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Cronaca

Morte di Andrea Purgatori, chiesto il processo per quattro medici: «Omicidio colposo»

A rischio processo quattro sanitari della clinica Villa Margherita di Roma: secondo i pm non riconobbero per tempo l’endocardite che, insieme al tumore ai polmoni, portò alla morte del noto giornalista. Prima udienza fissata a settembre.

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    A quasi un anno dalla scomparsa di Andrea Purgatori, la Procura di Roma ha formalizzato la richiesta di processo per quattro medici della clinica Villa Margherita, dove il giornalista era in cura. L’ipotesi di reato è omicidio colposo. Sotto accusa il radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani. Il pubblico ministero ha chiuso le indagini già a dicembre, ma ora la questione approda davanti a un giudice: l’udienza preliminare è fissata per il 19 settembre.

    Morto a luglio 2022

    Secondo la ricostruzione dei pm, Purgatori – volto noto del giornalismo italiano e autore di inchieste per Il Corriere della Sera e Atlantide su La7 – sarebbe morto a luglio 2023 per una combinazione di patologie mai adeguatamente trattate. Da un lato, un tumore ai polmoni diagnosticato solo tre mesi prima del decesso. Dall’altro, un’endocardite infettiva che – sempre secondo la Procura – sarebbe stata sottovalutata o non rilevata in tempo utile dal team medico che lo aveva in cura.

    Aveva solo 70 anni

    Il giornalista, 70 anni, era stato ricoverato più volte negli ultimi mesi della sua vita e, come ha stabilito l’autopsia, le sue condizioni sono precipitate proprio per il concorso di queste due gravi patologie. La famiglia di Purgatori aveva sollevato subito dubbi sulle cure ricevute, spingendo la magistratura ad aprire un fascicolo.

    Giornalista d’inchiesta

    Il caso aveva scosso profondamente il mondo dell’informazione e non solo, vista la lunga carriera di Purgatori, tra giornalismo d’inchiesta, sceneggiature cinematografiche e approfondimenti di cronaca e politica. Il giornalista era noto per il rigore e la passione con cui affrontava anche i casi più controversi, da Ustica alle trame nere della Repubblica Italiana.

    Ora l’accusa punta il dito contro il personale medico che aveva in carico il giornalista nei suoi ultimi mesi di vita: l’ipotesi è che la mancata diagnosi tempestiva dell’endocardite – un’infezione batterica che colpisce le valvole cardiache – abbia avuto un ruolo determinante nel peggiorare il quadro clinico di Purgatori. Secondo gli inquirenti, il deterioramento sarebbe potuto essere gestito diversamente, riducendo il rischio di un esito fatale.

    I quattro medici rischiano di dover affrontare un processo che si preannuncia complesso, sia dal punto di vista tecnico-sanitario che mediatico. Le difese sono già al lavoro per dimostrare l’assenza di responsabilità diretta nel decesso di Purgatori, ma sarà il giudice a stabilire se rinviarli o meno a giudizio dopo l’udienza di settembre.

    Nel frattempo, la famiglia del giornalista, che fin dall’inizio ha chiesto chiarezza e giustizia, si dice pronta ad affrontare la battaglia legale per fare piena luce su una vicenda che ha lasciato molti interrogativi ancora aperti.

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      Cronaca Nera

      Garlasco e il giallo della nicotina sui capelli di Chiara: il nodo che (forse) non cambierà nulla

      Dalla nicotina nei capelli di Chiara Poggi all’alibi di ferro di Sempio, passando per scarpe troppo grandi e impronte insanguinate: il caso Garlasco torna sotto la lente dopo 18 anni. Ma il nuovo indagato sembra sempre più lontano dalla scena del crimine. Intanto l’avvocato della famiglia Poggi avverte: “Servirà smontare l’intera sentenza contro Stasi”.

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        C’è un dettaglio che emerge dal passato e che, come in ogni giallo che si rispetti, rischia di alimentare dubbi, ma anche di risolversi in un nulla di fatto. Sui capelli di Chiara Poggi, la ragazza uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, venne rilevata nicotina. Ma Chiara non fumava e nemmeno il fidanzato Alberto Stasi, oggi in carcere con una condanna definitiva per omicidio. Allora di chi è quella traccia?

        Per l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, la risposta è già scritta nero su bianco da anni. “Basta leggere pagina 121 e 122 della sentenza d’appello che condannò Stasi”, spiega. “È noto che il padre di Chiara fosse un fumatore accanito e che quindi la ragazza fosse una fumatrice passiva”.

        Una spiegazione semplice, che rimanda all’ambiente familiare e sembra svuotare di mistero quella che qualcuno ha già battezzato come “pista nicotina”. Ma questa è solo una delle tessere di un puzzle ben più ampio.

        Il fascicolo d’indagine oggi si riapre su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, già archiviato anni fa e ora di nuovo indagato per omicidio. La Procura di Pavia ha rimesso mano al caso, ma secondo molti osservatori – e soprattutto secondo l’avvocato Tizzoni – per accusare Sempio servirebbe non solo inchiodarlo sulla scena del crimine, ma riscrivere da capo l’intera storia giudiziaria di Garlasco.

        Ecco perché. Primo: Chiara è morta tra le 9.12 e le 9.36 di quella mattina. Sempio, come testimonia uno scontrino del parcheggio a Vigevano, alle 10.18 era già lontano dalla casa del delitto. Secondo: l’impronta di scarpa rinvenuta sul tappetino del bagno – una taglia 42 – coincide con la misura calzata da Stasi. Sempio porta un 44. Terzo: le impronte sul dispenser del bagno appartengono ad Alberto Stasi, unico identificato in quella scena del crimine.

        E ancora: Sempio aveva una bicicletta rossa, mentre i testimoni indicarono una bici nera come quella vista allontanarsi dalla villetta. Anche il Dna sotto le unghie di Chiara non sembra in grado di ribaltare le sentenze passate: la traccia genetica rilevata, infatti, non è databile e Sempio frequentava abitualmente casa Poggi. Potrebbe aver lasciato quel segno anche settimane prima dell’omicidio.

        Infine, l’avvocato Tizzoni segnala un dettaglio non secondario: la nomina per potersi costituire parte offesa nel procedimento contro Sempio non gli è ancora stata notificata. “Al contrario – osserva – la Procura sembra aver già interloquito con la difesa di Stasi”.

        A complicare ulteriormente il quadro c’è l’ombra di una potenziale revisione per Stasi, mai formalmente avviata. Ma anche questa ipotesi resta sullo sfondo.

        Il caso di Garlasco, insomma, sembra riproporsi sotto nuove vesti, ma con vecchie certezze difficili da scardinare. Da qui l’impressione che tutto ruoti attorno a una sola domanda: davvero, a distanza di 18 anni e con una condanna definitiva, esiste un elemento capace di riscrivere la verità giudiziaria sul delitto di Chiara Poggi?

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          Italia

          Terremoto ai Campi Flegrei, De Luca spiazza tutti: “Volete un sondaggio su dove trasferirvi?”

          De Luca rompe gli schemi e propone ai residenti dei Campi Flegrei un sondaggio per scegliere la futura destinazione in caso di evacuazione. Ma intanto ammette: “Servirà l’aiuto dell’Europa”.

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            Evacuazione sì, ma democratica. È la singolare proposta lanciata da Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che ha deciso di interpellare direttamente i cittadini dei Campi Flegrei, epicentro delle recenti scosse di terremoto che hanno allarmato tutta la zona, per capire dove preferirebbero trasferirsi in caso di evacuazione forzata. Sì, avete capito bene: un sondaggio per sapere quale meta sarebbe gradita alle migliaia di persone che potrebbero dover lasciare le loro case, qualora il fenomeno del bradisismo dovesse aggravarsi ulteriormente.

            “Credo che a questo punto – ha dichiarato De Luca – i comuni debbano effettuare un censimento attento e capire gli orientamenti delle popolazioni più direttamente interessate”. In altre parole, oltre al rischio sismico, ora c’è da ragionare anche su preferenze logistiche e desideri di chi, da un giorno all’altro, potrebbe ritrovarsi a fare le valigie.

            Ma il governatore campano non si ferma qui. Consapevole che sgomberare migliaia di cittadini non è esattamente una passeggiata, De Luca ha ammesso che “una simile operazione richiederà un impegno straordinario, non solo dell’Italia ma anche dell’Europa”. L’obiettivo? Non farsi trovare impreparati. “Dobbiamo essere pronti a gestire eventuali evacuazioni – ha aggiunto – e per questo servono subito accordi con l’associazione degli albergatori e l’individuazione di strutture idonee ad accogliere gli sfollati”.

            Nel frattempo, il presidente della Regione invoca anche misure economiche: “Serve una moratoria finanziaria e previdenziale per i cittadini e per le imprese che operano nell’area colpita dal bradisismo, proprio come avvenuto durante la pandemia”.

            E mentre i cittadini dei Campi Flegrei si domandano se puntare su una meta di mare o sulla tranquillità della campagna, l’emergenza continua a tenere alta la tensione. Perché tra sondaggi e soluzioni tampone, la terra sotto Napoli continua a muoversi.

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              Italia

              Meteo: l’anticiclone scalda i motori, in arrivo la prima aria calda di stagione

              Il lungo inverno 2025 forse è alle porte. Da fine marzo il clima potrebbe finalmente cambiare con i primi caldi veri.

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                Oggi è il 21 marzo, il primo giorno di primavera. Ma a guardare le condizioni climatiche attuali non sembrerebbe proprio. Eppure… Eppure sembra che il meteo sia pronto a cambiare. Non vede l’ora. E noi con lui. Quello che abbiamo attraversato qualcuno lo ha definito uno dei più lunghi inverni degli ultimi anni. E’ durato sei mesi. Tant’è. Dopo una ennesima settimana di maltempo (non in tutte le regioni), l’Italia sarebbe finalmente destinata a una variazione della circolazione atmosferica. Questa settimana, una massa d’aria fredda colpirà principalmente il Nord Italia, causando un temporaneo calo delle temperature sotto la media. Che sia il colpo di coda di questo lungo inverno? Ma il meteo è sempre più imprevedibile.

                Ma il vero cambiamento meteo deve ancora arrivare

                La prima vera ondata di caldo della stagione potrebbe arrivare sul finire di marzo, con l’anticiclone che spingerà aria calda dal Centro-Sud Europa. Le temperature potrebbero toccare valori simili a maggio/giugno, specialmente nelle regioni meridionali. Vedremo se questa sarà davvero la prima occasione di caldo estivo. Sarebbe ora non trovate? Nei giorni successivi, un anticiclone porterà condizioni più stabili e miti, ma non riuscirà a consolidarsi sull’Europa. Questo lascerà spazio a un campo di alta pressione mobile, che potrebbe essere seguito da una perturbazione negli ultimi giorni del mese. Staremo a vedere…

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