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Punti di svista

Il dramma di una padre e i moralisti da salotto

Quando i “giudici da divano” si scatenano: senza cercare di capire, la condanna per ogni comportamento è dietro l’angolo, servita all’instante, senza un minimo di riflessione.empatica. Come nel caso del padre di Filippo Turetta.

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    Premessa d’obbligo, quasi banale ma doverosa: Filippo Turetta è un mostro e quel che ha fatto è aberrante. L’assassino di Giulia Cecchettin (non chiamiamolo “ex fidanzato” ma semplicemente quello che è, un assassino), è imperdonabile ed è giusto e sacrosanto che sia in galera. Ha tolto la vita a una ragazza, ha distrutto quella della famiglia di Giulia e anche la sua.

    Facile sentenziare dal divano di casa

    Perché al netto di tutto, al netto di un crimine infame, nessuno può sapere come possano sentirsi i genitori di Filippo. E allora, chi se ne frega, ma davvero chi se ne frega, di cosa ha detto il signor Nicola, padre di Filippo, quando se lo è trovato davanti per la prima volta dopo i fatti, in carcere. Potrebbe interessare ai giudici magari, se il giovane avesse rivelato qualcosa. Ma non era nessun motivo perché quel colloquio diventasse di pubblico dominio.

    Una situazione che non si augura a nessuno

    Lui, il padre, ha pensato al figlio, temendo che potesse togliersi la vita dopo aver preso consapevolezza di quello che ha fatto. Sì, ha sminuito il crimine aberrante che ha commesso, ha cercato di alleggerire la condizione mentale del figlio in un momento delicatissimo. Ma se Filippo non ha scuse o giustificazioni o attenuanti, lui il signor Nicola, le ha eccome. Dopo aver visto suo figlio fare quello che ha fatto, aver visto la sua vita distrutta dalle fondamenta, con tutte le implicazioni che ci possono essere, ha cercato di proteggere, almeno un minimo, il figlio-mostro.

    I pensieri di un padre

    E va compreso, pur nella situazione paradossale. Le sue scuse e le precisazioni del giorno dopo, sono un’ennesima umiliazione che lui, almeno lui, non meritava. Un po’ di empatia invece sì. Perché in quella situazione di scoprire di avere un figlio-mostro, mettendo ovviamente in discussione tutto ciò che ha fatto da padre, fino a prova contraria, si è trovato lui. E in quel momento, in quel colloquio, ha cercato solo di fare il padre. Lui, e non tutti quelli pronti a puntare il dito e a giudicare dal divano di casa, pronti poi a passare al prossimo cattivone da mettere all’indice.

      Punti di svista

      Il destino del mondo nelle mani di una popstar: benvenuti in America!

      Tantissimi giovani pendono dalle sue labbra… e non solo quando canta le sue canzoni. Taylor Swift si sta sempre più rivelando un elemento decisivo per il risultato finale delle presidenziali negli Stati Uniti. Con grande disappunto da parte dell’ex presidente Trump…

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        Se qualcuno dieci anni fa avesse detto che Taylor Swift avrebbe avuto un potere tale da essere in grado di influenzare le elezioni presidenziali americane, chiunque lo avrebbe sbeffeggiato. E invece eccoci qua: la popstar da miliardi di stream, regina indiscussa del pop mondiale, lo sta facendo davvero. Il suo endorsement alla candidata dem Kamala Harris, arrivato pochi minuti dopo il dibattito tv con Donald Trump – incredibile ma vero – può spostare gli equilibri.

        Non soltando un idolo musicale

        Ma com’è possibile che una popstar sia così influente nell’opinione pubblica? Taylor Swift orami non è soltanto un’icona musicale. Da una parte è una vera e propria macchina da guerra capace di sfornare successi in serie e spostare folle oceaniche ad ogni concerto. Dall’altra è diventata un’influencer, ma per davvero. La sua è una narrativa che va ben oltre le sue canzoni. Parla di empowerment, diritti civili, parità di genere e di importanza del voto come partecipazione attiva. Inoltre è sobria, non ci sono scandali su di lei, foto di nudo, gossip. Riesce a mantenersi «pulita» agli occhi di tutti. E milioni di persone, soprattutto giovani, pendono dalle sue labbra, pronti a sognare un futuro migliore con le cuffiette nelle orecchie.

        Fa spostare l’ago della bilancia

        E dopo la sua scelta di campo, milioni di giovani, molti dei quali magari ancora indecisi o demotivati nei confronti della politica, si sono registrati come elettori per le prossime presidenziali e potrebbero scoprirsi all’improvviso sostenitori dell’attuale vicepresidente. Che in una sfida, comunque, testa a testa non poteva chiedere di meglio. E così Taylor Swift potrebbe davvero cambiare la storia della politica americana. E quindi mondiale. Chissà che in un modo o nell’altro non dovremo a breve ringraziare (o maledire) una popstar per come siamo messi.

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          Punti di svista

          Il rigore che ci vuole per punire i vigliacchi social

          L’attaccante del Como Patrick Cutrone, cresciuto nelle giovanili del Milan, si sfoga per i messaggi vergognosi da lui ricevuti dopo un rigore fallito. Commenti non solo odiosi ma anche surreali… visto che lui è stato fra i protagonisti (14 gol e 5 assist in 32 presenze) della promozione in Serie A della sua squadra attuale…

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            «Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore…», cantava De Gregori. Ma quando pubblicò una delle sue canzoni più celebri, La leva calcistica della classe ‘68, non aveva fatto i conti con i social network e su quanto possano essere utilizzati in maniera infima.

            Augurare la morte a chi fallisce un penalty: succede pure questo

            Succede che Patrick Cutrone, attaccante del Como, sbagli un calcio di rigore decisivo, nei minuti di recupero, nella gara contro l’Udinese. È successo a lui come ad altri nel passato, succederà ancora. Piccolo dramma sportivo ma, oggettivamente, nulla di irreparabile, specie alla terza giornata di campionato. Eppure, eccoli i fenomeni dei social. In questo caso molto più che odiatori. La pagina Instagram di Cutrone è stata infatti intasata di insulti, alcuni gravissimi, in cui si augura la morte a lui e ai suoi figli. Inaccettabile.

            Leoni… vigliacchi

            Il calciatore non ci sta, mostra parte di questi vergognosi messaggi (ovviamente provenienti da account anonimi, perché i cuor di leone virtuali sono profondamente vigliacchi, sempre) e scrive: «Accetto le critiche, com’è giusto che sia ma queste cose non le lascio passare». E ha ragione, da vendere. Banale esprimere solidarietà a Cutrone.

            Ci vogliono regole (e pene) precise

            L’augurio è che la polizia postale rintracci quei cretini e, oltre a metterli di fronte alla loro pochezza umana, meglio se pubblicamente, gli faccia mettere anche mano al portafoglio. Una bella e cospicua donazione a qualche associazione caritatevole sarebbe una bellissima e sacrosanta lezione. Per tutti.

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              Il dramma di Sharon e lo squallido spettacolo degli onorevoli sciacalli

              Quando un drammatico fatto di cronaca nera diventa il prestesto per dichiarazioni inutili ed anche offensive. E’ accaduto purtroppo anche in occasione del delitto di Sharon Verzeni.

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                Non poteva mancare. Piacevole come la sabbia che resta tra le dita dopo una giornata al mare e utile come una forchetta in un piatto di brodo. Ma tant’è, la speculazione politica dopo un fatto di cronaca non manca mai.

                Inutili presenze

                E così, l’efferato delitto della povera Sharon Verzeni, ha permesso a politici di una parte e dell’altra di palesare tutta la loro profonda inutilità e trasmettere una volta di più un concreto fastidio. A nessuno importava davvero l’accaduto. L’importante era prendere posizione e dire qualche assurdità per avere visibilità.

                Sono solo… parole, anzi… fesserie

                «Il killer non è italiano», solo perché è di colore. Oppure «l’omicidio è figlio del patriarcato» perché i femminicidi nascono in un contesto di prevaricazione. Fesserie, dette per fare sensazionalismo e raccattare qualche voto qua e là. Fesserie, che qualificano chi le dice e che offrono un quadro preciso della desolazione della nostra realtà politica in cui, speculare su una tragedia, è più importante lavorare, per davvero, per la collettività.

                Purtroppo è la replica della replica

                Nulla di inedito, un copione già visto più volte. Speculare sulla cronaca è triste. Farlo sulla pelle di una povera ragazza è davvero squallido.

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