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Peccati di gola

Alle porte di Milano c’è un ristorante dove i Vip sono di casa

A pochi passi da Milano, nell’operosa Sesto San Giovanni, il ristorante Morganti rappresenta un’istituzione in fatto di cibo raffinato, frequentato da personaggi del mondo dello spettacolo. Condotto con passione inesauribile e con una cura nei dettagli in grado di assicurare un’esperienza da ricordare.

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    Abbiamo avuto il piacere di intervistare Nicola Chiarelli, titolare del ristorante Morganti, punto di riferimento gastronomico nel cuore di Milano. Il suo locale è molto più di un ristorante: è un luogo d’incontro dove si incrociano la passione per il buon cibo e il desiderio di trascorrere una serata in un ambiente elegante e accogliente. Frequentato da personaggi famosi e da chiunque voglia concedersi un’esperienza di qualità dal punto di vista del gusto, il Morganti ha saputo farsi strada sul concorrenziale territorio con una proposta davvero unica.

    Chiarelli ci ha raccontato il viaggio che lo ha portato a trasformare un sogno in realtà, spinto dalla forza e dall’amore per questo mestiere. La sua storia è un esempio di tenacia e passione, un’ispirazione per tanti giovani che, come lui, vogliono costruire qualcosa di autentico. In ogni piatto, in ogni dettaglio dell’arredamento, si percepisce l’impegno di una vita. Parlando con lui, non si può fare a meno di sentirsi parte di questo viaggio, e di vedere in lui la realizzazione di una visione che continua a lasciare il segno, proprio come il Morganti, nel cuore di Sesto San Giovanni.

    Come nasce il ristorante Morganti?

    In realtà, la mia strada iniziale non era la ristorazione: mi vedevo avvocato. Vengo da un piccolo paese, Maratea, cresciuto a “pane e televisione.” La svolta è stata il destino, che mi ha permesso di trasferirmi a Milano subito dopo il diploma alberghiero, a 18 anni, invece di rimanere in paese. Credo che, quando vivi con passione, mettendoci tutto te stesso e un pizzico di fortuna, i sogni possano davvero realizzarsi. A 20 anni lavoravo già in locali prestigiosi a Milano, come quello di Lino Buriassi, un ristorante degli anni ’90 frequentato da vip. Da lì ho avuto l’opportunità di mettermi alla prova e capire che questo mondo, la ristorazione, era fatto per me.

    Cosa ti ha spinto a scegliere proprio quel locale a Sesto San Giovanni, che poi è diventato Il Morganti?

    Il Karma mi ha portato a Sesto San Giovanni, un giorno un amico imprenditore mi ha proposto di andare a vedere un locale, che allora era chiuso. Era diverso da come appare oggi, più piccolo, ma appena sono entrato dalla porta di servizio, me ne sono innamorato. Lo abbiamo preso in gestione io e uno chef. L’idea del Morganti è nata spontaneamente, anche perché il nome della via, “Morganti,” suonava perfetto, proprio come quando scegli un nome che deve risuonare bene per un figlio. La mia passione è sempre stata intensa e inesauribile.

    Quali sono le caratteristiche che lo rendono un punto di riferimento nel mondo della ristorazione?

    A me è piaciuto sempre inventare. Inventare nuove cose, fare cose nuove. Che poi per questo io dico che un po’ il mio mestiere è un po’ come lo spettacolo, cioè, è sempre progetti nuovi, idee nuove, eccetera. Come sostengo sempre, sono i dettagli a fare davvero la differenza, e io amo curarli con estrema attenzione. Sono 25 anni che gestisco Morganti e raramente mi assento: come avete visto voi stesse, quando siete venuta a cena, non sono il tipo di ristoratore che lascia tutto in mano allo staff, anche se ho personale molto qualificato. Mi piace occuparmi dei dettagli personalmente, ricoprendo ancora il ruolo di Direttore di Sala. Questo lavoro mi appassiona profondamente, e ci sono cose che solo un titolare può percepire e gestire: creare l’atmosfera giusta, ad esempio. Che il locale sia alla giusta temperatura, che non ci sia troppo rumore, che la musica sia equilibrata… sono dettagli che solo chi ama veramente il proprio lavoro riesce a cogliere. E oltre alla qualità dei piatti, mi divido sempre tra la sala e la cucina per garantire tutto questo.

    In che modo riuscite a coniugare l’innovazione in cucina con il rispetto per la tradizione?

    Per me la tradizione è fondamentale, motivo per cui non mi oriento molto verso la cucina o i prodotti esteri. Sono legato alla cucina mediterranea e ai piatti classici italiani, che trovo sempre apprezzati. Questo approccio si riflette nel mio locale, dove la nostra proposta è incentrata sulla cucina tradizionale italiana, e infatti le prenotazioni riempiono sempre i tavoli.
    I miei piatti? Soprattutto pesce: dai nostri antipasti di mare, che conquistano i clienti, ai primi sia di carne che di pesce, fino ai classici milanesi. Una buona cotoletta alla milanese, il risotto con ossobuco… e tanto pesce! Offriamo crudité di mare, linguine all’astice, spaghetti con vongole veraci: piatti tradizionali che parlano da soli.

    Come giudichi il fatto che tanti personaggi famosi scelgono il tuo ristorante, realizzando in questo modo il tuo sogno di essere vicino al mondo dello spettacolo?

    Il mio modo di fare ristorazione attira davvero molta gente, compresi tanti VIP, e trovo questa cosa sorprendente. Sognavo il mondo dello spettacolo, e adesso è come se fosse venuto da me. È curioso come la vita ti riporti sempre ai tuoi desideri di partenza, e questa coincidenza non può che rendermi felice. Tra i miei amici e clienti ci sono persone come Simona Tagli, Patrizia Rossetti e star internazionali come Ronn Moss, Patti Smith, Alan Parson… e potrei elencarne molti altri. Chiaramente, tutto ciò mi riempie di soddisfazione, e senza volerlo, anch’io sono diventato un po’ noto!

    Parlaci della filosofia con la quale hai creato i tuoi ristoranti e cosa ha portato all’apertura di Morganti 2 accanto a Morganti 1?

    La nostra cucina riflette una filosofia ben precisa, che abbiamo sviluppato in entrambi i ristoranti: Morganti 1 Storico, e Morganti 2, aperto nel 2015 sempre a Sesto e vicino al primo. L’idea di aprire Morganti 2 è nata per ampliare i coperti e gestire al meglio la clientela; quando uno dei due locali è pieno, possiamo contare sull’altro per accogliere tutti. Entrambi seguono lo stesso stile e professionalità: Morganti non è il classico ristorante, ma un progetto che mira a offrire qualcosa di speciale e autentico.

    C’è un aneddoto divertente o memorabile legato a una visita VIP al ristorante che ci potete raccontare?

    Ricordo una sera particolare, dato che abbiamo la fortuna di avere il Carroponte proprio sotto al ristorante. Patti Smith doveva esibirsi, ma io non ne ero a conoscenza. Devo ammettere che, solo dopo, ho realizzato che era la cantante di Because the Night, la sua interpretazione più famosa. Quando me l’hanno presentata, è stato un vero piacere: aveva i capelli lunghi e un look un po’ mascolino. È stato davvero simpatico perché, nonostante la mia scarsa padronanza dell’inglese, abbiamo scambiato qualche parola. Dopo aver mangiato, mi ha fatto i complimenti e, prima di andarsene, mi ha mostrato di aver messo dei biscottini, quelli che serviamo con il caffè, nel suo cappotto, dicendo: “Nicola, li mangerò durante il concerto così mi ricorderò di te.”

    Qual è l’aspetto del tuo lavoro che trovi più difficile?

    Chiudere le prenotazioni è davvero il momento peggiore per me. Non tanto per il mancato guadagno, ma perché mi dispiace non riuscire ad accontentare tutti quelli che vorrebbero venire. Mi piacerebbe avere un ristorante enorme, di mille posti, per poter accogliere tutti senza dover mai dire di no.

    Come riesci a mantenere il focus sulla tua attività nonostante le opportunità e le conoscenze che hai nel mondo dello spettacolo?

    Ho un’azienda con più di 20 dipendenti, e per me la responsabilità verso di loro viene prima di tutto. Anche se negli anni ho conosciuto molti manager e autori televisivi, e mi fa piacere avere contatti nel mondo dello spettacolo, non mi lascio distrarre. Ale & Ale, ora vi faccio sorridere: se qualcuno mi proponesse di partecipare a un programma come Uomini e Donne per una settimana, direi di no. Non posso abbandonare la mia attività, perché è una responsabilità verso le famiglie dei miei collaboratori. La mia priorità resta sempre il mio lavoro.

    Quali sono i tuoi progetti per il futuro e come pensi di mantenere l’atmosfera inclusiva che rende il Morganti speciale?

    Per il futuro, continuerò sicuramente su questa linea, ma mi conosco bene e so che mi piace sempre inventarmi qualcosa di nuovo. Vedremo cosa porterà la vita. Già mi sembra incredibile, per esempio, che il ragazzo arrivato da Maratea a 50 anni ora abbia più contatti di VIP che di persone comuni nella rubrica. Però per me sono tutti uguali: al Morganti tratto tutti con lo stesso rispetto, che siano VIP, imprenditori o operai. È anche questo che rende speciale il nostro ristorante: accogliamo chiunque, senza prezzi esagerati e con porzioni generose, creando un ambiente accessibile a tutti.

    Quale pensi sia la lezione più importante che hai imparato nel tuo percorso professionale?

    In conclusione, posso dirvi che quel ragazzo lucano che è arrivato in stazione centrale il 6 dicembre ’89 con una valigia di cartone ha fatto molta strada. Tuttavia, ho sempre cercato di rimanere umile e serio. Una cosa che mi ha colpito è un’intervista a Silvio Berlusconi, uno dei miei modelli imprenditoriali. Quando gli chiesero come avesse avuto successo mentre altri non ci riuscivano, lui rispose che tutto dipende dal numero di ore che dedichi al tuo lavoro. E ha ragione: io mi dedico completamente.

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