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Curiosità

Chef sexy, la nuova mania dei social: chi sono e perché fanno impazzire il web

Petto nudo, allusioni hot e milioni di follower: sui social spopola la nuova generazione di chef seducenti che trasformano la cucina in uno spettacolo a luci soffuse. Da Cedrik Lorenzen a Nara Aziza, ecco chi sono i protagonisti di questa tendenza virale.

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    Muscoli e mestoli, sguardi ammiccanti e piatti serviti con movenze da passerella. Non siamo su un set di un film patinato, ma nell’ultima frontiera dei social: gli chef sexy. Una nuova categoria di influencer che ha fatto breccia su milioni di utenti, mescolando in maniera sapiente food porn e seduzione esplicita. La ricetta? Pochi vestiti, molta consapevolezza del proprio sex appeal e una valanga di doppi sensi sparsi tra zucchero a velo e glassa.

    Il fenomeno è ormai virale: il pubblico dei social non si accontenta più della sola bontà del piatto, vuole lo show, l’occhiolino, la battuta piccante mentre si impasta o si caramella. Uomini e donne che hanno fatto del corpo il loro ingrediente segreto e del fornello il palcoscenico perfetto per stuzzicare fantasie e palati.

    Prendete Cedrik Lorenzen: chef (o presunto tale) con oltre 4,6 milioni di follower su Instagram e quasi 6 milioni su TikTok, diventato celebre per i suoi video in cui il petto nudo – da catalogo di fitness – è più protagonista del piatto finale. Tra colpi di frusta e spolverate di cacao, Cedrik gioca apertamente con le allusioni, mentre uno sguardo languido e una luce da set cinematografico completano l’opera.

    Ma non è il solo a dominare la scena. Anthony, alias @thedonutdaddy, cavalca l’onda del successo con il suo stile da “bad boy” dei fornelli. I suoi muscoli scolpiti sono un must in ogni video, così come la voce roca che accompagna ogni gesto mentre impasta o decora dolcetti (rigorosamente a petto nudo). Il suo slogan non ufficiale? Donuts e testosterone a volontà.

    Non mancano, ovviamente, le controparti femminili. Nara Aziza, ad esempio, incanta senza mai rinunciare a un abbigliamento ben studiato: vestiti aderenti che sottolineano le curve e una voce suadente che trasforma ogni ricetta in un gioco di seduzione. Nara ha capito perfettamente che il segreto non è solo “cosa cucini”, ma “come lo cucini” e, soprattutto, “come lo racconti”.

    Il risultato è un cortocircuito perfetto tra cucina e sex appeal. Ogni piatto diventa occasione per una strizzata d’occhio al pubblico che, affascinato, si lascia travolgere da questo mix di cibo e sensualità. Il confine tra il food porn e il softcore, in certi casi, è sottilissimo.

    E mentre le visualizzazioni schizzano alle stelle, il fenomeno divide. C’è chi storce il naso davanti a quella che definisce “l’ennesima spettacolarizzazione del corpo” e chi invece applaude al geniale marketing che ha saputo rivisitare la cucina in chiave pop e sexy, riportandola – letteralmente – sotto i riflettori.

    Di certo c’è che gli chef sexy non cucinano solo piatti, ma veri e propri show virali, capaci di conquistare l’appetito… e non solo quello.

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      Curiosità

      Belen barista, Blasi cassiera, De Martino muratore: cosa potrebbero essere i vip in un’ipotetica, altra vita? Ce lo mostra la IA (gallery)

      Che si tratti di un modo divertente ma preciso di manifestare la propria invidia sociale nei confronti di quelli più fortunati e (non sempre) meritevoli al 100% di quello che hanno?

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        Avete presente quando si sente qualcuno che urla… “Ma vai a lavorare”? Ecco, questo potrebbe essere l’incipit perfetto per commentare queste straordinarie realizzazioni fatte con l’intelligenza artificiale generativa, che ritraggono alcuni famosi vip del nostro spettacolo, alle prese con lavori comuni e in qualche caso pure decisamente usuranti.

        Lavorare stanca

        Belen Rodriguez barista, Elettra Lamborghini che consegna i pacchi di Amazon, Cristiano Malgioglio fruttarolo, Mario Baoletti benzinaro, Geolier posteggiatore (ma non abusivo… con tanto di pettorina d’ordinanza), Elisabetta Marcuzzi con il suo banchetto al mercato, Stefano De martino imbianchino e tanti altri.

        Una galleria di “nuovi mostri” generata dall’AI

        Replicare con l’AI personaggi famosi e inserirli in situazioni impossibili e poi condividerli sui social per vedere l’effetto che fa:è la moda del momento. Dai baci impossibili tra politici avversarsi, agli attori rivali nello schermo che ora si abbracciano appassionatamente fino ai calciatori, nella versione vecchia e giovane, che si incontrano in un’atmosfera onirica.

        Cassiera al supermercato, cameriera in pizzeria

        L’ultima versione, però, è quella che il popolino segretamente sogna (ma non troppo), al motto in voga di “non siamo brutti, siamo solo poveri”. Ilary Blasi cassiera della Coop e non più alle prese con Rolex e borsette griffate, Diletta Leotta cameriera in pizzeria e Gianluca Vacchi in fabbrica.. dove c’è poco da ballare e da stare allegri.

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          L’ottuso algoritmo di Meta, più moralista della nonna, cancella Lolita dalla rete

          Provate a cercare “Lolita” su Facebook o Instagram. No, non il vostro romanzo preferito, ma proprio la parola. Vi aspetta una sorpresa: un messaggio d’allerta che insinua oscure associazioni. La scrittrice Guendalina Middei, autrice del saggio Sopravvivere il lunedì mattina con Lolita, lo ha scoperto a sue spese. Il titolo del suo libro è diventato un tabù digitale.

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            “Se provo a digitare il titolo del mio libro nei motori di ricerca di Facebook e Instagram”, racconta la Middei, “mi compare un alert che avvisa che la ricerca potrebbe essere associata agli abusi sessuali su minori”. Un’accusa pesante per un romanzo pubblicato da Feltrinelli e ispirato a un classico della letteratura: Sopravvivere al lunedì mattina con Lolita.

            Addio Nabokov

            Eppure, il blocco non si limita al libro della Middei: cercare semplicemente “Lolita” porta a un nulla di fatto, come se il celebre romanzo di Vladimir Nabokov non fosse mai esistito. Si salva solo la pagina dedicata al film di Stanley Kubrick, ma con un avviso a caratteri cubitali che ricorda: “gli abusi sessuali su minori sono illegali”. Una reazione sproporzionata? Decisamente sì.

            la logica della censura: quando l’algoritmo diventa giudice

            Meta ha già sperimentato censure algoritmiche con termini come “Gaza“, riducendo la visibilità di post legati agli eventi in Medio Oriente. Ma mai prima d’ora aveva cancellato un termine in modo così totale. “Oscurare una parola significa cancellare tutto l’universo che le ruota attorno”, denuncia Middei. “Un algoritmo non può avere questo potere”.

            La macchina domina l’uomo

            Di fronte alle proteste, la risposta di Meta è stata laconica: “Non possiamo fare nulla per i problemi legati all’algoritmo”. Una frase che suona come una resa incondizionata alla logica dell’intelligenza artificiale, trasformata in censore supremo senza possibilità di appello.

            E’ il paradosso della libertà di espressione a intermittenza

            Solo qualche mese fa, Mark Zuckerberg proclamava la libertà di espressione negli Stati Uniti, lamentandosi delle “regole restrittive” imposte dall’Unione Europea. Ma allora, come si spiega questo blackout totale su Lolita? La UE impone di rimuovere contenuti illegali, non certo di riscrivere la storia della letteratura a colpi di ban automatizzati. Cosa succederebbe se lo stesso trattamento fosse riservato ad altri classici? Potremmo svegliarci un giorno e scoprire che I Promessi Sposi è stato rimosso per sospette apologie di matrimoni forzati, o che Madame Bovary è stato oscurato per “contenuti immorali”.

            L’algoritmo? Fa più danni che altro

            Censurare le parole non elimina i problemi reali. Al contrario, rischia di seppellire dibattiti importanti sotto il tappeto di un moralismo algoritmico miope. Nel frattempo, Lolita continua a essere uno dei libri più letti e studiati della letteratura mondiale. Ma su Facebook e Instagram, semplicemente, non esiste più. Un romanzo che racconta la manipolazione delle parole è stato vittima proprio di questo meccanismo. Un’ironia che Nabokov, con la sua penna tagliente, avrebbe certamente saputo raccontare alla perfezione…

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              Curiosità

              Rivivere sul Titanic attraverso gli oggetti prelevati dal relitto in fondo al mare

              Dalle fiale di profumo a una borsa di coccodrillo e bottiglie di champagne, nel deposito “segreto” degli oggetti recuperati dal Titanic

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                A più di un secolo dal tragico affondamento del Titanic, un deposito segreto ad Atlanta, in Georgia, custodisce oltre cinquemila oggetti recuperati dal relitto, lontani dai gelidi fondali dell’oceano. Tra questi, spiccano alcuni cimeli straordinari, come una borsa in pelle di coccodrillo, fialette di profumo e una bottiglia di champagne. La BBC ha avuto l’opportunità di esplorare questo magazzino segreto, che raccoglie i resti di una delle tragedie più note della storia.

                Ad Atlanta il tesoro nascosto

                Il deposito di Atlanta, la cui esatta ubicazione resta volutamente segreta, conserva una parte significativa degli oggetti recuperati dal Titanic nel corso dei decenni. La città, infatti, ospita anche una mostra interattiva e in 3D dedicata alla nave, che include centinaia di reperti originali come piatti decorati, gioielli e divise del personale di bordo. Qui è possibile immergersi nell’atmosfera di lusso e sfarzo che caratterizzava il Titanic, con ricostruzioni dettagliate delle sue sale interne e delle scalinate maestose.

                Quante storie dietro questi oggetti

                Ogni oggetto racconta una storia. La borsa in pelle di coccodrillo, ad esempio, apparteneva a Marian Meanwell, una modista di 63 anni che viaggiava in terza classe per raggiungere la figlia negli Stati Uniti. La borsa, ritrovata intatta, conteneva una fotografia sbiadita, probabilmente della madre di Marian, una lettera di raccomandazione e i documenti sanitari necessari per lo sbarco. Tragicamente, Marian si era imbarcata sul Titanic solo perché la nave su cui doveva viaggiare, la Majestic, era rimasta ferma.

                Il profumo di un sopravvissuto

                Tra i reperti spiccano anche delle fialette di profumo appartenute ad Adolphe Saalfeld, un commerciante di seconda classe sopravvissuto al naufragio. Questi piccoli oggetti, rimasti intatti, sono una testimonianza della vita che si è spezzata quella notte, e della sopravvivenza carica di sensi di colpa di chi, come Saalfeld, riuscì a scampare alla tragedia.

                Infine, una bottiglia di champagne, ancora sigillata, ci riporta al lusso del Titanic, una nave dove si celebrava la vita con cene sontuose, musica e balli, ma che finì per diventare un simbolo di rovina e perdita.

                Un patrimonio storico da esplorare

                Il deposito di Atlanta non è solo un magazzino di oggetti, ma un vero e proprio custode di storie, che continuano a emergere dai fondali dell’oceano. Con ogni nuova immersione, nuovi reperti potrebbero venire alla luce, aggiungendo ulteriori capitoli alla tragica epopea del Titanic.

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