Punti di svista

In campo e nella vita, così fan (quasi) tutti

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    “In campo come nella vita”, diceva il mitico Nereo Rocco spiegando che in fondo il calcio è un po’ una metafora della vita. E allora, in un Paese come il nostro in cui il pallone è quasi una religione, all’indomani dell’ennesimo flop della Nazionale italiana degli ultimi anni, questa metafora del “Paron” spiega molto. Specie alla luce di chi di questi flop è stato protagonista.

    Senza ammissione di responsabilità

    In perfetto stile italiano, dopo una figuraccia, il cliché è sempre lo stesso: è colpa di qualcun altro. Meglio trovare un alibi, una scusa banale o una giustificazione puerile. Tutto pur di non assumersi le proprie responsabilità. E rinunciare a qualche bell’assegno. Pur con alcuni alibi, così fan tutti. O quasi.

    E non se ne vanno

    Mancini da Ct falli l’accesso ai mondiali 2022 ma non si fece da parte. Lui però aveva appena vinto l’Europeo e aveva un po’ di credito. Spalletti a questo giro ha fatto uguale, anche senza successi nel curriculum, anzi rilanciando la sua carriera in azzurro. E che dire di Ventura, crocifisso per quel primo fallimento del 2018 che evidentemente non era tutta colpa sua.

    Un esempio all’opposto: quello di Zoff

    Sono tutti uguali? No. Prendete Dino Zoff. Lui, uomo tutto d’un pezzo, rassegnò le dimissioni all’indomani degli Europei del 2000. Differenza piccola piccola: la sua Nazionale perse in finale, a un passo dal trionfo, ai supplementari, dopo aver fatto entusiasmare l’Italia. Maestro Dino, in campo come nella vita. Eh no, non sono tutti uguali.


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