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Gender reveal, la cafonata di cui non avevamo bisogno
«Ma che è ‘sta cafonata?», direbbe il grande Christian De Sica. Eppure «’sta cafonata» sta prendendo sempre più piede. Inondando i social con palate di sentimenti ostentati a buon mercato, con finta partecipazione di followers sparsi di cui si potrebbe fare benissimo a meno.
Quel tocco di irrinunciabile esterofilia
Tecnicamente si chiama «Gender reveal party», perché dirla in taliano «festa di rivelazione del sesso», farebbe molto meno scena e non sarebbe per nulla cool.
Ogni occasione è buona per spendere
In pratica si tratta semplicemente di rivelare al mondo intero con corollario, appunto, di cafonate, il sesso del nascituro. Da maestri quali siamo nell’importare dagli Stati Uniti le mode più sciocche, ecco che anche da noi una schiera di futuri genitori non vede l’ora di mostrare pubblicamente il sesso del proprio bimbo. Protagonista inconsapevole e suo malgrado. Tra palloncini, fuochi d’artificio, addobbi, torte rigorosamente in blu o in rosa, a seconda.
La spettacolarizzazione dell’intimità
Solitamente si organizza dopo il primo trimestre di gravidanza, più spesso dopo la morfologica oppure dopo i test prenatali quando c’è la certezza se sarà maschio o femmina. E così, quello che dovrebbe essere un’opportunità di condivisione riservato, un momento che più intimo non si potrebbe, diventa soltanto uno spettacolo per chi guarda. Lo hanno fatto i vip o vippetti assortiti, diffondendo la moda anche tra i comuni mortali. In un crescendo di trash che anche per il maestro De Sica sarebbe troppo.
Il futuro prossimo venturo
A quando un’ecografia in diretta Instagram? E perché non una bella colonscopia da condividere online? Chi non vorrebbe assistere dal proprio cellulare a un intervento di alluce valgo in streaming? Non diamo troppe idee, non si sa mai. Alle cafonate non c’è limite.