzazione della nazione, che ha dichiarato di essersi messo a disposizione della famiglia Bergoglio fin dai primi segnali di peggioramento della salute del Pontefice. Sotelo, presente in Italia per le esequie, ha chiarito che alcune iniziative sono rimaste volutamente riservate: “Ci sono cose su cui non si fa politica”.

            Il funzionario ha spiegato di aver parlato con José Bergoglio, figlio dell’unica sorella ancora in vita del Papa. José e sua madre hanno deciso di non partire, preferendo rendere omaggio al pontefice seguendo il suo esempio di sobrietà e umiltà.

            Un gesto che fa riflettere

            La vicenda di Mauro Bergoglio ha acceso i riflettori su come anche la famiglia di un uomo di fede e potere possa vivere difficoltà economiche. Ma ha anche mostrato come la solidarietà individuale possa fare la differenza, persino in un momento di lutto globale. Un piccolo grande gesto che ha permesso a un nipote di dare l’ultimo saluto allo zio che ha cambiato la storia della Chiesa.

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              Storie vere

              Quando la bellezza diventa un rischio: l’influencer e il ritocchino alle labbra finito male

              Sandra Gonzalez mette in guardia i follower dopo un intervento estetico che le ha causato un gonfiore anomalo. Ma perché tante ragazze ricorrono ai ritocchi? E perché alcuni chirurghi non le dissuadono?

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                C’è poco da fare. Per le giovani si tratta di inesperienza, per le donne mature invece, curiosità o necessità di sentirsi sempre belle. Il ritocchino ha un attrazione fatale per molte donne. E a volte anche qualche maschio. Il desiderio di migliorarsi e inseguire standard estetici sempre più elevati porta molte giovani donne a sottoporsi a interventi di chirurgia estetica. Tuttavia, non sempre le cose vanno come previsto. È il caso di Sandra Gonzalez, influencer spagnola di 23 anni, che dovrebbe influenzare positivamente più che essere influenzata negativamente, ha recentemente deciso di rimuovere il filler dalle labbra dopo anni di ritocchi. Purtroppo, l’intervento ha avuto conseguenze inaspettate. Ovvero un gonfiore eccessivo che l’ha spinta a condividere la sua esperienza con i follower e a lanciare un monito: «Aprite gli occhi e affidatevi solo a cliniche qualificate».

                Risparmiare sul ritocchino è un grave rischio

                In un video pubblicato sui suoi social, Sandra ha spiegato cosa è andato storto. «Primo, buona sera; secondo, questo non è un filtro», ha esordito mostrando il suo labbro gonfio. La giovane ha sottolineato di essersi sempre sottoposta a ritocchi estetici senza problemi, ma questa volta l’esito è stato diverso. «Purtroppo ero allergica a quello che mi hanno dato, e non lo sapevo», ha raccontato, invitando le sue follower a essere più attente nella scelta del professionista. «Non giocate con la vostra salute», ha concluso con un tono preoccupato.

                Non si può scegliere un chirurgo a caso…

                L’episodio di Sandra non è isolato. Negli ultimi anni, sempre più giovani decidono di ricorrere alla chirurgia estetica per correggere imperfezioni percepite, influenzate dai social media e da standard di bellezza spesso irrealistici. Un ritocchino per labbra più piene, zigomi scolpiti, naso perfetto: il mercato della medicina estetica continua a crescere, spinto dalla domanda di perfezione immediata. E non si informano bene sul medico a cui affidano l’intervento. Infatti non tutti i professionisti operano con la dovuta etica. Molti chirurghi e cliniche non scoraggiano interventi superflui, privilegiando il guadagno economico rispetto alla salute del paziente. Questo porta spesso a decisioni affrettate, senza un’adeguata valutazione dei rischi.

                Di episodi simili al ritocchino di Sandra Gonzalez ce ne sono a volontà. Il caso richiama alla mente storie di personaggi noti come la modella americana Courtney Barnes, che dopo numerosi filler si è ritrovata con gravi reazioni allergiche, o la star dei reality show Farrah Abraham, vittima di complicazioni a seguito di interventi mal eseguiti. Episodi dimostrano che anche chi ha accesso alle migliori cliniche può incorrere in problemi seri.

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