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Curiosità

Lavori domestici: uomini pigri o partner ingiusti?

È un’immagine troppo familiare una donna sfinita dopo una lunga giornata di lavoro, affaticata dalle responsabilità lavorative e da una montagna di lavoro domestico. Nel frattempo, il suo partner maschile è seduto sul divano, ignaro del caos che lo circonda o, peggio ancora, aspettando che la sua compagna si occupi di tutto.

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    Molte sono le donne che continuano a lottare con il peso schiacciante dei lavori domestici, mentre gli uomini spesso non contribuiscono in modo equo. Questo squilibrio nei compiti domestici non solo crea tensioni nelle relazioni, ma perpetua anche gli stereotipi di genere radicati che limitano il pieno potenziale di entrambi i sessi.

    Disparità nei lavori domestici
    È un fenomeno ancora diffuso in molte famiglie, anche quelle più progressiste. Le donne si trovano spesso a svolgere la maggior parte dei compiti domestici, compresa la pulizia, la cucina, il bucato e la cura dei figli, mentre gli uomini sono meno propensi a contribuire in modo significativo.

    Le cause di questa disparità
    Da un lato, ci sono gli stereotipi di genere radicati che associano le donne alla sfera domestica e agli uomini al mondo del lavoro retribuito. Questi stereotipi influenzano le aspettative sociali e spesso portano le donne a sentirsi obbligate a occuparsi dei lavori domestici, anche se lavorano a tempo pieno fuori casa.

    Dall’altro lato, ci sono le dinamiche relazionali e le abitudini familiari che possono perpetuare questo squilibrio. Molte donne si sentono responsabili del lavoro domestico perché sono state socializzate in questo modo fin dalla tenera età e non si aspettano che i loro partner maschili si impegnino in modo significativo.

    La collaborazione è benessere familiare e salute delle relazioni
    La divisione equa dei compiti domestici non è solo una questione di giustizia e uguaglianza di genere, ma le coppie che condividono equamente i lavori domestici tendono ad essere più felici e soddisfatte della loro relazione, mentre quelle con una disparità significativa nei compiti domestici possono sperimentare tensioni e risentimenti che minano il loro legame.

    Tentativi di risoluzione
    Fortunatamente, ci sono passi che le coppie possono intraprendere per affrontare questa disparità e creare un equilibrio più sano nei lavori domestici. La comunicazione aperta e onesta è fondamentale, cioè le coppie dovrebbero discutere apertamente delle aspettative e delle preferenze riguardo ai compiti domestici e lavorare insieme per trovare soluzioni che funzionino per entrambi.

    Inoltre, è importante sfidare gli stereotipi di genere e promuovere una visione più equa e inclusiva dei ruoli domestici. Gli uomini possono svolgere un ruolo attivo nell’apprendere nuove competenze domestiche e assumersi una maggiore responsabilità nella gestione della casa e della cura dei figli.

    Dunque, rompere gli schemi di genere e promuovere una divisione equa dei compiti domestici non è solo un obiettivo sociale e politico, ma anche un passo fondamentale verso relazioni più sane, felici e soddisfacenti per tutti.

      Curiosità

      Non si uccidono così anche i cavalli? Nel Medioevo…

      Uno studio svela dettagli inediti sui rituali funerari dei popoli baltici, ma evidenzia anche l’influenza e le capacità dei Vichinghi nella regione. Le imbarcazioni vichinghe, agili e veloci, permisero il trasporto di cavalli lungo tratte considerevoli, dimostrando una rete commerciale e culturale complessa e avanzata per l’epoca.

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        Durante il Medioevo nella zona baltica durante i rituali funerari era usanza, come simbolo di opulenza e connessione con gli spiriti delle divinità vikinghe, sotterrare insieme ai defunti anche i cavalli. Vivi.

        Giovane con manto bianco e di origine nordica

        Questo macabro rituale funerario, infatti, prevedeva la sepoltura viva di cavalli insieme ai defunti. Un gesto che rappresentava un’ultima, solenne dimostrazione di ricchezza. Fino a tempi recenti, si pensava che i cavalli utilizzati per questi sacrifici fossero locali. Ovvero di proprietà del defunto stesso. E invece no. Un recente studio pubblicato su Science Advances e coordinato dagli archeologi dell’Università di Cardiff, ha rivelato che molti di questi animali provenivano da paesi vichinghi, portati via mare.

        Come siamo arrivati a questa scoperta

        Gli archeologi hanno analizzato lo smalto dei denti degli equini rinvenuti in varie sepolture baltiche per studiare le variazioni dell’elemento stronzio, il quale può indicare l’origine geografica degli animali. I risultati hanno mostrato che fino all’800 d.C. i destrieri erano locali. Tuttavia, dall’800 in poi, l’analisi ha indicato che alcuni cavalli provenivano da regioni lontane, come la Finlandia e la Scandinavia centrale. Questo cambiamento coincide con l’era vichinga, quando le abilità nautiche dei Vichinghi permisero il trasporto su lunghe distanze.

        Il motivo del rituale

        Negli ultimi 150 anni, migliaia di sepolture di uomini e cavalli sono state scoperte tra Lettonia, Lituania, Polonia e Russia, risalenti a un periodo compreso tra l’anno zero e il 1200 circa. I cavalli venivano sacrificati giovani, tra i 3 e i 5 anni, e sepolti interi o smembrati accanto ai loro proprietari, spesso guerrieri riccamente adornati. Le modalità di sepoltura variavano. In alcuni casi, i cavalli venivano costretti ad inginocchiarsi sotto pesanti pietre, mentre in altri venivano posizionati in modo da sembrare che stessero galoppando verso il centro della Terra.

        Tutti simboli di potere

        L’analisi del DNA ha dimostrato che non c’era una preferenza per il sesso dei cavalli sacrificati, ma il colore del pelo era significativo. I cavalli bianchi erano particolarmente ricercati, simboli di prestigio e opulenza. Importare cavalli da lontano, nonostante la disponibilità di animali locali, era una dimostrazione delle risorse economiche del defunto e delle sue connessioni sociali estese.

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          Curiosità

          Quell’incredibile segnale alieno che proviene… dal forno a microonde!

          Nel 1998, alcuni astronomi avevano rilevato per la prima volta un segnale radio anomalo, caratterizzato da una frequenza specifica che sembrava provenire dallo spazio profondo. Ribattezzato “Peritono”, il segnale appariva e scompariva in modo irregolare, affascinando e frustrando al contempo i ricercatori. Per anni, gli scienziati hanno ipotizzato varie origini possibili, dal rumore di fondo cosmico a potenziali messaggi alieni.

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            Dopo 17 anni di intensa ricerca su un misterioso segnale cosmico, la comunità astronomica è stata colta di sorpresa da una rivelazione tanto imbarazzante quanto esilarante: il segnale, ritenuto da molti un possibile indizio di vita extraterrestre, proveniva in realtà dal forno a microonde dell’osservatorio. Questo episodio, pur causando un certo imbarazzo, ha anche regalato momenti di leggerezza e risate tra gli scienziati.

            La svolta inaspettata
            La svolta è arrivata nel 2015, quando un team di ricercatori presso il Parkes Observatory in Australia decise di approfondire la natura dei Peritoni (peryton). Dopo anni di analisi e osservazioni meticolose, il segnale era stato generato dal forno a microonde utilizzato dagli stessi astronomi per riscaldare i loro pasti.

            La dinamica della scoperta
            I Peritoni venivano rilevati solo quando il forno a microonde veniva aperto prima della fine del ciclo di cottura. Questo rilascio improvviso di radiazioni elettromagnetiche, coincidente con le frequenze utilizzate nelle osservazioni radioastronomiche, aveva ingannato gli strumenti dell’osservatorio, facendo sembrare che il segnale provenisse dallo spazio.

            Lezioni imparate?
            Questo episodio ha messo in evidenza l’importanza del rigore scientifico e della verifica continua delle fonti di dati. La comunità scientifica e le anomalie più intriganti possono avere spiegazioni terrestri molto più prosaiche di quanto inizialmente pensato.

            La scoperta che il tanto cercato segnale alieno proveniva da un forno a microonde è diventata una delle storie più memorabili e divertenti nella storia dell’astronomia moderna. scienza.

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              Curiosità

              Anche gli squali hanno un’anima… e prediligono la musica jazz

              Un esperimento sviluppato da un’università australiana dimostrerebbe che gli squali sarebbero più sensibili alle imporvvisazioni di Miles davis piuttosto che ai barocchismi di Mozart.

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                Vi sembrerà quantomeno sorprendente… eppure lo dice la scienza! Nella fattispecie, un esperimento realizzato in una università australiana che ha dimostrato come agli squali piaccia più il jazz della musica classica (che invece li confonderebbe). Anche se i ricercatori non sono proprio sicuri sicuri e non sanno spiegare il perché della predilezione.

                In Australia è stato allestito un esperimenti inedito

                Gli squali preferiscono il jazz! A dirlo i ricercatori della Macquarie University Fish Lab di Marsfield in Australia. Un gruppo che hanno eseguito un esperimento con gli squali di Port Jackson, sfruttando l’ottima propagazione del suono sott’acqua, per capire a quale musica (fra jazz e musica classica) i predatori avrebbero associato il cibo e agito di conseguenza nuotando in direzione degli altoparlanti che rilasciavano il flusso sonoro.

                Per comprendere comportamenti e capacità di adattamento

                Una ricerca che aveva come obiettivo quello di capire i comportamenti di questi animali e le relative capacità di adattamento. Come si era compreso in passato per i motori delle barche, il cui rumore in certe zone turistiche dove viene gettato loro del cibo tende ad attirarli, la medesima cosa può avvenire anche attraverso la musica.

                Miles Davis fa venire appetito!

                Utilizzando musica di Miles Davis – un must per ogni jazzofilo – gli squali si muovevano immediatamente verso una “stazione di alimentazione”. Ovvero il punto dove avrebbero ottenuto una ricompensa. Invece, la medesima operazione con melodie di Mozart e affini, non riusciva: in pratica la musica classica faceva confondere i predatori.

                Il mistero di base comunque rimane

                «Il suono è molto importante per gli animali acquatici, viaggia bene sott’acqua e lo utilizzano per trovare cibo, nascondigli e per comunicare», spiega Catarina Vila-Pouca, responsabile dello studio. Anche se il mistero di fondo rimane il medesimo: non è chiaro perché gli squali preferiscano una musica all’altra, forse per i battiti boogie o per melodie scandite in maniera più netta.

                Gli squali di Port Jackson sono davvero più intelligenti?

                Ulteriori esperimenti effettuati dal team universitario hanno indicato che la predilezione del genere musicale non avveniva immediatamente ma successivamente a diverse diffusioni sonore. Magari alla lunga avrebbero apprezzato pure le melodie di Wolfgang Amadeus… non è da escludere. Sempre secondo i ricercatori, non è assolutamente certo che queste conclusioni valgano per tutti gli squali, anche perché la specie presente a Port Jackson (Heterodontus portusjacksoni), mostra abilità che suggeriscono come sia più intelligente rispetto alla media delle altre specie.

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