Punti di svista
Il divisivo Briatore stavolta ha ragione
Ci sono personaggi che per natura sono divisivi. Anche se dicessero che 2+2 fa quattro, ci sarebbe qualcuno che avrebbe da ridire. Uno di questi è Flavio Briatore. Amato da alcuni, odiato da altri, invidiato da molti perché nella sua vita ha ottenuto molto partendo da zero ma molto ha anche ostentato, suscitando antipatie. E inoltre, non è certo uno che si “tiene”, quando vuol dire qualcosa, lo dice, siano verità assolute, banalità o anche fesserie.
La necessità di politiche giuste, non di polemiche…
Succede però che il buon Flavio giorni fa si lanci in una dichiarazione socio-economica tradotta in titolo con “in una città come Milano è dura vivere con 4mila euro al mese”. E apriti cielo! insulti, commenti schifati e sdegnati e accuse di vivere distaccato dalla realtà. Ma se si va a sentire per bene cosa ha detto Briatore la realtà è differente. Il manager infatti ha spiegato che per una famiglia con figli (quindi almeno di 4 persone) avere una vita dignitosa pur avendo due stipendi per un totale anche di 4 mila euro, considerate tutte le spese e i costi alle stelle in una città come Milano, non è affatto facile e quindi servirebbero politiche destinate ad alzare gli stipendi e a ridurre le tasse di chi lavora. Cioè: una cosa piuttosto ovvia e decisamente corretta.
La semplicità di due conti della serva
Ha ragione in pieno questa volta Briatore, non serve un super manager per saperlo, basta fare due conti senza paraocchi. Uscire dalla logica del “lo ha detto Briatore e quindi è sbagliato”, sarebbe un bene per tutti. E in casi come questo, aiuterebbe a creare un dibattito potenzialmente costruttivo. Anche se sbraitare e criticare a prescindere è molto più facile.
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Punti di svista
Quando il cervello salva la pelle
Una piccola storia quella dell’ingegner Trombetti, dalla quale tratte un grande insegnamento sul valore assoluto della scuola e dell’istruzione.
A volte si tende a pensare che l’istruzione, quella vera, sia inutile e lontana dalla vita di tutti i giorni. Poi succede che un professore universitario, Tomaso Trombetti, ingegnere strutturista di Bologna, smentisca tutti, dimostrando che non solo di cultura si può campare ma che la cultura può salvare la vita.
Facendo due calcoli
Durante l’ultima alluvione che ha colpito la città, Trombetti ha fatto quello che sa fare meglio: ha usato il cervello. Ha osservato la pioggia, ha considerato i dati, e con due rapidi (per lui) calcoli ha capito che il torrente Ravone, non distante dalla sua casa, sarebbe esondato. Quindi ha fatto fruttare la sua intuizione.
Aiutati che il ciel t’aiuta
Ha spostato l’auto in un luogo sicuro, ha impugnato una pala e si è messo a scavare per quattro ore, piazzando sacchi di sabbia all’ingresso della sua abitazione. E grazie alla sua prontezza e alla sua preparazione, la sua casa è stata risparmiata dalla furia dell’acqua. Dove gli altri hanno visto il problema, lui ha visto una soluzione. O quantomeno un rimedio.
Il potere del sapere
La sua storia, dimostra che la conoscenza non dovrebbe essere un privilegio per pochi, ma un bene per tutti. Un Paese più istruito è un Paese più consapevole e, in questo caso, anche più sicuro. La conoscenza è un’arma potentissima che può salvare la pelle e fare da argine, vero, anche alle calamità. «Servirebbero nuovi canali», ha sommessamente fatto notare il giorno dopo l’ingegnere. Forse sarebbe il caso di dargli retta…
Punti di svista
Siamo un popolo di complottisti
Quelli che… credono che la terra non sia rotonda. A differenza di noi terrasferici, c’è chi giura che il pianeta nel quale vivamo sia un disco delimitato dai ghiacci antartici sull’esterno…
Non è una barzelletta, non è uno scherzo. Il 5,8% dei cittadini italiani è convinto che la Terra sia piatta. Sì, piatta. Su cento persone che vivono nel nostro Paese quasi sei credono che il nostro pianeta sia fatto a immagine e somiglia di una pizza. Senza neppure il bordo, perché, secondo loro, quando si arriva al margine estremo, c’è solo il baratro. Sei su 10.
Un’assurdità certificata
Lo certifica il Censis. Tanti, troppi per non porsi il problema. Perché va bene essere anticonformisti, ma qui si esagera. Inutile dare la colpa i social network dove qualsiasi teoria strampalata può essere venduta come verità. Il problema è più radicali. Perché insieme ai terrapiattisti, che possono entrare anche in quota folklore e fare un po’ sorridere, ci sono i No Vax, i negazionisti dei cambiamenti climatici, quelli che credono al deep state, chi pensa che siamo controllati dai microchip sottocutanei, chi rifiuta l’idea che i medici possano curarci e avanti così.
Piatta come… l’elettroencefalogramma di tanti
Ribelli contro l’ovvio, sovversivi contro la logica. Quelli che penseranno che anche questa ricerca, ovviamente, altro non è che un complotto. Eddai, restiamo con i piedi per terra. Letteralmente…
Punti di svista
Musk, il visionario dell’ipocrisia
Elon Musk il genio, l’innovatore, il visionario o soltanto Elon Musk l’ipocrita opportunista? Dalle auto elettriche a Marte per arrivare alla politica, sembra infatti aver cambiato idea su un tema che lo riguarda da molto vicino: l’imparzialità dei social media.
Solo due anni fa, Musk tuonava contro chi voleva influenzare il dibattito politico, sostenendo che le piattaforme digitali dovessero essere imparziali, libere dalla politica e aperte al dibattito. “I social media devono essere il terreno neutrale della democrazia”, diceva tronfio. Peccato che ora, con un’inversione a U che farebbe vacillare qualsiasi delle sue Tesla, ora che è proprietario di X, il social che tutti rimane Twitter, l’imparzialità non è più un valore.
A sostegno di Trump
Anzi, Musk è sceso in campo in prima persona per sostenere il candidato Repubblicano ed ex presidente Donald Trump. Con tanto di pioggia di fake news, alcune della peggior specie, divulgate via Web. E così, il paladino della libertà di espressione, diventa paladino della convenienza. La sua. Già perché libertà, imparzialità e neutralità sono belle parole ma in fondo l’uomo più ricco del mondo è come gli altri.
Twittando scriteriatamente
Pensa al suo interesse e al suo portafoglio, sostenendo chi in futuro gli potrà fare più comodo. Nulla di male, in fondo. Purché non inizi a dare lezioni di moralità e democrazia. Perché per percorrere la strada che porta dall’essere ipocrita al diventare patetico non serve una Tesla. Basta un tweet.
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