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Gli accessori fashion di Silvio Fiorello che celebrano il Rinascimento
La moda può diventare uno strumento dell’arte, che è sempre stata fonte di ispirazione, senza
tempo. Creatività artistica e industria della moda sono sempre andate a braccetto; moda e arte fanno parte integrante della nostra vita sono in continuo movimento e trasformazione.
Se precursore dei tempi fu Andy Warhol, che aveva fatto stampare le sue opere su abiti
esclusivi, indossati da amiche e vip per promuovere il suo lavoro agli eventi mondani
newyorkesi, la pensa così anche Silvio Fiorello, che ha da pochissimo annunciato l’uscita della sua nuova collezione.
Moda e arte a braccetto
Si chiama “Rinascimento” ed è un’ode alla magnificenza e all’arte di uno dei periodi più
affascinanti della storia, rappresentata su cravatte e pochette. Ogni pezzo della collezione, infatti, è ispirato ai capolavori e ai dettagli artistici dell’epoca, reinterpretato in chiave attuale, una celebrazione del passato che aggiunge un tocco di bellezza storica allo stile contemporaneo. Il brand, per la prima volta, veicola la moda come vero strumento di divulgazione dell’arte: la collezione sarà accompagnata, infatti, da 8 mini-episodi in cui il Professor Nicola Bizzi, storico e scrittore, racconta il Rinascimento e le figure principali che hanno contribuito a rendere intramontabile quell’epoca.
Tutto fatto a mano
Un racconto che narra dettagli, figure, particolari e colori, che poi si ritrovano nelle stampe; una
storia e un’epoca da scoprire, coltivare, approfondire ed infine indossare. Silvio Fiorello unisce,
così, arte, storia, cultura e maestria artigianale, i pilastri su cui si fonda la nostra bellissima Italia.
Il tessuto è la migliore seta duchesse 23MM e le creazioni sono realizzate a mano nell’atelier in
Sicilia, omaggio alla tradizione italiana e inno alla qualità ed artigianalità.
INSTAGRAM.COM/LACITY_MAGAZINE
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Atelier Musicale: il grande jazz alla Camera del Lavoro di Milano
Sabato 23 novembre, alla Camera del Lavoro di Milano il pubblico potrà ascoltare brani
originali, ma soprattutto momenti di libera improvvisazione. Sarà un concerto d’eccezione, un vero e proprio evento della stagione autunnale della musica a Milano, in bilico tra jazz e classica contemporanea: nell’Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro si incontreranno due protagonisti della storia e dell’attualità del jazz italiano ed europeo, Tullio De Piscopo ed Enrico Intra, insieme a uno dei contrabbassisti più colti ed espressivi del panorama attuale quale Marco Vaggi.
Brani originali e libera improvvisazione
Il titolo del concerto – 1.2.3: Solo, Duo, Trio – evidenzia l’utilizzo del trio come un piccolo
ensemble, che si scompone in duetti e momenti in solo creando un caleidoscopio sonoro che va ben lontano dalla logica del classico piano trio jazz. Brani originali, ma soprattutto momenti di libera improvvisazione caratterizzano la proposta del gruppo, nel quale Intra e De Piscopo riprendono, per così dire, un discorso cominciato sin dagli anni Settanta, quando Intra volle nel suo gruppo un giovane e talentuoso batterista proveniente da Napoli e con lui incise uno degli album più significativi del periodo (Intra Meets Mulligan – Nuova Civiltà). Da allora le strade di questi due grandi del jazz si sono più volte incontrate in vari contesti, sempre all’insegna di una musica aperta, creativa e ricca di interplay.
Una serata imprevedibile… come il jazz
Con Marco Vaggi il pianista e compositore milanese vanta invece un lunghissimo sodalizio,
cominciato negli anni Ottanta, che li ha visti collaborare in duo, in trio, nel gruppo di Cerri e Intra, nella Civica Jazz Band, in contesti tradizionali o in progetti di improvvisazione radicale.
L’incontro dell’Atelier riannoda i fili di questa storia in un percorso che sarà libero e imprevedibile, aprendo la strada a molti aspetti del “possibile musicale” consentito dal jazz.
Tre artisti di punta del panorama europeo
Se Enrico Intra, alle soglie dei novant’anni (che compirà nel 2025), continua ad essere artista dinamico e progettuale come lo è stato per tutto l’arco della sua lunghissima carriera, cominciata da enfant prodige negli anni Cinquanta, De Piscopo è ancora uno dei batteristi di punta del jazz europeo, modernissimo quanto radicato nella grande tradizione che parte da Max Roach, oltre a rimanere un uomo di spettacolo di assoluta comunicativa. Vaggi, infine, porta in questo contesto la sapienza e l’esperienza di chi ha potuto suonare in molteplici contesti al fianco di prestigiosi artisti italiani e stranieri, rivelandosi sempre musicista dal fortissimo senso dell’interplay. Introduce Maurizio Franco.
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Alla riscoperta di Rosa Genoni, intellettuale signora della moda italiana
Venerdì 8 novembre alle ore 16 verrà organizzata una sfilata virtuale nell’atelier Curiel – Milano di via Montenapoleone 13, dove tra documenti preziosi, abiti e tessuti verranno ripercorse pagine importanti della moda italiana.
Venerdì 8 novembre Elisabetta Invernici racconta la figura di Rosa Genoni, per vent’anni première di Casa Haardt, attraverso immagini e documenti inediti, compresi alcuni inviti ai défilé davvero originali. Alessia Bollani, responsabile archivio Curiel – Milano, ci guiderà alla scoperta delle collezioni moda Curiel che hanno primeggiato nei luoghi più eleganti del mondo facendo brillare il made in Italy. Una squadra di lavoro tutta al femminile in omaggio all’indimenticabile Raffaella Curiel.
Siamo nel 1888. Rosa Genoni torna a Milano dopo un tour formativo in Europa, ma è la
lunga tappa parigina ad aver fortemente segnato la sua formazione stilistica. Nella capitale
francese ha avuto la possibilità di conoscere i più grandi sarti e vedere i più importanti atelier
dove si servono le più belle e famose donne dell’epoca: Worth, il sarto delle Regine e delle
Imperatrici (Vittoria, Margherita, Sissi), Poiret, le sorelle Caillot, Paquin, e Pasquì in Rue
de Paradis 6 dove lavorò con profitto.
La sua passione per la moda, l’attivismo politico e il femminismo si alimentano
reciprocamente e diventano motore per la creazione di una moda italiana, diversa e
indipendente dalla moda parigina. Nello stesso anno, la sartoria Bellotti le offre un lavoro fisso come specialista nella creazione di sontuosi costumi per i balli al Teatro alla Scala durante la celebrazione del carnevale, un periodo in cui le case di moda e le sartorie della città lavorano freneticamente.
Ma la sontuosità dei costumi che crea per l’alta società milanese non le nascondono le condizioni difficili in cui vertono i bambini e le donne coinvolti nel tessile. Infatti, dal 1893 partecipa alle molte battaglie e rivendicazioni che coinvolgono la nascente Lega femminile o Lega promotrice degli interessi femminili fondata a Milano nel 1881 da Anna Maria Mozzoni, con la quale Genoni partecipa al Congresso socialista di Zurigo nel 1893. La Lega raggruppa sarte
e modiste e occupa un ruolo chiave nel collegare le lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento e tessile con il movimento per l’emancipazione delle donne e la lotta per l’uguaglianza e il diritto all’istruzione.
Al riguardo Anna Kulishoff scrive un importante documento intitolato Alle sarte di Corso Magenta (1898). L’appello fatto dalla Lega femminile evidenzia la consapevolezza delle condizioni del loro lavoro e quella dell’orgoglio della loro produzione artigianale: «Facciamo vedere che anche noi siamo vive, che abbiamo una coscienza, che la nostra dignità si ribella alla oppressione e alla noncuranza con cui siamo trattate. Da questa lotta trarremo energia e coraggio per assurgere a maggiori aspirazioni, le quali ci spingeranno alla ultima conquista: alla parità di diritto con l’altro sesso». Nonostante le buone intenzioni, risulta molto difficile organizzare le numerose sarte che allora lavoravano nei laboratori delle città, a causa dei profondi pregiudizi sociali nei loro confronti come donne operaie nel campo della moda. C’è infatti una discriminazione di genere verso il mestiere del sarto e della sarta.
Benché entrambi siano organizzati in una lega e i loro diritti vengano rivendicati in una pubblicazione chiamata Il Sarto, permangono ambiguità di giudizio sulla professione se eseguita da un uomo o da una donna per lo più chiamata sartina e spesso accusata di non essere abbastanza impegnata politicamente e di essere priva di moralità. Nel frattempo apre a Milano la prestigiosa Casa di moda napoletana H. Haardt et Fils, ubicata in corso Vittorio Emanuele 28, con filiali a Sanremo, St. Moritz e Lucerna. È la sorella Ginetta a presentare Rosa ai titolari per una collaborazione legata alla camiceria. Inizia così una lunga esperienza che la vede presto première per la sartoria di Milano, che contava 200 dipendenti, in un palazzo di 5 piani, alla cui logistica partecipò la stessa Genoni.
La sarta si reca una volta l’anno a Parigi per tenersi aggiornata sulle tendenze della moda e per l’acquisizione dei figurini. In questo periodo riviste come Margherita, La donna e altre presentavano un nuovo stile per le donne, anticipando quello che sarebbe diventato un classico per eccellenza, il tailleur: gonna, camicetta e giacca.
Gradualmente gli abiti si stavano semplificando, eliminando tutti i vari strati di sottovesti e
busti rigidi. Del resto queste tendenze erano presenti anche in altri Paesi e la moda rifletteva
il nuovo ruolo delle donne in una società che andava trasformandosi e modernizzandosi. In
tale contesto Genoni promuove attraverso sfilate, di cui si conservano gli inviti non solo i
modelli di Casa Haardt, che riproducono su richiesta il gusto francese, ma anche una serie di
modelli originali da lei creati per convincere le donne a seguire una nuova moda, quella che
tra breve avrebbe proposto come moda italiana e bandiera del made in Italy.
Rosa Genoni MilanoLab è un public program che si propone di accompagnare
gratuitamente il pubblico nei luoghi identitari di Rosa Genoni che lei ha amato e frequentato,
perché a Milano lei ha vissuto, lavorato, insegnato e partecipato ai circoli intellettuali.
Mappando questi indirizzi, anagraficamente documentati, scopriremo che questa storia
meravigliosa si svolge in luoghi tuttora vivi. Verranno organizzati incontri col pubblico, concerti,
momenti teatralizzati. Un calendario di talk, eventi e tour guidati lungo tutto il 2024, a
settant’anni dalla sua scomparsa. Parteciperanno tutti i protagonisti, giornalisti, comunicatori e il pubblico che vorrà seguirci in questa mostra diffusa contemporanea. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti previa prenotazione su evicom@tiscali.it. Palinsesto online in costante aggiornamento sul sito www.profumodimilano.it
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Franco Matticchio: la potenza di immagini che fanno riflettere
Fino all’11 gennaio, il Volvo Studio Milano (viale della Liberazione, angolo via
Melchiorre Gioia) ospita la mostra Franco Matticchio. Qualche volta a cura
di Elisabetta Sgarbi, dedicata all’illustratore, fumettista e pittore italiano Franco
Matticchio, raffinato artista contemporaneo capace di fondere ironia e poesia in immagini
che fanno riflettere.
Uomini ed animali dalle vite ricche e complesse
La mostra è composta da una sezione con 20 illustrazioni denominate “Umanimali”, in cui uomini e animali convivono ed in alcuni casi si fondono in un “corpo” solo, e dalle 8 tavole de “Il richiamo della foresta nera” raffiguranti le avventure del gatto antropomorfo Jones. Le immagini non mostrano solo animali ed esseri viventi, rivelano anche storie intense e autentiche, suggerendo che l’anima di queste creature possa avere una vita interiore ricca e complessa non meno significativa di quella umana.
L’anteprima ad Ascoli Piceno
L’esposizione arriva per la prima volta a Milano dopo essere stata presentata con grande successo alla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno nell’ambito della terza edizione di Linus – Festival del Fumetto, ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. «Qualche volta disegnare è come pattinare su un lago gelato – racconta Franco Matticchio – qualche volta è come scalare una montagna rocciosa, e qualche volta è come inoltrarsi in una giungla inestricabile. Qualche volta».
Il legame con Volvo Studio Milano
«Tutto è possibile in questi disegni – dichiara Elisabetta Sgarbi – per questo regalo alla nostra fantasia dobbiamo tutti ringraziare il genio di Franco Matticchio». «Un filo invisibile lega Franco Matticchio al Volvo Studio Milano – dichiara Chiara Angeli – il primo incontro è avvenuto nel 2022, quando il cantautore Pacifico ha portato al Volvo Studio la sua rassegna “Pacifico in Studio”. Lì tra note e parole, musica e prosa, l’artista aveva un compagno discreto e silenzioso, i cui disegni scorrevano sugli schermi. Il fumettista diventava così co-artefice dell’atmosfera che
si creava tra l’artista e il suo pubblico. Questo che abbiamo oggi è il secondo contatto con l’artista che, incredibilmente, si incrocia e si incontra con JAZZMI, dove Volvo è Main Partner e dove Franco Matticchio ha immaginato l’illustrazione del festival.
Volvo Studio Milano è, infatti, un luogo che abbiamo concepito guidati dall’idea che le forme espressive dell’arte possano trovare un territorio comune in cui incontrarsi e dialogare. Intersezioni di linguaggi, di forme, di visioni che contribuiscono a creare una rete di significati e di relazioni preziose – crediamo – per le persone. È questa, d’altronde, la missione primaria di Volvo, mettere al centro di tutto il suo universo le Persone, il loro benessere, il loro futuro».
Il catalogo della mostra, con i testi di Franco Matticchio, Elisabetta Sgarbi, Vittorio Sgarbi, Chiara Angeli, Stefano Papetti (Curatore delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno) e Francesca Filauri (Presidente Associazione Culturale-mente Insieme) è edito dalla Fondazione Elisabetta Sgarbi.
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