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Al Fuorisalone 2024 è di scena la sostenibilità

Materia Natura è il tema dell’edizione 2024 di Fuorisalone, ovvero risalto della sostenibilità come principio guida e valore fondamentale nel processo creativo. Materia come naturale dialogo con il design, progettazione, immaginazione di infinite trasformazioni e Natura come forte richiamo a questioni urgenti e attuali per il nostro presente e futuro, che spingono a orientarsi verso soluzioni rispettose dell’ambiente.
Tantissimi gli eventi
Il 16 Aprile all’Hotel Indigo di corso Monforte 27 verrà proposto l’incontro dal titolo Design and Hospitality to enhance the customer experience, talk with Marco Colonna Romano, CEO di Slide, Marcantonio, Artist and designer, Emma King, Head of Premium, Luxury & Lifestyle Design IHG, l’Architetto Sofia Gioia Vedani, CEO of Planetaria Hotels. Modererà Claudia Pensotti, Journalist of Class CNBC.
Protagonista l’A.I.
RV Roncato presenta la “Roncato Travel Therapy”, installazione aperta al pubblico il 18 aprile, a partire dalle 17:00, presso il Valigeria Roncato Flagship Store di via Durini 4/6 a Milano, che si trasformerà in una speciale agenzia di viaggi dove i visitatori potranno “mettersi comodi” e raccontarsi, godendo di una vera e propria terapia di viaggio. Grazie al supporto dell’intelligenza artificiale e alla presenza di un esperto in A.I., i viaggiatori potranno immergersi in un’atmosfera coinvolgente e stimolante, scoprire in tempo reale la propria location ideale e nuovi orizzonti di viaggio che riflettono il loro mondo interiore. Per tutta la durata della Design Week, invece, il negozio esporrà un allestimento ad hoc per immergere le persone in un mondo emotivo, totalmente fuori dal comune.
Il design in tutte le sue declinazioni
Il festival di 7 giorni dal 15 al 21 aprile all’ex Macello di Viale Molise 62 darà voce alle diverse sfumature del design contemporaneo e del panorama musicale cittadino. Al Castello Sforzesco-Sala dei Pilastri-ci sarà un’installazione di Stark, “Transitions”, che invita all’esplorazione multisensoriale negli stati in cui la materia si manifesta.memorIA, di Silvia Badalotti e Cristian Confalonieri A Casa Ovunque 24, in via Savona 35 vedrà una riflessione artistica sull’uso dell’intelligenza artificiale in ambito creativo.
8 i distretti e le zone fulcro del Fuori Salone, Brera Design District, Tortona Rocks, con il design che verrà, Base, con We Will Design, dedicato alla convivialità come bisogno collettivo basato su cura reciproca e cooperazione solidale, Milano Durini Design, con il colore tema dominante, Superstudio, Isola Design District, con cinque mostre collettive e diverse installazioni che metteranno in risalto design circolare, artigianato e nuovi materiali, 5Vie Art and Design, con “Unlimited Design Orchestra”, per un design che guarda alla sostenibilità come condivisione e collaborazione come accade tra elementi di un’orchestra, Tortona Design Week, una Walk Design tra installazioni, workshop, esposizioni.
Superdesign Show è sinonimo di 11 nazioni, 3 continenti, oltre 80 aziende e 40 progetti innovativi distribuiti su una superficie di ben 10.000 m², dal 16 al 20 aprile dalle 11 alle 21 e il 21 aprile dalle 11 alle 18, al Superstudio Piu’ di via Tortona 27, dove sarà in scena il futuro, in piena coerenza con la propria natura visionaria di incubatore di idee e scopritore di talenti.
Quest’anno metterà al centro ‘pensare diversamente’, nuovi orizzonti per mondi virtuali, tecnologie umanizzate, rispetto della natura, materiali rigenerati, scelte inclusive, tradizioni rivisitate, etica ed estetica. In Via Savona 56/A presso l’HQ di Zegna sarà possibile vivere l’esperienza immersiva di Oasi Zegna, che intreccia arte e natura, al Garden Senato in via Senato 14 Veuve Clicquot proporrà Emotions of the sun, mostra fotografica che metterà in luce oltre 250 anni di storia del celebre brand. Non mancherà il Clicquot Cafè per degustare le Cuvée iconiche della Maison e la boutique per gli accessori brandizzati. Non si puo’ mancare da Love Therapy & RICE – A true love story; il brand danese RICE all’insegna del funky, leader per gli oggetti design per la casa vivaci e di tendenza, si incontra con il design giocoso di Love Therapy, creando una linea magica di accessori per la casa ispirati agli gnomi e agli iconici simboli di Love Therapy. Un vero e proprio tributo ai principi essenziali dei due brand, colore e gioia. Durante la Design Week 2024 Charlotte Guéniau (CEO di RICE) e Floria Fiorucci (co-founder di Love Therapy insieme al fratello Elio), celebrano l’evoluzione di questa magica amicizia nata nel Department Store Fiorucci, luogo in cui i prodotti RICE conquistarono rapidamente il cuore dei clienti-18 aprile 2024 dalle 12 alle 18 Love Therapy, Viale Vittorio Veneto 6, Milano.
Simply Seated Interiors MONOLITE è la nuova inedita collezione di design che l’azienda australiana porta al Fuorisalone 2024 di Milano, in via Scarlatti 29 dal 16 al 21 Aprile ogni giorno dalle 14 alle 19:00. A ideare il divano, le due poltrone e il coffee table la designer italiana Virginia Arlotto. Coordinatore del progetto per l’Italia, l’architetto Vincenzo Falcone, che ha assicurato anche la partnership di Élitis, gloriosa azienda francese che firma i tessuti delle sedute.
Location esclusiva del lancio il Liberty Design Apartment, nel quartiere di inizio Novecento di via Scarlatti, sede della prestigiosa scuola Hi School, con un evento firmato FD MediaGroup. Per questo debutto del brand d’arredo di lusso nel mercato italiano, Arlotto ha realizzato elementi in accordo con il tema della Milano Design Week che prendono il meglio dall’ispirazione naturale e i più avanzati metodi di produzione tecnologica.Ogni pezzo della collezione è concepito come un monolite in sé, con linee pulite e forme imponenti che riflettono la forza della natura. I colori terrosi e le texture richiamano il paesaggio australiano, trasmettendo un senso di connessione con il territorio.
All’angolo fra Naviglio Pavese e la Darsena, c’è la bellissima “Edicola Radestzky” che si affaccia sul lato sud della Darsena. Mercoledì 17 dalle ore 18,00 verrà proposta un’installazione a cura dell’architetto Riccardo Nemeth, in collaborazione con l’agenzia di Stampa Trendiest Media.
Il 18 Aprile, alle ore 12,00, presso il Salone della Magnolia dell’Accademia di Belle Arti di Brera, poi, verrà inaugurato il monumento per i 100 anni del Rotary Club Milano. L’installazione è dedicata a 25 illustri rotariani milanesi. Tra i progetti presentati, è risultata vincitrice la proposta di Alessandra Barni, monumento in bronzo che presenta la struttura di base dell’aspetto urbano di Milano, sui cui è fissato un sistema di ruote dentate, allusive al simbolo del Rotary International con i nomi dei 25 personaggi che si sono distinti per attività sociali di ricerca, imprenditoriali, culturali a favore della città. Mettendo in azione le ruote, il movimento si propaga dall’elemento centrale fino agli ingranaggi più periferici.
Dal 15 al 21 aprile, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 Olimpia Rospigliosi presenta presso il suo spazio espositivo in Piazza Borromeo 10 la prima edizione di B10/Mirabilia, itinerario di design all’insegna dello stupore. Nel Project teamwork anche il giovane Alex Parrotto. Verranno esposti, in un percorso aureo, Le Luise di Alessandro Colombini, famiglia di tavoli declinabile in infinite soluzioni, finiture, destinazioni secondo le richieste, 959NINEFIVENINE, approccio sostenibile al design dei prodotti, linea di eco-design che riutilizza le cinture di sicurezza dei veicoli dismessi unite a tessuti innovativi e plant based, accessori iconici declinati nei modelli weekender, backpack, camera bag, shopping e tote bags pensate sia per uomo sia per donna; Profilo di Andrew Vianello proporrà iconiche sculture in filo in bronzo, Re.Anim di Luca Arrostuto, Martina Maccaferri e Lorenzo Esposito, poi, è l’innovativa proposta di illuminazione che coniuga design esclusivo e sostenibilità ambientale. S.T.23 di Riccardo Paterno’ Castello gioca sui limiti tra astrazione e figurazione, Sandro Gorra racconta la sua poetica attraverso una selezione dei suoi “attimi”. Da Starbucks Reserve Roastery in piazza Cordusio Matteo Cibic presenterà Dermophonic, paesaggio sonoro personalizzato con lo strumento Dermophonic 3.0 e intrecci di ricordi grazie al caffè. Artemest alla Residenza Vignale in via Enrico Toti 1 celebra bellezza e unicità di artigianato e design italiano nella suggestiva dimora milanese di inizio Novecento. Un campeggio urbano sarà allestito al Centro Sportivo Enrico Cappelli Savorelli in piazza Caduti del Lavoro 5, per accogliere gratuitamente studenti e giovani designer da tutto il mondo.
Design to Move in via Durini 1, è l’esclusiva mostra celebrativa dei 40 anni di Tecnogym, che esplora la relazione tra design e wellness, 40 artisti da tutto il mondo invitati a usare Technogym Bench come una tela bianca, per offrire un’interpretazione del movimento-dal 16 al 21 aprile dalle 10 alle 21 e cocktail alle 18,30-giovedì sino alle 22 e la domenica sino alle 18, ma non mancheranno i design talks con Elena Salmistraro, Piero Lissoni, Antonio Citterio, Patrizia Urquiola.
E’ il tema Materia Natura ad aver convinto il Rum filippino Don Papa a partecipare per la prima volta al Fuorisalone 2024, creando un’oasi dove natura, design, arte, sapore, musica si intersecano in un’esperienza da vivere insieme a Rippotai e l’opera di TVBOY. Così dal 16 al 18 aprile «Don Papa Experience Lab» apre le sue porte al pubblico del Fuorisalone presso il BOBINO in Piazzale Genova 4 a Milano.
«Don Papa Experience Lab» è un luogo sinestetico dove materia e natura dialogano, una “jungle” dove vivere ed esplorare la cultura del rum e del design, un’oasi dove lasciarsi avvolgere dal potere della natura fatta di suoni e odori, un’esposizione con i pezzi creati da Rippotai, la start up di home decor eco-sostenibile, e la nuova opera “Save Planet Earth” creata per l’occasione da TVBOY, artista urbano fra i più celebrati e riconoscibili.
Alle 16 si aprono le porte: inizia l’immersione in un’esperienza multisensoriale. Potrete acquistare le bottiglie della gamma di Don Papa, ammirando l’opera di TV BOY, scoprendo i complementi d’arredo firmati Rippotai, e prendendo respiro accompagnati dai suoni della natura e da profumi ad alto potere evocativo quali vaniglia, arancia, legno in tutte le sue variazioni dal teak al sandalo. Alle 18 inizia il “Sensory Tasting Don Papa Rum” per scoprire le sfumature sensoriali di Don Papa. Occhi bendati, palato attivato e tatto sollecitato per una degustazione unica. Tra le proposte The Darker Don, l’inedito cocktail creato per celebrare il Fuorisalone. Le degustazioni saranno organizzate in piccoli gruppi. A partire dalle 21 cambio di scenografia: parte l’esuberante ‘Masskara Party’, un tuffo in un regno immaginifico e animato da fantastiche creature ispirato all’iconico Masskara Festival, la festa in Maschera straripante di fantasia che si tiene a Bacolod capitale dell’isola di negros nelle Filippine. Protagonista? Don Papa Masskara. Solo chi si iscriverà su eventbrite potrà ricevere gratuitamente un mini cocktail.
A 700 anni dalla sua scomparsa, il viaggiatore e mercante italiano, Marco Polo, simbolo dell’avvicinamento tra Oriente e Occidente, è l’ispirazione delle novità firmate dall’azienda specializzata in arredamento di alta gamma. Il suo nome suscita ancora fascino e meraviglia. Una figura storica di grande impatto a cui Ludovica Mascheroni, azienda specializzata in arredamento di alta gamma, dedica le novità in ambito della Milano Design Week 2024 con il tema “Marco Polo: il viaggio nell’eleganza”.
Tra le novità, nel flagship store milanese di Via Gesù 13, una nuova boiserie artistica realizzata dagli artigiani dell’azienda e dedicata a Venezia, città natale di Marco Polo e una nuova cabina armadio, di grande impatto scenografico, capace di esprimere al meglio quell’attenzione ai dettagli e alta manifattura che costituiscono l’identità e cifra stilistica dell’azienda. E ancora, nuovi complementi d’arredo che si vestono di materiali pregiati, in particolare seta e cashmere, e che si rivolgono, come tutte le creazioni di Ludovica Mascheroni, a un mercato di nicchia composto da estimatori del bello e del ben fatto in Italia. Dunque, ampio spazio alle fibre preziose, in quanto seta e cashmere assurgono a simbolo della mappa geografica dei viaggi intrapresi da Marco Polo. Al civico 13 di Via Gesù, capi uomo e donna realizzati in seta e in cashmere racconteranno un universo fatto di eleganza e raffinatezza capace di entrare in perfetto dialogo con le proposte per la casa. Esposizione: Via Gesù 13 e Via Gesù 6-8 (Four Seasons Hotel Milano), 16 – 21 aprile 2024, ore 10.00 – 20.00.
Dal 10 al 21 aprile De Wan in via Manzoni 44 a Milano ospita Cross Border Passion, una collettiva di quattro artisti internazionali a cura del critico Vittorio Raschetti. L’espressione multiculturale dei suoi protagonisti invita il visitatore alla scoperta di una nuova vitalità cromatica, del geometrismo e dell’astrazione tramite il dialogo con le loro opere. Selezionati da Artedia Concept Art Expo, che promuove operatori del settore di formazione e provenienze diverse, questi artisti sviluppano un’originale commistione di linguaggi espressivi. Dal neo-gestualismo semiotico di Eva Perez, alle sculture minimaliste di Patrik Alvarez, alle ricerche neo-plasticiste sulla monocromia di Steffi Düsterhöft a cui si affiancano i lavori informali e neo-espressionisti di Roberto De Wan associabili all’avanguardia CoBrA. Quest’ultimo propone per l’occasione i nuovi dipinti del Bahrain oltre ad eleganti parei e shopper “mosaicate” come questi quadri, omaggio agli ospiti del vernissage. Inaugurazione Mercoledì 10 aprile ore 18:00.

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Sic transit gloria mundi
Grande Fratello 2025: l’edizione del disastro. Peggiore perfino delle precedenti (e ci voleva talento)
Venticinque anni dopo la prima diretta, il reality più longevo della tv italiana festeggia il traguardo con un’autentica disfatta: ascolti sottozero, concorrenti da circo e una sceneggiatura involontaria degna del peggior splatter. Alfonso Signorini al timone, ma la nave affonda comunque.

Il Grande Fratello spegne le candeline con una mano tremante e un occhio pesto. L’edizione 2025 sarà ricordata, più che per il traguardo del quarto di secolo, per un unico merito: essere riuscita a fare peggio di tutte le stagioni precedenti. E ce ne voleva, davvero. A vincere è stata Jessica Morlacchi, in una finale tiepida come un bollitore rotto, seguita da un pubblico dimezzato rispetto agli anni buoni. A perdere, invece, è stato tutto il resto: la credibilità, il format, l’autorevolezza (che già barcollava), e soprattutto l’idea stessa che la Casa potesse ancora rappresentare qualcosa oltre il meme.
Quella che era stata annunciata come una stagione “radicale”, “nuova”, “più vera che mai”, si è trasformata in una specie di battle royale tra aspiranti influencer, anime in pena e provocatori da discount. La regia non è riuscita a tenere il passo del caos, gli autori hanno gettato la spugna già alla terza settimana, e il pubblico — quello vero, non i troll dei fanclub su Telegram — ha iniziato a cambiare canale con una certa soddisfazione.
Si è visto di tutto, ma proprio di tutto. Accuse di bestemmie, bollitori usati come armi improprie, minacce velate (e nemmeno troppo), battute tossiche, pianti a comando, prove degne di una colonia estiva per adulti in regressione. Il tutto condito da una costante caccia all’audience a colpi di clip scandalistiche tagliate su misura per TikTok, dove l’importante non è più essere veri, ma virali.
Alfonso Signorini, che avrebbe dovuto “ripulire l’immagine del programma”, ha finito per diventarne il parafulmine. Braccato da polemiche, costretto a prendere posizione su ogni scivolone in diretta (salvo poi ritrattare tutto la settimana dopo), si è trovato a guidare una nave fantasma, mentre dietro le quinte gli autori storici festeggiavano ogni nuova caduta come se fosse parte del piano.
Nel cast, la punta più estrema è stata raggiunta con Lorenzo Spolverato, concorrente discusso fin dall’inizio, già noto per i suoi exploit su OnlyFans e per aver litigato con l’80% della popolazione della casa. Accusato di bullismo, minacce, frasi oscene e — dulcis in fundo — bestemmie multiple, è stato prima difeso, poi scaricato, poi riabilitato, in un carosello di contraddizioni che avrebbe fatto impallidire persino gli sceneggiatori di Beautiful.
A nulla sono serviti gli appelli del Codacons, che ha scritto direttamente ai vertici Mediaset. La risposta ufficiosa? “Piersilvio non può controllare tutto”. Ma forse avrebbe dovuto controllare almeno il montaggio delle puntate. O i microfoni. O il fatto che nel giorno della finale ci fossero più visualizzazioni su una live Twitch di cucina vegana che su Canale 5.
Il problema, però, non è solo nel cast raccattato da agenzie dubbie o nella conduzione stanca: è nella mutazione genetica del programma. Il GF 2025 non è più un reality show, ma una centrifuga progettata per sfornare contenuti per i social. I televoti sono ormai appaltati a fandom organizzati che agiscono come plotoni digitali. Il gioco è scomparso. Le dinamiche sono farsa. Il montaggio si fa per indignare, non per raccontare.
E alla fine, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Quelli che non hanno ancora cambiato canale, s’intende. I dati parlano chiaro: la finale del 2000, 16 milioni di spettatori; quella di quest’anno, un paio di milioni scarsi. Un tonfo che neanche il peggior spin-off di Temptation Island sarebbe riuscito a eguagliare.
Come se non bastasse, a poche ore dalla fine è circolata anche una falsa notizia — un pesce d’aprile — su una rissa furibonda tra i concorrenti durante la festa di chiusura. Il pubblico ci ha creduto al volo, con entusiasmo. Il che, più di ogni altra cosa, racconta quanto sia ormai sottile la linea tra ciò che è accaduto e ciò che potrebbe tranquillamente accadere dentro quella casa.
Il Grande Fratello 2025 passerà alla storia. Ma non per il motivo che speravano a Mediaset.
Sic transit gloria mundi
Trump contro la diversità, lettere dagli Usa alle aziende italiane: “Niente appalti a chi la promuove”
Dopo Francia e Spagna, anche le aziende italiane ricevono richieste dagli Usa per rinunciare ai criteri di “Diversità, Equità e Inclusione” pena la perdita di appalti. Una regressione culturale che suscita indignazione e proteste in Europa, dove le interferenze americane sono considerate inaccettabili.

La crociata anti-diversità dell’amministrazione Trump varca l’Atlantico e irrompe direttamente nelle aziende italiane. Con una lettera che sta suscitando polemiche e sconcerto, l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma ha iniziato a chiedere ai fornitori locali di beni e servizi di rinunciare ufficialmente alle politiche aziendali basate su “Diversità, Equità e Inclusione” (Dei), pena la perdita di contratti e appalti con Washington. Una misura che arriva dopo analoghe comunicazioni già inviate a società in Francia e Spagna.
Alla base di tutto c’è un ordine esecutivo firmato da Donald Trump il 21 febbraio scorso che definisce “illegali, degradanti e immorali” tutte le misure di favore legate a diversità, genere, etnia e disabilità. Trump sostiene che queste politiche, lungi dal favorire l’equità, minino l’unità nazionale americana, danneggiando valori quali “duro lavoro, eccellenza e risultati individuali”.
L’ambasciata americana di via Veneto si è rifiutata di commentare specifiche operazioni, limitandosi a confermare che tutte le azioni diplomatiche sono conformi alle procedure del governo statunitense. Una posizione coerente con quella già assunta dalle sedi diplomatiche Usa a Madrid e Parigi, dove le lettere inviate alle aziende locali sono state accompagnate da richieste esplicite di chiarimenti dettagliati qualora queste si fossero rifiutate di sottoscrivere la rinuncia ai criteri Dei.
In Francia, il ministero del Commercio estero ha definito “inaccettabili” le interferenze americane, definendole una grave ingerenza nella sovranità delle imprese e minacciando ritorsioni commerciali. Lo stesso scenario si preannuncia ora in Italia, dove la diffusione delle comunicazioni americane rischia di creare non pochi problemi ai rapporti commerciali.
Al centro della questione c’è la visione fortemente divisiva di Trump, che ha ordinato a tutte le agenzie federali di eliminare qualunque misura basata su principi di diversità e inclusione, da lui bollati come discriminatori. Una direttiva che colpisce persino istituzioni come la CIA, che negli anni avevano adottato questi criteri.
Di fatto, la decisione Usa rappresenta una brusca inversione di rotta rispetto ai progressi fatti negli ultimi decenni sul fronte della tutela dei diritti e dell’inclusività. Una regressione culturale che trova ampio dissenso in Europa, dove le politiche Dei sono considerate non soltanto legittime, ma necessarie per garantire equità e pari opportunità in società complesse e multiculturali.
Resta ora da vedere se le aziende italiane piegheranno il capo alle pressioni di Washington o se emergerà una risposta compatta delle istituzioni europee per difendere quei valori di civiltà che sembravano ormai acquisiti.
Moda e modi
MAGA make-up, il trucco delle donne di Trump diventa satira (e un messaggio politico)
Fondotinta aranciato, correttore chiaro e ciglia drammatiche: i tutorial parodici ironizzano sul look di Melania, Ivanka & Co. Ma dietro lo scherzo si apre un dibattito più profondo su femminilità, ideologia e performatività di genere

“Vogliamo creare un bell’effetto mat, piatto, possibilmente polveroso e secco. Nessuna crema idratante, fondotinta troppo chiaro, correttore visibilissimo sulle rughe. E poi blush mal posizionato, ciglia drammatiche, labbra slavate e ombretti calcificati tra le pieghe delle palpebre”: così Suzanne Lambert, content creator americana, spiega passo per passo come ottenere un perfetto “MAGA make-up”. Il tutorial, diventato virale su TikTok, non è un consiglio beauty, ma una parodia feroce – e anche molto precisa – del trucco sfoggiato da molte donne vicine a Donald Trump. Da Melania a Ivanka, passando per la portavoce Karoline Leavitt, le immagini delle “donne MAGA” sono diventate meme. E il trucco, simbolo visivo di un’ideologia.




Sui social il trend è esploso sotto gli hashtag #RepublicanMakeUp e #MAGAmakeup. I video si moltiplicano, così come le discussioni. Perché, si chiedono in molti, è davvero accettabile ridicolizzare l’aspetto estetico delle donne – anche se conservatrici? Dove finisce l’umorismo e dove inizia il body shaming politico?

Secondo Suzanne Lambert, “chi pensa che si tratti solo di make-up, non ha colto il messaggio”. Intervistata da testate come CBS e Newsweek, ha spiegato che la sua comicità “si basa sull’osservazione e sulla satira dei comportamenti”. “Molte delle ragazze repubblicane che commentano arrabbiate sotto i miei video condividono uno stile identico: stesso trucco, stessi capelli, stessa estetica. Mi è sembrato naturale farne una parodia”, spiega. Il suo obiettivo? Smontare un’estetica che, a suo dire, è l’emblema visivo di una visione retriva della donna. “L’umorismo è sempre stato una pietra miliare della politica”, dice. “La gente mi dice che non si combatte il fuoco col fuoco, ma io non sono un pompiere”.
Intorno a questa satira, il dibattito si è acceso anche tra esperti. Juliet A. Williams, docente di studi di genere all’UCLA, nota come “le donne MAGA siano oggi l’espressione più estrema di una femminilità costruita a immagine dello sguardo maschile etero e bianco”. Capelli lunghi e ondulati, incarnati bronzei, botox evidente, trucco marcato e labbra gonfie: la cosiddetta “Mar-a-Lago face” – dal nome della residenza dorata di Trump – è diventata un’estetica ben codificata. “È un modello di bellezza che stabilisce chi è la donna vera e chi no, e pone le bianche, magre e conformi in cima alla scala sociale del genere”, afferma Williams.
Il fenomeno si interseca con un altro concetto tornato in auge nel dibattito post-elettorale: la “conservative hot girl”. Una bellezza anni ’90, iper-femminile, ammiccante, tutt’altro che inclusiva. Alcuni media hanno indicato in Sidney Sweeney (attrice mai schierata politicamente) l’incarnazione di questa nuova musa repubblicana. Un ritorno alla donna-oggetto, al servizio dello sguardo maschile, contrapposta alla cultura woke e alla diversità rappresentata da corpi non conformi, etnie diverse e generi fluidi.
Il paradosso, sottolinea ancora Williams, è che proprio chi critica l’ideologia gender sarebbe impegnato a imporre un’estetica di genere rigida, codificata, performativa. Judith Butler l’aveva detto: il genere è performance. E oggi, secondo la studiosa americana, “le donne più transfobiche sono spesso quelle che performano con più accanimento un solo modello di femminilità”.
Nel frattempo, TikTok continua a sfornare video in cui ci si trucca “come una repubblicana arrabbiata”, le ciglia finte si incollano malamente e i correttori troppo chiari si stendono a strati sotto gli occhi. La satira graffia, come sempre. E stavolta il trucco, anziché nascondere, svela più di quanto sembri.
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