Punti di svista

L’ipocrisia studentesca

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    Partiamo da un fatto, tanto banale quanto palese: la guerra fa schifo. E fa ancora più schifo quando a pagarne il prezzo più caro sono i civili che non c’entrano nulla. Uomini, donne e bambini, tanti bambini, «colpevoli» solo di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, là dove carnefici senza scrupoli sganciano le loro bombe.

    Era dal ’68 che non si vedeva

    Da quando è iniziato il conflitto in Medioriente, c’è stata un’enorme mobilitazione per il cessate il fuoco, soprattutto chiedendo a Israele di fermarsi. Proteste legittime perchè da guerra per eliminare Hamas si è passati a una guerra senza quartiere con migliaia di innocenti uccisi. Ma quello che fa specie è la mobilitazione studentesca che non si vedeva dal ‘68. Dagli Stati Uniti fino all’Italia, occupazioni, tendopoli, convegni bloccati e decine di iniziative social. Tra chi è stato palesemente manovrato, chi ci crede davvero e chi l’ha fatto per moda, spunta una clamorosa contraddizione.

    Due pesi e due misure?

    Se è giusto, giustissimo, chiedere che non vengano uccisi civili innocenti nella Striscia di Gaza, perché nessuno ha occupato, protestato e bivaccato per chiedere di fermare la strage di civili in Ucraina? In due anni e mezzo di guerra i civili innocenti uccisi dalle bombe di Putin sono stati migliaia. Ma per loro nulla. Evidentemente ci si può girare dall’altra parte e far finta di nulla. Nemmeno una piccola occupazione. Nessun rettorato preso d’assalto. Neanche una tenda qua o là. Eh no, così non va. Comportamento da matita rossa. Si apra il dizionario alla voce ipocrisia.

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