Speciale Milano Fashion Week
Sinner in prima fila da Gucci: il Morsetto domina la passerella della Milano Fashion Week
Dopo l’addio di Sabato De Sarno, la maison porta in passerella una collezione che è un omaggio ai suoi elementi iconici: dalle pellicce reinventate al tweed fiammato, passando per il ritorno dell’amatissimo Horsebit 1955. Tra gli ospiti in prima fila anche Jannik Sinner, protagonista della serata.
La Milano Fashion Week si è aperta con la sfilata di Gucci, un evento attesissimo non solo per la portata del brand, ma anche per l’assenza di un direttore creativo dopo l’improvvisa uscita di scena di Sabato De Sarno. A pochi giorni dallo show, la maison ha confermato che la collezione è stata interamente realizzata dal team interno, in attesa di una nuova guida stilistica. Il risultato? Una passerella che ripercorre la storia del marchio, esaltando i suoi codici più riconoscibili, ma con un tocco contemporaneo.
A rubare la scena, oltre agli abiti, è stata la platea, con una fila di ospiti d’eccezione. Tra questi, il campione di tennis Jannik Sinner, ormai icona di stile tanto quanto dello sport, che ha assistito con attenzione al défilé.
Un tributo ai simboli di Gucci: il Morsetto come protagonista
Il nome della collezione è Continuum, e mai scelta fu più azzeccata. La sfilata ha trasmesso l’idea di un filo ininterrotto che collega passato e presente, tra elementi minimalisti e tocchi massimalisti. A dominare la scena è stato il Morsetto, forse il più iconico tra i simboli Gucci.
La maison ha celebrato il settantesimo anniversario della storica Horsebit 1955, rendendo il motivo protagonista assoluto della passerella. Da maxi a mini, il Morsetto si è moltiplicato trasformandosi in gioielleria, collane e cinture, fino a diventare il manico oversize delle nuove borse a spalla. Anche la Gucci Siena, una delle novità più attese, si chiude con un mezzo morsetto a scatto, incarnando perfettamente la fusione tra lusso e praticità.
Tra pellicce, tweed e sprezzatura: il ritorno del lusso classico
La collezione Gucci per l’autunno/inverno 2025-26 abbraccia epoche diverse, spaziando dagli anni Sessanta ai Novanta con silhouette decise e materiali pregiati. La palette cromatica passa dal rosso Ancora di De Sarno a un verde più classico, simbolo della maison e omaggio al fondatore Guccio Gucci.
Grande attenzione è stata riservata alle pellicce, che tornano prepotentemente non solo sui cappotti, ma anche nelle calzature, dalle décolleté alle slipper. L’eleganza formale si mescola con tocchi di disinvoltura studiata: gilet con colli spostati rispetto alle camicie, borse portate in verticale anziché dai manici, occhiali da sole dalle lenti ovali e foulard annodati con maestria.
I tessuti sperimentali si combinano con i grandi classici: il tweed fiammato, amatissimo nella sartoria britannica, viene reinterpretato con una vena più moderna. Il tutto accompagnato da un mood sofisticato e cinematografico, enfatizzato dalla colonna sonora eseguita dal vivo da un’orchestra diretta dal premio Oscar Justin Hurwitz.
Una sfilata senza direttore creativo, ma con una forte identità
Senza un direttore creativo a firmare la collezione, il team interno di Gucci ha scelto di puntare sull’essenza del marchio. Niente rivoluzioni, ma un lavoro di consolidamento che rassicura e al tempo stesso tiene alta l’attenzione sul brand. La sfilata si è chiusa con un gesto simbolico: tutto il team creativo è salito in passerella in felpa verde, sottolineando il lavoro collettivo dietro questa collezione di transizione.
Il messaggio è chiaro: Gucci non ha fretta di voltare pagina, ma intende rafforzare la propria identità in attesa di un nuovo direttore creativo. Intanto, il Morsetto e l’Horsebit 1955 confermano che il vero lusso sta nella capacità di reinventarsi senza perdere il legame con la propria storia.