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Italia

Funerale di Papa Francesco: il mondo saluta il pontefice della pace

Oggi, il mondo intero si stringe attorno alla memoria di Papa Francesco, un uomo che ha cercato di unire, dialogare e proteggere gli ultimi fino alla fine.

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    Oggi Roma è il centro del mondo. Si è trasformata nel cuore pulsante della commozione globale. Leader mondiali, delegazioni ufficiali e centinaia di migliaia di fedeli si riuniscono a San Pietro per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco, il pontefice che ha dedicato la sua vita alla lotta per la pace e alla vicinanza ai più deboli. La cerimonia funebre inizia alle 10 del mattino, con il feretro posizionato al centro della Basilica di San Pietro, tra il dolore composto dei fedeli e la solennità di una liturgia che celebra il suo cammino spirituale. Il pontefice è deposto in una bara di legno semplice, secondo il suo volere, e avvolto nei paramenti sacri che simboleggiano il servizio alla Chiesa.

    Un giorno davvero speciale

    L’evento richiama la presenza di capo di Stato e reali, uniti nel tributo a un uomo che ha segnato profondamente il suo tempo. Tra i presenti ci sono Donald Trump e Melania, arrivati poche ore fa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con la moglie Olena e il segretario generale dell’Onu António Guterres. L’assenza di Vladimir Putin è significativa, con la Russia rappresentata dalla ministra della Cultura Olga Ljubimova. La folla si raduna già dalle prime ore del mattino, con circa 250 mila persone distribuite tra la piazza e le vie del centro storico, pronte ad accompagnare la salma del Papa lungo il percorso verso Santa Maria Maggiore, dove avverrà la tumulazione.

    Un imponente piano di sicurezza per il funerale del Papa

    L’afflusso straordinario di leader internazionali e delegazioni ufficiali impone misure di sicurezza straordinarie. L’area di San Pietro è completamente blindata, con varchi filtrati da metal detector, controlli accurati e bonifiche costanti. Tiratori scelti, droni di sorveglianza e bazooka antidroni proteggono l’evento da possibili minacce, mentre oltre 11 mila uomini tra forze dell’ordine e servizi di intelligence garantiscono ordine e sicurezza. I cortei delle delegazioni internazionali percorrono tragitti controllati dagli aeroporti di Fiumicino e Ciampino fino al Vaticano, con percorsi riservati per evitare interferenze. La piazza è costantemente monitorata con riprese video in 3D dall’alto, mentre le vie circostanti sono sorvegliate con unità mobili.

    La commozione della Chiesa e del popolo

    La liturgia funebre è officiata con solennità e raccoglimento, mentre il mondo ascolta l’ultima preghiera per Papa Francesco. Le campane delle basiliche di Roma suonano a lutto, scandendo un momento storico che segna la fine di un pontificato caratterizzato da umiltà, riforme e lotta per la giustizia. A San Pietro, tra le file dei fedeli, si percepisce la commozione tangibile di chi ha visto in Bergoglio un punto di riferimento morale. Molti alzano immagini del pontefice, altri stringono rosari, tutti condividono un senso di perdita e gratitudine. Mentre la salma lascia San Pietro per il corteo verso Santa Maria Maggiore, il silenzio accompagna il momento più solenne. Le strade di Roma diventano teatro di un omaggio collettivo, mentre il Santo Padre viene condotto nel suo luogo di riposo.

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      Italia

      Stop ai voli brevi se c’è il treno veloce come alternativa. Una bella suggestione

      L’idea di sostituire i voli brevi con i treni ad alta velocità in Italia, sebbene interessante per ridurre le emissioni, appare applicabile solo a una piccola porzione di rotte, soprattutto a causa delle peculiarità geografiche del Paese e delle limitazioni della rete ferroviaria esistente.

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        L’idea di ridurre i voli brevi a favore dei treni ad alta velocità per diminuire le emissioni nocive è stata già adottata in Francia. Ed è in discussione anche in Italia. Uno studio dell’Itsm (Iccsai transport and sustainable mobility center) dell’Università di Bergamo ha evidenziato che l’applicazione di questa misura in Italia sarebbe limitata a poche rotte a causa di specifiche caratteristiche geografiche e infrastrutturali del Paese. Ma comunque male non fa. E’ una bella suggestione…

        Le 12 rotte sostituibili

        Lo studio ha individuato solo 12 rotte, il 2,8% di tutti i collegamenti nazionali, in cui il treno potrebbe essere una valida alternativa all’aereo, con un tempo di viaggio non superiore del 20% rispetto al volo. Le 12 rotte individuate finora.

        Roma Fiumicino – Milano Linate
        Roma Fiumicino – Milano Malpensa
        Milano Malpensa – Napoli
        Roma Fiumicino – Genova
        Bergamo – Napoli
        Roma Fiumicino – Napoli
        Milano Linate – Napoli
        Bologna – Roma Fiumicino
        Roma Fiumicino – Firenze
        Roma Fiumicino – Pisa
        Bergamo – Pescara
        Bergamo – Roma Fiumicino.

        L’impatto ambientale

        Nel 2019, su queste rotte sono stati operati circa 45.000 voli, responsabili dell’1,45% delle emissioni di CO2 del trasporto aereo nazionale. Tuttavia, la soppressione di tali voli potrebbe non portare a una riduzione significativa delle emissioni, poiché parte dei passeggeri potrebbe optare per l’uso di automobili, annullando il beneficio ecologico previsto.

        Le sfide geografiche

        L’Italia presenta delle sfide particolari, come la presenza di isole maggiori. Per le quali l’aereo rimane è l’unica alternativa efficace. Inoltre, l’orografia complessa e la presenza di zone sismiche o idrogeologiche rendono la costruzione di nuove linee ferroviarie difficoltosa e costosa. Più del 50% delle rotte aeree interne riguarda le isole, e quindi non può essere sostituito da treni ad alta velocità.

        Estensione della rete ferroviaria

        Sebbene l’estensione della rete ferroviaria possa sembrare una soluzione, questa risulta economicamente e ambientalmente sostenibile solo con un elevato volume di traffico. La realizzazione di nuove infrastrutture sarebbe vantaggiosa solo se la domanda riuscisse a coprire i costi, altrimenti l’intero progetto potrebbe diventare insostenibile.

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          Italia

          Il Giubileo del 1700 e la morte di Papa Innocenzo XII: ecco come la Chiesa gestì la sede vacante

          Il Giubileo del 1700, con la sua particolare sequenza di eventi, rimane un esempio di come la fede possa superare anche le più grandi sfide.

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            La morte di Papa Francesco cade a pochi mesi dall’inaugurazione del Giubileo della Speranza, che Bergoglio ha avviato con l’apertura della Porta Santa di San Pietro. Era già accaduto nelle storia della Chiesa? La risposta è sì e più precisamente nel 1700. In quell’occasione l’Anno Santo fu segnato da un evento straordinario: la morte del pontefice che lo aveva indetto, Papa Innocenzo XII.

            L’inizio del Giubileo e la morte di Innocenzo XII

            Papa Innocenzo XII, al secolo Antonio Francesco Pignatelli, aveva inaugurato l’Anno Santo nel 1699 con la bolla Regi Saeculorum, aprendo la Porta Santa e dando inizio alle celebrazioni giubilari. Ma la sua salute era precaria. Già anziano e debilitato, il papa non riuscì a seguire fino alla fine il corso degli eventi. Nel settembre del 1700, morì, lasciando la Chiesa in una situazione di sede vacante proprio durante uno dei periodi liturgici più importanti. La sua scomparsa generò grande commozione non solo tra i cattolici. I protestanti d’Europa, infatti, avevano apprezzato alcune delle sue decisioni pontificie, tra cui la condanna del nepotismo con la bolla Romanorum decet Pontificem.

            Per la prima volta nella storia della Chiesa, un Giubileo fu iniziato da un Papa e chiuso da un altro. Con la morte di Innocenzo XII, si aprì un lungo conclave per l’elezione del successore. Per più di due mesi, i cardinali si riunirono per discutere, mentre il Giubileo continuava senza la guida del Pontefice. Fu solo l’8 dicembre del 1700 che, dopo numerosi dibattiti, fu eletto Papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani). Con il poco tempo rimasto prima della chiusura delle Porte Sante, Clemente prese una decisione significativa. Concesse l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che avevano visitato le tombe degli Apostoli. E inoltre a chi aveva partecipato alle celebrazioni giubilari, dando un senso di continuità all’evento nonostante l’assenza del Papa durante gran parte di esso.

            Le difficoltà pratiche e la gestione dei pellegrini per un Giubileo difficile

            La morte di Innocenzo XII non solo fu un momento di grande lutto, ma causò anche complicazioni logistiche. La presenza di milioni di pellegrini in Roma richiedeva misure speciali per garantire ordine e sicurezza. La cerimonia di chiusura del Giubileo, pur senza la presenza del pontefice, si svolse con solennità. A presiedere l’evento fu il cardinale Cybo, decano del Sacro Collegio, ma anche lui si ammalò gravemente, costringendo il cardinale francese De la Tour de Buglione a sostituirlo. La regina di Polonia, María Cristina, vedova di Casimiro Sobieski, partecipò alla celebrazione entrando scalza in San Pietro, vestita da penitente, simbolo del forte spirito religioso che animava l’Anno Santo nonostante le difficoltà.

            Imprevisti e modifiche del percorso giubilare

            Oltre alla sede vacante, un altro evento complicò il Giubileo del 1700. Ci fu una piena del Tevere che isolò la Basilica di San Paolo fuori le mura, una delle tappe tradizionali del pellegrinaggio. Per rimediare, la Chiesa sostituì temporaneamente la basilica con Santa Maria in Trastevere, come era già successo nel Giubileo del 1625. Nonostante gli imprevisti e l’assenza di un Papa per gran parte delle celebrazioni, il Giubileo del 1700 fu portato a termine con dignità e devozione. Anche se il periodo di sede vacante causò una diminuzione del numero di pellegrini a Roma, la Chiesa riuscì a mantenere vivo lo spirito dell’Anno Santo. L’evento rappresentò un banco di prova per l’organizzazione ecclesiastica e per la capacità della Chiesa di gestire periodi di transizione. La concessione dell’indulgenza plenaria fu vista come un gesto importante per mantenere viva la sacralità del Giubileo.

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              Italia

              Arriva il bonus donne 2025: un incentivo per favorire l’occupazione femminile

              Fino a 650 euro di agevolazioni e contributi mirati per le aziende che assumono forza lavoro femminile.

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                Nel panorama delle agevolazioni per il mercato del lavoro, il bonus donne 2025 è un incentivo significativo per promuovere l’occupazione femminile e incentivare le imprese a puntare su lavoratrici in condizioni di svantaggio. Dopo un periodo di incertezze e ritardi burocratici, il Ministero del Lavoro e il Mef hanno finalmente firmato i decreti attuativi. Via libera quindi all’esonero contributivo destinato ai datori di lavoro che assumono donne e giovani under 35.

                Come funziona e chi può beneficiare del bonus

                L’agevolazione riguarda le imprese private che, entro il 31 dicembre 2025, assumono donne con contratti a tempo indeterminato. Per queste assunzioni, le aziende potranno beneficiare di un esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali per un massimo di 24 mesi. Il suo valore può arrivare fino a 650 euro al mese per ogni lavoratrice assunta. L’incentivo si applica esclusivamente agli oneri previdenziali e non comprende i premi e i contributi destinati all’Inail. Tuttavia, l’aliquota utilizzata per calcolare le prestazioni pensionistiche della lavoratrice rimane invariata, garantendo così la continuità nei diritti previdenziali. Per poter accedere al bonus, le assunzioni devono determinare un incremento occupazionale netto, ovvero un effettivo aumento del numero di lavoratori rispetto alla media dei 12 mesi precedenti. Anche nel caso di contratti part-time, il calcolo tiene conto delle ore lavorate rispetto al tempo pieno.

                La novità del “doppio binario”

                Uno degli aspetti più innovativi dell’incentivo è l’introduzione del cosiddetto “doppio binario”, ovvero un sistema differenziato che distingue le imprese. Quelle situate nel resto d’Italia possono usufruire dell’agevolazione per assunzioni effettuate dal 1° settembre 2024 fino al 31 dicembre 2025. Le imprese operanti nelle regioni della Zona Economica Speciale (ZES) (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna), invece, possono fare domanda già dal 31 gennaio 2025.

                Nelle regioni del Mezzogiorno, inoltre, l’esonero contributivo è riconosciuto anche per l’assunzione di donne disoccupate da almeno 6 mesi, ampliando così la platea di beneficiarie rispetto al requisito generale di 24 mesi di disoccupazione valido per il resto del Paese. Ci sono alcune esclusioni importanti. L’incentivo non si applica ai contratti di lavoro domestico, quindi a colf, badanti e baby sitter, né ai contratti di apprendistato. Inoltre, l’agevolazione non è cumulabile con altri esoneri contributivi. E’ compatibile, invece, con la maxi-deduzione fiscale del 120% sulle nuove assunzioni, permettendo alle imprese di ottenere un doppio vantaggio economico.

                L’obiettivo del bonus

                Questo incentivo all’assunzione nasce con l’intento di incentivare l’ingresso e la stabilizzazione delle donne nel mondo del lavoro, contrastando la disoccupazione femminile e favorendo una maggiore equità occupazionale. Le risorse stanziate dal governo evidenziano l’importanza strategica della misura. Sono stanziati 7,1 milioni di euro per il 2024, 107,3 milioni di euro per il 2025, 208,2 milioni di euro per il 2026, e 115,7 milioni di euro per il 2027. L’investimento è significativo e punta a sostenere la crescita economica attraverso un maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro.

                In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale

                Sebbene i decreti attuativi siano stati firmati, per l’operatività effettiva dell’incentivo è ancora necessario il parere della Corte dei Conti, a cui seguirà la pubblicazione ufficiale in Gazzetta Ufficiale. Solo allora le imprese potranno iniziare a presentare le domande per ottenere l’esonero contributivo.

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