Punti di svista

Dittature immaginarie

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    In Russia, chiunque scenda in piazza o in strada e dica qualsiasi parola che non piace il regime, tipo «pace» o «no alla guerra», pensate un po’, finisce in galera e chissà se e quando ne esce.

    Alcuni esempi illuminanti

    In Iran, se una donna si azzarda a non indossare il velo o anche a indossarlo male, viene presa a mazzate dalla polizia morale e, se rimane viva, viene sbattuta in una cella. E un rapper viene condannato a morte per essersi schiarato a favore della libertà. In Corea del Nord non esiste un giornale che non sia sotto il controllo del regime di Kim Jong Un. In Burkina Faso ci sono stati due colpi di Stato finiti in massacro negli ultimi due anni. Sono solo alcuni esempi perché secondo i dati ufficiali il 36,9% della popolazione mondiale (più di una persona su tre) vive sotto un regime autoritario.

    Prima di lamentarci… pensiamoci un attimo

    Ora, l’Italia non è certo un Paese perfetto. Ci sono dei problemi, d’accordo. Ma non dimentichiamo mai che qui chiunque può dire quello che vuole, fare quello che vuole (nei limiti di legge, s’intende), mangiare quel che vuole, vestirsi come vuole, andare dove vuole, amare chi vuole. Senza che nessuno lo malmeni o lo sbatta in galera, anche quando dice le peggio vaccate. È ovvio. ma non diamolo per scontato.

    Inutile piagnisteo, malattia contagiosa
    Perché nonostante la libertà di cui godiamo (sí, a guardarsi intorno è davvero una goduria) c’è chi grida che «non siamo in democrazia», o che «siamo sotto dittatura» (anche e soprattutto quella sanitaria, sigh), o che non si può dire questo o quell’altro. Bene, questo qualcuno che starnazza si faccia un giretto a Teheran o a Mosca o a Pyongyang. Così, per vedere l’effetto che fa. E magari per vergognarsi un po’ e smettere di dire fesserie.

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