Sic transit gloria mundi

La protesta del Settebello: un atto di ribellione contro un’ingiustizia colossale

Di fronte a un trattamento che definire ingiusto è un eufemismo, la nazionale italiana di pallanuoto ha fatto bene a dire la sua, anche se con un gesto che ha fatto discutere. E io, nonostante tutto, sono dalla loro parte.

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    Cari lettori, ci sono momenti in cui la pazienza ha un limite, e il Settebello lo ha chiaramente superato. Lascio da parte per un attimo il mio consueto aplomb per dirlo senza mezzi termini: quello che è stato fatto alla nazionale italiana di pallanuoto è una gigantesca ingiustizia.

    Se avete perso qualche passaggio, vi riassumo la storia in breve. Durante i quarti di finale contro l’Ungheria, il nostro Francesco Condemi è stato espulso per una presunta brutalità che, diciamocelo, è stata vista solo dall’arbitro. Ah, e non dimentichiamo il gol annullato, perché si sa, a noi italiani piace complicarci la vita anche quando la palla entra perfettamente in rete.

    Ora, il Settebello, di fronte a questo scempio, ha fatto ricorso. Giusto, sacrosanto, direi. Peccato che World Aquatic, con una mossa da vero “gentiluomo”, ha rigettato tutto. Fine della storia? Macché! I nostri ragazzi hanno deciso di prendere in mano la situazione, anzi, di voltare le spalle, letteralmente. Prima del match per il quinto posto contro la Spagna, durante l’inno, si sono girati di spalle agli arbitri. E non contenti, hanno giocato i primi quattro minuti in inferiorità numerica, lasciando gli spagnoli a pascolare in piscina come se fosse un allenamento.

    Ora, non entrerò nel merito del metodo scelto dal Settebello per protestare, perché non sono qui per fare il moralista. Ma posso dire una cosa? Hanno fatto benissimo! A un certo punto, quando le istituzioni ti voltano le spalle, l’unica cosa da fare è restituire il favore. Il gesto, per quanto simbolico e controverso, mette in luce un problema ben più grande: la totale mancanza di rispetto e considerazione per una squadra che ha dato tutto e che è stata beffata in modo clamoroso.

    E se qualcuno ha da ridire, beh, venga qui a raccontarmelo. Io sono dalla parte di questi ragazzi, che hanno deciso di non stare zitti e di farsi sentire, anche a costo di prendere qualche critica. Perché, alla fine, quando subisci un’ingiustizia del genere, è giusto fare rumore. E loro lo hanno fatto. Chapeau, Settebello!

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