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Santa Maria della Scala, al via il nuovo corso del complesso museale

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    E’ partita la prima tappa del progetto di nuovo masterplan del Museo Santa Maria della Scala,
    che ha come scopo la rivalutazione e valorizzazione dell’intero complesso. La prima fase ha previsto il sopralluogo sul posto di quattro importanti studi di architettura di livello internazionale: Barozzi Veiga, Odile Decq, Hannes Peer, e Studio LAN.

    Un team estremamente qualificato

    Il presidente Cristiano Leone e la direttrice Chiara Valdambrini hanno accompagnato gli architetti in un tour del Museo lungo tutta la giornata. La mattina è stata dedicata alla visita dei cantieri ancora aperti all’interno del complesso, con la guida dell’ingegner Montagni dell’ufficio servizi strategici, immobili culturali, Santa Maria della Scala, del Comune di Siena. Per l’occasione ha preso parte alla visita anche il sindaco di Siena Nicoletta Fabio. Nel pomeriggio invece le archistar hanno fatto un tour guidato del Santa Maria della Scala così per come è visitabile al pubblico.

    Ripensare gli spazi

    “Inizia il nuovo corso del Santa Maria della Scala – è stato il commento del sindaco Nicoletta
    Fabio -. Una giornata di sopralluoghi con importanti architetti di spicco del panorama
    internazionale per dare il via al nuovo masterplan architettonico, urbanistico e museografico per ripensare gli spazi dell’antico Spedale”. L’unicità della vicenda architettonica del Santa Maria della Scala è riflessa nella stratificazione dei suoi spazi. Sono almeno sette i diversi livelli architettonici da considerare in un progetto di riqualificazione dell’edificio, che sia in grado di proiettarlo nella modernità, e in un panorama internazionale, valorizzandone la storia. All’inizio degli anni Novanta il Santa Maria della Scala terminò la sua funzione ospedaliera e iniziò la sua trasformazione in Museo ad opera dell’architetto Guido Canali, rimasta tutt’oggi incompiuta. Dalla fine degli Anni Novanta ad oggi la stessa idea di Museo è profondamente mutata, e si è quindi sentita l’esigenza di chiamare, come fu fatto all’epoca, alcuni dei più importanti studi architettonici del mondo, per dar vita ad un nuovo progetto.

    Un momento di grande importanza

    “Oggi compiamo un passo storico nella conservazione e nella valorizzazione del complesso
    museale Santa Maria della Scala – ha dichiarato il presidente della Fondazione Antico Ospedale
    Santa Maria della Scala, Cristiano Leone -. A circa trent’anni dall’avvio del progetto Canali,
    quattro studi, faro dell’architettura contemporanea mondiale, si ritrovano nelle sale del
    Complesso per restituirlo al futuro. Barozzi Veiga, Odile Decq, Studio LAN e Hannes Peer
    danno oggi inizio a un cammino che porterà alla realizzazione di un Masterplan che renderà gli
    spazi museali adeguati alle esigenze non solo di oggi, ma anche a quelle di domani, affinché il
    Santa Maria della Scala torni ad essere un riferimento per la cittadinanza e per gli stranieri, un
    luogo vivo, all’insegna dello studio, della ricerca, dell’innovazione, dell’arte, della cultura e
    anche della convivialità. Il rilancio del Santa Maria della Scala riparte da qui”.


    Un concorso di idee

    Fatto il sopralluogo, la seconda tappa del progetto sarà quella di restituzione, che avverà in
    occasione del Convegno ISOCARP (che si terrà presso il Santa Maria della Scala dal 9 al 12
    ottobre 2024). Si aprirà quindi un concorso di idee, che consentirà a una giuria internazionale
    di selezionare un vincitore tra i quattro studi invitati, al quale sarà affidata la realizzazione del Masterplan generale che trasformerà il Santa Maria della Scala rendendolo un luogo aperto alla
    città. Il progetto sarà discusso in anteprima durante la Bright Night il 27 settembre 2024
    all’Università di Siena. “Questa mattina si sono avviati i sopralluoghi mirati alla realizzazione del nuovo masterplan, un’occasione concreta di discussione e revisione di quanto già realizzato, ma soprattutto di valutazione di quanto resta ancora da fare, da recuperare – ha commentato la direttrice della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala Chiara Valdambrini -. Abbiamo conosciuto e incontrato professionisti internazionali che hanno condiviso con noi l’amore per questo luogo e la sfida che ci aspetta per il futuro”.

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      Atelier Musicale: il grande jazz alla Camera del Lavoro di Milano

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        Sabato 23 novembre, alla Camera del Lavoro di Milano il pubblico potrà ascoltare brani
        originali, ma soprattutto momenti di libera improvvisazione. Sarà un concerto d’eccezione, un vero e proprio evento della stagione autunnale della musica a Milano, in bilico tra jazz e classica contemporanea: nell’Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro si incontreranno due protagonisti della storia e dell’attualità del jazz italiano ed europeo, Tullio De Piscopo ed Enrico Intra, insieme a uno dei contrabbassisti più colti ed espressivi del panorama attuale quale Marco Vaggi.

        Brani originali e libera improvvisazione

        Il titolo del concerto – 1.2.3: Solo, Duo, Trio – evidenzia l’utilizzo del trio come un piccolo
        ensemble, che si scompone in duetti e momenti in solo creando un caleidoscopio sonoro che va ben lontano dalla logica del classico piano trio jazz. Brani originali, ma soprattutto momenti di libera improvvisazione caratterizzano la proposta del gruppo, nel quale Intra e De Piscopo riprendono, per così dire, un discorso cominciato sin dagli anni Settanta, quando Intra volle nel suo gruppo un giovane e talentuoso batterista proveniente da Napoli e con lui incise uno degli album più significativi del periodo (Intra Meets Mulligan – Nuova Civiltà). Da allora le strade di questi due grandi del jazz si sono più volte incontrate in vari contesti, sempre all’insegna di una musica aperta, creativa e ricca di interplay.

        Una serata imprevedibile… come il jazz

        Con Marco Vaggi il pianista e compositore milanese vanta invece un lunghissimo sodalizio,
        cominciato negli anni Ottanta, che li ha visti collaborare in duo, in trio, nel gruppo di Cerri e Intra, nella Civica Jazz Band, in contesti tradizionali o in progetti di improvvisazione radicale.
        L’incontro dell’Atelier riannoda i fili di questa storia in un percorso che sarà libero e imprevedibile, aprendo la strada a molti aspetti del “possibile musicale” consentito dal jazz.

        Tre artisti di punta del panorama europeo

        Se Enrico Intra, alle soglie dei novant’anni (che compirà nel 2025), continua ad essere artista dinamico e progettuale come lo è stato per tutto l’arco della sua lunghissima carriera, cominciata da enfant prodige negli anni Cinquanta, De Piscopo è ancora uno dei batteristi di punta del jazz europeo, modernissimo quanto radicato nella grande tradizione che parte da Max Roach, oltre a rimanere un uomo di spettacolo di assoluta comunicativa. Vaggi, infine, porta in questo contesto la sapienza e l’esperienza di chi ha potuto suonare in molteplici contesti al fianco di prestigiosi artisti italiani e stranieri, rivelandosi sempre musicista dal fortissimo senso dell’interplay. Introduce Maurizio Franco.

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          Alla riscoperta di Rosa Genoni, intellettuale signora della moda italiana

          Venerdì 8 novembre alle ore 16 verrà organizzata una sfilata virtuale nell’atelier Curiel – Milano di via Montenapoleone 13, dove tra documenti preziosi, abiti e tessuti verranno ripercorse pagine importanti della moda italiana.

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            Venerdì 8 novembre Elisabetta Invernici racconta la figura di Rosa Genoni, per vent’anni première di Casa Haardt, attraverso immagini e documenti inediti, compresi alcuni inviti ai défilé davvero originali. Alessia Bollani, responsabile archivio Curiel – Milano, ci guiderà alla scoperta delle collezioni moda Curiel che hanno primeggiato nei luoghi più eleganti del mondo facendo brillare il made in Italy. Una squadra di lavoro tutta al femminile in omaggio all’indimenticabile Raffaella Curiel.


            Siamo nel 1888. Rosa Genoni torna a Milano dopo un tour formativo in Europa, ma è la
            lunga tappa parigina ad aver fortemente segnato la sua formazione stilistica. Nella capitale
            francese ha avuto la possibilità di conoscere i più grandi sarti e vedere i più importanti atelier
            dove si servono le più belle e famose donne dell’epoca: Worth, il sarto delle Regine e delle
            Imperatrici (Vittoria, Margherita, Sissi), Poiret, le sorelle Caillot, Paquin, e Pasquì in Rue
            de Paradis 6 dove lavorò con profitto.

            La sua passione per la moda, l’attivismo politico e il femminismo si alimentano
            reciprocamente e diventano motore per la creazione di una moda italiana, diversa e
            indipendente dalla moda parigina. Nello stesso anno, la sartoria Bellotti le offre un lavoro fisso come specialista nella creazione di sontuosi costumi per i balli al Teatro alla Scala durante la celebrazione del carnevale, un periodo in cui le case di moda e le sartorie della città lavorano freneticamente.

            Ma la sontuosità dei costumi che crea per l’alta società milanese non le nascondono le condizioni difficili in cui vertono i bambini e le donne coinvolti nel tessile. Infatti, dal 1893 partecipa alle molte battaglie e rivendicazioni che coinvolgono la nascente Lega femminile o Lega promotrice degli interessi femminili fondata a Milano nel 1881 da Anna Maria Mozzoni, con la quale Genoni partecipa al Congresso socialista di Zurigo nel 1893. La Lega raggruppa sarte
            e modiste e occupa un ruolo chiave nel collegare le lavoratrici dell’industria dell’abbigliamento e tessile con il movimento per l’emancipazione delle donne e la lotta per l’uguaglianza e il diritto all’istruzione.

            Al riguardo Anna Kulishoff scrive un importante documento intitolato Alle sarte di Corso Magenta (1898). L’appello fatto dalla Lega femminile evidenzia la consapevolezza delle condizioni del loro lavoro e quella dell’orgoglio della loro produzione artigianale: «Facciamo vedere che anche noi siamo vive, che abbiamo una coscienza, che la nostra dignità si ribella alla oppressione e alla noncuranza con cui siamo trattate. Da questa lotta trarremo energia e coraggio per assurgere a maggiori aspirazioni, le quali ci spingeranno alla ultima conquista: alla parità di diritto con l’altro sesso». Nonostante le buone intenzioni, risulta molto difficile organizzare le numerose sarte che allora lavoravano nei laboratori delle città, a causa dei profondi pregiudizi sociali nei loro confronti come donne operaie nel campo della moda. C’è infatti una discriminazione di genere verso il mestiere del sarto e della sarta.

            Benché entrambi siano organizzati in una lega e i loro diritti vengano rivendicati in una pubblicazione chiamata Il Sarto, permangono ambiguità di giudizio sulla professione se eseguita da un uomo o da una donna per lo più chiamata sartina e spesso accusata di non essere abbastanza impegnata politicamente e di essere priva di moralità. Nel frattempo apre a Milano la prestigiosa Casa di moda napoletana H. Haardt et Fils, ubicata in corso Vittorio Emanuele 28, con filiali a Sanremo, St. Moritz e Lucerna. È la sorella Ginetta a presentare Rosa ai titolari per una collaborazione legata alla camiceria. Inizia così una lunga esperienza che la vede presto première per la sartoria di Milano, che contava 200 dipendenti, in un palazzo di 5 piani, alla cui logistica partecipò la stessa Genoni.

            La sarta si reca una volta l’anno a Parigi per tenersi aggiornata sulle tendenze della moda e per l’acquisizione dei figurini. In questo periodo riviste come Margherita, La donna e altre presentavano un nuovo stile per le donne, anticipando quello che sarebbe diventato un classico per eccellenza, il tailleur: gonna, camicetta e giacca.

            Gradualmente gli abiti si stavano semplificando, eliminando tutti i vari strati di sottovesti e
            busti rigidi. Del resto queste tendenze erano presenti anche in altri Paesi e la moda rifletteva
            il nuovo ruolo delle donne in una società che andava trasformandosi e modernizzandosi. In
            tale contesto Genoni promuove attraverso sfilate, di cui si conservano gli inviti non solo i
            modelli di Casa Haardt, che riproducono su richiesta il gusto francese, ma anche una serie di
            modelli originali da lei creati per convincere le donne a seguire una nuova moda, quella che
            tra breve avrebbe proposto come moda italiana e bandiera del made in Italy.

            Rosa Genoni MilanoLab è un public program che si propone di accompagnare
            gratuitamente il pubblico nei luoghi identitari di Rosa Genoni che lei ha amato e frequentato,
            perché a Milano lei ha vissuto, lavorato, insegnato e partecipato ai circoli intellettuali.
            Mappando questi indirizzi, anagraficamente documentati, scopriremo che questa storia
            meravigliosa si svolge in luoghi tuttora vivi. Verranno organizzati incontri col pubblico, concerti,
            momenti teatralizzati. Un calendario di talk, eventi e tour guidati lungo tutto il 2024, a
            settant’anni dalla sua scomparsa. Parteciperanno tutti i protagonisti, giornalisti, comunicatori e il pubblico che vorrà seguirci in questa mostra diffusa contemporanea. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti previa prenotazione su evicom@tiscali.it. Palinsesto online in costante aggiornamento sul sito www.profumodimilano.it

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              Franco Matticchio: la potenza di immagini che fanno riflettere

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                Fino all’11 gennaio, il Volvo Studio Milano (viale della Liberazione, angolo via
                Melchiorre Gioia) ospita la mostra Franco Matticchio. Qualche volta a cura
                di Elisabetta Sgarbi, dedicata all’illustratore, fumettista e pittore italiano Franco
                Matticchio, raffinato artista contemporaneo capace di fondere ironia e poesia in immagini
                che fanno riflettere.

                Uomini ed animali dalle vite ricche e complesse

                La mostra è composta da una sezione con 20 illustrazioni denominate “Umanimali”, in cui uomini e animali convivono ed in alcuni casi si fondono in un “corpo” solo, e dalle 8 tavole de “Il richiamo della foresta nera” raffiguranti le avventure del gatto antropomorfo Jones. Le immagini non mostrano solo animali ed esseri viventi, rivelano anche storie intense e autentiche, suggerendo che l’anima di queste creature possa avere una vita interiore ricca e complessa non meno significativa di quella umana.

                L’anteprima ad Ascoli Piceno

                L’esposizione arriva per la prima volta a Milano dopo essere stata presentata con grande successo alla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno nell’ambito della terza edizione di Linus – Festival del Fumetto, ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. «Qualche volta disegnare è come pattinare su un lago gelato – racconta Franco Matticchio – qualche volta è come scalare una montagna rocciosa, e qualche volta è come inoltrarsi in una giungla inestricabile. Qualche volta».

                Il legame con Volvo Studio Milano

                «Tutto è possibile in questi disegni – dichiara Elisabetta Sgarbi – per questo regalo alla nostra fantasia dobbiamo tutti ringraziare il genio di Franco Matticchio». «Un filo invisibile lega Franco Matticchio al Volvo Studio Milano – dichiara Chiara Angeli – il primo incontro è avvenuto nel 2022, quando il cantautore Pacifico ha portato al Volvo Studio la sua rassegna “Pacifico in Studio”. Lì tra note e parole, musica e prosa, l’artista aveva un compagno discreto e silenzioso, i cui disegni scorrevano sugli schermi. Il fumettista diventava così co-artefice dell’atmosfera che
                si creava tra l’artista e il suo pubblico. Questo che abbiamo oggi è il secondo contatto con l’artista che, incredibilmente, si incrocia e si incontra con JAZZMI, dove Volvo è Main Partner e dove Franco Matticchio ha immaginato l’illustrazione del festival.


                Volvo Studio Milano è, infatti, un luogo che abbiamo concepito guidati dall’idea che le forme espressive dell’arte possano trovare un territorio comune in cui incontrarsi e dialogare. Intersezioni di linguaggi, di forme, di visioni che contribuiscono a creare una rete di significati e di relazioni preziose – crediamo – per le persone. È questa, d’altronde, la missione primaria di Volvo, mettere al centro di tutto il suo universo le Persone, il loro benessere, il loro futuro».
                 
                Il catalogo della mostra, con i testi di Franco Matticchio, Elisabetta Sgarbi, Vittorio Sgarbi, Chiara Angeli, Stefano Papetti (Curatore delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno) e Francesca Filauri (Presidente Associazione Culturale-mente Insieme) è edito dalla Fondazione Elisabetta Sgarbi.

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