La promozione del suo nuovo singolo da solista lo sta portando in giro per l’Europa, tra interviste, live e ospitate che non sempre scorrono lisce come l’olio. Damiano David, frontman dei Måneskin, è volato anche in Spagna, dove è stato ospite del talk show La Resistencia, condotto da David Broncano, volto televisivo noto per la sua capacità di mettere in difficoltà anche il più scafato degli ospiti. E questa volta, sotto i riflettori e davanti a un pubblico più che partecipe, è toccato proprio a Damiano restare un attimo spiazzato.

L’intervista era iniziata come da copione: battute, aneddoti, un’atmosfera rilassata e qualche siparietto ironico. Poi, all’improvviso, la domanda che non ti aspetti. Broncano si è rivolto al cantante con un sorriso malizioso: «Quante volte l’hai fatto negli ultimi trenta giorni?» Il riferimento era fin troppo chiaro. Damiano ha fatto un mezzo sorriso, ha cercato di tergiversare, ma il conduttore ha insistito: «Un punto per ogni volta, mezzo punto se eri da solo».

A quel punto, Damiano ha provato a uscirne con eleganza. «Ho una fidanzata e viviamo insieme. Posso dire che sono felice», ha risposto, cercando di chiudere lì la parentesi. Ma la trappola era ormai scattata, e il pubblico non aspettava altro. Con un mix di autoironia e sarcasmo, il frontman ha alzato bandiera bianca: «Ok, diciamo 25 punti. Ma tu non sai come ho ottenuto questo punteggio… alla fine, un punto è sempre un punto». Una battuta che ha fatto esplodere lo studio e ha immediatamente fatto il giro dei social, diventando virale nel giro di poche ore. Meme, video, citazioni: Damiano ha segnato un altro punto — questa volta in popolarità.

Nel frattempo, la sua fidanzata, l’attrice e cantante americana Dove Cameron, ha parlato della loro relazione in un’intervista rilasciata alla stampa americana. «All’inizio pensavo mi trovasse antipatica», ha confessato con un sorriso. «Poi invece ho scoperto che era solo timido. Oggi è la relazione più felice della mia vita».

Dove ha anche raccontato di come Damiano l’abbia aiutata a credere di più in sé stessa. «È un uomo gentile, rispettoso, con valori solidi. Ha una visione del mondo molto profonda. E in cucina… è sorprendente: mi ha insegnato a fare un risotto alla zucca spettacolare».

Intanto, i fan della coppia impazzano, tra chi sogna un duetto, chi li vuole veder convolare a nozze e chi — naturalmente — si diverte a conteggiare “i punti” tra una canzone e l’altra. Damiano, come sempre, riesce a tenere insieme l’irriverenza rock e una certa dose di autenticità che lo rende, ancora una volta, il volto più riconoscibile del pop internazionale made in Italy. E anche quando arrossisce in diretta

Non c’erano corone né fanfare, ma una complicità tutta reale. Il ventesimo anniversario di nozze tra re Carlo III e la regina Camilla si è consumato con sobrietà — e un pizzico di ironia — tra le vie di Roma, tappa finale della visita ufficiale in Italia. A sottolineare l’occasione ci hanno pensato i quotidiani britannici, Times e Daily Telegraph, che oggi dedicano spazio alla coppia reale, anche se in seconda fila rispetto alle immancabili follie trumpiane.

Il Times sceglie una foto che ritrae Carlo sorridente accanto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un momento di evidente sintonia istituzionale. Il Telegraph, invece, punta tutto sulla coppia, immortalata in un tenero scatto di anniversario che racconta più di mille comunicati ufficiali: lui in giacca chiara, lei con un sorriso che sembra dire “abbiamo vinto noi”.

E in effetti, vent’anni fa, nessuno avrebbe scommesso un penny su di loro. All’epoca il matrimonio tra il primogenito della regina Elisabetta e l’ex signora Parker Bowles aveva diviso la corona, i sudditi e le prime pagine. Eppure, oggi, nessuno mette più in dubbio la solidità di quel legame.

Lo conferma la stessa Camilla, quando – interpellata dai giornalisti d’Oltremanica – si lascia andare a una riflessione disarmante nella sua semplicità: “Vent’anni… chi può credere che siano già passati?”.

Alla domanda su quale sia il segreto del loro matrimonio, la regina non si nasconde dietro frasi fatte: “Non lo so esattamente; suppongo sia davvero una sorta di amicizia. Saper ridere delle stesse cose, stare bene insieme nella vita”.

Niente pozioni magiche né etichette da soap reale. Solo due persone che hanno aspettato una vita per stare insieme e ora se la godono, tra un viaggio diplomatico, un sorriso alla stampa e qualche pettegolezzo lasciato in eredità ai biografi di corte.

Del resto, se a vent’anni di matrimonio ancora si riesce a ridere delle stesse cose, si può ben dire che, almeno a Buckingham Palace, qualcosa funziona.

Reduce dal Festival di Sanremo, Francesca Michielin, ha raccontato su Threads la sua lunga lotta con le insicurezze legate al suo corpo. In un post emozionante, Francesca ha condiviso una foto in costume da bagno, sottolineando quanto sia stato difficile per lei arrivare a sentirsi a proprio agio nel mostrarsi così com’è. “Ci sono voluti 29 anni per riuscire a sentirmi serena in costume,” scrive la cantante, aggiungendo che ora non sente più il bisogno di coprirsi o nascondere il suo corpo.

Questa riflessione è un messaggio di autoaccettazione e amore per sé stessa, maturato attraverso un lungo percorso personale. Nonostante la fama e il successo, anche Francesca ha affrontato le insicurezze che accomunano molte persone, dimostrando che la strada verso l’accettazione di sé è spesso lunga e tortuosa, ma possibile.

La Michielin attribuisce parte di questa nuova serenità all’approssimarsi dei suoi 30 anni e a un recente periodo difficile legato alla sua salute. L’anno scorso, infatti, ha dovuto affrontare un’importante sfida fisica, che l’ha portata a riflettere profondamente sul valore del proprio corpo e sull’importanza di prendersi cura di sé in maniera autentica.

“Non importa,” conclude Francesca, “è il mio corpo, e gli voglio bene.” Con queste parole, la cantante invita tutti a fare lo stesso, ad amare e rispettare il proprio corpo per ciò che è, con tutte le sue imperfezioni e unicità. Un messaggio potente e universale che risuona profondamente in un’epoca in cui l’immagine esteriore è spesso sovrastimata rispetto alla sostanza interiore.