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Mistero

Anno bisesto, anno funesto? 2024, miti e realtà di un anno speciale

L’anno bisestile 2024, con il suo giorno in più, ci offre l’opportunità di esplorare le radici storiche e le curiosità legate a questa tradizione. Mentre il mito della sfortuna persiste, la realtà dimostra che gli eventi tragici possono verificarsi in qualsiasi anno. Celebriamo l’anno bisestile come un’occasione unica nel nostro calendario, senza farci influenzare da superstizioni millenarie.

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    Il 2024 è un anno bisestile, un evento che si verifica ogni quattro anni, aggiungendo un giorno in più al mese di febbraio. Ma cosa c’è dietro questa tradizione millenaria? Scopriamo le origini, le curiosità e sfatiamo il mito che circonda l’anno bisestile.

    Origini romane

    L’anno bisestile affonda le radici nell’antica Roma, dove il bis sextus dies (sesto giorno ripetuto) veniva aggiunto dopo il 24 febbraio per allineare il calendario astronomico con quello solare. Giulio Cesare, nel 46 a.C., fu il promotore del calendario giuliano, stabilendo l’anno bisestile ogni quattro anni. Nel 1582, Papa Gregorio XIII apportò modifiche, ma la tradizione dell’anno bisestile perseverò.

    Il mito della sfortuna

    Contrariamente al detto popolare “anno bisesto, anno funesto”, non vi è alcuna evidenza scientifica che correli l’anno bisestile a sfortuna o sciagure. Questa convinzione si radica nell’antica tradizione romana, dove febbraio era considerato mensis feralis, dedicato ai riti funebri. Michele Savonarola nel ‘400 contribuì alla pessima fama, associando gli anni bisestili a epidemie e catastrofi. Tuttavia, la storia dimostra che tragedie avvennero anche in anni non bisestili.

    Coincidenze e realtà

    Alcuni eventi storici tragici sono avvenuti in anni bisestili, ma molti altri si sono verificati in anni normali. Dal Grande incendio di Londra al 1666 alle esecuzioni capitali in Francia nel 1792, le tragedie non hanno risparmiato gli anni non bisestili. Eventi più recenti come l’11 settembre 2001 sono la prova che le sciagure possono colpire in qualsiasi anno. Sfatare il mito dell’anno bisestile come portatore di sfortuna è fondamentale per comprendere che le coincidenze non ne determinano la causa.

    Curiosità e tradizioni:

    Negli anni bisestili, le date si spostano di due giorni anziché uno, fenomeno noto come “Leap Day” nei Paesi anglofoni. La cittadina texana di Anthony si autoproclama “Capitale mondiale dell’anno bisestile” e organizza un festival ogni quattro anni dedicato al Leap Day. Inoltre, esiste un detto in inglese che recita “Leap year was ne’er a good sheep year,” sottolineando la persistenza di convinzioni popolari legate all’anno bisestile.

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      Il segreto inviolato di Bashiri: la mummia che nessuno osa toccare

      Avvolta in bende di lino finemente intrecciate, la mummia di Bashiri rappresenta un capolavoro dell’artigianato antico. La delicatezza e la precisione delle fasce hanno scoraggiato persino i più audaci egittologi dal tentare di svelare il mistero che protegge. Chi era davvero questa figura così venerata da meritare una sepoltura tanto complessa?

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        Tra le pieghe della storia egiziana, nascosta nel silenzio delle sabbie, si cela la mummia di Bashiri, un enigma che nessuno ha ancora osato risolvere. Diversa da tutte le altre mummie scoperte, la mummia Bashiri sfida gli esperti con la sua fragilità e complessità, come se custodisse segreti che non vogliono essere svelati.

        Ciò che la rende speciale non è solo il mistero che la circonda, ma la straordinaria precisione con cui sono state avvolte le sue bende di lino. Queste bende, finemente intrecciate e disposte con una cura maniacale, rappresentano un autentico capolavoro dell’artigianato tessile dell’antico Egitto. Anche i più esperti egittologi esitano a toccarle, temendo di danneggiare irreparabilmente questo fragile testimone del passato. È per questa ragione che la mummia è nota come “l’intoccabile”.

        Ma perché tanto mistero? L’importanza della mummia Bashiri è indiscutibile. La precisione e la delicatezza delle sue bende suggeriscono che chiunque si nasconda all’interno fosse una figura di grande rilievo nella società egizia. La maestria con cui è stata confezionata la sua sepoltura è paragonabile alle grandi opere architettoniche del tempo, come le piramidi, testimoniando il profondo rispetto e l’alto prestigio di questo individuo.

        Ogni tentativo di scoprire i segreti nascosti tra quelle antiche bende è stato finora scoraggiato dalla paura di distruggere qualcosa di inestimabile. Forse è proprio questa delicatezza a proteggere il segreto di Bashiri, destinato a rimanere inviolato per sempre.

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          Il misterioso astronauta Maya di Palenque: un enigma tra storia e leggenda

          La scultura di un presunto astronauta Maya ha sollevato ipotesi e congetture tra gli archeologi e gli appassionati di misteri. Proviamo a svelare alcune possibili interpretazioni di questa enigmatica figura.

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            Palenque, uno dei siti archeologici più affascinanti del mondo Maya, è noto per la sua complessa architettura e le sue intricate iscrizioni. Tra i numerosi reperti, una scultura in particolare ha attirato l’attenzione: quella di un uomo che sembra seduto in una posizione simile a quella di un astronauta moderno, con una sorta di casco e un dispositivo davanti a sé.

            Ipotesi sull’astronauta

            Le interpretazioni di questa scultura sono molteplici e variegate:

            1. Rappresentazione Mitologica: Alcuni archeologi suggeriscono che la figura possa rappresentare una divinità o un eroe mitologico, come spesso accade nelle iconografie Maya. Gli elementi che sembrano tecnologici potrebbero essere simboli religiosi o spirituali.
            2. Interpretazione Fantascientifica: Una delle teorie più popolari tra gli appassionati di ufologia è che la scultura rappresenti un antico astronauta, suggerendo che i Maya avessero contatti con civiltà extraterrestri. Questa ipotesi si basa sulla somiglianza della figura con un moderno astronauta.
            3. Raffigurazione di un Sacerdote: Altri studiosi ritengono che la figura possa essere quella di un sacerdote durante un rituale. Gli strumenti davanti a lui potrebbero essere oggetti rituali piuttosto che dispositivi tecnologici.
            4. Simbolo Astronomico: I Maya erano abili astronomi, e alcuni credono che la scultura possa rappresentare un sacerdote-astronomo impegnato in osservazioni celesti. Gli strumenti potrebbero essere legati alle pratiche astronomiche della civiltà Maya.

            Il contesto storico

            Per comprendere meglio la figura, è essenziale considerare il contesto storico e culturale dei Maya. Questa civiltà ha lasciato dietro di sé una vasta eredità di arte, architettura e conoscenze scientifiche. Le loro rappresentazioni artistiche spesso combinano elementi realistici con simbolismi complessi, rendendo difficile una interpretazione univoca.

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              Mistero

              Gli alieni? Sono viola! La vita extraterrestre oltre i confini della luce

              I nuovi ET potrebbero essere pigmentati di viola e non di verde. E noi, mentre continuiamo a cercare risposte alle nostre domande sulla vita extraterrestre, è importante che rimaniamo aperti e curiosi. Potremmo trovarci di fronte a scoperte che cambieranno per sempre la nostra comprensione del cosmo e del nostro posto.

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                ET da verde a viola!
                La ricerca di vita extraterrestre e la domanda se siamo soli nell’universo fino a oggi, non ha risposta. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society offre una prospettiva intrigante su questo tema e questo nuovo studio suggerisce che non dovremmo essere troppo rigidi nel nostro concetto di vita.

                Gli astronomi stanno esplorando nuove frontiere nella ricerca di vita extraterrestre, oltrepassando i tradizionali pigmenti verdi per considerare forme di vita aliene viola. Ricerche recenti hanno rivelato che i batteri viola possono prosperare in una vasta gamma di condizioni ambientali, aprendo la possibilità che la fotosintesi possa avvenire anche in assenza di luce solare diretta.

                La nuova fotosintesi è viola e non verde
                L’autrice principale dello studio è Lígia Fonseca Coelho del Carl Sagan Institute di New York, ha spiegato che questi batteri viola potrebbero avere un vantaggio su pianeti che orbitano attorno a stelle rosse poco luminose. In tali ambienti, un sole rosso potrebbe fornire condizioni ideali per la fotosintesi dei batteri viola, senza la concorrenza delle piante, delle alghe e dei batteri verdi.

                Questi microbi utilizzano una molecola pigmentata di viola per la fotosintesi, offrendo così una possibile firma biologica rilevabile su altri pianeti. Lo studio, condotto dagli scienziati propone una nuova prospettiva nell’identificazione della vita extraterrestre, aprendo la strada a nuovi approcci e tecniche di ricerca oltre i confini del nostro sistema solare.

                Questo nuovo studio ci invita a espandere la nostra immaginazione e a considerare che la vita extraterrestre potrebbe manifestarsi in forme e colori che non abbiamo mai immaginato. Potremmo essere vicini a scoprire che siamo parte di un universo popolato da creature e paesaggi che sfidano la nostra immaginazione più selvaggia.

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