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Cocktail & Wine

Il Negroni è un viaggio nei sapori e nelle storie del mondo dei cocktail

Il Negroni è più di un semplice cocktail; è una celebrazione di storia, creatività e artigianato. Da Firenze al mondo, il Negroni ha conquistato cuori e palati con il suo profilo di gusto unico. Preparare un Negroni non è solo un gesto di mixology, ma un omaggio a un’eredità di sapore che continua a prosperare attraverso le generazioni.

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    Il Negroni è un’icona nei bar di tutto il mondo, amato per il suo equilibrio di sapori intensi. Questo cocktail classico ha radici profonde nella storia italiana e ha conquistato il palato di appassionati di mixology in tutto il mondo. In questo articolo, esploreremo le affascinanti origini del Negroni e concluderemo con la ricetta originale che ha reso questo drink così celebre.

    L’origine del Negroni – Un tocco fiorentino

    La storia del Negroni inizia a Firenze negli anni ’20, quando il conte Camillo Negroni, frequentatore assiduo del Caffè Casoni, chiese al barista di rinforzare il suo Americano, un cocktail a base di vermut, bitter e soda. Il barista, Fosco Scarselli, sostituì la soda con il gin e aggiunse una fetta d’arancia come guarnizione, creando così il primo Negroni.

    L’ascesa del Negroni nel mondo

    Il Negroni guadagnò rapidamente popolarità a Firenze e oltre. La sua semplicità e il bilanciamento perfetto tra dolcezza, amarezza e robustezza resero il cocktail un successo internazionale. Negli anni successivi, il Negroni si diffuse nei bar di New York, Londra e Parigi, diventando un classico riconosciuto in tutto il mondo.

    Il ruolo del vermut e del bitter

    Il Negroni deve la sua complessità di sapore a due ingredienti chiave: il vermut rosso e il bitter. Il vermut aggiunge una dolcezza robusta, mentre il bitter fornisce quella nota amara che bilancia l’ensemble. La scelta di questi ingredienti di qualità è fondamentale per creare un Negroni autentico.

    Il Negroni nella cultura pop

    Oltre al suo status nei bar di alta classe, il Negroni ha guadagnato visibilità nella cultura pop. Si è infiltrato nei libri, film e serie TV, diventando l’emblema di eleganza e raffinatezza. Il Negroni è diventato il drink di elezione per chi cerca un’esperienza sofisticata e senza tempo.

    Varianti e interpretazioni creative

    Il Negroni ha ispirato numerosi barman a sperimentare e creare varianti creative. Dal Negroni Sbagliato, sostituendo il gin con lo spumante, al Boulevardier, con bourbon al posto del gin, ci sono molte interpretazioni intriganti di questo classico cocktail.

    La ricetta originale del Negroni

    Per preparare un Negroni autentico, segui la ricetta originale:

    • 30 ml di gin
    • 30 ml di vermut rosso
    • 30 ml di bitter (solitamente Campari)
    • Guarnire con una fetta d’arancia

    Versa gli ingredienti in un bicchiere basso con ghiaccio. Mescola delicatamente per amalgamare i sapori e guarnisci con una fetta d’arancia per un tocco aromatico.

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      La nuova moda dei locali dove si beve solo analcolico

      Atipico: il bar di Settimo Torinese che rivoluziona il concetto di aperitivo Nientealcol, solo cocktail alternativi. Ecco come Davide Piastra ha trasformato la sua attività in un successo senza alcol.

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        «Vorremmo due Negroni», «Qui non li facciamo, non serviamo alcol ma abbiamo dei cocktail alternativi». Questo è l’incipit di una storia unica: quella di Atipico, il bar inaugurato da Davide Piastra a Settimo Torinese, dove l’alcol è bandito. In un’epoca dove i temperance bar stanno prendendo piede all’estero, Piastra ha deciso di portare questo concetto in Italia, rivoluzionando l’approccio al bere. Ma dietro questa scelta non c’è solo innovazione, c’è anche una profonda fede e una storia di imprenditorialità.

        La scelta di eliminare l’alcol

        Davide Piastra, insieme ai suoi collaboratori, ha deciso di abbandonare i superalcolici a favore di cocktail rivisitati con vini, prosecchi e liquori dealcolati. «Non posso fare del male a me e agli altri. Dare dell’alcol significa danneggiare l’altro e chi gli sta intorno», spiega Piastra, che nel 2019 si è convertito all’Islam. Da qui è iniziato il suo percorso verso un locale completamente alcohol-free, una rarità in Italia.

        Un progetto di innovazione

        Il percorso di Davide nel mondo della ristorazione inizia oltre vent’anni fa. Dopo anni di lavoro con cocktail ad alta gradazione, ha deciso di fare un cambio radicale. «Quando oggi propongo questo prodotto so cosa bevevi prima e cosa ti sto dando adesso», dice con sicurezza. I cocktail di Atipico, fatti con prodotti dealcolati, offrono un’esplosione di sapori che l’alcol solitamente copre. La ricerca continua di ingredienti e lo studio per migliorare le bevande sono alla base del successo del bar.

        L’importanza della fede

        Per Davide, la scelta di non servire alcol è anche una questione di fede. Dopo la sua conversione all’Islam, ha sentito il bisogno di allineare il suo lavoro ai suoi principi. «Non c’è un obbligo religioso in tal senso, ma se si ha la possibilità economica di farlo, i musulmani che vendono alcol dovrebbero togliersi da questo sistema», spiega.

        Un target nuovo e fedele

        Atipico ha già conquistato una clientela fissa, composta principalmente da donne dai 35 anni in su, donne incinte e persone della terza età. «Il nostro target sono le signore dai 35 anni in su, donne incinte e amiche che fanno parte di quella cerchia», racconta Piastra. Il locale offre un luogo dove si può fare aperitivo senza il rischio di eccessi alcolici.

        Una nuova visione dell’aperitivo

        La filosofia di Atipico è chiara: offrire qualcosa di diverso senza obbligare nessuno. «Noi, in ogni caso, non avvisiamo prima i clienti della nostra eccezionalità, siamo qui per proporre, non vogliamo costringere nessuno», conclude Davide. E così, tra cocktail senza alcol e un’atmosfera accogliente, Atipico sta lentamente rivoluzionando il concetto di aperitivo a Settimo Torinese.

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          Vino e formaggi super gusto per il palato. Ma come abbinarli?

          Il perfetto abbinamento tra vino e formaggio è un’arte che richiede di considerare attentamente le caratteristiche di entrambi. Cristian Maitan, miglior sommelier d’Italia 2023, ci offre otto accostamenti che esaltano i sapori e gli aromi sia del formaggio che del vino. Ecco i suoi consigli.

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            Cristian Maitan, miglior sommelier d’Italia 2023, suggerisce gli otto accostamenti vincenti tra vino e formaggi per riuscire a ottenere un sapore unico. E soprattutto dare soddisfazione al nostro palato. Del resto azzeccare il perfetto abbinamento tra vino e formaggio è un’arte con cui fare i conti. Bisogna considerare attentamente le caratteristiche di entrambi. Senza che l’uno sovrasti l’altro. Gli otto accostamenti proposti di seguito esaltano i sapori e gli aromi sia del formaggio che del vino.

            Come comportarsi con i formaggi freschi

            Con la ricotta e i formaggi freschi delicati il migliore vino da abbinare è il Pinot Bianco. Le note di mela, pera e agrumi del Pinot Bianco, infatti, si armonizzano con il gusto lattiginoso e delicato dei formaggi freschi.

            Quando i freschi sono più caratterizzati

            Con Burrata e mozzarella di bufala, va d’incanto un Prosecco o un vino bianco fresco e leggero. Il Prosecco, con la sua freschezza e leggerezza, non sovrasta il gusto delicato di questi formaggi, creando un equilibrio perfetto.

            Cosa scegliere per accompagnare gli erborinati

            Con un Roquefort il sommelier consiglia un Riesling Trockenbeerenauslese. Il contrasto tra il gusto corposo e speziato del formaggio erborinato e la dolcezza e persistenza del Riesling crea un abbinamento armonioso. E con un Brie? E’ consigliabile uno Chardonnay. Le caratteristiche fruttate e leggere dello Chardonnay esaltano il gusto raffinato ed elegante del Brie.
            Se invece abbiamo un Groviera o Gruviera dovremmo virare verso un Sauvignon
            con una impronta aromatica che si abbina perfettamente alla varietà di sapori del Groviera, a seconda della stagionatura. Con Gouda, Maitan non ha esitazioni. Va molto bene un Merlot vino che, con le sue note di frutti rossi maturi e spezie dolci, riesce esalta il sapore cremoso e delicato del Gouda.

            Come comportarsi con formaggi dal gusto deciso

            Con una scheggia di Cheddar la scelta cade su un robusto Cabernet Sauvignon. I sentori di frutti rossi, spezie e tannini robusti di questo vino creano un equilibrio armonioso con la complessità del Cheddar. Per un Parmigiano stagionato, invece, si punta sul classico come un Amarone o un Chianti Riserva. Tutti e due sono cosiddetti vini strutturati. L’Amarone o un Chianti Riserva di dieci anni si sposano perfettamente con la struttura e il carattere del formaggio molto saporito.

            Chi si assomiglia si piglia

            Se vogliamo essere certi che l’abbinamento deciso darà i suoi frutti enogastronomici bisogna tenere sempre presente che formaggi stagionati e saporiti si abbinano bene con vini altrettanto forti. Formaggi dolci e delicati, invece, vanno d’accordo con vini che non coprano il loro sapore.

            Quegli opposti che si attraggono

            E i formaggi cremosi e grassi? Ricordarsi che l’abbinamento dovrebbe tendere verso vini acidi o tannici. Con i formaggi erborinati intensi si abbinano di più i vini dolci. Il tutto per esaltare al meglio l’intrinseca armonia tra vino e formaggio, rendendo ogni ogni degustazione un’esperienza memorabile.

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              Cocktail & Wine

              Dai assaggia questo brandy, ha più di 100 anni!

              I distillati longevi rappresentano una ricchezza inestimabile, frutto di un processo che abbraccia il tempo come il miglior alleato. Provarli è un viaggio attraverso epoche diverse, un’esperienza che va oltre il semplice gusto per diventare poesia liquida.

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                La longevità è una qualità preziosa per i distillati. Una qualità che sa trasformare brandy, grappe, cognac e whisky in vere e proprie esperienze sensoriali complesse e affascinanti. I distillati più longevi sono il risultato di un lungo lavoro che coinvolge uomini e natura. Racchiudono tempi e spazi precisi, creatività e tanto protocollo. Sono la sintesi di un’attenta lavorazione e di un lungo invecchiamento, che ne arricchiscono gusto e aroma.

                La magia del tempo che si riversa nel gusto

                Il tempo è fondamentale per la qualità di un distillato. Come sottolineano Chicco Berta delle Distillerie Berta e Jacopo Poli delle Distillerie Poli. Il lungo invecchiamento permette di trasformare gli aromi giovanili in sensazioni più complesse e rotonde. La tecnologia e l’adattamento giocano un ruolo cruciale. Eh già ma poi alla fine è il legno a fare la differenza, influenzato dal clima e dall’umidità del luogo di invecchiamento. Ci vuole anche tanta pazienza e molta cura da parte dei mastri distillatori nel decidere il momento giusto per travasare e imbottigliare. Attimi essenziali per creare l’armonia di questi capolavori liquidi.

                Abbiamo selezionato undici dei distillati più longevi al mondo che meriterebbero almeno una volta nella vita di essere testati.

                Peinado – Peinado Solera 100 anni

                Brandy. Nato come cognac spagnolo, ha attraversato un secolo mantenendo una notevole eleganza e complessità, con aromi persistenti e un sorso elegante.

                Mortlach – Gordon & Macphail Generations 75 anni

                Whisky. Distillato nel 1939, il legno non è invadente e l’assaggio rimane fresco, con note di pompelmo e ananas.

                The Macallan – The Reach 81 anni

                Whisky. Distillato nel 1940, ha mantenuto un profilo gustativo complesso e una delicata affumicatura tipica della distilleria.

                Glenlivet – Gordon & MacPhail Generations 80 anni

                Whisky. Distillato nel 1940, con sensazioni chiare e compatte che ricordano alcuni cognac di alto lignaggio.

                Maison Laberdolive – Bas Armagnac ‘Domaine Juarrey’ 1946

                Armagnac. Morbido al palato, con una struttura tannica attenuata e note di frutti maturi.

                Glen Grant – Glen Grant 1948

                Whisky. Una bottiglia rara, con un aroma e gusto ancora vivaci e un grado alcolico alto, rappresentando un’epoca del whisky passata.

                Damoiseau – 1953 Rhum Vieux

                Rhum Agricole. Invecchiato 31 anni in Guadalupa, con note di tabacco e cannella, mantiene vivacità e complessità.

                Berta Distillerie – Brandy Legami 51 anni

                Brandy. Distillato nel 1973, è il gioiello della distilleria piemontese Berta, con un equilibrio perfetto tra gusto e struttura.

                Château Lafite Rothschild – Très Vieille Réserve

                Cognac. Nato da distillati di oltre 50 anni, con note di legno e vaniglia, richiede tempo per esprimere tutta la sua complessità.

                Nonino – Grappa Nonino Gran Riserva Aged 28 Years in Sherry Cask

                Grappa. Invecchiata in botti ex Sherry, con note di frutta, arancia candita e uva sultanina, rappresenta un lungo matrimonio tra grappa e legno.

                Castagner – Riserva 23 anni

                Grappa. Presentata all’edizione di Vinitaly di quest’anno, ha tonalità ambrate e un’anima ricca di note di albicocca, arancia disidratata e uva passa.

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